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martedì 31 marzo 2020

LA TURISTA ITALIANA - Maria Tina Bruno


Rinascite

Titolo: La turista italiana
Autore: Maria Tina Bruno
Editore: Pop Edizioni
Anno: 2019
Genere: Romanzo 
Pagine: 480


Milano. Claudia è sola, nel suo appartamento. Marcello è scomparso. Per sempre. Ogni mattina, da quando lui le ha lasciato quel maledetto foglietto contenente le sue intenzioni, Claudia, puntuale, alle dieci, si scola una bottiglia di vino bianco. È il suo rimedio contro il tempo. Marcello se n’è andato senza una parola. E lei, Claudia, è ossessionata, dai ricordi e dal volto di Marcello che pare vedere ovunque. La sua è una disperazione lenta e graduale…. Isola di Creta. Chania. Alekos, come ogni mattina, alle cinque lascia squillare la sveglia, impreca per venti minuti e si riaddormenta. Alle sei in punto sale in sella alla sua moto per recarsi al lavoro. Fa la guida turistica e, a dire il vero, non ha mai capito i turisti e le loro manie di fare le odiate foto ricordo. Alekos è bello come il sole, “un gigante alto due metri”, circondato da donne, anche se solo una è riuscita a impadronirsi del suo cuore. Claudia e Alekos non sanno che un giorno si incontreranno. Già, perché Claudia ha una grande amica, Francesca, la quale la accompagnerà in un viaggio proprio a Creta e, nella gola di Samaria, durante un’escursione i due si incontreranno. E tutto cambierà…

La turista italiana non è solo un romanzo d’amore del quale, indubbiamente, possiede tutti gli ingredienti è, anche, un romanzo sulla rinascita, sul cambiamento, sulla ricerca interiore. Un continuo riscoprirsi per ritrovare se stessi. Il percorso di Claudia inizierà con la scomparsa di Marcello che decide di suicidarsi, continuerà con un delirante tormento (possibile che lei mai si sia accorta del malessere del suo uomo?) per giungere all’incontro con l’affascinante Alekos. Un rapporto contraddittorio il loro, diversi, appassionati, uniti e divisi al tempo stesso. Un ruolo centrale, nelle pagine del romanzo, è quello del sesso, inteso come strumento agile di comunicazione. Un sesso in senso positivo, quindi, dettato dalla passione e reciproca volontà in contrasto con il sesso negativo che, anche esso, occuperà alcune pagine relative nelle vicende relative alla francese Claudette, una delle tante figure femminili del romanzo.  E poi c’è l’amicizia. Sentimento per eccellenza. Ancora di salvezza nei momenti buoi, rappresentato, per Claudia, da Francesca, colei che, sempre e comunque ci sarà. Fanno da contorno alla narrazione i bellissimi panorami, il mare e i paesaggi di Creta con le sue gole, le sue spiagge e la sua incantevole natura. La turista italiana è un romanzo avvincente, rocambolesco, brillante, ironico e divertente con qualche nota di amarezza. Si segnala una particolarità dell’opera: la pubblicazione dalla Casa Editrice Pop la quale, dichiaratamente, si prefigge l’obiettivo di consentire agli scrittori un’alta percentuale sulle vendite, a tal fine, rinunciando alla distribuzione coi canali ordinari, essendo prevista la vendita solo sul sito della casa editrice stessa.


martedì 17 marzo 2020

FINALMENTE PARIGI - Mark Twain

Ah, Paris

Titolo: Finalmente Parigi
Autore: Mark Twain
Editore: Mattioli 1885
Anno: 2019
Genere: Viaggi
Pagine: 161
Traduzione: Livio Crescenzi

La partenza del piroscafo Quaker City da New York per la “Grande Escursione di Piacere in Europa e Terra Santa” è fissata per il giorno 8 giugno 1867: è un sabato. L’orario per il salpo è previsto alle dodici. Tra i partecipanti a quel tanto commentato viaggio vi è anche un giovane trentaduenne Mark Twain, il quale è riuscito a farselo finanziare dal Daily Alta California. E in quell’atteso sabato il giovane cronista osserva il molo affollato, i ponti dell’imbarcazione strapieni di bauli e valigie, ma soprattutto i crocieristi, provenienti da diverse città, con i loro orribili abiti da viaggio e il loro pigolio incessante tanto che “sembravano tani polli mogi e abbattuti che stessero facendo la muta delle penne.” In alto, si intravede issata una maestosa bandiera. È nell’insieme uno spettacolo tristissimo nonostante quello fosse un viaggio di piacere! Alfine, arriva l’ordine: Mollare! Ma piove, piove copiosamente: c’è una tempesta. Pertanto i passeggeri debbono rimanere ormeggiati nelle acque del porto. Domenica mattina la tempesta si placa, ma il mare è ancora agitato: resteranno ormeggiati fino al lunedì. Poi finalmente si solcherà l’oceano. I passeggeri iniziano subito ad adattarsi alla vita di bordo che, ben presto, diviene monotona come “la routine di una caserma”. Non noiosa, per carità! Ma, a onor del vero, ci va molto vicino. I crocieristi, iniziano ben presto a modificare il loro lessico e ad appropriarsi dei termini marinareschi “cabina a pruavia” e “cabina a proravia” diventano espressioni usuali. Il viaggio è appena agli inizi, torneranno a New York il 19 novembre…

Nel 1869 un non ancora famoso Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhome Clemens, diede alle stampe The innocent abroad Gli innocenti all’estero, volume nel quale raccontava, con piglio di cronista, di una crociera in Europa, Nordafrica e Terrasanta. Oggi, l’editore Mattioli 1885 ripropone quell’opera in due volume distinti: Finalmente Parigi, appunto, che narra della prima parte del viaggio e il volume In questa Italia che non capisco. Viaggio nel Belpaese, dedicato alla seconda parte della Grande Escursione. Finalmente Parigi, quindi, rientra nella produzione giovanile di Twain prima che egli assurgesse al rango ufficiale di grande scrittore, prima che Faulkner lo definisse come il più grande scrittore americano. In queste dense pagine ci offre una cronaca precisa di questo viaggio di piacere che, a pieno titolo, si inserisce in quel periodo ottocentesco nel quale il viaggio diviene strumento accessibile non più solo al ceto aristocratico ma anche alla borghesia, viaggio che reca in sé lo strumento per un arricchimento culturale, trasformandosi in una tappa dell’iter formativo e di crescita dell’uomo. Non è un caso che la prima agenzia di viaggi fu creata proprio nel 1865 da Thomas Cook, a Londra, il quale già venti anni prima aveva organizzato il primo pacchetto turistico della storia. In questo clima si inserisce anche il viaggio narrato da Twain che, con spirito critico e con l’acume e la sagacia che sempre lo caratterizzeranno, ci racconterà dei paesi visitati, senza mai dimenticare di scagliare la sua usuale dose dardi velenosi: i suoi compagni di viaggio sono dei pennuti, la comunità delle Azzorre “lenta, povera, inetta, assonnata e pigra”, una comunità fertile per gli imbrogli dei gesuiti. Nessun luogo sfugge alle mordaci parole di Twain, ma soprattutto nessuna persona, perché è vero che si parla di viaggi ma nel mirino del perfido cronista ci sono prevalentemente gli uomini, con i loro vizi, difetti, con le loro banalità.

sabato 6 maggio 2017

LA DONNA È UN'ISOLA - Audur Ava Ólafsdóttir


Di oche e altre storie 



Titolo: La donna è un’isola
Autore: Audur Ava Olafsdóttir
Editore: Einaudi
Anno: 2014
Genere: Romanzo
Traduzione: Stefano Rosatti
Pagine: 261


Islanda. Ci sono giornate che iniziano in modo strano e terminano ancora peggio. Quel giorno una giovane traduttrice investe con la sua macchina un’oca e, sollevata per il fatto che non si tratti di un bambino, la carica in macchina per cucinarla. Subito dopo, sale al terzo piano di un condominio dove abita il suo amante. Ha fretta: deve comprare il contorno per l’oca. Quello sarà l’ultimo incontro con quell’uomo. Un piccolo salto dalla medium la quale le ricorda come non sarebbe una cattiva idea giocare alcuni numeri al lotto. Lei, in seguito, li giocherà e vincerà per ben due volte. Torna a casa e suo marito le comunica che sta per diventare padre. Già, lui e Nina Lind la centralinista del suo ufficio, avranno presto un bambino. Ma, si sa, come “le grandi decisioni si prendono in un secondo” invece per la tinta delle pareti nel corridoio lei e suo marito non riuscirono mai a trovare, in cinque anni di convivenza, un accordo…

La casa editrice Einaudi, dopo il grande successo di Rosa candida aggiunge  al suo catalogo anche La donna è un’isola dell’autrice islandese Olafsdóttir la quale, anche in questo romanzo, affronta il tema del viaggio. Stavolta la protagonista viaggerà, dopo la fine del suo matrimonio (senza troppi traumi, a dire il vero), con un bambino di quattro anni, Tumi, figlio della sua amica. Un bimbo un po’ particolare, un po’ sordo, con qualche problema di linguaggio. Quel viaggio verso l’est sarà una sorta di terapia per la protagonista, un’occasione per guardarsi dentro, per comprendere. Certo, l’idea è buona, ma manca quella delicatezza e quel fascino che, invece, erano tutti presenti in Rosa candida risultandone un romanzo a tratti claudicante. Da segnalare come nelle ultime pagine vi sia una sorta di ricettario (compresa la ricetta dell’oca, ovviamente) che vale la pena di leggere per la carica ironica in esso contenuta.

domenica 31 luglio 2016

FRA I BOSCHI E L'ACQUA - Patrick Leigh Fermor

Sì, viaggiare

Titolo: Fra i boschi e l'acqua
Autore:Patrick  Leigh Fermor
Editore: Adelphi
Anno: 2013
Pagine: 290
Traduzione: Adriana Bottini, Jacopo M. Colucci

Genere: Libro di viaggio


Non conoscevo Fermor e scoprire che lo stesso era noto per essere un ribelle ha acuito la mia curiosità. Un libro molto interessante nel quale il senso dell’avventura ha un ruolo predominante. Ma non è solo un freddo resoconto di un viaggio, sia chiaro: è molto di più. È un'ode alla natura, è poesia, è magia, è amicizia. È un viaggio in senso lato ed è un viaggio meraviglioso.

Il suo arrivo a Esztergom fu preceduto da una lettera di un suo amico e indirizzata al borgomastro il quale veniva invitato  ad avere un occhio di riguardo per il giovane che aveva intrapreso il lungo viaggio verso Costantinopoli. Vi giunse il Sabato Santo proprio nel momento in cui una carrozza si arrestò e dalla stessa scese l'arcivescovo di Esztergom, principe-primate d'Ungheria. La folla, quella stessa che il giovane vide precedentemente nelle rive del Danubio, riempì l'immensa cattedrale: erano giovani fanciulle, contadini, borghesi, zingare dai colori sgargianti, militari, monache. E fu un tripudio di luci e fu una distanza abissale dall'oscurità che dominava la piccola chiesa slovacca vista solo due giorni prima...
Il giovanissimo ribelle e indisciplinato Fermor nell’anno 1934 decise di intraprendere, a piedi, un viaggio da Londra a Costantinopoli. La prima parte di tale avventuroso viaggio è narrata in Tempo di regali a cui ha fatto seguito, appunto, Fra i boschi e l'acqua che ne costituisce la seconda parte e  che descrive il percorso che inizia nel confine tra Slovacchia e Ungheria fino all'arrivo al Ponte di Ferro. Definire questa maestosa opera come un resoconto di viaggio sarebbe quantomeno riduttivo perché esso è un percorso di crescita, un continuo arricchimento, una immersione nella natura, una conoscenza di tradizioni e leggende di vari popoli, è anche una lunga serie di aneddoti, di storie di amicizie, è, ma non esclusivamente, un'immersione nella natura,una contemplazione di quelle stelle che spesso hanno costituito il tetto del giovane viaggiatore. Le parole di Fermor sono cariche di fascino, le sue dettagliate descrizioni raggiungono picchi di lirismo che lasciano a bocca aperta il lettore che si vede regalare, pagina dopo pagina, delle vere e proprie perle. E se questo è il regalo che il lettore riceve vien naturale perdonare quel viandante per il fatto che non abbia mantenuto integralmente il proposito iniziale: fare tutto il viaggio a piedi.