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giovedì 20 novembre 2014

LA FELICITÀ DI EMMA - Claudia Schreiber


Mondi fuori dal mondo


Titolo: La felicità di Emma
Autore: Claudia Schreiber
Editore: Keller, 2010
Traduzione: Angela Lorenzini
Pagine: 240

Capita spesso che, nella lettura, ci si innamori di qualche personaggio  e che si crei un immaginario gruppo simil-ultrà per manifestare un tifo silenzioso, ma sfegatato. Ecco, “Forza Emma!” pensavo durante lo scorrere delle pagine perché lei, la protagonista, ha suscitato tutta la mia simpatia per la sua bizzarria, per il suo anticonformismo e per la sua capacità innata di coltivare sogni.
Emma alleva maiali, si confida con il suo gallo e ha un amico corvo il quale, poggiandosi sulla sua spalla, la accompagna nelle sue lunghe passeggiate. Vive da sola in una fattoria ereditata dai suoi genitori. Pare tranquilla, non curandosi della pulizia della casa che, col tempo, ha assunto i connotati di un domestico immondezzaio ricco di liquidi vari e non ben identificati, di muffa e di odori che si mescolano compulsivamente tra loro. Non ha le preoccupazioni tipicamente femminili (“Oddio, cosa mi metto oggi?”), ma Emma ogni notte prega affinché da lassù qualcuno le recapiti un uomo e la faccia diventare ricca. E, poiché è risaputo come le vie del signore siano infinite, un giorno le sue preghiere paiono esaudirsi. Arriverà, via incidente stradale, un giovane, Max, con molti soldi. Emma lo trova svenuto, lo osserva lo annusa, è perfetto: è l’uomo della sua vita. Ancora non sa che Max ha un cancro al pancreas e che manca poco alla sua morte.
Questo romanzo, pubblicato nel 2003, è stato un caso letterario in Germania, oggi tradotto in otto lingue e trasposto cinematograficamente, nel 2006,  con il titolo Emma Gluck per la regia di Sven Taddicken.  Con ironia, schiettezza e un pizzico di surrealismo la Schreiber ci trasporta in un mondo “fuori dal mondo”. Un piccolo universo fatto di semplici cose, di contatto diretto con la natura, dove troneggia  una donna che pare bastare a se stessa e che sembra dura e insensibile capace, fin dalle prime pagine, di conquistare il lettore.  Ma dietro quella corazza ricoperta da sgargianti colori, come le sue sottovesti, dietro le sue stravaganze – cito, solo a titolo esemplificativo, quella di fare lunghe corse con la sua vecchia moto onde  procurarsi il suo orgasmo quotidiano - che allietano e stupiscono piacevolmente, si nasconde una donna con un passato doloroso, che ha ereditato insieme con la fattoria e i suoi amati animali un’infanzia traumatica e una lunga serie di ricordi difficili da dimenticare. Ricordi che ustionano. Nonostante tutto, Emma è alla ricerca quasi spasmodica, di un sentimento che le riscaldi quel cuore troppo spesso spezzato, ma che, a dispetto di tutto,  riesce a battere ancora. I sogni, a volte, si realizzano per destino o, chissà, per la forza insita nelle preghiere. Ma è anche vero che la vita è troppo crudele dare qualcosa  gratuitamente, figuriamoci la realizzazione di un sogno. Tutto si paga. Ciò non impedisce di accarezzare delicatamente quei meravigliosi doni, di apprezzarli anche se fugaci, di viverli intensamente. Fino alla fine. Fino all’ultimo estremo atto. D’amore anch’esso. Eros e Thanatos convivono pacificamente, si incastrano alla perfezione come per magia in questa strampalata storia intrisa di un romanticismo atipico, non melenso, non stucchevole,  con una delicatezza che può appartenere solo a quel mondo “fuori dal mondo”. Solo al mondo di Emma.

lunedì 1 luglio 2013

BERLIN ALEXANDERPLATZ - Alfred Döblin

CORRENDO NEL FANGO

Titolo: Berlin Alexanderplatz
Autore: Alfred Döblin
Editore: Superpocket
Anno: 2005
Traduzione: Alberto Spaini
Genere: Romanzo
Pagine: 499

Pubblico questa vecchia recensione perché pensavo a un viaggio, pensavo a una bella città, pensavo a Berlino. Pensavo che pensare, del resto, non costa niente. Gran bel romanzo, complesso e intenso.



In questo romanzo, grande romanzo per la verità, facciamo la conoscenza di Franz Biberkopf , un povero sfigato tedesco (per non voler usare eufemismi). Misero e illuso Franz.
Siamo nel primo dopoguerra e Franz è appena uscito dalla prigione.
Ha con sé una sola valigia piena di sogni e di buoni propositi.Il peggio è passato: l'esperienza carceraria insegna e arricchisce. Nascono nel protagonista nuovi desideri. Sete di vita. Sete di purezza. Sete di serenità. Desiderio forte di vivere onestamente e di entrare a far parte della società a pieno titolo entrandovi per l'atrio principale e non da ingressi laterali o di sicurezza.
Come un buon tedesco che si rispetti o, meglio, come essere umano.
Questo è il suo obiettivo, ma impareremo (sic) che ogni obiettivo per potersi realizzare ha bisogno di terreno fertile onde attecchire, germogliare e dare frutti. Numerosi ostacoli incontrerà chi, come Biberkopf, cammina nel terreno tortuoso del sottoproletariato tedesco, asfaltato di microcriminalità, di prostituzione, di misere vite che si consumano nei tavoli delle osterie. Ma anche di amori. Non esclusivi, ma condivisi con oscuri protettori delle dispensatrici di belle parole e di sentimenti. .
In ogni caso ci son gli amici, si potrebbe dire. Amici che amano, forse, e aiutano, forse, e ciò fino a che non entra in gioco lo spirito di sopravvivenza che, come laido mostro, copre di marciume ogni forma di vita.
Franz continua, comunque, ad agitare il vessillo dei buoni propositi in tale incerto terreno. E' coraggioso, ci crede. Ci prova una, due, tre volte. Si sacrifica, perchè la vita è, soprattutto, sacrificio come insegna la bibbia. Come insegna Isacco.
Ma dove sono i frutti di questi sacrifici? Perchè crollano di fronte all'ineluttabile destino? Cosa può l'uomo contro questa macchina perfetta e insondabile che decide e impedisce all'uomo, buono o malvagio che sia, di realizzarsi? Erano i desideri sbagliati o era il terreno nel quale erano stati seminati ad essere troppo arido?
Quanta amarezza, quante delusioni in questa sagra di parole che son le avventure di Franz. Avventure che paiono note musicali, spesso tragiche, che si stagliano in quella vetrina che è Alexanderplatz e si accompagnano ad altre storie lette negli articoli di giornali, alle vicende presenti nei passi biblici, ai versi delle canzoni, ai suoni onomatopeici. Suoni che spesso richiamano cadute dolorose che fanno ruzzolare nel fango. In quella viscida melma in cui, forse troppo spesso, l'essere umano si trova a convivere con i suoi simili e, per non morire, si aggrappa alla loro testa facendola sprofondare pur di salvarsi. Pur di respirare ancora.

(Settembre 2010)