Maman, mon amour
Titolo: Lili
Autrice: Hélène Bessette
Editore: Barbès
Anno: 2008
Genere: Romanzo
Pagine: 180
Traduzione: Tommaso
Gurreri
Lili vive con sua madre in una casa della Provenza, casa
che è anche una pensione. Ci sono tante aiuole tutte ben curate. Lili è la
bambina, la bambina adorata della sua mamma Charlotte. Ma Lili piange. Lili ha
vent’anni e piange. Perché piange? Perché non lo dice alla sua mammina? “Bisogna
dire tutto alla propria madre” le ricorda mamma Charlotte. Niente segreti. Ma,
in fondo, non c’è bisogno che Lili parli. Mamma Charlotte capisce, lei sa, le
madri indovinano. Sempre. Charlotte lo sa: sa di quel ragazzo. Ma Lili non
abbandonerebbe mai la sua mamma dopo tutto quello che ha fatto per la sua
figliola, vero Lili? E poi c’è ancora Lili, con Henry, nella camere prestatale
dalla sua amica Marthe. Lei e lui. Da soli. Piangono. No, non si baciano.
Piangono insieme quei due. Ancora Lili che andrà via, ma poi tornerà dalla sua
mamma. Come abbandonarla? E, poi, Lili che si sposerà. Forse senza amore. E non
finisce ancora, perché arriverà lui, il suo nuovo amore. E poi…
Lili è un piccolo, ma toccante romanzo di un’autrice
francese ancora poco conosciuta in Italia, la quale ci regala pagine dolorose e
amare. Lili è un romanzo fatto di catene che imprigionano, fino a stritolarli, i protagonisti. E quelle catene son fatte d’amore.
Amore-prigione. Tutto ruota intorno al conflitto tra Lili e la madre che adora
quella figlia tanto da volerla sempre con sé. Sarà quell’amore che priverà Lili
della libertà di amare un uomo, di vivere, di essere pienamente se stessa. A
Lili viene negata la libertà in quanto sempre costretta a scegliere tra sua
madre e il suo uomo. Amore che è un ricatto. Si soffoca, manca l’aria. La
Bessette con la sua scrittura pungente e affilata delinea alla perfezione il
quadro di un rapporto malato. Certo, il tema del rapporto quasi ossessivo, o
comunque non sano o conflittuale, tra madre e figlia non è certo nuovo nella
letteratura, la mente vola verso le bellissime pagine de La pianista della Jelineck o anche ad alcune pagine della
Nemirovskij, con la differenze che la Bessette colpisce e affonda, in forza del
pressante ritmo della sua scrittura, a velocità sostenuta, senza quasi darci il
tempo di comprendere da quale punto colpisca. E fa male. Interessante,
indubbiamente, lo stile dell’autrice per l’originalità operando la stessa una
sorta di capovolgimento dei principi cardine delle regole grammaticali ordinari
ingenerando uno sconvolgimento della sintassi. Un ritmo martellante,
singhiozzante come i pianti di Lili. E tale originalità si riverbera anche a
livello visivo: nelle pagine sono presenti spazi vuoti, i versi risultano non
regolari, sono presenti lettere maiuscole. E tale ribaltamento delle regole
classiche pare quasi necessario nella narrazione: per dar voce al dolore di
Lili, per sentire il lento sgocciolio delle sue lacrime, per udire il rumore
sordo del silenzio. Ottima lettura.
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