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martedì 17 marzo 2020

FINALMENTE PARIGI - Mark Twain

Ah, Paris

Titolo: Finalmente Parigi
Autore: Mark Twain
Editore: Mattioli 1885
Anno: 2019
Genere: Viaggi
Pagine: 161
Traduzione: Livio Crescenzi

La partenza del piroscafo Quaker City da New York per la “Grande Escursione di Piacere in Europa e Terra Santa” è fissata per il giorno 8 giugno 1867: è un sabato. L’orario per il salpo è previsto alle dodici. Tra i partecipanti a quel tanto commentato viaggio vi è anche un giovane trentaduenne Mark Twain, il quale è riuscito a farselo finanziare dal Daily Alta California. E in quell’atteso sabato il giovane cronista osserva il molo affollato, i ponti dell’imbarcazione strapieni di bauli e valigie, ma soprattutto i crocieristi, provenienti da diverse città, con i loro orribili abiti da viaggio e il loro pigolio incessante tanto che “sembravano tani polli mogi e abbattuti che stessero facendo la muta delle penne.” In alto, si intravede issata una maestosa bandiera. È nell’insieme uno spettacolo tristissimo nonostante quello fosse un viaggio di piacere! Alfine, arriva l’ordine: Mollare! Ma piove, piove copiosamente: c’è una tempesta. Pertanto i passeggeri debbono rimanere ormeggiati nelle acque del porto. Domenica mattina la tempesta si placa, ma il mare è ancora agitato: resteranno ormeggiati fino al lunedì. Poi finalmente si solcherà l’oceano. I passeggeri iniziano subito ad adattarsi alla vita di bordo che, ben presto, diviene monotona come “la routine di una caserma”. Non noiosa, per carità! Ma, a onor del vero, ci va molto vicino. I crocieristi, iniziano ben presto a modificare il loro lessico e ad appropriarsi dei termini marinareschi “cabina a pruavia” e “cabina a proravia” diventano espressioni usuali. Il viaggio è appena agli inizi, torneranno a New York il 19 novembre…

Nel 1869 un non ancora famoso Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhome Clemens, diede alle stampe The innocent abroad Gli innocenti all’estero, volume nel quale raccontava, con piglio di cronista, di una crociera in Europa, Nordafrica e Terrasanta. Oggi, l’editore Mattioli 1885 ripropone quell’opera in due volume distinti: Finalmente Parigi, appunto, che narra della prima parte del viaggio e il volume In questa Italia che non capisco. Viaggio nel Belpaese, dedicato alla seconda parte della Grande Escursione. Finalmente Parigi, quindi, rientra nella produzione giovanile di Twain prima che egli assurgesse al rango ufficiale di grande scrittore, prima che Faulkner lo definisse come il più grande scrittore americano. In queste dense pagine ci offre una cronaca precisa di questo viaggio di piacere che, a pieno titolo, si inserisce in quel periodo ottocentesco nel quale il viaggio diviene strumento accessibile non più solo al ceto aristocratico ma anche alla borghesia, viaggio che reca in sé lo strumento per un arricchimento culturale, trasformandosi in una tappa dell’iter formativo e di crescita dell’uomo. Non è un caso che la prima agenzia di viaggi fu creata proprio nel 1865 da Thomas Cook, a Londra, il quale già venti anni prima aveva organizzato il primo pacchetto turistico della storia. In questo clima si inserisce anche il viaggio narrato da Twain che, con spirito critico e con l’acume e la sagacia che sempre lo caratterizzeranno, ci racconterà dei paesi visitati, senza mai dimenticare di scagliare la sua usuale dose dardi velenosi: i suoi compagni di viaggio sono dei pennuti, la comunità delle Azzorre “lenta, povera, inetta, assonnata e pigra”, una comunità fertile per gli imbrogli dei gesuiti. Nessun luogo sfugge alle mordaci parole di Twain, ma soprattutto nessuna persona, perché è vero che si parla di viaggi ma nel mirino del perfido cronista ci sono prevalentemente gli uomini, con i loro vizi, difetti, con le loro banalità.

sabato 1 aprile 2017

IL RISCATTO DI CAPO ROSSO - O. Henry

Idee quasi geniali

Titolo:  Il riscatto di Capo Rosso
Autore: O. Henry
Editore: Guanda
Anno: 2014
Traduzione: Luigi Brioschi
Pagine: 197
Genere: Racconti
Adoro i racconti, il loro concentrare in poche pagine una storia, una vita, emozioni, il loro colpo di grazia dato dal finale, spesso non previsto. Non conoscevo O. Henry ed è stata una piacevole scoperta. Una sfilza di personaggi un po’ buffi, piccoli truffatori, scansafatiche senza l’ambizione di divenire dei grandi malfattori. si muovono nelle pagine di questa raccolta caratterizzata  da un’alta cifra di umorismo. Lettura gradevolissima.
Alabama. Bill  e Sam ebbero la “temporanea folgorazione” di rapire un bambino onde raggiungere la somma mancante di duemila dollari per porre in essere una frode edilizia. Individuata la vittima in un bimbo di dieci anni attuano il loro piano. Ma le cose non vanno esattamente come avevano previsto... Il maggiore Talbot e sua figlia si trasferiscono a Washington dove prendono in affitto alcune stanze comprensive di uno studio nel quale il maggiore potrà lavorare al suo libro. Il tempo passa e, nel frattempo, i soldi finiscono... Andy e Tucker in possesso di un rotolo di biglietti grosso come il timone di una carrozza decidono di metter su un'agenzia matrimoniale ritenendo di poter, nell'arco di due mesi, raddoppiare il malloppo. Iniziano con un'inserzione sul giornale firmata “Cuore solitario”... Maggio è il mese dominato da spiriti pazzi e burloni e, soprattutto, è il mese nel quale Cupido si diverte a sparare alla cieca. E maggio pizzicò il vecchio e gottoso signor Coulson...

O. Henry, pseudonimo di William Sidney Porter, è stato un maestro nell’arte del racconto breve. I racconti della raccolta Il riscatto di Capo rosso si caratterizzano per la presenza di un finale sempre a sorpresa in grado di stravolgere l’intera vicenda o gli obiettivi iniziali che i protagonisti si erano prefissi. I suoi personaggi non sono mai dei grandi criminali, non potrebbero, per intenderci, occupare un ruolo in una grande associazioni a delinquere perché son quasi innocui, capaci di architettare piccole truffe, perdigiorno e, alla fine, è impossibile non provare per loro simpatia. Il punto forte di queste storie è, indubbiamente, la generosa dose di umorismo precisamente di quell’umorismo, come l’ha definito Manganelli, da contafavole molto vicino a quello di Mark Twain. Considerato come la risposta americana a Guy de Maupassant, altra figura di riferimento del genere racconto, con il quale ha sicuramente in comune la costruzione del finale, ma riesce comunque a distinguersene per la mancanza di quella cupezza che, invece, dà l’impronta a molti dei racconti dell’autore francese. E in quell’umorismo e quelle vicende che fanno sorridere e meravigliare Henry offre uno spaccato dell’America del suo tempo che l’autore, con occhio attento, ha registrato dall'interno della sua cella, durante gli anni della prigionia nel penitenziario dell’Ohio.