Visualizzazione post con etichetta Matrimonio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Matrimonio. Mostra tutti i post

sabato 6 maggio 2017

LA DONNA È UN'ISOLA - Audur Ava Ólafsdóttir


Di oche e altre storie 



Titolo: La donna è un’isola
Autore: Audur Ava Olafsdóttir
Editore: Einaudi
Anno: 2014
Genere: Romanzo
Traduzione: Stefano Rosatti
Pagine: 261


Islanda. Ci sono giornate che iniziano in modo strano e terminano ancora peggio. Quel giorno una giovane traduttrice investe con la sua macchina un’oca e, sollevata per il fatto che non si tratti di un bambino, la carica in macchina per cucinarla. Subito dopo, sale al terzo piano di un condominio dove abita il suo amante. Ha fretta: deve comprare il contorno per l’oca. Quello sarà l’ultimo incontro con quell’uomo. Un piccolo salto dalla medium la quale le ricorda come non sarebbe una cattiva idea giocare alcuni numeri al lotto. Lei, in seguito, li giocherà e vincerà per ben due volte. Torna a casa e suo marito le comunica che sta per diventare padre. Già, lui e Nina Lind la centralinista del suo ufficio, avranno presto un bambino. Ma, si sa, come “le grandi decisioni si prendono in un secondo” invece per la tinta delle pareti nel corridoio lei e suo marito non riuscirono mai a trovare, in cinque anni di convivenza, un accordo…

La casa editrice Einaudi, dopo il grande successo di Rosa candida aggiunge  al suo catalogo anche La donna è un’isola dell’autrice islandese Olafsdóttir la quale, anche in questo romanzo, affronta il tema del viaggio. Stavolta la protagonista viaggerà, dopo la fine del suo matrimonio (senza troppi traumi, a dire il vero), con un bambino di quattro anni, Tumi, figlio della sua amica. Un bimbo un po’ particolare, un po’ sordo, con qualche problema di linguaggio. Quel viaggio verso l’est sarà una sorta di terapia per la protagonista, un’occasione per guardarsi dentro, per comprendere. Certo, l’idea è buona, ma manca quella delicatezza e quel fascino che, invece, erano tutti presenti in Rosa candida risultandone un romanzo a tratti claudicante. Da segnalare come nelle ultime pagine vi sia una sorta di ricettario (compresa la ricetta dell’oca, ovviamente) che vale la pena di leggere per la carica ironica in esso contenuta.

giovedì 3 dicembre 2015

SAVAGE LANE - Jason Starr

DI MATRIMONI E ALTRE STORIE


Titolo: Savage Lane

Autore: Jason Starr

Editore: 1rosso (Parallelo45 Edizioni)

Anno: 2015

Pagine: 301

Traduzione: Barbara Merendoni

Genere: Romanzo thriller

Niente è mai come sembra, neanche nell’ovattata Savage Lane, con i suoi vialetti ordinati, con il suo country club con i suoi drink e le immancabili partite a golf. I matrimoni non sono fatti d’amore, ma di fughe, almeno con il pensiero in attesa di un’evoluzione, forse.

Mark e Deb consumano un matrimonio di facciata, hanno due figli, stanno bene economicamente, hanno tanti amici. Sembrerebbe un quadretto perfetto. Sembrerebbe, infatti che Mark, per dirne una, si sia preso una cotta colossale per la vicina, la bella e atletica Karen: separata, con figli, che smanetta su internet alla ricerca dell’uomo giusto (che, a dire il vero, pare non esistere in quel fatato luogo che è Savage Lane). Mark è un sognatore giusto per usare un eufemismo perché la realtà è che il maritino di Deb è un onanista mentale: nella sua testa fantasiosa ha deciso che anche Karen sia innamorata di lui, inoltre, ha anche  deciso che Karen abbia il sogno di finire tra le sue braccia e attenda che il suo “amato” si separi da Deb che, tra l’altro, ha anche qualche problemino con l’alcol. Inutile dire che Karen non abbia nessun pensiero impudico nei confronti di quel passivo di Mark, ma lui, ahinoi, non vede la realtà. E poi c’è la mogliettina di Mark che accusa il potenziale fedifrago di tradimento dall’alto della sua storia con il giovine Owen. Questa è la situazione: giorni uguali ai giorni, nel quale i protagonisti si muovono sempre con gli stessi gesti e le stesse abitudini, fedifraghe o quasi, salvo poi il verificarsi di un evento tragico che atto a sconvolgere la vita di tutti: Deb sparisce…



Jason Starr, americano, è un grande autore di fama internazionale che ha fatto del thriller e del noir il suo cavallo di battaglia. In Savage Lane, tradotto in Italia da Barbara Merendoni  per 1rosso, marchio della Parallelo45, piccola casa editrice indipendente, Starr ci regala una storia al limite del paradosso, i cui personaggi paiono quasi tutti possedere delle tare prima fra tutte quella della insensibilità, della superficialità, e che navigano in una fastidiosa apparenza di ruoli nella quale la discrepanza tra ciò che si è e ciò che si appare è abissale e, parrebbe, incolmabile. Grande la capacità dell’autore nella caratterizzazione dei personaggi che risultano, oltre modo, ben riusciti  (da lettrice e, soprattutto da donna, nasce  incontenibile la voglia di dare una bella lezione a quel bamboccione di Mark). La prima parte, comica e divertente, è caratterizzata dalla predominanza dell’equivoco rappresentato, senza dubbio, dai monologhi di Mark tutti imbevuti di una fantasia esacerbata che non ha un minimo appiglio nella realtà, la sua capacità di non leggere negli altri assume toni surreali che rubano, inevitabilmente, dei sorrisi. Mentre nella seconda parte dalle tinte più fosche, segnata dalla sparizione della di lui moglie, emerge il lato nascosto e vero dei personaggi, la loro ipocrisia, la quasi assenza di sentimenti rappresentata dalle parole della figlia adolescente di Mark, Riley (che, a onor del vero, pare l’unica dotata di un sentimento sincero) “Che cazzo di problema avete? (…) Justin sta giocando ai videogame, tu guardi le trasmissioni di Borsa? Non ve ne frega nulla che la mamma sia scomparsa?“ .

Un romanzo che cattura, scorrevole e intrigante nel quale manca, forse, la suspence tipica dei thriller canonici, ma che non toglie nulla al fatto che Starr sia un grande narratore. Che con questo thriller atipico mescolando sapientemente il noir, il comico e il surreale, riesce a regalare ore di piacevole lettura e di riflessione circa il ruolo dell’apparenza nella nostra società e sul fatto che, spesso, è difficile essere se stessi: di Mark è pieno il mondo, insomma.