martedì 24 aprile 2018

QUANDO ERAVAMO ORFANI - Kazuo Ishiguro


Titolo: Quando eravamo orfani
Autore: Kazuo Ishiguro
Editore: Einaudi
Anno: 2017
Genere: Romanzo
Pagine: 332
Traduzione: Susanna Basso

Ishiguro si rivela sempre scrittore raffinato, anche se – a onor del vero – questo romanzo, pur pregevole, l’ho trovato, in alcuni punti, poco convincente, ingenuo quasi

Nell’estate del 1923 il giovane Christopher Banks, dopo aver terminato gli studi a Cambridge, decise di stabilirsi a Londra, nonostante la zia lo volesse con sé nello Shorphire. Il suo sogno, coltivato fin dall’infanzia e simbolicamente rappresentato da una lente di ingrandimento che i compagni di scuola gli regalarono anni addietro e dalla quale mai si separerà, di divenire investigatore, è ora una realtà. Piano, piano il suo nome diviene noto grazie ai casi che, man mano, risolve. I misteri e la ricerca della verità sono i suoi obiettivi principali. Già, i misteri. Uno in particolare. Uno che riguarda la sua famiglia, la sua infanzia. È quello il mistero che lo ossessiona. Perché tutta la sua esistenza pare non riuscire a smuoversi davvero, ad avere un senso, fintanto che non comprenderà le ragioni vere per le quali i suoi genitori furono rapiti a Shangai. Da quello strano rapimento derivò il suo viaggio, ancora bambino, verso l’Inghilterra, presso la zia. Ma lui ha deciso che tornerà lì, a Shangai, troverà il nascondiglio nel quale si trovano i suoi genitori, rivedrà il suo amico d’infanzia, Akira, perché è certo, il nostro Bansk che Akira si trovi ancora lì visto che ne era innamorato. Sarà quella la sua indagine più importante e seria della sua vita…
Kazuo Ishiguro insignito, lo scorso anno, del Premio Nobel per la letteratura, ancora una volta   conferma, con questo romanzo, la maestria, la delicatezza e la raffinatezza della sua scrittura sempre precisa, attenta e priva di sbavature.. Non ci sono grandi eroi tra le pagine, ci sono personaggi che vagano, ancorati a un passato che non hanno ben inquadrato, che errano con una bagaglio fatto di sogni, di paure, di desideri, tanti desideri. E quello di vagare, senza avere una dimora fissa, pare essere il destino di chi, come il protagonista, ma anche come Jennifer, è orfano: chi è orfano non ha una dimora, continua a cercare, indizi, verità, per colmare vuoti, per ricostruire, a piccoli passi, frammenti di vita passati divenuti, con il tempo, sfumati, poco precisi. Tale ricerca, quasi ossessiva, accompagna il giovane Bansk che vive nel presente, ma è sempre proiettato nella sua infanzia, nei ricordi, come se non avesse un’epoca, un posto suo. Per quanto si resti affascinati dalla bellezza della scrittura, per quanto il tema di fondo sia appassionante, non mancano delle ingenuità, delle coincidenze improbabili oltre che dei colpi di scena poco credibili, se non proprio irreali che, di fatto – è spontaneo il confronto – rendono quest’opera distante da Quel che resta del giorno, che conserva intatto il podio.


venerdì 20 aprile 2018

LEGGENDA PRIVATA - Michele Mari


"Nacqui in inverno"

Titolo: Leggenda privata
Autore: Michele Mari
Editore: Einaudi
Genere. Romanzo
Anno: 2017
Pagine:171


Leggenda privata è il primo romanzo che leggo di Michele Mari, autore che mi ha sempre incuriosito tanto. Sono rimasta folgorata dallo stile di Mari tremendamente originale, alto, mutevole. Rimane impresso senza dubbio.

Nacqui d’inverno, al nostro discontento. Fui cupo e spinoso, poi come un buon cactus produssi dei fiori, cibandoli delle mie polpe. I miei libri, quei fiori; il mio stile di vita, le spine; la bio-vita, la polpa; il mondo, il deserto, ove tallotta uno scorpio, un crotalo, un formicaleone; oppure il sitibondo che ti amputa e scortica per succhiarti la fibra: «Ma prendi i miei fiori» gli dici col pensiero, «alliétati di quella fragranza»: macché, vuole attingere al bio, colui, né più né meno degli Accademici; e tu resti poi monco, fiorito ma monco, e ludibrio alla famiglia dei cactus e degli alberi tutti. (incipit)

Alla mezzanotte lo scrittore Michele Mari è stato convocato nella Sala del Camino. Era buio, ma lui sentiva la presenza di tutti loro. Quello che Gorgoglia gli ha chiesto la sua autobiografia. Ma come la mettiamo con l’altra autobiografia già commissionatagli, la settimana precedente, dall’Accademia dei Ciechi? E no! Ha precisato Quello che Gorgoglia: questa dovrà essere diversa, totalmente nuova e solo un fatto potrà essere ripetuto: l’essere egli nato da un amplesso abominevole. “Scrivi” continuano a ripetergli. E il povero Michele ha paura, ha il sospetto che potrebbero anche affidare l’intera faccenda a Quella dalle Orbite Vuote e questo proprio non lo sopporterebbe. Proprio no. E scrive della sua nascita, avvenuta in inverno, otto mesi dopo il concepimento e il numero otto, si sa, è simbolo di aberrazione. Ma egli non fu mostro, però fu mostruoso fu il rapporto che intrattenne con se stesso. Poi di cosa potrebbe parlare per rimanere nel concetto di “bio”? Di Ovidio il bidello? O dello studio o del fatto che egli fu cupo e spinoso come un cactus e produsse dei fiori cibandoli delle sue stesse polpe? E tutti quei grumo-nodi irrisolti? Il grumo-nodo padre? Il grumo nodo madre?...

"Il fatto è che scrivo al ribasso. Non invento, non enfatizzo: grado della mitopoiesi molto vicino allo zero. Semmai ometto, attenuo, eufemizzo. Ma questi mostri vogliono il carnevale, l’euforia della forma: per cogliermi lì, ignudo sotto un travestimento così sfarzoso da non poter diventare una seconda pelle. L’idea è che l’ingombro del travestimento sia tale da trasformarsi in una prigione." (Pag. 99)

Michele Mari torna in libreria con una autobiografia definita horror. In uno scenario tra il fantastico e il grottesco, l’autore scava nel proprio passato, per affrontare paure e mostri più o meno malvagi. E sono proprio gli anni della giovinezza – tema peraltro non nuovo nelle opere del Mari – quelli nei quali si trova precipitato, per merito o colpa degli Accademici, per impelagarsi nel suo labirintico passato di dubbi, fobie, ma anche amore e cercare di dipanare quelle matasse – o meglio grumo nodi – da cui ha origine la sua natura quasi scissa: una madre la cui divisa era la tristezza e un padre, il noto designer Enzo Mari, ingombrante e immenso.  È un romanzo crudo, ma anche crudele, feroce, senza orpelli nel quale l’autore si trova a fare i conti con la sua infanzia perché benché, come il medesimo ha dichiarato “piena di traumi e di lutti” rimane per lui la “cosa più significativa”  che ha vissuto. E le sue parole colpiscono e feriscono perché prive di addolcenti, di anestetizzanti neppure blandi. Entra a testa alta nel suo passato, nei suoi conflitti familiari, nelle sue guerre, senza alcuna corazza. Coraggiosamente. Il tutto con il suo stile originale, fuori da schemi preconfezionati nel quale si passa, con nochalance, da un registro linguistico ad un altro e con l’uso sapiente di una lingua che risulta, ad ogni pagina, fertile, ricca e variegata. Il libro è inoltre intervallato da una trentina di fotografie  in bianco e nero che accompagnano e esplicano la lettura degli eventi narrati, ma che – in qualche modo- parlano da sole.

martedì 17 aprile 2018

INCHIESTA SU GESÙ - Corrado Augias


Gesù chi?

Titolo: Inchiesta su Gesù
Autori: Corrado Augias – Mauro Pesce
Editore: Mondadori
Anno: 2006
Genere: Saggio religione
Pagine: 280


Chi era Gesù? Chi era l’uomo che parlò alle folle lanciando messaggi nuovi e originali? L’uomo amato, speciale, ma anche torturato, condannato a morte e crocifisso? L’uomo che, forse, risorse? È molto probabile che quell’uomo vide i propri natali a Nazareth, un piccolo villaggio sito in Galilea, ciò che, invece, è certo è che egli fu partorito da Maria. Maggiori dubbi, come è risaputo, sussistono circa la sua paternità: se il Vangelo di Giovanni ritiene che sia stato Giuseppe il padre fisico di Gesù, quelli di Matteo e Luca, invece, sostengono la sua nascita miracolosa ad opera dello Spirito Santo. A lui, quasi sicuramente, si deve la composizione della preghiera Padre Nostro. È altresì certo che Gesù fosse un ebreo: per dire, egli crede in unico Dio e, nell’antichità, questa risulta essere una caratteristica precipua dell’ebraismo, così come sono fondamentalmente ebraici tutti gli insegnamenti divulgati da Gesù. Passo opportuno per comprendere davvero chi sia stato quell’uomo è quello di abbandonare una forma mentis imbevuta di cristianesimo e “guardarlo con occhi ebraici.”

"Si acclama un leader, lo si osanna, da lui ci si aspettano una certa quantità di benefici; quando, per un qualsiasi motivo, le ragioni della sua forza, e per conseguenza i benefici sperati, e quindi il suo fascino, vengono meno, con molta rapidità la folla si allontana lasciando solo l’uomo fino a poco prima idolatrato"

In questo ottimo saggio, edito nel 2006, il noto giornalista Augias intavola un interessante dialogo con il biblista Mauro Pesce al fine di offrirci un ritratto, terreno, dell’uomo chiamato Gesù. Una conversazione nella quale le domande, curiose e talora provocatorie di Augias trovano le risposte precise e dettagliate di Pesce il quale, nelle sue argomentazioni, rimane ancorato a un approccio prettamente storico che, nel suo intento, non “compromette la fede, ma neppure obbliga a credere.” Il punto forte di questo vivace botta e risposta è quello di restituirci la figura di Gesù nella sua dimensione terrena, nella sua fisicità di “carne, muscoli,” ed è pregevole il risultato: quell’uomo che percorreva le vie di Israele e diffondeva messaggi a carattere universale diviene quasi tangibile e, in qualche maniera, molto vicino a noi grazie all’eliminazione di quei pesanti veli che. nel corso del tempo, per esigenze religiose e teologiche, si sono stratificati su quella figura. Tale analisi ha comportato una disamina della miriade di fonti esistenti e di interpretazioni contraddittorie che spesso hanno alterato le vicende concrete. Un’inchiesta affascinante che muovendosi in quei testi, dalla cui lettura emergono anche degli splendidi passi letterari, in grado di colpire tutti: credenti e atei.

Altri libri:

giovedì 12 aprile 2018

BASTARDO POSTO - Remo Bassini


Città bastarda

Titolo: Bastardo posto
Autore: Remo Bassini
Editore: Perdisa Pop
Anno: 2010
Genere: Romanzo noir
Pagine: 178


Paolo Limara è un giornalista famoso, scrive per “La civetta”. Un tempo si mormorava che sarebbe diventato il nuovo direttore, ma le cose cambiano - esattamente come cambiano le voci.  In certe notti senza nebbia e senza luna, dopo le tre, si ferma davanti a una vetrina per osservare un manichino senza sesso in un negozio chiuso da ormai quattro anni. Non si vergogna a star lì, immobile. Si ferma a macinare mille pensieri e fuma. Una sigaretta dopo l’altra. A mettere insieme pezzi di uno strano mosaico. La sua vita è distrutta. Paolo Limara è un uomo che soffre: Valeria è morta. Di incidente stradale, è stato detto. È morta proprio mentre parlava al telefono con sua zia Luigina. Valeria era la sua amante. Tutti quanti lo sanno, anche sua moglie Graziella. Valeria l’ha tradito. Forse. Era una grande troia. Forse. Paolo Limara non sa che dietro quella silenziosa vetrina c’è, al buio,  anche un’altra figura: è una donna, la ex proprietaria di quel negozio abbandonato…

Una storia crudele e velenosa quella che ci racconta Remo Bassini nel suo quarto romanzo tutto fatto di vite che si incrociano, si sfiorano e si distruggono. L’autore pare osservare - esattamente come fa il giornalista Paolo Limara - una vetrina nella quale però non ci sono manichini muti e senza sesso, ma uomini e donne e storie che richiamano altre storie. Storie di male. Tante.  L’autore, con abilità da cronista, ci presenta uno spettacolo zeppo di ipocrisie, di verità – molteplici e diverse – di pedofilia, di strane sparizioni, di malavita, di corruzione, di videopoker, di silenzi imposti, di famiglie distrutte e di mafia all’interno di una piccola città di provincia. Una città bastarda nella quale il senso di colpa, il dolore e le paure si mescolano fino a confondersi in una nebbia perennemente presente. E non si può tornare indietro. E non si possono più pronunciare quelle parole che dovevano essere pronunciate prima. Non si può scappare, non ci si può nascondere se si è giornalisti famosi, non è concessa la grazia di un dolore intimo da consumare tra le quattro mura domestiche. No, non è possibile anche perché il dolore privato non può esistere in questo bastardo posto. Le parole di Bassini precipitano come cascate, sono rapide, improvvisamente si interrompono senza che si possa percepire un seppur minima sensazione di pausa. Nessun riposo è consentito una volta che si è avvolti da quel vortice. Un vortice di parole che quasi frastornano che si susseguono e si consumano, quasi impercettibilmente, in sole cinque notti. Cinque notti intense e nere nelle quali tutti paiono destinati ad essere sconfitti e annientati. Dai rimorsi, dalle paure, da ciò che non si può combattere e da quello strano e incredibile, ma tremendamente verosimile, mosaico che si tenta lentamente di ricostruire forse troppo in ritardo. Forse perché è il gelo della morte che arriva sempre puntuale, se non in anticipo.

Altri libri:

venerdì 6 aprile 2018

TERREMOTO - Chiara Barzini

Scosse e crescite

Titolo: Terremoto
Autrice: Chiara Barzini
Genere: Romanzo
Editore: Mondadori
Anno: 2017
Pagine. 336
Traduzione: Chiara Barzini – Francesco Pacifico

Con un titolo evocativo la Barzini ci porta nel movimentato, ma anche confuso, triste, malinconico mondo dell’adolescenza. Protagonista è Eugenia che si ritrova non solo a vivere quella complicata fase della vita (ho ancora ricordi terribili della mia adolescenza), ma per di più in un ambiente lontano da quello in cui è cresciuta perché costretta a seguire i suoi genitori in America.

 “Stavo guardando mia nonna, seduta a gambe incrociate e tette nude sulla spiaggia di El Matador, a Malibu, quando mi ricordai che da piccola io e lei pomiciavamo. Lei tirava fuori la lingua e io gliela dovevo leccare. Lo chiamava il gioco del lingua a lingua. Un raviolo molliccio le usciva di colpo dalla bocca in cerca di compagnia. Non potevo dirle di no. L’odore della sua saliva mi repelleva e il gioco non mi piaceva, ma mi era stato detto di farlo lo stesso perché lei era vecchia e io bambina. Andammo avanti così fino ai miei otto anni. La visione dei suoi seni nudi e penduli sulla spiaggia, quel giorno, mi sembrò fuori luogo come la sua lingua nella mia bocca anni prima. Era sempre tutto così nella mia famiglia. Non facevamo mai le cose come si deve
(Incipit)

Nel 1992 la giovane Eugenia si trasferisce, al seguito della famiglia, da Roma a Hollywood “per diventare ricchi e famosi” disse il padre, ma il genitore, inseguendo con quel trasferimento il sogno di diventare un grande regista, scordò di dirle che sarebbero andati a vivere nella San Francisco Valley. Ed ecco la famigliola italiana, con nonna al seguito, nelle strade americane. Il primo acquisto sarà una Ford Thunderbird decapottabile. Eccola Eugenia, nella Valley così lontana da quei fotogrammi di Hollywood che i suoi genitori avevano promesso sarebbero diventati la sua vita. La Valley è un luogo sconsolato, le cui strade hanno poco di accogliente. Poi c’è la scuola, con i metal detector, la diffusa paura delle gang: Eugenia, isolata, in quell'edificio affollato da migliaia di studenti si sente sperduta. È sola. Il suo modello di vita, consolatorio e salvifico, diviene la Vergine Maria alla quale si rivolge, dal giorno del trasferimento, per avere rassicurazioni materne, quelle che Serena, la madre, non riesce a darle perché troppo impegnata. Perché sempre altrove, con lo spirito. Ed è proprio a Maria che  si rivolge il primo giorno di scuola, con il terrore che le stringe il cuore e le rebook pumpins ai piedi “Maria, questo è il giorno più importante della mia vita (…) non voglio dover cercare un bagno. Ho paura di chiedere dov’è. Ti prego fa che non debba fare pipì”…

Terremoto, scritto in inglese poi tradotto in Italiano, è un romanzo sull'adolescenza che, in qualche modo, ha dei punti di contatto con l’esperienza personale dell’autrice poiché che, anch'ella, come Eugenia ha vissuto, da giovane, il trasferimento dall’Italia. L’adolescenza è, per definizione, una fase complessa, ma diviene ancor più difficile in queste pagine dal momento che ad essa si accompagna un traumatico distacco, non voluto ma subito. Lontana da tutto, lontana da tutti, Eugenia è sola, tremendamente sola, con due genitori hippie, preoccupati solo di far un film, quasi dimentichi della sua esistenza, sordi alle sue richieste. Eugenia combatte, con la tristezza nel cuore, fa di tutto per farsi accettare, si costruisce un immaginario costume di gomma che la proteggerà da quella vita. Piccola e inadeguata, diversa, con le reebok ai piedi quando tutte le altre ragazze avevano i tacchi. Cerca calore, amici, qualche parvenza di amore e qualcosa trova, personaggi spezzati come lei: Alo l’indiano con il cancro alla gola, Henry con l’orecchio mozzato, l’amico necrofilo, il persiano vittima di una gang. Un romanzo amaro, un vero terremoto, appunto, soprattutto interiore, spesso silenzioso, non urlato, appena accennato, ma lacerante. Non manca anche la tenerezza e lo spazio per un amore, quello per Deva, bella e diafana, in una terra dove per il romanticismo non c’è posto. La Barzini è riuscita a descrivere in modo incisivo l’ansia e la sofferenza del distacco, le difficoltà del crescere, il dolore di chi non ha punti di riferimento, alternando pagine altamente appassionanti -bellissima la parentesi della vacanza della protagonista in una piccola isola italiana e meravigliose le descrizioni dei paesaggi e della natura - a pagine con tono decisamente più basso.

Altre recensioni:
L'estate di Ulisse Mele, Roberto Alba
Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, Eric-Emmanuel Schmitt
Montedidio, Erri De Luca
Velvet, Mary Gaitskill

venerdì 30 marzo 2018

NUOVE RELIGIONI E SETTE - Raffaella Di Marzio

Titolo: Nuove religioni e sette
Autore: Raffaella Di Marzio
Editore: Magi
Anno: 2010
Pagine: 210
Genere: Saggio religione

Già a partire dai primi del '900, in Italia, si sono diffuse religioni diverse da quella cattolica. Tale fenomeno si è accresciuto alla fine della Seconda Guerra mondiale fino ad arrivare ai giorni nostri, caratterizzati da un forte pluralismo religioso, soprattutto - anche - a seguito del fenomeno dell'immigrazione. Un ruolo cardine nell'ambito di questa evoluzione è, sicuramente, da rinvenirsi nel Concordato del 1984 in forza del quale la religione cattolica cessava di essere religione di Stato. Un paese non confessionale il nostro, con l'esigenza di riconoscere ufficialmente i nuovi culti e con la necessità anche di riconoscere i nuovi culti oltre che di comporre il fenomeno della convivenza di diverse religioni all'interno del medesimo Stato, comunque dominato dalla religione cattolica. La presenza di nuove forme religiose è stata, ed è tuttora, foriera di numerosi conflitti. In questo variegato quadro assume rilevanza fondamentale il problema di individuare il concetto di setta e di lavaggio del cervello. Oggi "setta" è usato in un'accezione negativa, per quanto la sua etimologia faccia pensare, semplicemente, ad un gruppo che si separa da un altro maggioritario o che segue una dottrina particolare...

Raffaella Di Marzio, studiosa del fenomeno religioso e impegnata nel direttivo della Società Italiana di Psicologia della Religione, con il suo saggio cerca di analizzare con spirito critico e scientifico le nuove realtà religiose. In primis, le motivazioni psicologiche che inducono le persone, ciascuno di noi, a cercare risposte in un movimento piuttosto che in un altro. Il saggio è suddiviso in tre parti. La prima,  assai documentata, si occupa innanzitutto della definizione del concetto di setta cercando di evitare quel luogo comune per il quale ogni discostarsi dalla religione cattolica determinerebbe il sorgere di una setta nell'accezione negativa con annessi e scontati lavaggi del cervello. La seconda, sempre dettagliatamente documentata, ci offre una panoramica di quelli che sono i gruppi di auto-aiuto per coloro che vivono situazioni difficili a seguito dell'adesione a nuove forme di culto. Tali gruppi si occupano dei problemi più disparati e, fondamentalmente, non hanno quel carattere di burocratizzazione dei servizi sociali. Mantenendo quella "umanità" che spesso manca negli altri servizi troppo "amministrativizzati". In generale nell'opera, ma soprattutto nella terza parte, c'è l'invito a un approccio scientifico del problema e a un'analisi multidisciplinare onde evitare criminalizzazioni e far finire nel libro nero delle sette movimenti che tali non sono. Un bel saggio, piacevole da leggere e, soprattutto, obiettivo. Saggio che, comunque, proviene da una persona che si è limitata a uno studio, per quanto apprezzabile, del problema, ma che ha svolto quattordici anni di volontariato nei gruppi di auto-aiuto ed ha toccato con mano determinate realtà con le annesse problematiche. 

Altri libri:
Inchiesta su Gesù, Corrado Augias

mercoledì 28 marzo 2018

Libri. Gli acquisti di marzo

Cinque i libri che, in questo mese, mi hanno ispirato.
In particolare, uno -Lettori selvaggi - lo desideravo dal momento in cui è stato pubblicato. Gli altri, invece, li ho acquistati sulla base di consigli di amici o, anche, a sensazione. Chiaramente e come spesso mi capita, ne avrei voluto acquistare anche altri, ma -in ogni caso - c'è sempre aprile e maggio e giugno e così via. 

1. Le assaggiatrici di Rossella Postorino, edito da Feltrinelli, 2018. 
Partendo da una storia vera, la Postorino, giovane autrice calabrese, ci offre il racconto delle assaggiatrici, ossia delle cavie che mangiavano i pasti del Fuhrer per scongiurarne possibili avvelenamenti: questo il nucleo centrale del romanzo che trovo molto interessante.Tra l'altro, non ho mai letto nulla della Postorino e, questa, mi 'è parsa una buona occasione per conoscere la sua scrittura. L'ho acquistato grazie alle innumerevoli recensioni lette in giro che, in linea di massima, unanimemente  sottolineano la buona riuscita del romanzo.

2. Lettori selvaggi, Giuseppe Montesano edito da Giunti, 2017.
Corposo, immenso, quasi 2000 pagine, il cosiddetto libro-mondo di Giuseppe Montesano, scrittore e docente di filosofia napoletano, mi ha incuriosito sin dalla sua uscita. Parrebbe un viaggio, lungo e affascinante, nel mondo della lettura, della musica, del cinema, ricco di recensioni, ricco di amore. Un inno alla lettura a tutto tondo. 

3. André Aciman, Chiamami col tuo nome edito da Guanda, 2017. Traduzione di Valeria Bastia.
Edito, per la prima volta nel 2007 dalla Casa Editrice Guanda, il romanzo è tornato alla ribalta in forza del film omonimo di Guadagnino, ma la ragione per la quale è finito nella mia libreria è stata la recensione di Alessandra Farinola su Mangialibri che mi ha portato, senza se e senza ma, ad acquistarlo per un impulso che non son riuscita a controllare, forse perché le distanze - tema del romanzo- mi attraggono sempre. 

4.Vite degli elfi, Muriel Barbery edito da E/O, 2016. Traduzione di A. Bracci Testasecca
Ho adorato la Barbery di L'eleganza del riccio e non potevo rimanere inerte di fronte al suo ritorno in libreria - anche se son passati due anni dalla sua uscita, ma son sempre in ritardo: è una realtà. Vite degli elfi parrebbe avere il sapore di una favola, con un'alta cifra di lirismo e una dimensione prettamente onirica. E parrebbe anche porsi su una dimensione completamente diversa rispetto a L'eleganza del riccio. 

5.Il selvaggio, Guillermo Arriaga, Bompiani, 2018. Traduzione di Bruno Arpaia. 
La libraia me l'ha consigliato, l'ha definito imperdibile. Io son rimasta attratta da quel rosso accesso della copertina e dal fatto che lo scrittore messicano sia stato lo sceneggiatore di Iñárritu (che amo tanto), inoltre, quando ho letto "Pagine potenti in cui risuonano echi di Herman Melville e Jack London, ma anche di Shakespeare, Faulkner, Rulfo, Nietzsche e Jimi Hendrix" be', l'ho preso. 
700 pagine dense, 700 di morte, violenza, vendetta, amore.