DI MATRIMONI E ALTRE STORIE
Titolo: Savage Lane
Autore: Jason Starr
Editore: 1rosso (Parallelo45 Edizioni)
Anno: 2015
Pagine: 301
Traduzione: Barbara Merendoni
Genere: Romanzo thriller
Niente è mai come sembra, neanche nell’ovattata Savage Lane,
con i suoi vialetti ordinati, con il suo country club con i suoi drink e le immancabili partite a golf. I
matrimoni non sono fatti d’amore, ma di fughe, almeno con il pensiero in attesa
di un’evoluzione, forse.
Mark e Deb consumano un matrimonio di facciata, hanno due
figli, stanno bene economicamente, hanno tanti amici. Sembrerebbe un quadretto
perfetto. Sembrerebbe, infatti che Mark, per dirne una, si sia preso una cotta
colossale per la vicina, la bella e atletica Karen: separata, con figli, che
smanetta su internet alla ricerca dell’uomo giusto (che, a dire il vero, pare
non esistere in quel fatato luogo che è Savage Lane). Mark è un sognatore giusto
per usare un eufemismo perché la realtà è che il maritino di Deb è un onanista
mentale: nella sua testa fantasiosa ha deciso che anche Karen sia innamorata di
lui, inoltre, ha anche deciso che Karen
abbia il sogno di finire tra le sue braccia e attenda che il suo “amato” si
separi da Deb che, tra l’altro, ha anche qualche problemino con l’alcol.
Inutile dire che Karen non abbia nessun pensiero impudico nei confronti di quel
passivo di Mark, ma lui, ahinoi, non vede la realtà. E poi c’è la mogliettina
di Mark che accusa il potenziale fedifrago di tradimento dall’alto della sua
storia con il giovine Owen. Questa è la situazione: giorni uguali ai giorni,
nel quale i protagonisti si muovono sempre con gli stessi gesti e le stesse
abitudini, fedifraghe o quasi, salvo poi il verificarsi di un evento tragico
che atto a sconvolgere la vita di tutti: Deb sparisce…
Jason Starr, americano, è un grande autore di fama
internazionale che ha fatto del thriller e del noir il suo cavallo di
battaglia. In Savage Lane, tradotto
in Italia da Barbara Merendoni per 1rosso,
marchio della Parallelo45, piccola casa editrice indipendente, Starr ci regala
una storia al limite del paradosso, i cui personaggi paiono quasi tutti possedere
delle tare prima fra tutte quella della insensibilità, della superficialità, e
che navigano in una fastidiosa apparenza di ruoli nella quale la discrepanza
tra ciò che si è e ciò che si appare è abissale e, parrebbe, incolmabile. Grande
la capacità dell’autore nella caratterizzazione dei personaggi che risultano,
oltre modo, ben riusciti (da lettrice e,
soprattutto da donna, nasce
incontenibile la voglia di dare una bella lezione a quel bamboccione di
Mark). La prima parte, comica e divertente, è caratterizzata dalla predominanza
dell’equivoco rappresentato, senza dubbio, dai monologhi di Mark tutti imbevuti
di una fantasia esacerbata che non ha un minimo appiglio nella realtà, la sua
capacità di non leggere negli altri assume toni surreali che rubano,
inevitabilmente, dei sorrisi. Mentre nella seconda parte dalle tinte più
fosche, segnata dalla sparizione della di lui moglie, emerge il lato nascosto e
vero dei personaggi, la loro ipocrisia, la quasi assenza di sentimenti
rappresentata dalle parole della figlia adolescente di Mark, Riley (che, a onor
del vero, pare l’unica dotata di un sentimento sincero) “Che cazzo di problema avete? (…) Justin sta giocando ai videogame,
tu guardi le trasmissioni di Borsa? Non ve ne frega nulla che la mamma sia
scomparsa?“ .
Un romanzo che cattura, scorrevole e intrigante nel quale
manca, forse, la suspence tipica dei thriller canonici, ma che non toglie nulla
al fatto che Starr sia un grande narratore. Che con questo thriller atipico mescolando sapientemente il noir, il comico e il surreale, riesce a regalare ore
di piacevole lettura e di riflessione circa il ruolo dell’apparenza nella
nostra società e sul fatto che, spesso, è difficile essere se stessi: di Mark è
pieno il mondo, insomma.
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