mercoledì 10 luglio 2013

LE HO MAI RACCONTATO DEL VENTO DEL NORD - Daniel Glattauer

 Per errore ti scrivo

Titolo: Le ho mai raccontato del vento del nord
Autore: Daniel Glattauer
Editore: Feltrinelli
Pagine: 192
Genere: Romanzo epistolare
Traduzione: Leonella Basiglini



Quel che segue non è una recensione, ma una lettera, giusto per non allontanarmi dallo spirito del romanzo. Una lettera a un'amica virtuale.

Titolo della lettera (in rima): Cara Farinola pensavo m'avessi lanciato una sola.

Cara Farinola, 
visto il titolo, ho pensato - almeno un po’ - che Le ho mai raccontato del vento del nord fosse una di quelle melense storie d’amore del tipo, per intenderci, “E lui la guardò negli occhi per arrivare alla sua anima, un brivido scosse tutto il suo corpo; la baciò con passione e così l’avrebbe baciata per il resto dei suoi giorni”. Ma anche la copertina con quella chioma svolazzante al vento – del nord, suppongo - non mi convinceva per niente. Già anche quella chioma mi faceva pensare a un “E vissero felici e contenti e si sposarono ed ebbero tre figli (uno più bello dell’altro, naturalmente) e alla veneranda età di centocinquant’anni si guardavano negli occhi come la prima volta”.
Per farla breve, come già ti ho spiegato, la mia mente si rifiutava categoricamente di acquistarlo perché con il romanzo rosa non ho un buon rapporto, anzi mi fanno proprio incazzare quegli amori che, solitamente, vi trovo descritti. E ti giuro che tutti ci hanno provato regalandomi vagonate di Sparks e similari. Certo, mia cara, tu non me l’hai regalato, l’hai solo consigliato. Potevo non tenere conto del consiglio, ma mi son detta: "Perché no?" E lettura fu. Mi sono immersa in questa raccolta di mail tra due perfetti sconosciuti che iniziano a scriversi per via di un errore. Lei è Emmi, lui Leo. Loro sono fiumi di parole sgorganti da gelide tastiere. Loro creano un mondo distante e diverso da quello normale. Un mondo isolato di cui, forse, avevano bisogno entrambi, Un mondo al quale si aggrappano nonostante la mancanza di appigli solidi in uno schermo di un pc. Un romanzo epistolare moderno che, mail dopo mail, mi ha incuriosito e rapito facendo sperare, talora, che quell’amore non rimanesse solo nei confini di quelle mail e talora, al contrario, che rimanesse puro e non consumato. Poi, tutto può accadere, come di fatto accade. E ho pensato che di questo, solo di questo, spesso si ha bisogno: di parole. A patto che qualcuno le legga. A patto che qualcuno ci risponda. Per non sentirci soli, forse. Per non sentirci aridi, forse.
Ora concludo con codesta epistola ringraziandoti, amica virtuale, per il tuo consiglio visto che mi ha regalato qualche ora piacevole di bella scrittura senza, però, farmi sguazzare nel miele.

Altri libri:
L'amore necessario, Nadia Fusini
Per lettera, Iselin C. Hermann

lunedì 1 luglio 2013

BERLIN ALEXANDERPLATZ - Alfred Döblin

CORRENDO NEL FANGO

Titolo: Berlin Alexanderplatz
Autore: Alfred Döblin
Editore: Superpocket
Anno: 2005
Traduzione: Alberto Spaini
Genere: Romanzo
Pagine: 499

Pubblico questa vecchia recensione perché pensavo a un viaggio, pensavo a una bella città, pensavo a Berlino. Pensavo che pensare, del resto, non costa niente. Gran bel romanzo, complesso e intenso.



In questo romanzo, grande romanzo per la verità, facciamo la conoscenza di Franz Biberkopf , un povero sfigato tedesco (per non voler usare eufemismi). Misero e illuso Franz.
Siamo nel primo dopoguerra e Franz è appena uscito dalla prigione.
Ha con sé una sola valigia piena di sogni e di buoni propositi.Il peggio è passato: l'esperienza carceraria insegna e arricchisce. Nascono nel protagonista nuovi desideri. Sete di vita. Sete di purezza. Sete di serenità. Desiderio forte di vivere onestamente e di entrare a far parte della società a pieno titolo entrandovi per l'atrio principale e non da ingressi laterali o di sicurezza.
Come un buon tedesco che si rispetti o, meglio, come essere umano.
Questo è il suo obiettivo, ma impareremo (sic) che ogni obiettivo per potersi realizzare ha bisogno di terreno fertile onde attecchire, germogliare e dare frutti. Numerosi ostacoli incontrerà chi, come Biberkopf, cammina nel terreno tortuoso del sottoproletariato tedesco, asfaltato di microcriminalità, di prostituzione, di misere vite che si consumano nei tavoli delle osterie. Ma anche di amori. Non esclusivi, ma condivisi con oscuri protettori delle dispensatrici di belle parole e di sentimenti. .
In ogni caso ci son gli amici, si potrebbe dire. Amici che amano, forse, e aiutano, forse, e ciò fino a che non entra in gioco lo spirito di sopravvivenza che, come laido mostro, copre di marciume ogni forma di vita.
Franz continua, comunque, ad agitare il vessillo dei buoni propositi in tale incerto terreno. E' coraggioso, ci crede. Ci prova una, due, tre volte. Si sacrifica, perchè la vita è, soprattutto, sacrificio come insegna la bibbia. Come insegna Isacco.
Ma dove sono i frutti di questi sacrifici? Perchè crollano di fronte all'ineluttabile destino? Cosa può l'uomo contro questa macchina perfetta e insondabile che decide e impedisce all'uomo, buono o malvagio che sia, di realizzarsi? Erano i desideri sbagliati o era il terreno nel quale erano stati seminati ad essere troppo arido?
Quanta amarezza, quante delusioni in questa sagra di parole che son le avventure di Franz. Avventure che paiono note musicali, spesso tragiche, che si stagliano in quella vetrina che è Alexanderplatz e si accompagnano ad altre storie lette negli articoli di giornali, alle vicende presenti nei passi biblici, ai versi delle canzoni, ai suoni onomatopeici. Suoni che spesso richiamano cadute dolorose che fanno ruzzolare nel fango. In quella viscida melma in cui, forse troppo spesso, l'essere umano si trova a convivere con i suoi simili e, per non morire, si aggrappa alla loro testa facendola sprofondare pur di salvarsi. Pur di respirare ancora.

(Settembre 2010)