Isolitudine
Titolo: Nelle isole estreme
Autore: Amy Liptrot
Editore: Guanda
Anno: 2017
Traduzione: Stefania De Franco
Genere: Romanzo biografico
Pagine: 272
Un romanzo
biografico nel quale l’autrice racconta la sua esperienza nel tunnel dell’alcolismo
e la sua risalita dagli abissi, dominato dalle descrizioni di una natura
affascinante e ricca di magia quale è quella delle Orcadi.
Nelle Orcadi –
arcipelago di isole tra il mare del Nord e l’Atlantico – anche nei giorni più
limpidi soffia un vento freddo, lì, in quelle isole, in un giorno di maggio Amy
Liptrot è nata. E proprio quel giorno il padre, allora ventottenne, urlante e
fuori di sé, fu bloccato e sedato. Quella nascita fu, per quel padre fragile, un
evento emotivamente forte tale da scatenargli una crisi maniacale.
"In mezzo al turbinio delle pale di un elicottero, una
donna in sedia a rotelle con una bambina appena nata tra le braccia viene
spinta lungo la pista di atterraggio dell’isola verso un uomo in sedia a
rotelle e camicia di forza che viene spinto nella direzione opposta.
Quel giorno i due, entrambi ventottenni, sono stati assistiti nel piccolo ospedale lì vicino.
Lei ha partorito la sua prima figlia.
Lui, urlante e fuori controllo, è stato immobilizzato e sedato." (Incipit)
Quel giorno i due, entrambi ventottenni, sono stati assistiti nel piccolo ospedale lì vicino.
Lei ha partorito la sua prima figlia.
Lui, urlante e fuori controllo, è stato immobilizzato e sedato." (Incipit)
Le isole sono
i luoghi della sua infanzia e della sua adolescenza, trascorsa in una fattoria
a contatto con la natura e con gli animali. A diciotto anni, nasce in lei la
voglia incontenibile di andare via perché “la vita nella fattoria sembrava
dura, sporca e malpagata.” Quando lei, invece, voleva “comodità, glamour” e sapeva
esattamente dove voleva trovarsi: “al centro del mondo”. Dopo dieci anni di
lontananza, trascorsi a Londra e che segneranno il suo declino ma anche la sua
voglia incontenibile di vita “Ero
strafatta, ma non mi bastava. Volevo sfregarmi la città sulla pelle, volevo
respirare le strade”, tornerà in quei luoghi: i genitori si sono separati,
suo padre vive in una roulotte, porta la sua solita tuta da lavoro, il solito
coltellino in tasca e porta il maglione fatto ai ferri dalla moglie tutto
rattoppato sui gomiti…
Nelle isole estreme segna l’esordio in letteratura,
peraltro ben riuscito, di Amy Liptrot che le è valso anche il premio Wainwright
Prize 2016. Un romanzo sincero, trasparente, nel quale l’autrice narra senza
veli la sua esperienza di alcolismo, la sua caduta verso il basso, definendosi
un relitto, e il lento, ma tenace percorso di risalita e di rinascita. Relitti
che, spesso non si perdono, ma si salvano non solo in virtù di una forza di
volontà immane, ma anche grazie a un ritorno: il ritorno nelle Orcadi, un
immenso contenitore di ricordi, di poetici cieli, di leggende, di paesaggi, di
fauna marina che le regaleranno la salvezza. Sono delicate e evocative le
pagine dedicate alla descrizione dei cieli delle Orcadi, arcipelaghi fatti di
vento perché “crescere nel vento rende
forti, inclini e abili a cercare riparo”. Isola, quindi, come spazio
infinito, ma anche come prigione, poiché, a un certo punto, i suoi confini
paiono troppo stretti, e nasce la voglia di spazi più ampi, di libertà, ma poi,
una volta varcati quei confini, rinasce la voglia di ritornarci, perché
l’Isola, come madre amorevole, è sempre lì, ad aspettare, ad accogliere nelle
sua calde braccia chi ci è nato.