Dentro Else
Titolo: La signorina Else
Autore: Arthur Schnitzler
Editore: Adelphi
Anno: 1988
Pagine: 123
Genere: Romanzo
Traduzione: Renata Colorni
Un flusso di coscienza ininterrotto, potente, schiacciante.
Un libro meraviglioso, duro, atroce: un gioiello di scrittura.
Siamo nei primi anni del
'900. Else è bella, giovane, di buona famiglia, figlia di un potente avvocato.
Si sta godendo le sue vacanze in un lussuoso albergo quando un telegramma
proveniente dalla madre le impone l’ingrato compito di salvare l’onore e il
buon nome della famiglia. Infatti il suo amorevole genitore nell’esercizio
della sua professione ha sottratto il denaro di un suo cliente onde far fronte
agli oneri economici derivanti dalle sue insane passioni: il gioco d’azzardo e
le speculazioni in Borsa. La giovane dovrà offrire in visione le sue leggiadre
forme al ricco e lubrico visconte Dorsay, divenendo così merce di scambio.
Inizierà per Else una lunga lotta interiore, un vorticare confuso e al tempo
stesso lucido di pensieri che si sovrappongono si scontrano, si annullano,
rimbalzano. Combattuta tra l’esigenza di salvare il padre e quella, altrettanto
importante, di salvare la propria dignità, opterà alla fine per una scelta
inusuale e inaspettata. Sceglierà una via alternativa e indubbiamente plateale
che avrà il sapore, fortemente acre, di una vendetta. Ecco che nasce lo stupore,
lo scompiglio, la confusione. Ci si attende la famosa quiete dopo la tempesta
ma così non è, poiché i suoi pensieri continueranno a piroettare fino a
condurla in una ulteriore strada. La sua strada. Lineare e priva di bivi
forieri di dubbi...
“Tutto a casa nostra si risolve sempre con scherzi e battute, anche se nessuno di noi ha voglia di scherzare. Abbiamo paura gli uni degli altri, in verità, e ognuno di noi
è solo.”(Pag.36)
La
Else di Arthur Schnitzler rappresenta appieno la donna inserita in una società
patriarcale e borghese, troppo gretta e troppo rigida per consentire a quegli
esseri dotati dalla natura di candore e delicatezza di potersi esprimere, di
poter avere dei sogni o, soprattutto, dei ruoli diversi da quelli rigorosamente
decisi dal tempo, quel tempo, e dalle regole - mai frutto di dialettica
democratica ma quasi imposte “perché cosi deve essere”. Una donna non può
superare quei confini, non può lavorare o studiare se non quel minimo
necessario che potrebbe servire al futuro marito per esibirla in società come
un soprammobile di alta qualità. Classe A +. Insomma, donne fragili, mai di se
stesse, ma sempre e comunque di proprietà di un uomo, marito o padre che sia.
Vittime macchiate della colpa di possedere un corpo che può sempre essere utile
per concludere affari economicamente vantaggiosi e moralmente biasimevoli.
“Perché non ho mai guadagnato niente? Perché non ho
imparato niente? Oh, qualcosa ho imparato, invece. Suono il pianoforte, conosco
il francese, l'inglese e perfino un po di italiano, ho frequentato un corso di
storia dell'arte..ahah! E se anche avessi imparato qualcosa di più furbo, a che
mi servirebbe?(Pag. 25)
L’intera vicenda si svolge in piena Belle Époque nell’arco
di mezza giornata con perfetta coincidenza tra il tempo narrato e il tempo
della narrazione. Interessante la forma utilizzata dallo scrittore austriaco,
che consente di entrare nei pensieri di Else grazie ad un sapiente utilizzo
della tecnica del monologo interiore. Sono i flussi di coscienza della giovane
che creano il romanzo, totalmente scevro di oggettività poiché tutto è filtrato
attraverso le impressioni della ragazza, le sue considerazioni, le sue
antipatie o simpatie. Non a caso Schnitzler è in qualche modo il nodo di
congiunzione tra letteratura e psicoanalisi. Il suo nome è spesso associato a
quello di Freud per quanto il loro supposto sodalizio sia stato, più che altro,
epistolare oltre che fortemente enfatizzato. Non si può comunque negare che
Freud rappresentò per Schnitzler uno stimolo sicuramente forte, ma è anche vero
che lo scrittore viennese ha sempre avuto un rapporto ambiguo con le teorie
freudiane, manifestando numerose riserve nei confronti della psicoanalisi
soprattutto per la sua impostazione di fondo: la mente umana di per se stessa è
irrazionale secondo Schnitzler, e non può essere soggetta a opere di “riordino”
di natura psicoanalitica. Da qui la sua visione di un mondo incerto, non
garante di certezze e fortemente instabile. Instabilità continue specchio della
precarietà della società nella quale l'uomo - o in questo caso la donna - si
trova a vivere.
Altri libri:
La marcia di Radetzky, Joseph Roth
Altri libri:
La marcia di Radetzky, Joseph Roth
libro meraviglioso, bellissima recensione.<3
RispondiEliminaGrazie Giovanni.
EliminaUn libro che amo tantissimo