tag:blogger.com,1999:blog-66562595202033384942024-02-07T12:18:27.877+01:00GirasolaGirasola è un anagramma che girovaga tra i libri e che crede al potere terapeutico delle passioni.GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.comBlogger201125tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-38112097150485970092021-01-10T17:12:00.008+01:002021-01-10T20:28:31.628+01:00SOLO DANNI COLLATERALI - Pier Bruno Cosso<p style="text-align: left;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQdMt_kKcZvF2OPA9wuGteF2iLyg1a-IQlF8Tr7Opwwki3iviqYQhXx160s1Lm2Nv2L8s6cOb1xuU9Z43Npx5vEKVQ67gHpyUd1oMOTFq2O7Vjbvn97TNIyMI2U0K9uFbFPBjR03SuLFY/s2048/20210110_185432%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1362" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQdMt_kKcZvF2OPA9wuGteF2iLyg1a-IQlF8Tr7Opwwki3iviqYQhXx160s1Lm2Nv2L8s6cOb1xuU9Z43Npx5vEKVQ67gHpyUd1oMOTFq2O7Vjbvn97TNIyMI2U0K9uFbFPBjR03SuLFY/s320/20210110_185432%25281%2529.jpg" /></a></div><br /><p></p><p></p><p></p><p></p><p style="text-align: right;">Titolo: Solo danni collaterali</p><p style="text-align: right;">Autore: Pier Bruno Cosso</p><p style="text-align: right;">Editore: Marlin</p><p style="text-align: right;">Genere: Romanzo</p><p style="text-align: right;">Pagine: 201</p><p style="text-align: right;"> </p><p style="text-align: justify;">È un sabato, un sabato normale. Il dottor Enrico Campanedda dorme, a fianco a sua moglie Gavina. Nella stanza accanto, dorme la loro figlia. Prima del risveglio, un sogno. Un sogno strano. Ma, in fondo, nulla di che. È solo sabato. Sabato che, per il dottor Campanedda, significa tante cose: "un porto sicuro", un giorno nel quale, egli pensa, può restare a letto "e ignorare quel filo d'erba invadente che si sviluppa nel giardino" ma anche nei suoi pensieri. Ma c'è in lui una sensazione strana. Quasi un presagio negativo. Ma, di fatto, nulla che possa fargli immaginare quel sabato dalle fosche tinte kafkiane che, di lì a poco, dovrà vivere. Suona il campanello. Pensa si trattidi qualche paziente. Sua moglie si precipita ad aprire. Tre carabinieri in divisa entrano nella sua casa. Non comprende. È tutto così assurdo. Sente le loro parole "Ecco il mandato regolarmente firmato dal Giudice [...] dopo la dobbiamo condurre in caserma." In caserma? A lui? È un avvertimento? Un consiglio? Una minaccia? Non lo sa. Non sa nulla, il Campanedda. "Le conviene collaborare" dicono ancora quei tre uomini...</p><p style="text-align: justify;">L'ultimo romanzo di Pier Bruno Cosso, pubblicato da Marlin Editore nel 2020, trova la sua genesi in un fatto realmente accaduto e ci offre una storia angosciante: un medico, da un giorno all'altro, vede sconvolta la sua vita a seguito dell'imputazione a suo carico di una serie di reati. Da quel momento, la sua vita sarà radicalmente trasformata. Nulla è certo, pare dire Cosso nelle sue pagine. Emergerà, poi, come il Campanedda sarà solo una pedina nella mani di un Giudice senza scrupoli che gioca una partita a scacchi sapendo, in partenza, di poter vincere. Tanti sono i temi affrontati: la perdita dolorosa delle certezze, l'instabilità dei rapporti umani, il malfunzionamentodella macchina della giustizia che impedisce possa essereci una giustizia che sia anche giusta e, soprattutto, la sete cieca di potere e di fama per il cui soddisfacimento si è disposti a tutto: anche a mietere vittime. Anche a rovinare vite (altrui). In questa follia, in fondo, è ben poca cosa la vita e l'onestà di un medico rispetto alla gloria. E il povero Campanedda non solo perderà il lavoro, la fiducia dei suoi pazienti, non solo subirà una notevole perdita economica, ma dovrà, in particolare rimanere avvinghiato ai danni collaterali, di cui all'eloquente titolo: sono questi ultimi il vero nocumento. Precipiterà in un oscuro baratro, insieme alla sua famiglia, baratro senza appigli nel quale si schianterà e trascinerà con sé il rapporto con la moglie, il rapporto con la figlia, il senso di sicurezza. </p><p style="text-align: justify;">Come negli altri romanzi dello scrittore sassarese è marcata, se non preponderante, l'introspezione psicologica dei personaggi, lo scavo nell'anima degli stessi e trapela, sempre, quel senso di amarezza e, spesso, di impotenza di fronte agli eventi che la vita, perfida matrigna, ci sbatte in faccia. Senza preavviso alcuno. <i>Solo danni collaterali </i>è un romanzo avvincente, inquietante dotato di un'ottima architettura. Altresì, è chiara la crescita dell'autore rispetto ai precedenti romanzi e una maggiore attenzione nei costrutti linguistici che si traducono in uno stile accurato e preciso<br /></p><p style="text-align: right;"><br /></p><br />GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-36142769166751738752020-05-06T13:14:00.000+02:002020-05-06T13:16:19.919+02:00LILI - Hélène Bessette<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC16SaczZp6IV1UlU-kgW987-8c-HX4HItDpXnc0pJUeCTHgqGJN15wqE0rR6f3PeJTjFz2qj-QDoLbuNizlwm3-u0-_eKn85ZjM-Zv2ZzpxbO_VmlwpJYt-JFTm67vPdLLL5NBw6hvCs/s1600/lili.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="374" data-original-width="250" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC16SaczZp6IV1UlU-kgW987-8c-HX4HItDpXnc0pJUeCTHgqGJN15wqE0rR6f3PeJTjFz2qj-QDoLbuNizlwm3-u0-_eKn85ZjM-Zv2ZzpxbO_VmlwpJYt-JFTm67vPdLLL5NBw6hvCs/s320/lili.jpg" width="213" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;"><b><i>Maman, mon amour</i></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Titolo: Lili<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Autrice: Hélène Bessette<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Editore: Barbès<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Anno: 2008<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Genere: Romanzo<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Pagine: 180<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Traduzione: Tommaso
Gurreri <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Lili vive con sua madre in una casa della Provenza, casa
che è anche una pensione. Ci sono tante aiuole tutte ben curate. Lili è la
bambina, la bambina adorata della sua mamma Charlotte. Ma Lili piange. Lili ha
vent’anni e piange. Perché piange? Perché non lo dice alla sua mammina? “Bisogna
dire tutto alla propria madre” le ricorda mamma Charlotte. Niente segreti. Ma,
in fondo, non c’è bisogno che Lili parli. Mamma Charlotte capisce, lei sa, le
madri indovinano. Sempre. Charlotte lo sa: sa di quel ragazzo. Ma Lili non
abbandonerebbe mai la sua mamma dopo tutto quello che ha fatto per la sua
figliola, vero Lili? E poi c’è ancora Lili, con Henry, nella camere prestatale
dalla sua amica Marthe. Lei e lui. Da soli. Piangono. No, non si baciano.
Piangono insieme quei due. Ancora Lili che andrà via, ma poi tornerà dalla sua
mamma. Come abbandonarla? E, poi, Lili che si sposerà. Forse senza amore. E non
finisce ancora, perché arriverà lui, il suo nuovo amore. E poi…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: inherit;">Lili è un piccolo, ma toccante romanzo di un’autrice
francese ancora poco conosciuta in Italia, la quale ci regala pagine dolorose e
amare. Lili è un romanzo fatto di catene che imprigionano, fino a stritolarli, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>i protagonisti. E quelle catene son fatte d’amore.
Amore-prigione. Tutto ruota intorno al conflitto tra Lili e la madre che adora
quella figlia tanto da volerla sempre con sé. Sarà quell’amore che priverà Lili
della libertà di amare un uomo, di vivere, di essere pienamente se stessa. A
Lili viene negata la libertà in quanto sempre costretta a scegliere tra sua
madre e il suo uomo. Amore che è un ricatto. Si soffoca, manca l’aria. La
Bessette con la sua scrittura pungente e affilata delinea alla perfezione il
quadro di un rapporto malato. Certo, il tema del rapporto quasi ossessivo, o
comunque non sano o conflittuale, tra madre e figlia non è certo nuovo nella
letteratura, la mente vola verso le bellissime pagine de <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La pianista</i> della Jelineck o anche ad alcune pagine della
Nemirovskij, con la differenze che la Bessette colpisce e affonda, in forza del
pressante ritmo della sua scrittura, a velocità sostenuta, senza quasi darci il
tempo di comprendere da quale punto colpisca. E fa male. Interessante,
indubbiamente, lo stile dell’autrice per l’originalità operando la stessa una
sorta di capovolgimento dei principi cardine delle regole grammaticali ordinari
ingenerando uno sconvolgimento della sintassi. Un ritmo martellante,
singhiozzante come i pianti di Lili. E tale originalità si riverbera anche a
livello visivo: nelle pagine sono presenti spazi vuoti, i versi risultano non
regolari, sono presenti lettere maiuscole. E tale ribaltamento delle regole
classiche pare quasi necessario nella narrazione: per dar voce al dolore di
Lili, per sentire il lento sgocciolio delle sue lacrime, per udire il rumore
sordo del silenzio. Ottima lettura.<o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-50790358644791493012020-04-09T10:37:00.001+02:002020-04-09T10:37:37.086+02:00IANCURA - Paolo Casuscelli<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbhXTZKzz8ImOLyioXz4qziYp4DK63koIqoSIHmFzBntH_9tXgXiA4b9bv5jmuSlFkQfQK9jGRbNkaEef1pdX07ZaAYYFMl_C-Rn-JjL2npAzTsaBXPbaKecIp2xGGLhJH2FdWUl3hX6U/s1600/Iancura+-+Paolo+Casuscelli.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="286" data-original-width="176" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbhXTZKzz8ImOLyioXz4qziYp4DK63koIqoSIHmFzBntH_9tXgXiA4b9bv5jmuSlFkQfQK9jGRbNkaEef1pdX07ZaAYYFMl_C-Rn-JjL2npAzTsaBXPbaKecIp2xGGLhJH2FdWUl3hX6U/s1600/Iancura+-+Paolo+Casuscelli.jpg" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b><i><span style="font-family: inherit;">Esperienze del sublime</span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b><i><span style="font-family: inherit;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Titolo: Iancura<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Autore: Paolo
Casuscelli<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Editore: Mucchi<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Anno: 2019<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Genere:
Racconti<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Pagine: 88</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: inherit;">Dopo aver vinto un concorso per
insegnante di scuola media, Casuscelli, sceglie l’Isola di Salina, nell’arcipelago
delle Eolie, proprio quella che nessun altro avrebbe scelto. Al momento dello
sbarco, reca con sé una ventina di tomi pensando che gli sarebbero bastati per
poco, pochissimo tempo. Quanto si sbagliava! L’isola diviene per lui una grande
opportunità, una risorsa. Se prima la sua vita si muoveva in una dimensione
prettamente spirituale, muovendosi egli tra libri e polverose biblioteche, con
l’arrivo a Salina riesce, in un certo senso, a sentire la corporalità delle
cose. La natura, il mare e la pesca divengono parte della sua nuova vita. Ah,
la pesca, quell’attività che gli riempirà il cuore. Pesca che è fatica, gioia,
ma anche delusione. Già, può capitare, per dire, di pescare una cernia di otto
chili e, poi, come niente perderla in mare. Vivere a Salina significa anche
ritrovarsi la bidella in casa per avvisarti che sei in ritardo per la lezione e
che ti intima di prepararti ché intanto lei ti prepara il caffè. Significa
avere amici, certo eccentrici, come Gianni Re, con le loro filosofie di vita
interessanti. Per non parlare poi degli alunni con i quali si crea un rapporto
unico, un rapporto di appartenenza <i>“perché chi è stato alunno continua a
sentire l’appartenenza anche da adulto.”<o:p></o:p></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: inherit;"><i><br /></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: inherit;">Della raccolta di racconti dell’autore
messinese colpisce, in primis, il titolo, Iancura, letteralmente biancore e
che, per l’autore, è “la personale esperienza del sublime.” La raccolta
contiene l’esperienza di insegnamento dell’autore nell’isola eoliana, una sorta
di diario, almeno <i>prima facie</i>. In realtà, in Iancura scorre tanta vita,
tante immagini, tante riflessioni. Un’analisi, infine, attenta e profonda di se
stessi, la descrizione appassionata del rapporto con la natura e il ruolo del
concetto di isola. Perché da un’isola si impara tanto, è un’opportunità “la
cosa più importante che impari dall’isola è quella di fare di te stesso
un’isola. Non ti spinge a chiuderti, ma a trovare la forza per fare di te una
dimora. Un luogo in cui poter accogliere tanto la propria solitudine quanto la
propria apertura all’altro” per dirla con le parole di Casuscelli. Numerosi e
brillanti anche gli aneddoti sulla scuola non scevri, peraltro, di alcune
critiche al sistema -prendiamo, per esempio, il registro, lo strumento più idiota
della scuola - e, soprattutto il rapporto speciale che si instaura con gli
alunni che esula da ciò che viene trasmesso e recepito, ma assume le vesti di
una reciproca e irrazionale appartenenza. Ancora, l’importanza dello studio
<i>“meglio un liceo fatto male di una scuola per geometri o ragionieri fatta bene
Salina è piena di geometri e ragionieri disoccupati i quali […] non hanno idea
della storia della letteratura o della filosofia. E questa per è, per me, una
mancanza grave non tanto nei confronti dei doveri scolastici, quanto della
vita.” </i>Le storie di Salina posseggono il sapore delle cose speciali anche
perché narrate con uno stile curato, a tratti poetico. Sono storie che
affascinano e rimangono nel cuore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<br /></div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-16145892197098835912020-03-31T12:23:00.004+02:002020-03-31T12:23:58.738+02:00LA TURISTA ITALIANA - Maria Tina Bruno<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK5zJAoBco7-42ioSGpKZLM-Ikr-Wx8c61tz44lZpvHiyKtrpPwJeH_BunWEQij_6Xu6tDJXUWPUFh1yrmgMFqgj2cFW7ARWZuPU4U0Njk6uChXOG00It_pbCDRqNpyjCM-7MTKPmJ-DE/s1600/La+turista+italiana+-+Maria+Tina+Bruno.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="807" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK5zJAoBco7-42ioSGpKZLM-Ikr-Wx8c61tz44lZpvHiyKtrpPwJeH_BunWEQij_6Xu6tDJXUWPUFh1yrmgMFqgj2cFW7ARWZuPU4U0Njk6uChXOG00It_pbCDRqNpyjCM-7MTKPmJ-DE/s320/La+turista+italiana+-+Maria+Tina+Bruno.jpg" width="269" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b><i><span style="font-family: inherit;">Rinascite</span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b><i><span style="font-family: inherit;"><br /></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Titolo: La
turista italiana<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Autore: Maria
Tina Bruno<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Editore: Pop Edizioni<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Anno: 2019<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Genere:
Romanzo <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Pagine: 480</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Milano. Claudia è sola, nel suo
appartamento. Marcello è scomparso. Per sempre. Ogni mattina, da quando lui le
ha lasciato quel maledetto foglietto contenente le sue intenzioni, Claudia, puntuale,
alle dieci, si scola una bottiglia di vino bianco. È il suo rimedio contro il
tempo. Marcello se n’è andato senza una parola. E lei, Claudia, è ossessionata,
dai ricordi e dal volto di Marcello che pare vedere ovunque. La sua è una
disperazione lenta e graduale…. Isola di Creta. Chania. Alekos, come ogni
mattina, alle cinque lascia squillare la sveglia, impreca per venti minuti e si
riaddormenta. Alle sei in punto sale in sella alla sua moto per recarsi al
lavoro. Fa la guida turistica e, a dire il vero, non ha mai capito i turisti e
le loro manie di fare le odiate foto ricordo. Alekos è bello come il sole, “un
gigante alto due metri”, circondato da donne, anche se solo una è riuscita a
impadronirsi del suo cuore. Claudia e Alekos non sanno che un giorno si
incontreranno. Già, perché Claudia ha una grande amica, Francesca, la quale la
accompagnerà in un viaggio proprio a Creta e, nella gola di Samaria, durante
un’escursione i due si incontreranno. E tutto cambierà…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: inherit;">La turista italiana non è solo un
romanzo d’amore del quale, indubbiamente, possiede tutti gli ingredienti è,
anche, un romanzo sulla rinascita, sul cambiamento, sulla ricerca interiore. Un
continuo riscoprirsi per ritrovare se stessi. Il percorso di Claudia inizierà
con la scomparsa di Marcello che decide di suicidarsi, continuerà con un
delirante tormento (possibile che lei mai si sia accorta del malessere del suo
uomo?) per giungere all’incontro con l’affascinante Alekos. Un rapporto
contraddittorio il loro, diversi, appassionati, uniti e divisi al tempo stesso.
Un ruolo centrale, nelle pagine del romanzo, è quello del sesso, inteso come
strumento agile di comunicazione. Un sesso in senso positivo, quindi, dettato
dalla passione e reciproca volontà in contrasto con il sesso negativo che,
anche esso, occuperà alcune pagine relative nelle vicende relative alla
francese Claudette, una delle tante figure femminili del romanzo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>E poi c’è l’amicizia. Sentimento per
eccellenza. Ancora di salvezza nei momenti buoi, rappresentato, per Claudia, da
Francesca, colei che, sempre e comunque ci sarà. Fanno da contorno alla
narrazione i bellissimi panorami, il mare e i paesaggi di Creta con le sue
gole, le sue spiagge e la sua incantevole natura. La turista italiana è un
romanzo avvincente, rocambolesco, brillante, ironico e divertente con qualche
nota di amarezza. Si segnala una particolarità dell’opera: la pubblicazione
dalla Casa Editrice Pop la quale, dichiaratamente, si prefigge l’obiettivo di
consentire agli scrittori un’alta percentuale sulle vendite, a tal fine, rinunciando
alla distribuzione coi canali ordinari, essendo prevista la vendita solo sul
sito della casa editrice stessa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-53585885781371694912020-03-26T19:54:00.001+01:002020-03-27T11:29:34.121+01:00IL PAESE DELLE CROCI - Gianfranco Cambosu<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEie3qR7Ku4szbXx595_eYg86ZEpwYXZ00Ot7S85zIcVtgk_cU7uIaViPesWKuwx-eKPX2tl2W6_BdS7Z8eIhocFkNaCxPh7YcXdixWV1qgpzqpn5Zl3uy6K6eAS_w2oeNQSqo8lEv6FACw/s1600/41A8g2VqCEL._SX352_BO1%252C204%252C203%252C200_.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="499" data-original-width="354" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEie3qR7Ku4szbXx595_eYg86ZEpwYXZ00Ot7S85zIcVtgk_cU7uIaViPesWKuwx-eKPX2tl2W6_BdS7Z8eIhocFkNaCxPh7YcXdixWV1qgpzqpn5Zl3uy6K6eAS_w2oeNQSqo8lEv6FACw/s400/41A8g2VqCEL._SX352_BO1%252C204%252C203%252C200_.jpg" width="283" /></a><i><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><b> Dolenti ruches</b></span></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><b> </b> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Titolo: Il paese delle croci</span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Autore: Gianfranco Cambosu</span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Editore: Emersioni</span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Anno: 2019</span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"> </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Genere: Noir</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"> </span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Pagine: 269</span></span><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<!--[if gte mso 9]><xml>
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</o:OfficeDocumentSettings>
</xml><![endif]--><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Sardegna, Sas
Ruches. Il professore Ercole Cassandra si trova da tre giorni nell’isola, a
ricoprire la cattedra di insegnante in una scuola media, in un piccolo paesino
della Barbagia. Già da subito, Cassandra sente la distanza abissale tra lui e i
suoi alunni. Ritiene che tale abisso non potrà essere colmato. Certo potrebbe
sempre tornare nella sua, di isola, Nessuno glielo impedirebbe, sarebbe
sufficiente una semplice raccomandata o anche una più rapida telefonata. E
invece no, lui rimane. <i>“Non è dei Cassandra tirarsi indietro.” </i>Infatti, Il
professore è siciliana, ma con quella aspra terra che lo ospita ha un legame
particolare: quindici anni prima suo padre, Capitano dei Carabinieri, fu ucciso
proprio a Sas Ruches. La sua presenza, quindi, non è dovuta solo all’insegnamento,
ma ha anche lo scopo di far luce su quell’omicidio lontano nel tempo che
risulta essere ammantato dal mistero. E lui intende conoscere la verità che sa
essere difforme da quella ufficiale… </span></span></div>
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">
</span></span><br />
<div style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Quinto romanzo dell’autore
nuorese <i>Il paese delle croci </i>è un’opera complessa nella quale
confluiscono tematiche di diversa natura. Partendo dal nucleo tipico del giallo
del quale possiede tutti i canonici pilastri: omicidio-indagine-individuazione
del colpevole, Cambosu ci trasporta in un mondo dalle mille sfaccettature
immerso in atmosfere grigie e cupe e che danno la stura a una serie di
riflessioni. <i>In primis</i>, è un romanzo sulla terra sarda, con le sue
tradizioni – non ultimo quelle culinarie - analizzate nei loro tipici aspetti. Particolarmente
interessante e degne di nota sono le descrizioni de <i>s’istranzu, i</i>l
forestiero, e del suo rapporto con la terra ospitante, affidate sia alle parole
dello stesso Cassandra, ma che emergono dal quadro generale di quella piccola
società che è Sas Ruches. Rapporto tra <i>s’sistranzu</i> e terra ospitante, quindi, descritto
molto onestamente e al di fuori di ogni logica campanilistica. Emerge nitidamente
la difficoltà, per il forestiero, di inserirsi all'<span class="textexposedshow">interno
di una piccola comunità,. La comunità è chiusa in se stessa, poco aperta alle
novità, in una sorta di autarchia spesso insondabile perché granitica,
ammantata di segreti, di regole non scritte. Vero è che, nella cultura sarda
pienamente rappresentata da Sas Ruches, l'ospite è sacro, è rispettato e finanche
coccolato, ma è altresì vero che egli deve "stare al suo posto",
osservare, partecipare senza mai esagerare, senza mai confondersi con gli
abitanti del luogo perché è, e sempre sarà, <i>unu istranzu</i>. Quello sarà
sempre il suo marchio perché ci sono cose che non potrà mai comprendere, ci
sono porte che per lui non potranno mai aprirsi. </span>Ancora, colpiscono le
pagine dalle quali emerge l’importanza del ruolo dell’insegnante che non è,
a dispetto dei programmi ministeriali, quello di fornire nozioni tecniche o freddi
dati, ma è soprattutto quello di dotare – seppur con difficoltà e nonostante
esse – il giusto bagaglio per affrontare la vita, soprattutto quando la vita ti
ha lasciato in eredità i dettami di un mondo omertoso, diffidente e chiuso nel quale tende a prevalere, su tutto, la necessità di
non mutare alcunché, di lasciare le cose nello stato di fatto in cui si trovano,
stato di fatto che assurge, quasi, al rango di stato di diritto. Un diritto <i>sui
generis</i>, certo, ma sempre diritto. </span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Infine, il libro regala una speranza, una
sorta di messaggio positivo, perché nulla è perduto. Tutto può cambiare, pare
dimostrarci. Sono i giovani che rappresentano questa speranza. Sono i giovani
il motore del cambiamento, <i>in melius.</i></span></span></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-44080261951686171512020-03-23T19:46:00.000+01:002020-03-26T19:55:18.548+01:00A.L.F. LA STORIA DI DONOVAN BRADLEY - Maurizio Ricci<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiv9R2BqWeYgZOQOxdB8hBQBsX-ci_qJyAUq2Ci2gGgnz5Dlhx-QydUhD_qi0bhF9Fn1yYo7btCe7QB0gGybZfiRT3ydoKdZY2NeW09ryNkze1NLOyqb7fhDjgTBK_n2_vQwWorLeczkvQ/s1600/A.L.F.+-+La+storia+di+Donovan+Bradle+-+Maurizio+Ricci.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="346" data-original-width="230" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiv9R2BqWeYgZOQOxdB8hBQBsX-ci_qJyAUq2Ci2gGgnz5Dlhx-QydUhD_qi0bhF9Fn1yYo7btCe7QB0gGybZfiRT3ydoKdZY2NeW09ryNkze1NLOyqb7fhDjgTBK_n2_vQwWorLeczkvQ/s320/A.L.F.+-+La+storia+di+Donovan+Bradle+-+Maurizio+Ricci.jpg" width="212" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><i><b>Scanzonati, ma non troppo</b></i></span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><i><b> </b></i>Titolo: A.L.F. La storia di Donovan Bradley</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;">Autore: Maurizio Ricci</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;">Editore: Bibliotheka</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;">Anno: 2019</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;">Genere: Romanzo</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;">Pagine: 384</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<ul class="_77bp" style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption">Siamo
a Londra alla fine degli anni '80. Stuart e Donovan sono due giovani
molto diversi tra loro per estrazione sociale, per cultura e per
esperienze di vita. Stuart è uno studente che può contare sull'appoggio
della sua famiglia, si laureerà in chimica e lavorerà nel<span class="text_exposed_show">la
fabbrica dello zio, una volta ottenuto il titolo. Donovan è figlio
della strada, per vivere fa il meccanico. Diversi, ma saldamente uniti
da una amicizia sincera e leale. Insieme sono invincibili, condividono
tutto. Vivono quasi in simbiosi. E si divertono tanto. Le cose paiono
cambiare quando Donovan incontra la bella Lucy, una rampolla di ricca
famiglia. Si innamorano e, in tutto ciò, Stuart teme quel cambiamento
che sta vedendo nel suo adorato amico. Teme che Lucy con la sua
influenza possa allontanare Donovan da lui. Vede con sospetto
l'interesse e la graduale conversione di Donovan alla causa
animalista....<br /> <br /> Il romanzo di Maurizio Ricci è, essenzialmente,
la storia di una grande amicizia, nel senso più ampio del termine:
condivisione, amore incondizionato, comprensione. Ma l'amicizia comporta
anche ansie e preoccupazioni nonché gelosia e paure. Comporta anche,
come sarà per Stuart, seguire un amico, pur non condividendone
totalmente le scelte, per un senso di protezione. Stuart, ingenuo e un
po' imbranato, seguirà Donovan trovandosi così invischiato in situazioni
rocambolesche e avventurose superando finanche i limiti della legalità
proprio lui, il bravo ragazzo di buona famiglia, che nella sua vita ha
assurto al rango di valore fondamentale proprio la legalità. Amicizia,
dunque, ma non solo perché tra le pagine del romanzo tanti sono i temi
trattati, c'è l'amore travolgente come solo il primo amore può essere,
c'è il peso fondamentale degli ideali, c'è l'amore per gli animali e la
ribellione a un sistema che, in nome del progresso scientifico e del dio
denaro, infligge crudeltà a esseri indifesi. E ci sono, ancora, gli
estremisti. A.L.F. è un romanzo scanzonato, ma non troppo,
appassionante,ricco di colpi di scena. </span></span></span><span aria-live="polite" class="fbPhotosPhotoCaption" data-ft="{"tn":"K"}" id="fbPhotoSnowliftCaption" tabindex="0"><span class="hasCaption"><div class="text_exposed_root text_exposed" id="id_5e7cf706c6e445d32265036">
<span class="text_exposed_show">Dolce, ma anche molto amaro</span></div>
</span></span></span></span></ul>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-14629074778386654232020-03-17T16:12:00.000+01:002020-03-17T16:12:28.002+01:00FINALMENTE PARIGI - Mark Twain<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_GW__Z3mlyFcQiTFBVs7lGGFSXsNETZNA1oJ0RUnEGufaLsH1olf72hbWvryb4hcDQLpgsnA0OpPBDhkS2WOEdZdPJ4CqW8jTvcZO8c8Yy22Vc8j7P6lLQ1ctzqzx3E4jW-wnVO6_t7I/s1600/Finalmente+Parigi+-+Mark+Twain.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="385" data-original-width="249" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_GW__Z3mlyFcQiTFBVs7lGGFSXsNETZNA1oJ0RUnEGufaLsH1olf72hbWvryb4hcDQLpgsnA0OpPBDhkS2WOEdZdPJ4CqW8jTvcZO8c8Yy22Vc8j7P6lLQ1ctzqzx3E4jW-wnVO6_t7I/s320/Finalmente+Parigi+-+Mark+Twain.jpg" width="206" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><i><b><span style="font-family: inherit;">Ah, Paris</span></b></i></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Titolo: Finalmente Parigi</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Autore: Mark Twain</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Editore: Mattioli 1885</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Anno: 2019</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Genere: Viaggi</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Pagine: 161</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Traduzione: Livio Crescenzi</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">La partenza del piroscafo Quaker City da New York per la “Grande
Escursione di Piacere in Europa e Terra Santa” è fissata per il giorno 8
giugno 1867: è un sabato. L’orario per il salpo è previsto alle dodici.
Tra i partecipanti a quel tanto commentato viaggio vi è anche un
giovane trentaduenne Mark Twain, il quale è riuscito a farselo
finanziare dal Daily Alta California. E in quell’atteso sabato il
giovane cronista osserva il molo affollato, i ponti dell’imbarcazione
strapieni di bauli e valigie, ma soprattutto i crocieristi, provenienti
da diverse città, con i loro orribili abiti da viaggio e il loro pigolio
incessante tanto che “sembravano tani polli mogi e abbattuti che
stessero facendo la muta delle penne.” In alto, si intravede issata una
maestosa bandiera. È nell’insieme uno spettacolo tristissimo nonostante
quello fosse un viaggio di piacere! Alfine, arriva l’ordine: Mollare! Ma
piove, piove copiosamente: c’è una tempesta. Pertanto i passeggeri
debbono rimanere ormeggiati nelle acque del porto. Domenica mattina la
tempesta si placa, ma il mare è ancora agitato: resteranno ormeggiati
fino al lunedì. Poi finalmente si solcherà l’oceano. I passeggeri
iniziano subito ad adattarsi alla vita di bordo che, ben presto, diviene
monotona come “la routine di una caserma”. Non noiosa, per carità! Ma, a
onor del vero, ci va molto vicino. I crocieristi, iniziano ben presto a
modificare il loro lessico e ad appropriarsi dei termini marinareschi
“cabina a pruavia” e “cabina a proravia” diventano espressioni usuali.
Il viaggio è appena agli inizi, torneranno a New York il 19 novembre…</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Nel 1869 un non ancora famoso Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhome Clemens, diede alle stampe <em>The innocent abroad Gli innocenti all’estero</em>,
volume nel quale raccontava, con piglio di cronista, di una crociera in
Europa, Nordafrica e Terrasanta. Oggi, l’editore Mattioli 1885
ripropone quell’opera in due volume distinti: <em>Finalmente Parigi</em>, appunto, che narra della prima parte del viaggio e il volume <em>In questa Italia che non capisco. Viaggio nel Belpaese</em>, dedicato alla seconda parte della Grande Escursione. <em>Finalmente Parigi,</em>
quindi, rientra nella produzione giovanile di Twain prima che egli
assurgesse al rango ufficiale di grande scrittore, prima che Faulkner lo
definisse come il più grande scrittore americano. In queste dense
pagine ci offre una cronaca precisa di questo viaggio di piacere che, a
pieno titolo, si inserisce in quel periodo ottocentesco nel quale il
viaggio diviene strumento accessibile non più solo al ceto aristocratico
ma anche alla borghesia, viaggio che reca in sé lo strumento per un
arricchimento culturale, trasformandosi in una tappa dell’iter formativo
e di crescita dell’uomo. Non è un caso che la prima agenzia di viaggi
fu creata proprio nel 1865 da Thomas Cook, a Londra, il quale già venti
anni prima aveva organizzato il primo pacchetto turistico della storia.
In questo clima si inserisce anche il viaggio narrato da Twain che, con
spirito critico e con l’acume e la sagacia che sempre lo
caratterizzeranno, ci racconterà dei paesi visitati, senza mai
dimenticare di scagliare la sua usuale dose dardi velenosi: i suoi
compagni di viaggio sono dei pennuti, la comunità delle Azzorre “lenta,
povera, inetta, assonnata e pigra”, una comunità fertile per gli
imbrogli dei gesuiti. Nessun luogo sfugge alle mordaci parole di Twain,
ma soprattutto nessuna persona, perché è vero che si parla di viaggi ma
nel mirino del perfido cronista ci sono prevalentemente gli uomini, con i
loro vizi, difetti, con le loro banalità.</span></span></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-76642471538361439152020-03-15T20:04:00.000+01:002020-03-17T16:16:04.788+01:00UN LEGAME SOTTILE - Paola Cosmacini<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpBC_6zlb47aa7AbiMemT2Aatdgnk4QTdaNrkjoMEtd2MaF-NkUiNwflWeO4lPAbuSHBponbZqy6_1tT6IOs8FQcuFjCgiO7paCU_jH8g4Pur33698KW8y-XDTnwRklkK37YKK4aCi2Sk/s1600/Un+legame+sottile.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="272" data-original-width="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjpBC_6zlb47aa7AbiMemT2Aatdgnk4QTdaNrkjoMEtd2MaF-NkUiNwflWeO4lPAbuSHBponbZqy6_1tT6IOs8FQcuFjCgiO7paCU_jH8g4Pur33698KW8y-XDTnwRklkK37YKK4aCi2Sk/s1600/Un+legame+sottile.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><i><b><span style="font-family: inherit;">Di sage femme </span></b></i></span></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Titolo: Un legame sottile</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Autrice: Paola Cosmacini</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Editore: Baldini & Castoldi</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Anno: 2019</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Genere: Saggio salute</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Pagine: 215</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">L’ostetricia, da <i>ob stare</i>, stare davanti, ha le sue radici
in Francia. Essa è innanzitutto un’arte, l’arte di assistere la
partoriente e il neonato nelle prime ore di vita. Ci sono dei momenti
fondamentali nell’evoluzione di tale arte prima che si arrivi a
considerarla una vera e propria scienza. Nel 1513 nella luterana
Strasburgo compare Der roszgarten, il primo libro a tema ostetrico.
Testo fondamentale che costituirà, per più di due secoli, un importante
punto di riferimento non solo per le levatrici. Ma anche per i medici.
Al tempo della sua pubblicazione l’accouchement, il parto, è quasi
esclusivamente un affare di donne e sarà fino alla metà del 600 che, in
tale delicato momento, non si ricorrerà a figure maschili se non per
casi particolarmente complicati per i quali è indispensabile
l’intervento di un medico, quindi di un uomo. Di fatto, chi si occuperà
per secoli del parto sarà la <i>sage femme</i>, ossia la figlia o
moglie del medico capace di gestire il parto eutocico e distocico e alla
quale anche la comunità religiosa aveva riconosciuto un certo status
sociale autorizzandola, finanche, a battezzare in situazione
drammatiche. Nel 1627 la <i>sage femme</i> Louyse Bourgeois promotrice
e sostenitrice dell’eliminazione nel parto di vincoli - sostenendo come
debba essere la donna a scegliere la posizione più adatta - pubblica un
opuscolo, <i>Apologie contre le rapport de Médecin</i> con il quale
critica l’ingerenza dei medici nel campo ostetrico. Con il tempo e con
l’acquisizione di maggiori conoscenze sanitarie, la prerogativa
femminile nel campo dell’ostetricia viene meno e ciò quando l’ostetricia
assume, gradualmente, le forme di una disciplina medico-scientifica,
quindi per ciò stesso di appannaggio maschile. Nasce quindi un sapere
nuovo praticato e insegnato da una nuova figura, l’accoucher,
esclusivamente maschile…</span></span><br />
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Paola Cosmacini, medico radiologo, divulgatrice scientifica, nel
descrivere due figure fondamentali nel campo dell’ostetricia, Madame
Marie Boivin e Monsieur Stéphane Tarnier, ci delinea, in modo completo e
dettagliato, il lungo e tortuoso excursus storico dell’antica arte di
assistere la partoriente. Un’arte che, per molti secoli è stata di
esclusiva competenza della donna (in alcune epoche della donna-strega).
Momento storico che passa anche attraverso le figure di Boivin che fu
levatrice e divenne medico e di Tarnier il primo ostetrico con
particolare attenzione a quel legame sottile che li unì. Due studiosi
che, di fatto, non si conobbero personalmente, ma furono comunque uniti
dalla smisurata passione per lo studio per la ricerca nonché mossi da
una attenzione per la cura e l’assistenza delle persone sofferenti.
Entrambi vissuti nella Parigi dell’Ottocento, “si passarono il testimone
della scienza ostetrica e ginecologica”. Due mani piccole, delicate e
femminili quelle della Boivin e due mani armate quelle di Tarnier:
entrambi furono animati dal medesimo spirito medico avanguardista che ha
rappresentato il “vero motore di un’ostetricia d’ancien regime verso
l’alba dell’ostetricia moderna” (Tarnier è considerato anche l’ideatore
della incubatrice neonatale). Un apprezzabile testo documentato e ricco
di riferimenti bibliografici dietro il quale si intravede uno studio
attento delle fonti storiche anche nel delineare sia quel sempre
difficile e ostacolato percorso di evoluzione del ruolo della donna in
campo medico sia quel passaggio storico nel quale il parto da momento
intimo da svolgersi tra le quattro mura di una casa (con tutti i
pericoli connessi alla salute della donna e del nascituro) diviene
momento da svolgersi in ospedale (con maggiori garanzie per la salute).</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
</div>
<br /></div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-14580880251108907482020-03-14T15:54:00.000+01:002020-03-17T16:06:44.733+01:00IL COMMEDIANTE TRASFORMATO - Stefan Zweig<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7K5V0JVV_-8b-NKULnpETANfnmF7WFYupWAe96TOp-Y5BbUumHpJcAq_S_3zDdEclxckcoiXsk_xejxqxVSjbUiP1w1lIA7OTZt6w6a5uId1lUcr_4Zt-q82QtMDmKikONYRWwdTXiI0/s1600/Il+commendiante+trasformato.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="266" data-original-width="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7K5V0JVV_-8b-NKULnpETANfnmF7WFYupWAe96TOp-Y5BbUumHpJcAq_S_3zDdEclxckcoiXsk_xejxqxVSjbUiP1w1lIA7OTZt6w6a5uId1lUcr_4Zt-q82QtMDmKikONYRWwdTXiI0/s1600/Il+commendiante+trasformato.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><i><b>Protezioni</b></i></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><i><b> </b></i> </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"> Titolo: Il commediante trasformato</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Autore: Stefan Zweig</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Editore: Vie Del Vento</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Anno: 2019</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Genere: Teatro</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Pagine: 41</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Traduzione: Claudia Ciardi</span></span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Nel grande salone in stile rococò fa ingresso la contessa, la
favorita del principe, la quale domanda alla sua damigella quali siano
le novità. La zelante damigella le consegna il programma dei
divertimenti settimanali: caccia alla volpe, giostra, festa da ballo,
ricevimenti. Insomma, una settimana intensa, ma – di fatto – il solito
tran tran. Inoltre, la damigella in questione si premura anche di
comunicarle come là fuori, da parecchio tempo, ci sia un giovane che
attende, impaziente, udienza. Si tratta di un commediante. Giovane,
magro, dinoccolato. Viene fatto entrare, la contessa lo guarda con
estrema curiosità e non senza una certa superiorità – certo, normale in
lei – gli chiede un bel “Desidera?”. Al che il giovane prende la parola
evidenziando, in particolare, il fatto che nessuno protegga i teatranti e
come la loro vita sia spesso governata dal vento e dall’inedia e,
pertanto, egli implora “la sua misericordia affinché la contessa conceda
a lui e alla sua compagnia protezione”. Questo cerca: aiuto, protezione
e sicurezza. Di questo ha bisogno l’arte, altrimenti non si può andare
avanti. All’improvviso, a interrompere le richieste del giovane, si ode
un forte trambusto davanti alla porta della sala e, repentinamente, fa
ingresso un uomo, il cavaliere, ben noto alla contessa…</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;">Pubblicato dalla casa editrice Via del Vento nella collana i
Quadernidiviadelvento, che si è posta l’obiettivo di riscoprire testi
inediti e rari del ‘900, <i>Il commediante trasformato</i> si
inserisce nella produzione giovanile di Zweig. Infatti il teatro fu uno
dei primi amori del grande autore tedesco e pare come, nonostante nelle
opere successive e più conosciute egli abbia preso altre strade, che
quel primo amore non si sia mai affievolito. Trattasi di un’opera in
atto unico nella quale si analizzano e espongono, tramite la voce del
commediante, le angustie, i crucci, le sofferenze dell’attore, del suo
ruolo nella società. Attore non votato a un buon destino quanto
piuttosto votato a morte certa se privo di tutela o protezione da un
potente. Attore destinato, senza tale ancora di salvezza, a vivere ai
margini: “non abbiamo altro tetto che questo carro esposto a vento e
pioggia” dirà il nostro commediante. E nonostante questo inizio
desolante il teatrante, nel corso delle vicende che si sviluppano nel
palazzo, acquisisce forza e una grande consapevolezza di sé e del suo
ruolo, da qui il<i> trasformato</i> del titolo. Nell’opera non è
difficile cogliere echi shakespeariani, ma anche tematiche nostrane come
quelle di Pirandello “<i>tra un’ora damerino ventenne metterò in scena la
sua persona. E tutto quello di cui fa sfoggio […]mi appenderò tutto come
una maschera con quell’aria tronfia che le appartiene. Non uno ma cento
come lei farei vivere in un’ora”.</i> Lo stesso Pirandello che, peraltro
volle tradotto in tedesco dallo Zweig il suo dramma Non si sa come. Un
atto unico decisamente affascinante per stile e tematiche e che,
inevitabilmente. stimola a conoscere ancor meglio lo Zweig drammaturgo.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-2299439698515282162019-11-30T10:26:00.000+01:002020-01-09T10:28:34.638+01:00TRE PREGHIERE - Jane Austen<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7_W8mtgxqxPGQlH-RzDZnYg1qmtMvdVpKf9q-GpRC6bIUp2_dXn0G80Hjb-vm3BMtwjCEdYBSxCNrUTWZ1m_RcmGySsAvgF_WR4ZjEPzYahCS1PEjYN1uasXLw87bFJST7OBrOTU9XEk/s1600/Tre+preghiere+Austen.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="499" data-original-width="364" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7_W8mtgxqxPGQlH-RzDZnYg1qmtMvdVpKf9q-GpRC6bIUp2_dXn0G80Hjb-vm3BMtwjCEdYBSxCNrUTWZ1m_RcmGySsAvgF_WR4ZjEPzYahCS1PEjYN1uasXLw87bFJST7OBrOTU9XEk/s320/Tre+preghiere+Austen.jpg" width="232" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><i><b><span style="font-family: inherit;">Amen</span></b></i></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><i><b><span style="font-family: inherit;"><br /></span></b></i></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><span style="font-family: inherit;">Titolo: Tre preghiere </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><span style="font-family: inherit;">Autrice: Jane Austen </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><span style="font-family: inherit;">Editore: Oligo </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><span style="font-family: inherit;">Anno: 2019 </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><span style="font-family: inherit;">Pagine: 38 </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><span style="font-family: inherit;">Genere: Saggio religione </span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><span style="font-family: inherit;">Traduzione: Cristiano Ferrarese</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">È giunta la sera, la giornata volge al termine, si è soli con se stessi, in una stanza silenziosa. È, questo, quindi, il momento più adatto perché le nostre parole, i nostri pensieri si possano rivolgere a Lui, l’Onnipotente. Per chiedere il Suo misericordioso perdono per i peccati commessi, perché Egli insegni a ognuno di noi a comprendere quanto i nostri cuori siano colmi di peccato. E ogni cuore, è necessario, che si ponga delle domande quotidiane: abbiamo forse trascurato quelli che sono i nostri doveri? Abbiamo arrecato, volontariamente o inconsapevolmente, un dolore, un qualsiasi dolore, ad altri esseri umani? E si chiede a quel Dio per il quale non abbiamo alcun segreto, a quel supremo Essere che tutto vede e tutto sente, di difenderci sempre dal male. Si domanda – ora e sempre – costante protezione per tutti, in particolare per gli ammalati, per chi soffre, per chi è orfano, per le vedove. Per chi è solo. E si prega affinché la divina pietà possa giungere a tutti coloro che sono rinchiusi e privati del bene della libertà personale…</span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Il piccolo volume edito da Oligo riproduce tre preghiere della sera contenute in un manoscritto messo all’asta da due nipoti di Charles Austen, fratello della nota scrittrice inglese. Ma come ogni manoscritto che si rispetti anche questo ha fatto sorgere dei dubbi circa la vera paternità dell’opera che parrebbe non integralmente frutto della penna della scrittrice per via delle diverse calligrafie che vi compaiono, ma – sembrerebbe – come il contenuto rientri, comunque nell’orbita della famiglia Austen. Al di là della querelle, trattasi, comunque, di un ritrovamento importante, soprattutto per gli appassionati, nel quale, appunto, emerge il forte sentimento religioso della famiglia Austen, non è un caso che il padre della scrittrice fosse un pastore anglicano. È forte la devozione che traspare da queste pagine, così come il bisogno di perdono, la consapevolezza di essere dei peccatori, ma anche la richiesta di aiuto non solo per se stessi, ma altruisticamente anche per chi soffre. Il volume, scarno, risulta molto ben curato ed è, anche, arricchito e impreziosito da bellissime riproduzioni di incisioni risalenti al XIX secolo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-2076296036925518172019-11-21T10:18:00.000+01:002020-01-09T10:19:50.355+01:00MATRIOSKA - Cristina Comencini<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8rzAbqGFcvAVXeA_3Vn1PA8DjUzA6kPepGb1c8arv35f4B3kUD2Aqqc8lZ1L3CVq_NTfdbD4QpiN0QNTpParFqWQeAqtevTqXyfvMh5jvcgt-Qt9G22dFbFosOgiCLCpVTM8E9J3ElDs/s1600/Matrioska.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="271" data-original-width="170" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8rzAbqGFcvAVXeA_3Vn1PA8DjUzA6kPepGb1c8arv35f4B3kUD2Aqqc8lZ1L3CVq_NTfdbD4QpiN0QNTpParFqWQeAqtevTqXyfvMh5jvcgt-Qt9G22dFbFosOgiCLCpVTM8E9J3ElDs/s1600/Matrioska.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<b style="font-size: 18px; text-align: justify;"><i>Diverse, ma non troppo</i></b></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;">Titolo: Matrioska</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;">Autrice: Cristina Comencini</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;">Editore: Feltrinelli</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;">Anno: 2004 </span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;">Pagine:191</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;">Genere: Romanzo</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; font-family: inherit; font-size: 18px; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Antonia, l’artista napoletana, la scultrice, si presenta agli occhi di Chiara con un caftano rosso a coprire il suo immenso corpo: il corpo più sterminato che Chiara abbia mai visto. In testa, Antonia, porta un turbante scuro. “Faccio questo libro solo per i soldi”, queste le parole della scultrice. Già, perché Chiara ha accettato l’incarico di scrivere una biografia dell’artista. Solo dopo qualche minuto di conversazione, la futura biografa sente premerle dentro una strana sensazione, quasi un senso di ripulsa nei confronti di quella donna monumentale, forse per il suo eccessivo esibizionismo senile, per quella fastidiosa totale assenza di pudore e anche per il suo autoritarismo. Ma la scrittrice, nonostante quella prima impressione, andrà avanti pur non sapendo ancora come quell’incontro, strano e poco piacevole, sarà l’inizio non solo di un percorso lavorativo, ma anche di una conoscenza di se stessa. Non sa ancora che Antonia, come dirà più avanti scrivendo il libro, assomigli <i>“a una bambola russa che ne contiene altre più piccole, tutte con i pomelli rossi e gli occhi bistratti”</i>, una matrioska, insomma. Ancora non lo sa, ma inizia tirando fuori il suo piccolo registratore…</span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Cristina Comencini, regista e scrittrice, con <em style="box-sizing: border-box;">Matrioska</em> esegue il ritratto di due donne profondamente diverse sia per carattere, sia per professione, sia per esperienze di vita. Antonia è tendenzialmente proiettata verso il “ciò che è stato”, Chiara, invece, è lanciata verso il suo futuro: la sua crescita professionale, il rapporto con suo marito e la crescita dei figli. Talmente diverse che lo scontro è inevitabile così come è inevitabile il non fuggire in quella sorta di battaglia, ma scontrarsi e combattere continuamente. Ma alla fine, tale lotta non è mai fine a se stessa perché il tutto si inserisce in un quadro nel quale le due protagoniste, in qualche modo, si avvicinano e si completano. Ad un certo punto, si verifica una sorta di transfert: <i>“da quando l’ho incontrata sono assediata dai miei ricordi, li mischio ai suoi”</i>, dirà Chiara. La Comencini, con la delicatezza che le è propria, riscostruisce un universo femminile in tutte le sue articolazioni e complessità. Sia la complessità di Antonia, la matrioska, e della sua vita colma di tante storie che si intersecano, si moltiplicano, si sovrappongono. Sia la complessità, meno evidente, di Chiara che si ritrova a rievocare ricordi del suo passato legato a una madre mancante. E la figura della madre (nelle sue esplicazioni/varianti di rifiuto, abbandono, morte), infine, diviene una sorta di punto di contatto tra le due protagoniste. Divise, ma unite.</span></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-33810136128385814692019-10-04T14:59:00.000+02:002019-10-07T15:01:56.252+02:00L'ISOLA DEI PESCECANI - Paola Ravani<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRVGwwiBhqeGUDAAbdKXgWwARSSuHBR02NRMLRXVHWjB_nYH0oezeJZnLG9wOZOrg23mgOYBNtMf9HsjrZY1vxR-JPHmkweInSwiAf-txpePSd1J1um6OL7PkaoBN7fmsQjpLbA6GJF3Q/s1600/isoladeipe.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="175" data-original-width="128" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRVGwwiBhqeGUDAAbdKXgWwARSSuHBR02NRMLRXVHWjB_nYH0oezeJZnLG9wOZOrg23mgOYBNtMf9HsjrZY1vxR-JPHmkweInSwiAf-txpePSd1J1um6OL7PkaoBN7fmsQjpLbA6GJF3Q/s320/isoladeipe.jpg" width="234" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;"><b><i>Di sogni e prigioni</i></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Titolo: L’isola dei pescecani<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Autrice: Paola Ravani<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Editore: Einaudi ragazzi<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Anno: 2019<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Pagine: 156<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Genere: Ragazzi<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Età: dai 12 anni<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 6pt 0cm; text-align: right;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 12pt 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><i style="background-color: #eeeeee;"><b>"L'isola dei pescecani, affusolata e panciuta in lontananza, assomigliava a uno squalo con la bocca spalancata, pronto ad azzannare con i denti aguzzi chiunque si avvicinasse" (Incipit)</b></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 12pt 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Due giovani fratelli, Ruben e Babila, vivono nell’isola blu. Hanno, come tutti nella loro terra, il terrore dell’Isola dei pescecani che si scorge in lontananza <i>“mai dirigere la
prua verso l’isola dei Pescecani”</i> ripetevano, da tempo
immemore, gli anziani. Un monito, quello. Una regola di vita. Un insegnamento
da non trasgredire. Ma, nonostante ciò, i genitori di Babila e Ruben violarono
quel precetto e si avventurano in mare, diretti verso l’isola del terrore, per
non fare mai ritorno nella loro terra. Lasciando, sulla terraferma, due orfani.
Ruben e Babila hanno sogni, tanti, ma paiono destinati, come tutti, a non poter
mai abbandonare il luogo natio. Ruben dovrà fare il pescatore, così vuole la
tradizione. Dovrà abbandonare il sogno di divenire musicista? E sua sorella
Babila dovrà rinunciare al suo smisurato amore per i libri? Rinunciare a fare l’insegnante?
Pare proprio di sì. Ma un giorno qualcosa di inaspettato potrà sconvolgere
quegli equilibri…. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 12.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 12.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><i>L’isola dei
pescecani</i> ha il sapore e i profumi dei vecchi libri d’avventura che hanno
costellato la nostra infanzia. Ruben e Babila ci conducono nel loro mondo,
ristretto, nel quale comunque i sogni mettono radici. I due condividono la
quotidianità nella loro isola avulsa dal resto del mondo, condividono il dolore
per la perdita dei loro genitori. Attorno a loro ruota una serie di personaggi:
amici, nemici, animi divorati dall’avidità, ma anche anime delicate e gentili,
il tutto nella tradizionale dicotomia buoni-cattivi. Ma nell’intreccio
narrativo domina su tutto la natura, con la sua fauna e il suo mare, madre e
matrigna, selvaggia e buona e, in particolare, l’isola, intesa in senso fisico
ma anche metaforico, isola che protegge, ma che può essere anche carcere. La Ravani è riuscita, indubbiamente, a ben orchestrare una storia avvincente, all’insegna dell’avventura nella quale
dominano il coraggio, la voglia – quasi la necessità – di un riscatto, ma anche
all’insegna dei grandi sentimenti, dell’amore in senso lato, inteso come amore
familiare, fraterno, come amicizia. Un romanzo ricco di forti messaggi sulla
opportunità, talora, di non temere ciò che non si conosce, un invito a osare
perché non sempre ciò che temiamo è davvero così orribile. Un libro sulla
Natura, sulla crudeltà della medesima, ma – alla fin dei conti – in una ipotetica
bilancia sarà sempre la cattiveria umana a superare quella della natura. </span><span style="font-family: "Bookman Old Style","serif";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-90814325004629163552019-09-17T19:47:00.000+02:002019-09-17T19:47:01.153+02:00IL FRUTTO DEL FUOCO - Elias Canetti<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIU4ie26RDGCXXMZkffTfZwP6wcGfhlK7s6_KZ2LUOCCnjxs5RaGAVMhh_R7cbsxqCPMtLGNa5MO7xJqQl-HdzKZ29iiET8hgLSeZR0Tqved3fN80Kz5mDRv64rI82FZ-JBc3Qa4mjj5E/s1600/ilfruttodelfuoco.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="372" data-original-width="240" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIU4ie26RDGCXXMZkffTfZwP6wcGfhlK7s6_KZ2LUOCCnjxs5RaGAVMhh_R7cbsxqCPMtLGNa5MO7xJqQl-HdzKZ29iiET8hgLSeZR0Tqved3fN80Kz5mDRv64rI82FZ-JBc3Qa4mjj5E/s320/ilfruttodelfuoco.jpg" width="206" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<b><i>L'intensità della giovinezza</i></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><i><br /></i></b></div>
<div style="text-align: right;">
Titolo: Il frutto del fuoco</div>
<div style="text-align: right;">
Autore: Elias Canetti</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: Adelphi</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 1994</div>
<div style="text-align: right;">
Genere: Saggio biografico</div>
<div style="text-align: right;">
Pagine:375</div>
<div style="text-align: right;">
Traduzione: Renata Colorni, Andrea Casalegno</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Lui era abituato, ai cambiamenti. Già da bambini accettava, senza polemica alcuna, i posti nuovi: mai vi si era ribellato. Tutto ciò fino a quando ebbe sedici anni. Infatti, fu proprio a quell’età – correva l’anno 1921 – che visse, con una forte amarezza, il distacco da Zurigo, città nella quale, infatti, avrebbe voluto trascorrere tutta la sua esistenza. Quel cambiamento fu una dolorosa ferita che riteneva insanabile. Fu così che si ritrovò catapultato a Francoforte, in un ambiente completamente diverso, nel quale visse con addosso quel sentimento dominante di nostalgia. Andò, con la madre e il fratello Georg, ad abitare in una pensione: vivevano in due stanze e consumavano i pasti in una sala comune con gli altri pensionanti. C’era, a quella tavola condivisa, la signora Raham la quale scendeva a mangiare soltanto ogni tanto per via della linea. Tutti, o meglio tutti gli uomini, la desideravano. Poi c’era una vedova di guerra, la signora Kupfer e suo figlio Oskra e tanti altri, chi per molto tempo, chi per breve tempo. Sua madre, a essere onesti, alla pensione godeva di una certa considerazione, senza però avere mai un ruolo dominante…</span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><em style="box-sizing: border-box;">Il frutto del fuoco</em> costituisce la seconda parte della biografia dell’autore insignito del premio Nobel per la letteratura nell’anno 1981. Se nella prima parte, <em style="box-sizing: border-box;">La lingua salvata</em>, il tema erano gli anni dell’infanzia, ne <em style="box-sizing: border-box;">Il frutto del fuoco</em> si condensa il decennio (1921-1931) della giovinezza. L’opera rientra, a pieno titolo, nel <i>bildungsroman</i>: è il romanzo di formazione del giovane Canetti che, appunto, si ritrova in un mondo nuovo fervido di spinte intellettuali. Ma ci saranno anche i compagni di scuola, le intense e profonde discussioni, le amicizie, i conflitti con la madre. Saranno la Berlino di Brecht e la Vienna di Karl Kraus, nella quale si laureò in chimica, ad accompagnarlo in questi anni, fondamentali per la sua crescita intellettuale e spirituale ed è sempre di questi anni la nascita del suo interesse per il concetto di massa, quella cosiddetta “pulsione di massa”, in eterno contrasto con la pulsione della personalità che, infine, costituiranno il punto di partenza per la sua evoluzione che, poi, confluiranno con sviluppi ulteriori nella sua monumentale opera Massa e potere. Una giovinezza intensa quella di Canetti, acuto osservatore della società che lo circondava, sempre attento a studiare con meticolosità il mondo nel quale si trovava a vivere, inserito in ambienti che, in qualche modo, gli hanno consentito di esprimere e meglio ampliare quella grandezza che già, <i>ab origine</i>, egli possedeva.</span></div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-59427234904362766342019-09-16T09:55:00.000+02:002019-09-20T09:56:20.008+02:00Concorso di poesia "Il Parnaso"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<b>Concorso di poesia "IL PARNASO" </b><div>
<b><br /></b><div>
Sezione speciale poesia sperimentale destrutturalista.</div>
<div>
Gratuito.</div>
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<br /></div>
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Per visionare modalità di partecipazione clicca <a href="https://antichecuriosita.co.uk/2019/09/04/concorso-il-parnaso-sezione-speciale-poesia-sperimentale-destrutturalista/?fbclid=IwAR2MDYe2oEzhUAl5Mv3O6fs41ePsoeAiYB0-SGwCiyXf89X4OiOcc3dEKJc" target="_blank">qui</a></div>
<div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIka7a0lc3r5nKpVO540t_GLP84xN3d246Ogb1N2MQvaJi9SjjTDLHjx65F1eocx26OmRle4iCjEaLoANlPgmI0A8CJn6yLjoJjCG8ieWLKpgtGkIdkrACSH_Y0ynlnB4zfjXiBZyOQM8/s1600/poesia-destrutturalista-1-1170x790.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="790" data-original-width="1170" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIka7a0lc3r5nKpVO540t_GLP84xN3d246Ogb1N2MQvaJi9SjjTDLHjx65F1eocx26OmRle4iCjEaLoANlPgmI0A8CJn6yLjoJjCG8ieWLKpgtGkIdkrACSH_Y0ynlnB4zfjXiBZyOQM8/s400/poesia-destrutturalista-1-1170x790.jpg" width="400" /></a></div>
<div>
<br /></div>
</div>
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GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-27291608353210471372019-09-14T20:15:00.000+02:002019-09-14T20:15:04.179+02:00IL FALLIMENTO DELLA CONSAPEVOLEZZA - Raffaele La Capria<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQYPPBtf9FczCLYW6SmsTa4KF9ITlPvumfxT9c8ty_bUlYHk1ssB-VMrGndMdcLZSGXWn6O8Rc7QFxgDejMjMHqCYgcC4kHd2qWQ7P_-Ps2QII6c5hZg7FcJuefcn2MJbmpfJFxf32POo/s1600/ilfallimento.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="218" data-original-width="151" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQYPPBtf9FczCLYW6SmsTa4KF9ITlPvumfxT9c8ty_bUlYHk1ssB-VMrGndMdcLZSGXWn6O8Rc7QFxgDejMjMHqCYgcC4kHd2qWQ7P_-Ps2QII6c5hZg7FcJuefcn2MJbmpfJFxf32POo/s1600/ilfallimento.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
Titolo: Il fallimento della consapevolezza</div>
<div style="text-align: right;">
Autore. Raffaele La Capria</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: Mondadori</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 2018</div>
<div style="text-align: right;">
Genere; Saggio letteratura</div>
<div style="text-align: right;">
Pagine: 113</div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-family: Lora, Georgia, Garamond, serif; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
A Napoli, città dai mille volti che recita se stessa, vi nacque. Era l’anno 1922. Nacque in quella città fortemente ambigua nella quale la linea di demarcazione tra il vero e il falso è perennemente instabile, in un clima, quello del fascismo, di falsa coscienza diffusa. Egli, scrittore, ha cercato sempre di rompere le catene derivanti da tali condizionamenti, auspicando altro, rincorrendo un oltre “per sentirmi uno scrittore il più possibile libero”. La sua è stata, fondamentalmente, un’epoca senza maestri e la sua àncora di salvezza l’ha sempre scorta nella letteratura. Fu Benedetto Croce il suo punto di riferimento nonostante se ne parlasse poco, nonostante intorno al suo nome si fosse innalzata una cappa di silenzio. Croce diede a lui, e ai giovani della sua generazione, la possibilità di accedere alla modernità e fu sempre grazie a Croce che si instillò nel giovane La Capria un concetto fondamentale, ossia che la letteratura fosse uno strumento potente in forza della quale “si poteva intraprendere il cammino verso una libertà spirituale e intellettuale che, allora, durante il periodo fascista ci era negata”…</div>
<div style="text-align: justify;">
Raffaele La Capria è uno tra i più grandi autori della letteratura italiana, vincitore, tra gli altri, del Premio Strega con il romanzo<em style="box-sizing: border-box;"> Ferito a morte</em> che, all’età di 96 anni, torna in libreria con quest’opera nella quale pone l’accento su quella che, appunto, è stata la sua carriera di scrittore e intellettuale. Scandaglia le sue opere, disserta sulla funzione dello scrittore che, sottolinea, deve essere quella di “critico della società cui appartiene, non in senso negativo, ma come portatore di una conflittualità interna alla società che dovrebbe essere vivificante e creativa e servire a migliorarla.” Pagine che ruotano tutte intorno alla letteratura e a Napoli, sua città natale, che viene soprattutto richiamata per criticare aspramente quella definizione/luogo comune di “letteratura napoletana” che, da sempre, gli è parsa ostica, restrittiva vedendo, in essa, un allineamento assurdo di scrittori profondamente diversi tra loro e trascurando, in tal modo, le peculiarità di ognuno di essi per volerli cacciare, in nome di una definizione, nel medesimo sacco; chiedendosi anche perché non esista, di contro, una letteratura “milanese” o “torinese”. Si entra, con questo volume, nell’immenso mondo della letteratura, nel mondo di La Capria che ci offre anche un capitolo di autopresentazione: chi è La Capria? Uno scrittore estemporaneo, fedele alla sua vocazione letteraria seppure sempre distratto da altro. Si conoscono le sue opere, il suo percorso di crescita, il suo approccio con Croce, si legge di una sua conversazione con De Masi e ci offre, finanche, le lettere che lo stesso inviò, militare a Caserta, al suo amico Peppino Patroni Griffi. E il tutto si legge con grande ammirazione e interesse.</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-20799013901383061492019-09-11T19:54:00.000+02:002019-09-11T19:54:03.532+02:00VIVERE CON I LIBRI - Alberto Manguel<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJDrE4xbn5oQTDwgzZD4id6jEeh9_yYwA4ADKE1HPKD0iX3yA6F8yYMaJR0kOlE2sG_H33aYecVM0uMqiTrCkzn1CaMDPT8f-J0lMXgDHFsUlo-eZ2waE4B1rfFnxmZ54ZkSOYdHzK4HQ/s1600/vivereconilibri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="218" data-original-width="138" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJDrE4xbn5oQTDwgzZD4id6jEeh9_yYwA4ADKE1HPKD0iX3yA6F8yYMaJR0kOlE2sG_H33aYecVM0uMqiTrCkzn1CaMDPT8f-J0lMXgDHFsUlo-eZ2waE4B1rfFnxmZ54ZkSOYdHzK4HQ/s1600/vivereconilibri.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<b><i>Amore</i></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><i><br /></i></b></div>
<div style="text-align: right;">
Titolo: Vivere con i libri</div>
<div style="text-align: right;">
Autore: Alberto Manguel</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: Einaudi</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 2018</div>
<div style="text-align: right;">
Genere: Saggio letteratura</div>
<div style="text-align: right;">
Traduzione: Duccio Sacchi</div>
<div style="text-align: right;">
Pagine: 128</div>
<br />
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">La sua ultima biblioteca, composta da trentacinquemila volumi, si trovava in Francia, a sud della Loira, in un granaio adibito appunto a biblioteca all’interno di una antica canonica in pietra. Erroneamente aveva pensato come, una volta sistemati i libri, anche lui avrebbe trovato il proprio posto: i fatti, invece, lo smentirono quando dovette abbandonare la Francia per trasferirsi in America e, di conseguenza, imballare di nuovo quei libri e fare una selezione. La biblioteca francese ospitò i suoi libri per quindici anni e fu organizzata in base a mere “esigenze e pregiudizi personali”. In quegli scaffali non mancavano anche i libri brutti che, appunto, conservava qualora gli fosse servito un esempio di libro brutto! Nella sua vita ha sempre avuto una biblioteca personale. La prima, a due, tre anni, era una mensola affissa sopra il suo letto, a Tel Aviv, poi a Buenos Aires, in età adolescenziale, e a Londra, a Milano, a Tahiti. Ma cos’è, in fondo, una biblioteca? Indubbiamente, un luogo di memoria e ogni volta che, dalle casse, si estraggono i libri si crea un rituale di rimemorazione, in quel momento si evocano, per dirla con Benjamin “non pensieri, ma immagini, ricordi”. Al contrario, mettere i libri negli scatoloni è un esercizio di oblio. Le biblioteche contengono pezzi noi, sono autobiografiche e, imballarle, in qualche modo, significa redigere il necrologio di noi stessi…</span></div>
<span style="font-family: inherit;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;">Alberto Manguel, scrittore e bibliotecario argentino nonché lettore e amico di Borges, racconta, in queste gradevoli pagine, di quel momento della sua vita in cui si è trovato, causa l’ennesimo trasloco, a dover lasciare la Francia e, quindi, a dover imballare i numerosi volumi della sua biblioteca che credeva, una volta tanto, definitiva. Troviamo il suo universo tutto incentrato su un incommensurabile amore per i libri strumenti fondamentali strumenti di conoscenza del mondo. Manguel parla di se, della sua infanzia, della sua devozione alle biblioteche che, nel corso degli anni, ha costruito, della sua ritrosia a prestare i libri, delle modalità di catalogazione dei libri improntate a criteri del tutto personali, confessa la sua predilezione per la sezione dedicata ai dizionari che, come per tutti quelli della sua generazione, sono stati, in fase giovanile, oggetti magici sia perché, in essi, era contenuta la totalità del linguaggio comune sia perché essi contenevano una risposta a ogni domanda. Un’ode alla biblioteca che si traduce, di fatto, in una appassionata dichiarazione d’amore eterno alla parola scritta, a quei volumi contenenti sempre “promesse di conforto” ma anche possibilità di conversazioni illuminanti intervallata da piacevoli digressioni ruotanti sempre intorno al mondo delle lettere, della scrittura e degli scrittori.</span></span></div>
<span style="font-family: inherit;">
</span><br />
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-58207508684067351422019-09-09T20:08:00.000+02:002019-09-09T20:08:00.189+02:00IL PARTIGIANO EDMOND - Aharon Appelfeld<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM-In_fjKrPlfq31SG2FOrvxB_hA4NVYifZWWLFAb2F25zmF7j9gFt_HrCt6vpS-jlybUJaCOd0x9D76wEKpOB4FraXHhDUJIF2OmBnvMSG4x0DqRSBjaJpg0iZXmsixckQ-AD6DQtV60/s1600/il+p.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="193" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM-In_fjKrPlfq31SG2FOrvxB_hA4NVYifZWWLFAb2F25zmF7j9gFt_HrCt6vpS-jlybUJaCOd0x9D76wEKpOB4FraXHhDUJIF2OmBnvMSG4x0DqRSBjaJpg0iZXmsixckQ-AD6DQtV60/s1600/il+p.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<b><i>Corri, Edmond</i></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><i><br /></i></b></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Titolo: Il partigiano Edmond</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Autore: Aharon Appelfeld</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Editore: Guanda</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Anno: 2017</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Genere: Romanzo</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Pagine: 332</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;">Traduzione: Elena Loewenthal</span></div>
<span style="font-family: inherit;"><br /></span>
<br />
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ucraina. Edmond è un ragazzo di diciassette anni, è scampato alla deportazione: non ha mai preso quel treno che lo attendeva per il viaggio verso la morte. In stazione con lui, suo padre e sua madre. Sente ancora le loro voci che lo incitavano, con decisione, a scappare via. Lui li ascoltò: li lasciò lì, per salvarsi, senza mai prendere quel treno. Ed è finito sulle colline, con il gruppo dei partigiani comandati da Kamil, uomo allenato alla guerra di pochi contro molti. Colline desolate, prive di boschi e, loro, i partigiani hanno imparato a nascondersi, a strisciare per terra. Ma quelle colline ben presto verranno abbandonate, Il comandante ha deciso di cambiare zona, andranno in un posto pieno d’acqua e paludi. E avanzano, lentamente, ma con costanza e solo di notte perché il giorno “non sta dalla loro parte e, alla fine, hanno imparato ad apprezzare le tenebre”. I giorni passano, Edmond pensa al fatto che, solo un anno prima, era seduto sui banchi di scuola. Bravo negli studi, follemente innamorato di Anastasia e, ora, invece la sua giornata inizia puntualmente alle sei del mattino, scandita dalle solite attività: corsa, ginnastica, colazione e, naturalmente, esercitazioni…</span></div>
<span style="font-family: inherit;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="font-family: inherit;">Aharon Appelfeld, come è noto, è scrittore ebraico che conobbe, da giovane, l’orrore dei campi di concentramento: deportato riuscì a salvarsi, fuggendo. E in queste pagine, cariche di sofferenza e di umanità, ci racconta, le giornate di un gruppo di partigiani. Non sono grandi eroi gli uomini, i giovani, i comandanti, raccontati dallo scrittore ebraico, ma uomini che, incessantemente, lottano non solo con il grande e ingiusto nemico tedesco, ma anche con se stessi: con le loro paure, con i crolli emotivi che, spesso, prendono il sopravvento, con i rimorsi (loro si sono, alla fine salvati, ma gli altri sono saliti su quei maledetti treni per un viaggio senza ritorno). Uomini spaventati, ma al tempo stesso animanti da elevati ideali, dal desiderio di proteggere i più deboli “a volte è come se lo scopo della nostra vita fosse vegliare su coloro che non sono in grado di badare a se stessi”: è questo il loro principale dovere, una cosa naturale che non merita riconoscimenti o medaglie, “faccio quello che devo fare. Il dovere non è da considerarsi un atto nobile”, dirà uno dei partigiani. Con una scrittura lineare Apperfeld ci regala una sorta di diario di una guerra nella guerra ricca di sofferenza, per l’inverno duro e rigido, per le piccole sconfitte, per la fame, per la depressione che incupisce gli animi, animi provati, ma anche ricchi di umanità, di solidarietà e di senso di fratellanza che riescono a germogliare anche in quei terreni resi aridi dalla ferocia e dalla follia dell’uomo.</span></span></div>
<span style="font-family: inherit;">
</span>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 18px; line-height: 26px; margin-bottom: 10px; text-align: left;">
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-2823746569723211312019-09-07T20:05:00.000+02:002019-09-07T20:05:03.517+02:00MARESCIALLE E LIBERTINI - Alberto Arbasino<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuSEYoyRN39dFxsq-VUqLtCr0gGrqAhisPUn-_pPXPHhedTdCcQjBrvipwBy7Gv5cTpx5LSB9quIxawnDCi-jhhahWlDmaRYwoT1k8GpCoFwDhUVbZGyQjiJK9vCQg0MjpLFgPHXT6h8E/s1600/mare.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="316" data-original-width="201" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuSEYoyRN39dFxsq-VUqLtCr0gGrqAhisPUn-_pPXPHhedTdCcQjBrvipwBy7Gv5cTpx5LSB9quIxawnDCi-jhhahWlDmaRYwoT1k8GpCoFwDhUVbZGyQjiJK9vCQg0MjpLFgPHXT6h8E/s1600/mare.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><b><i>Mondi </i></b></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><b><i><br /></i></b></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Titolo: Marescialle e libertini</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Autore: Alberto Arbasino</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Editore: Adelphi</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Anno: 2004</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Genere: Saggio musica</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Pagine: 479</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Settembre 1951. Non era stato possibile partecipare alla prima veneziana del Rake’s Progress di Stravinskij e ciò sia perché i soldi, dopo le vacanze a Positano, erano davvero pochi e sia perché era necessario studiare per gli esami universitari. E, comunque, a dire il vero, le recensioni erano tutte molto titubanti… A Venezia nel 1955 si tenne la prima “storica e fantasmagorica” de L’Angelo di fuoco di Prokofiev, fu un grande successo, il pubblico ne fu incantanto senza dubbio… Prima che il Muro divenisse una realtà, e una metafora anche, la Berlino del dopoguerra era, al tempo stesso, divertente e tragica. Nonostante i bombardamenti e la distruzione quella città tornava a risplendere, a dispetto di tutto, come capitale che riusciva a ospitare spettacoli sensazionali. Tra quei teatri rabberciati, tra quelle rovine splendevano, come fiori nel deserto, i miti del novecento: la contessa mozartiana e Fiordiligi, ma anche la prima rappresentazione scenica, al Thaeter Des Wensten del Moses und Aron di Schonberg…</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white;">Alberto Arbasino intellettuale, saggista, scrittore (autodefinitosi “estemporaneo”), giornalista nonché critico musicale e teatrale in queste densissime pagine ripercorre i suoi ricordi musicali degli anni cinquanta, in particolare, soffermandosi, ma non solo, sulle prime storiche, quella di Prokofiev, per esempio. Marescialle e libertini è un’opera complessa, di non facile lettura in quanto articolata su più livelli dalla quale emerge l’immensa e enciclopedica conoscenza dell’autore. Se il tema di fondo è la musica, è ben vero come il medesimo si dirami, poi, in altri direzioni, verso altre mete, altri mondi. Infatti vi troviamo quel forte intreccio tra musica e letteratura, ma anche il quadro della società dell’epoca, il dipinto degli spettatori che, talora affascinati, assistevano alle rappresentazioni, finanche la descrizione minuziosa del loro abbigliamento. Pagine che, indubbiamente, arricchiscono, e, soprattutto, stimolano a ricerche ulteriori perché caratterizzate, come è nello stile proprio di Arbasino, da infiniti e continui rimandi ad altre materie, ad altri argomenti. Insomma, si entra, con la lettura, in un gradevole e affascinante mondo che è quello della musica con la sensazione di trovarsi all’interno di un mondo labirintico nel quale non esistono vicoli ciechi, ma solo nuove strade di conoscenza da percorrere. Il tutto </span><em style="background-color: white; box-sizing: border-box;">ad infinitum</em><span style="background-color: white;">.</span></span></div>
<div>
<span style="background-color: white; font-family: "lora" , "georgia" , "garamond" , serif; font-size: 18px;"><br /></span></div>
<div>
<br /></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-24977714317941805352019-09-05T20:02:00.002+02:002019-09-05T20:02:51.232+02:00IL PRIMO UOMO CATTIVO - Miranda July<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQNkFZLMfBKJlvIPf8rdo7jyCtcAT8FItt8xluc7QS6bGaDigNJ3LYpbnGk5k61XuCKO0QTcn0bbjiWAaawMrI-lHM9sGJJHgt8whxcQvb-M7oCeujGCMJULNe7D1RJjjIeoZCpVAOG3E/s1600/ilprimouomo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="266" data-original-width="170" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQNkFZLMfBKJlvIPf8rdo7jyCtcAT8FItt8xluc7QS6bGaDigNJ3LYpbnGk5k61XuCKO0QTcn0bbjiWAaawMrI-lHM9sGJJHgt8whxcQvb-M7oCeujGCMJULNe7D1RJjjIeoZCpVAOG3E/s1600/ilprimouomo.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><b><i>L'essenza del rosso</i></b></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><b><i><br /></i></b></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Titolo: Il primo uomo cattico</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Autrice: July Miranda</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Editore: Feltrinelli</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Anno: 2016</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Genere: Romanzo</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Traduzione: Silvia Rota Speri</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Pagine: 261</span></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Cheryl Glickman ha quarantatré anni e, da circa trent’anni, il <i>Globus hystericus </i>la tormenta. Un bel giorno decide, su consiglio del suo collega di lavoro Phillip, di consultare il Dottor Jens Broyard, cromoterapeuta. Entra in sala d’aspetto e, in cuor suo, spera di trovarci anche il “suo” – quasi o forse, suo – Phillip ma nulla, lui non c’è. La delusione è grande, per un attimo Cheryl pensa pure di tornarsene a casa, ma rimane: anche senza il “suo” – o quasi o forse, suo – Phillip. Il medico le consegna un flaconcino di vetro con su scritto “rosso”, l’essenza del rosso: la cura per il suo Globus. Appena esce dall’ambulatorio chiama subito Phillip e realizza come sia la prima volta che lo chiama e, nonostante l’imbarazzo, gli mostra un po’ di ardore dicendogli, dopo averlo ringraziato per averle consigliato il medico, “Se ami il rischio fammi un fischio”. Forse Phillip non ha bene colto il segno di quell’ardore che lei voleva rappresentare e, ad ogni buon conto, lui riaggancia. Questa storia di dimostrare l’ardore le era stata consigliata dal suo capo dell’Open Palm, l’associazione no-profit che si occupa di distribuzione di dvd di fitness, nella quale Cheryl lavora “come se fosse nel consiglio di amministrazione”. Quel capo che qualche tempo dopo chiede a Cheryl di ospitare in casa Clee,la sua adorata figliola. Cheryl ancora non sa che l’ingresso di quella figliola altrui nella sua vita cambierà le sue abitudini…</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white;">Miranda July, musicista, artista, regista e anche scrittrice statunitense, ha creato con </span><em style="background-color: white; box-sizing: border-box;">Il primo uomo cattivo </em><span style="background-color: white;">un personaggio strampalato, un po’ naif, che si barcamena tra manie e ossessioni – ad esempio, il rigoroso e personalizzato ordine che regna nella sua casa – e tra sogni (erotici e/o sentimentali) e realtà. Intorno a lei una serie di personaggi anch’essi particolari, eufemisticamente parlando: tra tutti Phillip, per il quale la nostra Cheryl nutre un grande sentimento amoroso, ma lui non riesce a cogliere, impegnato com’è a conquistare una adolescente. Poi c’è Clee con la quale Cheryl inizierà una convivenza forzata che porterà alla nascita di un rapporto assai originale, inusuale anch’esso: in un primo momento sarà la violenza – tecnicamente, botte da orbi – a caratterizzare il loro rapporto che, pian piano, si trasformerà. Non mancheranno neanche i figli dei fiori e neanche le riflessioni intorno alla maternità. Insomma, la July non ci fa mancare nulla in questo romanzo divertente e tenero al tempo stesso, ma che – vuoi per la pluralità di argomenti trattati, vuoi per una costruzione caotica forse non supportata da uno stile eccelso – manca di organicità e si sente il peso, in qualche modo, della sovrabbondanza di elementi che, pagina dopo pagina, diventa quasi soffocante. Una curiosità: l’autrice, in un sito, ha posto in vendita cinquanta degli oggetti presenti nel romanzo. Non manca, naturalmente, l’essenza del rosso al prezzo di 159,48 dollari!</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white;"><span style="font-family: inherit;">Articolo già pubblicato su <a href="http://www.mangialibri.com/libri/il-primo-uomo-cattivo" target="_blank">Mangialibri</a></span></span></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-83550350829006723282019-08-29T21:22:00.000+02:002019-08-29T21:22:02.007+02:00IL NOSTRO PRIMO, SOLENNE, STRANISSIMO NATALE SENZA DI LEI - Franco Stelzer<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_ZBbxhuEOHJVNyCSvfNYR7rIN0twkI52NUmVBRGLzcwTNWVUA_2h8R0Tkz1vufb8ni619wqhFWnmTaE7PrTb37xm_yNcHvpCDujOKLw7rY0qInJ9MjXPz4EIAERY7BpWbLXcYu82RVvk/s1600/ilnostroprimo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="395" data-original-width="251" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_ZBbxhuEOHJVNyCSvfNYR7rIN0twkI52NUmVBRGLzcwTNWVUA_2h8R0Tkz1vufb8ni619wqhFWnmTaE7PrTb37xm_yNcHvpCDujOKLw7rY0qInJ9MjXPz4EIAERY7BpWbLXcYu82RVvk/s320/ilnostroprimo.jpg" width="202" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<i><b>Cucinar ratti</b></i></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
Titolo: Il nostro primo, solenne stranissimo natale senza di lei</div>
<div style="text-align: right;">
Autore: Franco Stelzer</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: Einaudi</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 2003</div>
<div style="text-align: right;">
Genere: romanzo</div>
<div style="text-align: right;">
Pagine: 126 </div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: inherit;">Era il primo Natale che trascorrevano senza di lei. Entrarono con quel
grosso tacchino, con un rametto di rosmarino infilzato nel buco del culo, con
le cosce ornate da ciuffetti di carta, bellamente adagiato su un vassoio colmo
di patate. Così lo presentarono alla tavolata dei parenti. Ma quel tacchino,
dal prominente ventre, non era ben cotto, anzi era proprio crudo… Avevano la
loro postazione: un buco aperto, faticosamente, in un pannello. E, con
desiderio, attraverso quell’ingegnoso foro, osservavano le imprese erotiche
della loro zia. C’era l’emozione, ma anche la paura di essere scoperti che,
sicuramente, avrebbe comportato, l’immediato loro trasferimento in un collegio
o in un istituto penale! Ma quel giorno in quell’alcova succedeva qualcosa di
nuovo: la zia urlo, al suo uomo, “basta!”. E lui, lo spione, ebbe, per la prima
volta, un pensiero filosofico: tutto finisce… Problema: come si cucina un
ratto? Lo si lascia prima in salamoia? O lo si griglia fresco, fresco? Bisogna
impanarlo? Suo zio riteneva che i ratti fossero buoni in tutti i modi…Dopo
lunghe trattative con i proprietari presero in affitto la casa al mare.
Rispolverarono le stoviglie, fu fatta la spese e si passò alla distribuzione
delle stanze. A lui toccò lo zio e, dal suo leggero odore di colonia, il
ragazzo comprese come, in quella settimana, sarebbe accaduto qualcosa di
interessante…<o:p></o:p></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: inherit;">Franco Stelzer affida alla voce e agli occhi dei bambini il compito di
narrarci nove storie per dipingerci il loro mondo. Un mondo variegato e ricco
nel quale trovano spazio emozioni, sentimenti diversi, ilarità, stupore,
curiosità. Ci sono bambini che acquistano e cucinano un tacchino “per salvare
la loro solitudine”, per riempire il vuoto di quel primo Natale senza un
affetto. Bambini che si pongono grandi e piccole domande: come il capo fa la
pipì. Bambini che danno voce a ricordi comuni a tutti: un panino in spiaggia,
la sabbia sulle mutande. Quei ricordi, insomma, che hanno carattere universale
esattamente come quel momento, quasi inevitabile, nel quale amaramente si
comprende come certe cose non potranno più ritornare, alcune persone ci
lasceranno, certi sapori – anno dopo anno – saranno sempre diversi. Perché
tutto finirà travolto da una cappa di nebbia, tutto si offuscherà nell’esatto
momento in cui si comprenderà come ogni cosa è destinata a finire. E rimarrà,
sempre e comunque, quel filo di nostalgia a ricordarci che quel passato, fatto
di nonni, di zie eroticamente attive o di zii che si mangiavano topi, è davvero
esistito e, in parallelo, cresca il numero dei Natali con sempre più “senza”</span></span><span style="font-family: "Arial",sans-serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br /></div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-6678246616809437052019-08-27T21:11:00.000+02:002019-09-24T10:24:06.299+02:00LO STRADONE - Francesco Pecoraro <div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdNcKvDabn12UMRmwOpCzRQOkQ0CDqPt3KOjPfzM8yV3drKuEy3G_xB0oLg_50AMzrTlTnYgX7YMslN2pEmUk273YnXeC3rAL1_F8czINNtQ6srefiZ88MMHsXnK8d6zUzSpZ2UCjkMMY/s1600/Lo+stradone.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="272" data-original-width="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdNcKvDabn12UMRmwOpCzRQOkQ0CDqPt3KOjPfzM8yV3drKuEy3G_xB0oLg_50AMzrTlTnYgX7YMslN2pEmUk273YnXeC3rAL1_F8czINNtQ6srefiZ88MMHsXnK8d6zUzSpZ2UCjkMMY/s1600/Lo+stradone.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<b><i>Ristagni</i></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><i><br /></i></b></div>
<div style="text-align: right;">
Titolo: Lo stradone</div>
<div style="text-align: right;">
Autore: Francesco Pecoraro</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: Ponte Alle Grazie</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 2019</div>
<div style="text-align: right;">
Genere: Romanzo</div>
<div style="text-align: right;">
Pagine: 443</div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: inherit;">Città di Dio. L’uomo ha oramai settant’anni e abita, da circa vent’anni, al
settimo piano di una palazzina, lì nello Stradone dove “la città fa una pausa”.
In quel frammetto di città dove insiste lo Stradone ci sono entità umane
diacroniche, tutte estranee tra di loro: vecchi come lui che si incontrano al
bar, il Porcacci, a bere un caffè che è sempre cattivo, dove ci si scambiano
poche parole o, al contrario, dove si possono dire stronzate per ore perché li,
al Porcacci <i>nessuno te se ‘ncula, </i>ed
è proprio questo il bello, alla fine. Ma c’è anche il tifo per <i>‘a squadra </i> che pare quasi unirli questi estranei perché
essa assurge a “ultimo ente simbolico” che dà un senso di appartenenza con quel
suo avere “tacitamente la precedenza su tutto e tutti”. La facciata del suo
palazzo è esposta a nord, non prende mai il sole. E da lì il suo occhio vigile
e sensibile vede tutto, soprattutto vede ciò di cosa sono capaci gli incapaci,
vede come l’inerzia dell’amministrazione, la stupidità di tecnici-architetti-urbanisti
incida negativamente su una porzione di citta, o meglio di non-città. O forse
non è esattamente così: forse è vero che la città che si costruisce è un
prodotto collettivo: “la città demmerda è un’incerta auto-celebrante messa in
figura della gente demmerda che ci abita e la costruisce”. Ma tant’è. L’uomo,
l’anziano, il fallito, sta bene e sta male nello Stradone, incasellato nella
categoria degli Inutili o, meglio, dei Dannosi. Il Sistema gli ha concesso una
pausa pre-morte (morte, non trapasso, non scomparsa) con una pensione calcolata
ai tempi della socialdemocrazia…<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: inherit;">Francesco Pecoraro, poeta, scrittore e architetto, è tornato, quest’anno,
in libreria dopo un intervallo di sei anni dall’uscita del suo precedente
romanzo, La vita in tempo di pace, che gli valse numerosi encomi dalla critica.
Lo Stradone, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">in primis, </i>è un’opera,
con le sue 400 pagine e oltre, che affascina anche per il suo essere ibrida,
non essendo facile inserirla univocamente in una precisa categoria: è un
romanzo, ma anche un saggio, anche un memoriale. Manca lo schema tipico del
romanzo, del “raccontare una storia” con tutti i tipici elementi che una storia
dovrebbe avere. La vera protagonista è, alla fine, una voce, senza nome: voce
che proviene da un anziano, con i capelli diradati, guance infossate, pelle
ingiallita, un anziano come altri, come tutti gli anziani del mondo. Voce che
incessantemente parla, di sé, dei suoi fallimenti, dei suoi sogni di accademico
infranti, del suo inserimento in un Ministero, del suo inserirsi, poi, nel
partito socialista, della corruzione, dell’arresto. Ma è anche una voce che parla
di quella porzione di città nella quale si fabbricavano i mattoni per la
creazione della città di Dio. E che parla dell’oggi, dei “jeans falso
consumati. Falso strappati.” E delle “birre falso-artigianali”. E noi,
incantati, seguiamo quelle parole che ci portano al degrado, al Ristagno, a
quel senso di non-appartenenza costante. E vediamo quei vecchi, nello Stradone,
con i loro terribili giubbotti multi-tasche, che consumano la loro pensione raschiando
gratta&vinci, vediamo la loro solitudine e sentiamo anche le voci dei
fornaciari, con il loro peso di mattoni da 36 kg, e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">er Partito</i> e la sindacalizzazione e Lenin in Italia e l’edilizia
con la sua necessaria speculazione e le case dell’IACP. Tutto vediamo e
sentiamo. Un’opera nuova, originale quella creata da Pecoraro anche per l’uso
sapiente di registri narrativi differenti, per il passaggio, sempre senza
sbavature, da linguaggi prettamente letterari, elevati, poetici, aulici talora,
all’uso di linguaggi tecnici o all’uso del romanesco o, anche, alla trasformazione
di lemmi onde ricavarne neologismi. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: inherit;">Articolo già pubblicato su Mangialibri</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<br /></div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-75894879550988892402019-08-23T22:26:00.000+02:002019-09-05T20:06:35.252+02:00SEMPRE CARO - Marcello Fois<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgdNc7o-gWl2GWb6ATtfq42gae0ljUtySpV9LReAaXqYcbncMINNhVX3WpvSOb50j_VavmAXnkXcvTWKBYLYFzcNNJ06KU5eK9ZSFwfdEs82SodxWWc_3WoYUxku93G5EcjJUil0xWiNQ/s1600/semore.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="215" data-original-width="151" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgdNc7o-gWl2GWb6ATtfq42gae0ljUtySpV9LReAaXqYcbncMINNhVX3WpvSOb50j_VavmAXnkXcvTWKBYLYFzcNNJ06KU5eK9ZSFwfdEs82SodxWWc_3WoYUxku93G5EcjJUil0xWiNQ/s320/semore.webp" width="224" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
Titolo: Sempre caro</div>
<div style="text-align: right;">
Autore: Marcello Fois</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: Einaudi</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 2015</div>
<div style="text-align: right;">
Genere: Romanzo</div>
<div style="text-align: right;">
Pagine: 100</div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; text-align: start;"><span style="font-family: inherit;">Si diceva che Bustianu, dopo pranzo, stesse andando a fare una passeggiata: il “sempre caro”. Così la chiamava, proprio come la poesia di Leopardi. E con “sempre caro” egli non intendeva il colle, intendeva proprio prendersi un po’ di fresco in altura e godersi il panorama. Si diceva che Bustianu fosse pensieroso e ciò poteva solo significare che avesse tra le mani una causa complessa e che, pare, non volgesse al meglio. Stava difendendo un giovane, Zenobi, bello come il sole che si era messo nei guai: accusato di aver derubato degli agnelli per poi rivenderseli. E nulla, quella causa non andava proprio bene, dato che il giovine si era dato alla latitanza. E, no, ripeteva zia Rosina, madre di Zenobi, che non poteva aver fatto una cosa simile suo figlio: lei lo conosceva bene. E poi, c’era anche la storia di Sisinnia, bella come una madonnina, e pare che tra lei e il giovane latitante ci fosse del tenero. E pare ancora che il padre di lei, della madonnina, fosse pure contento di quella simpatia tra i due. E allora, perché Zenobi avrebbe dovuto rubare gli agnelli proprio a Casula Pès, padre di Sisinnia? Perché?...</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; text-align: start;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; text-align: start;">Sempre caro fa parte del progetto letterario di Marcello Fois mirante a creare una saga con personaggio fisso e di cui costituisce il primo volume, seguito da Sangue dal cielo e L’altro mondo, tutti editi da Einaudi. Il protagonista Bustianu trova la sua origine in un personaggio realmente esistito: il grande avvocato, poeta e intellettuale nuorese Sebastiano Satta. La storia raccontata rispecchia lo schema tipico del giallo: delitto-indagine- individuazione del colpevole, ma si arricchisce di nuovi elementi tanto da potersi indubbiamente definire un giallo atipico che fuoriesce da quelli che sono i rigidi confini di tale genere. Un romanzo di più ampio respiro quindi, innovativo sia per l’impianto narrativo sia, e soprattutto, per lo stile e per l’uso attento e originale della lingua utilizzata dall’autore. In primis, risulta strutturata su più voci che si alternano senza sovrapporsi: un primo narratore che ci presenta Bustianu; Bustianu stesso che ci racconta la storia dal suo punto di vista e, infine, un terzo narratore. Voci con tre registri narrativi diversi e che, talora, attingendo all’oralità, tessono un romanzo intricato, poetico, con bellissime descrizioni che restituiscono immagini di paesaggi agresti, ma anche riflessioni sulla società sarda dell’ottocento, sul ruolo-missione dell’avvocato, sul concetto di giustizia. Su tutto domina la lingua utilizzata da Fois: si passa da interi periodi in sardo a singoli lemmi e anche, traduzioni letterali in italiano, di modi di dire o espressioni tipicamente sarde. Un romanzo </span><em style="background-color: white; box-sizing: border-box; text-align: start;">sui generis</em><span style="background-color: white; text-align: start;"> come lo definisce Camilleri nella prefazione che, nel concentrarsi sul concetto di lingua dell’autore, richiama, a proposito, le parole di Sergio Atzeni: <i>“quando cerco una parola che abbia un suono diverso, che porti a una specificazione più precisa, uso il sardo. Credo che questo sia il contributo che ogni etnia regionale dovrebbe portare”</i></span></span><span style="background-color: white; font-family: "lora" , "georgia" , "garamond" , serif; font-size: 18px;"><i>.</i></span></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-20587362573505332482019-08-21T20:25:00.000+02:002019-08-21T20:50:30.426+02:00DIALOGHI DI ORDINARIA AMMINISTRAZIONE - Virginie Priolo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiISPoYyUNpG0t-ekYLuzs_qkhErFmCdIA1Tf2V6VHl2HYMt_i0dTyZlVH_QZmKxNIhV65Gi-MX1AqsXxta_yW8FaayF1Ug2jJSUVyPFbnaVV44hq6K2pO5Wv8Bu9tyxHkRAz6V9fj4oBk/s1600/dial.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="278" data-original-width="181" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiISPoYyUNpG0t-ekYLuzs_qkhErFmCdIA1Tf2V6VHl2HYMt_i0dTyZlVH_QZmKxNIhV65Gi-MX1AqsXxta_yW8FaayF1Ug2jJSUVyPFbnaVV44hq6K2pO5Wv8Bu9tyxHkRAz6V9fj4oBk/s400/dial.png" width="260" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<i><b>Parla che ti passa</b></i></div>
<div style="text-align: right;">
<i><b><br /></b></i></div>
<div style="text-align: right;">
Titolo: Dialoghi di ordinaria amministrazione</div>
<div style="text-align: right;">
Autrice: Virginie Priolo</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: La Zattera</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 2019<i> </i></div>
<div style="text-align: right;">
Pagine: 116</div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Tesoro, è evidente che ci sia qualcosa che ti turba, ma se non me lo spieghi io non posso aiutarti." </i>questa è la domanda che, una mattina, in bagno, Guido pone a sua moglie poco prima di recarsi al lavoro. La domanda delle domande. Chiaramente Laura, la di lui moglie, risponde, come da tradizione un significativo "<i>Ma no, non è niente di che." </i>E, sempre come da tradizione, da quel piccolo niente si scatena una valanga di, in ordine sparso: tu non mi ascolti mai, non ti emozioni se io ti propongo le cose, perché non posso ingelosirmi anche io, il tutto, naturalmente, senza dimenticare di riportare alla luce un episodio accaduto tempo prima. Non sia mai che la memoria non venga stimolata abbastanza... Che bellezza andare al supermercato insieme, c'è pure la Nutella in offerta e la magia di quelle corsie che, magicamente, si trasformano, in buone occasioni per polemiche, discussioni, ma poi, domanda Guido, chi è 'sto Luca che frequenta la loro figliola?... Ci sono anche le cene a casa di amici che, guarda un po', iniziano a litigare brutalmente. E, infine, la buonanotte. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Virginie Priolo, psicologa cagliaritana e mediatrice familiare, ci offre, con il suo esordio, uno spaccato di vita quotidiana, analizzando, attraverso i dialoghi dei protagonisti, il complesso e articolato mondo delle relazioni umane: d'amore, d'amicizia, di parentela. La struttura narrativa evoca più una pièce teatrale che un vero e proprio romanzo dalla cui lettura è facile immaginarsi una chiara suddivisione in atti ove i dialoghi danno vita a scene estrapolate dalla quotidianità di ognuno di noi. I battibecchi tra marito e moglie, non sempre letali e spesso contenenti tanto amore, le discussioni con gli amici, il rapporto con i figli, insomma cose comuni un po' a tutti noi, ma la differenza risiede sempre nelle modalità con le quali il dialogo (un qualsivoglia dialogo) viene instaurato e si sviluppa perché è proprio da ciò, anche nei piccoli frammenti di routine giornaliera, che i rapporti umani possono arricchirsi, migliorare o deteriorarsi o morire del tutto. <i>Dialoghi di ordinaria amministrazione </i>è frizzante, divertente, ironico, ma lascia spazio a riflessioni circa l'importanza di quel dono che possediamo: le parole. Parole con le quali si costruiscono mondi e, spesso, sta a noi scegliere quanti, e soprattutto quali, mondi costruire. Si legge in un soffio, regala quella leggerezza positiva, fa sorridere e, alla fine, non si esime dal propinarci una dose di amarezza, perché alla fine, l'opera è, in qualche modo, lo specchio di quello che è la vita: attimi, piccoli gesti, gioie e dolori. </div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<b><br /></b></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-71533990764076659492019-08-06T21:59:00.000+02:002019-08-21T22:00:27.421+02:00SULLA TRACCIA DI NIVES - Erri De Luca<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha7NuwNkQ_eW6SWNabxZgrIRwexfFs7-2RIwB5kAWrqmyTadUqhNDISjOvgFC-V1TpM2x6RhZQVIKqHcEfuHkvuxR4Mth__MGCt77EPLKyxG_tew8JkitclVzRELiABWd3EBpAJZ5tVAs/s1600/sulletracce.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="386" data-original-width="249" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEha7NuwNkQ_eW6SWNabxZgrIRwexfFs7-2RIwB5kAWrqmyTadUqhNDISjOvgFC-V1TpM2x6RhZQVIKqHcEfuHkvuxR4Mth__MGCt77EPLKyxG_tew8JkitclVzRELiABWd3EBpAJZ5tVAs/s320/sulletracce.jpg" width="206" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
Titolo: Sulla traccia di Nives</div>
<div style="text-align: right;">
Autore: Erri De Luca</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: Feltrinelli</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 2016</div>
<div style="text-align: right;">
Genere: Saggio intervista</div>
<div style="text-align: right;">
Pagine: 160</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px; text-align: start;"><span style="font-family: inherit;">Sono in due: lui, lo scrittore Erri e lei, l’alpinista. È una notte fortunata, senza vento. Quel vento che quando c’è bisogna saperlo ascoltare perché sa essere molto prepotente e questo lo sa bene chi, come Nives, frequenta le alte quote. Vento che, nelle alte quote, diviene padrone del tempo. Diviene, è una persona. E lei gli parla, gli racconta: il vento sa ascoltare. In fondo, lei attende sempre che lui faccia comunque il suo lavoro. E pur non sapendo quando smetterà di salire, nonostante non possa sapere quali saranno i risultati, potrà dire, ogni volta, di avergli fatto compagnia. Sempre. In quelle cime e ridiscese in compagnia del vento ed evidenzia, Nives, il concetto di “ridiscese” perché non basta una cima raggiunta, bisogna ridiscenderla quella cima con la stanchezza al culmine e con il peso di quello svuotamento che dà l’arrivo in cima. Scendere è, essenzialmente, <i>“disfare la salita, scucire tutti i punti dove hai messo i passi”. </i>Cime e ridiscese: sono il punto più distante da casa…</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px; text-align: start;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px; text-align: start;"><span style="font-family: inherit;">Il libro nasce da una chiacchierata-intervista notturna tra Erri De Luca e la famosa alpinista Nives Miroi, avvenuta in una tenda, in Himalaya, prima di una salita. Un alternarsi di voci, di riflessioni intorno alla natura, al concetto di sfida, ai sogni, al rapporto – spesso difficile – tra l’uomo e la montagna. Emergono, dalle parole rese dai due sotto un cielo stellato, due persone molto diverse: se lo scrittore risulta tendenzialmente calato in un mondo quasi spirituale o anche visionario, l’alpinista emerge, invece, in tutta la sua concretezza. E, alla fine, Nives Miroi, la cosiddetta tigre di alta montagna, con la sua personalità e la tenacia con la quale persegue i suoi obiettivi, affascina e incuriosisce, lo scrittore – che, in qualche modo, la sovrasta, lasciandole poco spazio – certamente non incuriosisce col suo offrirci ampi e ripetuti richiami alle sacre scritture, sviluppando, oltremisura, l’assunto per il quale <i>“molta scrittura sacra è alpinista”</i>. Sviluppi che, a onor del vero, talora non affascinano, talora cadono in retoriche affermazioni che stonano profondamente con un personaggio come la Meroi della quale, a fine lettura, si ha la sensazione di aver letto veramente poco essendo certi che avesse – o avrebbe potuto avere – tante cose interessanti da raccontare sul suo mondo, sulla sua vita, sui profumi e i suoni della montagna.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px; text-align: start;"><span style="font-family: inherit;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-size: 18px; text-align: start;"><span style="font-family: inherit;">Articolo già pubblicato su Mangialibri. </span></span></div>
<div>
<span style="background-color: white; font-family: Lora, Georgia, Garamond, serif; font-size: 18px; text-align: start;"><br /></span></div>
</div>
GIRASOLAhttp://www.blogger.com/profile/13732149945316556746noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6656259520203338494.post-77724029377370243302019-07-03T11:59:00.000+02:002019-07-23T12:19:35.602+02:00LA PRESUNTA STORIA VERA DI GIULIA E GIULIO - Giovanni Follesa<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZEBdDBoo73B9611bT6PK46lqgJ_IrY0weuoEd1VQD85ecVbx8n6RiaUO-Fv9hdkK7tQwWw3tbaTM89jN_KcFsGE8KuoGBEs3eg0SxW3zXfE_oF-imr3iDu01wTZ-PgggxVh5AbdOHydc/s1600/La+presunta+storia+vera+di+Giulia+e+Giulio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="150" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZEBdDBoo73B9611bT6PK46lqgJ_IrY0weuoEd1VQD85ecVbx8n6RiaUO-Fv9hdkK7tQwWw3tbaTM89jN_KcFsGE8KuoGBEs3eg0SxW3zXfE_oF-imr3iDu01wTZ-PgggxVh5AbdOHydc/s320/La+presunta+storia+vera+di+Giulia+e+Giulio.jpg" width="213" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="border: none; line-height: normal; margin: 14pt 0cm; text-align: right;">
<b><i><span style="font-family: inherit;">Il gigante egoista</span></i></b></div>
<h3 style="border: none; line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; mso-border-shadow: yes; mso-padding-alt: 31.0pt 31.0pt 31.0pt 31.0pt; text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Titolo: La presunta storia vera di Giulia e Giulio</span></span></div>
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><div style="text-align: right;">
Autore: Giovanni Follesa</div>
<div style="text-align: right;">
Editore: Arkadia</div>
<div style="text-align: right;">
Anno: 2018</div>
<div style="text-align: right;">
Genere: Romanzo</div>
<div style="text-align: right;">
Pagine: 208</div>
</span></span></h3>
<div class="MsoNormal" style="border: none; line-height: normal; margin: 14pt 0cm; text-align: right;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border: none; line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; mso-border-shadow: yes; mso-padding-alt: 31.0pt 31.0pt 31.0pt 31.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Roma,
anno 2032. Giulia e Giulio sono due fratelli, gemelli, figli del grande Ernesto
Luigi Saccherio, il magistrato, l’uomo che ha dato una svolta al Paese e,
soprattutto, a un sistema politico fatto di mollezze e di corruzione, Ernesto
chiamato dai figli anche il Papa e, da Giulia, il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“grande egoista di merda”</i>. Saccherio padre ha votato la sua
esistenza al diritto, appartiene alla categoria di coloro che posseggono una
dirittura morale tale da contrastare il decadimento della politica degli anni
passati. Con lui,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>grazie al suo operato
si è attuata una grande trasformazione di tutto il sistema, sotto il vessillo
della giustizia, dell’onestà: anche la Chiesa non ha più sede in Italia, ma in
Sudamerica. Tutto è cambiato. E di quel padre egoista, egocentrico, sia Giulio
sia Giulia seguiranno le orme: entrambi studieranno legge. E impareranno ad
amare, seppure in modi diversi, quella materia. Forse perché in quella casa si
respirava, in ogni attimo, il diritto, forse perché, nonostante l’insofferenza
ne hanno sentito forte il fascino. O la paura. I due giovani hanno quasi
terminato il loro percorso di studi, sono alle soglie della laurea. Quando
Giulia si recherà dall’esimio professor Bozzolo per chiedere di discutere la
tesi con lui, scoprirà che il fratello, di lei più talentuoso e con una visione
quasi mistica del diritto, si è già recato dal professore. Vista la duplice
richiesta, Bozzolo propone ai due gemelli una tesi congiunta sull’analisi dei
fatti, storici e sociali, che hanno portato al quadro attuale: insomma
un’analisi dei mutamenti che hanno condotto al vigente sistema con il
trasferimento della Chiesa in terra sudamericana. Nel far questo i due giovani
dovranno accedere al bunker paterno, il suo archivio segreto, contenente una
mole immensa di documenti. I due figlioli troveranno un accordo con il padre:
potranno varcare quella porta blindata e ogni giorno, per un mese in tutto,
potranno consultare quei documenti. “Troverete la mia vita disegnata su queste
carte. Ci troverete il vostro futuro” sentenzierà il grande Saccherio….<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border: none; line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; mso-border-shadow: yes; mso-padding-alt: 31.0pt 31.0pt 31.0pt 31.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Pubblicato
per i tipi di Arkadia nel 2018 e recante in copertina la riproduzione del
bellissimo dipinto di Sergio Fiorentino, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La
presunta vera storia di Giulia e Giulio </i>si presenta, già dalle prime pagine,
come un romanzo in grado di catturare l’attenzione del lettore, facendolo
immergere, piano piano, in una vicenda intricata e costruita abilmente.
Ambientato in un futuro non troppo lontano, il 2032, il romanzo ci presenta un
nuovo periodo storico nel quale il passato (che, di fatto è il nostro presente)
è stato spazzato via. E parallelamente a tale analisi, vi è uno scavo profondo
nei rapporti familiari, in affetti tormentati, in mancanze, in ferite sempre
purulente. Un viaggio, tortuoso, nell’infanzia dei due gemelli. E, passo dopo
passo, con una tensione crescente, scandita da quelle giornate nel bunker
paterno, prenderà vita un quadro dalla tinte fosche. Follesa è bravo nel
regalarci dosi sempre crescenti di inquietudine, con una gradualità dosata,
come uno stillicidio che mantiene sempre viva l’attenzione. Ha molte facce
questo romanzo, come la verità che mai è un blocco uniforme e compatto e, di
fatto, pone una lunga serie di quesiti. È presente un’analisi del potere nelle
sue mille sfaccettature - esiste, alla fine un potere, che sia anche buono?
Forse potere e giustizia saranno sempre destinati ad essere riposti nei
cassetti degli ossimori insuperabili. Il romanzo è anche un esame sulla verità,
sulla sua ardua ricerca e sul fatto che, alla fine dei conti, il suo
raggiungimento - o presunto tale-<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mai
del tutto risulta soddisfacente. Fa riflettere tanto questo libro. Sia sul
ruolo delle scelte, di certe scelte, soprattutto politiche, quelle che spesso,
con il tempo, perdono di senso e delle quali si smarrisce il filo originario
che le ha fatte sviluppare. Sia, infine, su quella che è la situazione politica
attuale, su quella che è stata e su quella che sarà. E Follesa non pare
regalare speranze: difficile vedere spiragli di luce quando il buio è divenuto
parte integrante di noi stessi. Nel chiudere il libro tanta amarezza, senso di
impotenza, sensazione che tutto pare destinato a ripetersi solo con volti e
nomi diversi, ma che tutto, in fondo, rimanga uguale. Ottimo romanzo, ottima
caratterizzazione dei personaggi, ricco di contenuti che non dà risposte, ma ci
fa porre tante domande, il tutto con uno stile scorrevole, pulito senza
sbavature. Leggerlo è un’esperienza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border: none; line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; mso-border-shadow: yes; mso-padding-alt: 31.0pt 31.0pt 31.0pt 31.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Articolo già pubblicato nella rivista <a href="http://www.lacanas.it/" target="_blank">Làcanas</a></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border: none; line-height: normal; margin-bottom: 14.0pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 14.0pt; mso-border-shadow: yes; mso-padding-alt: 31.0pt 31.0pt 31.0pt 31.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<br /></div>
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