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mercoledì 11 settembre 2019

VIVERE CON I LIBRI - Alberto Manguel

Amore

Titolo: Vivere con i libri
Autore: Alberto Manguel
Editore: Einaudi
Anno: 2018
Genere: Saggio letteratura
Traduzione: Duccio Sacchi
Pagine: 128

La sua ultima biblioteca, composta da trentacinquemila volumi, si trovava in Francia, a sud della Loira, in un granaio adibito appunto a biblioteca all’interno di una antica canonica in pietra. Erroneamente aveva pensato come, una volta sistemati i libri, anche lui avrebbe trovato il proprio posto: i fatti, invece, lo smentirono quando dovette abbandonare la Francia per trasferirsi in America e, di conseguenza, imballare di nuovo quei libri e fare una selezione. La biblioteca francese ospitò i suoi libri per quindici anni e fu organizzata in base a mere “esigenze e pregiudizi personali”. In quegli scaffali non mancavano anche i libri brutti che, appunto, conservava qualora gli fosse servito un esempio di libro brutto! Nella sua vita ha sempre avuto una biblioteca personale. La prima, a due, tre anni, era una mensola affissa sopra il suo letto, a Tel Aviv, poi a Buenos Aires, in età adolescenziale, e a Londra, a Milano, a Tahiti. Ma cos’è, in fondo, una biblioteca? Indubbiamente, un luogo di memoria e ogni volta che, dalle casse, si estraggono i libri si crea un rituale di rimemorazione, in quel momento si evocano, per dirla con Benjamin “non pensieri, ma immagini, ricordi”. Al contrario, mettere i libri negli scatoloni è un esercizio di oblio. Le biblioteche contengono pezzi noi, sono autobiografiche e, imballarle, in qualche modo, significa redigere il necrologio di noi stessi…

Alberto Manguel, scrittore e bibliotecario argentino nonché lettore e amico di Borges, racconta, in queste gradevoli pagine, di quel momento della sua vita in cui si è trovato, causa l’ennesimo trasloco, a dover lasciare la Francia e, quindi, a dover imballare i numerosi volumi della sua biblioteca che credeva, una volta tanto, definitiva. Troviamo il suo universo tutto incentrato su un incommensurabile amore per i libri strumenti fondamentali strumenti di conoscenza del mondo. Manguel parla di se, della sua infanzia, della sua devozione alle biblioteche che, nel corso degli anni, ha costruito, della sua ritrosia a prestare i libri, delle modalità di catalogazione dei libri improntate a criteri del tutto personali, confessa la sua predilezione per la sezione dedicata ai dizionari che, come per tutti quelli della sua generazione, sono stati, in fase giovanile, oggetti magici sia perché, in essi, era contenuta la totalità del linguaggio comune sia perché essi contenevano una risposta a ogni domanda. Un’ode alla biblioteca che si traduce, di fatto, in una appassionata dichiarazione d’amore eterno alla parola scritta, a quei volumi contenenti sempre “promesse di conforto” ma anche possibilità di conversazioni illuminanti intervallata da piacevoli digressioni ruotanti sempre intorno al mondo delle lettere, della scrittura e degli scrittori.


giovedì 27 dicembre 2018

TESTI PRIGIONIERI - Jorge Luis Borges



Titolo: Testi prigionieri 
Autore: Jorge Luis Borges
Editore: Adelphi
Anno: 1998
Genere: Saggio letteratura
Pagine: 366
Traduzione: Maia Daverio

Testi prigionieri è una raccolta di biografie e recensioni del grande autore argentino ricca di spunti, di aneddoti interessanti, pungente e appassionante. Una piacevole immersione nell'infinito e magico mondo dei libri.
Carl Sandburg, classe 1878, visse numerosi destini senza ricorrere alla metempsicosi. Fu garzone di barbiere, imbianchino, carrettiere, vagabondo. Per quasi un anno sperimentò la vita militare prestando servizio a Porto Rico e quando tornò scelse di istruirsi. Grazie alle Poesie di Chicago l’America lo riconoscerà, ma non mancarono i denigratori che non lo riconoscevano come poeta in quanto le sue poesie erano prive di rime … Virginia Woolf, disegnata da Rothenstein vestita di nero con il solo colletto e i polsini di merletto bianco, era stata abituata, a non parlare a se non avesse qualcosa da dire. Quella scrittrice e stata definita il primo romanziere d’Inghilterra, ma le gerarchie lasciano il tempo che trovano certo è il fatto che stata una delle intelligenze e delle fantasie più delicate tra coloro che hanno tentato esperimenti con il romanzo inglese...Dire romanziere tedesco è un ossimoro: questa è la regola. La Germania è povera di romanzi pur essendo ricca di poeti lirici, eruditi, filosofi. Ma c’è un’eccezione: l’opera di Lion Feuchtwanger… Una delle buone consuetudini inglesi è quella di scrivere biografie di Giovanna D’Arco. In tanti si sono cimentati nell’impresa, anche Twain, anche De Quincey. Di recente anche Vita-Sackville West con il suo Santa Giovanna D’Arco che è tutt’altro che un omaggio...Nei testi polizieschi mediocri  la soluzione è di tipo materiale (pensiamo alla classica porta segreta), in quelli buoni è di tipo psicologico. Tra quelli buoni si annoverano sicuramente quelli di Chesterton, basta leggere un suo racconto a caso… Bisogna segnalare l’aumento vertiginoso delle biografie, ma, si sa, come gli uomini a un certo punto finiscano. Che fare? Non c’è problema: si può ricorrere ai fiumi o ai simboli. Non a caso Claude Rouget de Usle ha pubblicato la biografia di un inno, La Marsigliese…
Testi prigionieri raccoglie una lunga serie di biografie e di recensioni che Borges pubblicò nella rivista El Hogar negli anni tra il 1936 e il 1940. Si trattava di una rivista tendenzialmente femminile e la cui lettura era diffusa nei ceti medio alti della borghesia argentina del tempo. Oggi è possibile leggerli grazie all’impegno di due studiosi, DeRodriguez Monegal e Sacerio Garì, i quali, nel 1986, fecero in modo di diffonderli e farli uscire dalle pagine della rivista. Borges, quindi, periodicamente, scriveva recensioni brevi e biografie sintetiche e decisamente atipiche nelle quali più che una dettagliata analisi della vita dell’autore preso in considerazione mette in luce eventi particolari o aneddoti che, in qualche modo, hanno influito e determinato cambiamenti nella sua vita. Si tratta, indubbiamente, di testi scritti con finalità divulgative, destinati a un pubblico anche, e forse soprattutto, di non addetti ai lavori, con i quali arricchiva la rubrica dedicata, appunto, ad autori stranieri: gli autori e i libri trattati sono numerosi. E in essi c’è tutto Borges, il suo amore per i libri, il suo modo di essere lettore ad ampio spettro, la concezione per la quale un libro non è, né può essere, un mondo a sé, un universo isolato ma è, invece, un mondo che apre le porte verso altri mondi. Leggere è un’esperienza in senso ampio. Caratterizzati da un’estrema sinteticità, da un linguaggio accattivante e da una buona dose di ironia questi articoli, brevi ma intensi e pungenti,  si leggono con grande piacere e curiosità.

mercoledì 28 marzo 2018

Libri. Gli acquisti di marzo

Cinque i libri che, in questo mese, mi hanno ispirato.
In particolare, uno -Lettori selvaggi - lo desideravo dal momento in cui è stato pubblicato. Gli altri, invece, li ho acquistati sulla base di consigli di amici o, anche, a sensazione. Chiaramente e come spesso mi capita, ne avrei voluto acquistare anche altri, ma -in ogni caso - c'è sempre aprile e maggio e giugno e così via. 

1. Le assaggiatrici di Rossella Postorino, edito da Feltrinelli, 2018. 
Partendo da una storia vera, la Postorino, giovane autrice calabrese, ci offre il racconto delle assaggiatrici, ossia delle cavie che mangiavano i pasti del Fuhrer per scongiurarne possibili avvelenamenti: questo il nucleo centrale del romanzo che trovo molto interessante.Tra l'altro, non ho mai letto nulla della Postorino e, questa, mi 'è parsa una buona occasione per conoscere la sua scrittura. L'ho acquistato grazie alle innumerevoli recensioni lette in giro che, in linea di massima, unanimemente  sottolineano la buona riuscita del romanzo.

2. Lettori selvaggi, Giuseppe Montesano edito da Giunti, 2017.
Corposo, immenso, quasi 2000 pagine, il cosiddetto libro-mondo di Giuseppe Montesano, scrittore e docente di filosofia napoletano, mi ha incuriosito sin dalla sua uscita. Parrebbe un viaggio, lungo e affascinante, nel mondo della lettura, della musica, del cinema, ricco di recensioni, ricco di amore. Un inno alla lettura a tutto tondo. 

3. André Aciman, Chiamami col tuo nome edito da Guanda, 2017. Traduzione di Valeria Bastia.
Edito, per la prima volta nel 2007 dalla Casa Editrice Guanda, il romanzo è tornato alla ribalta in forza del film omonimo di Guadagnino, ma la ragione per la quale è finito nella mia libreria è stata la recensione di Alessandra Farinola su Mangialibri che mi ha portato, senza se e senza ma, ad acquistarlo per un impulso che non son riuscita a controllare, forse perché le distanze - tema del romanzo- mi attraggono sempre. 

4.Vite degli elfi, Muriel Barbery edito da E/O, 2016. Traduzione di A. Bracci Testasecca
Ho adorato la Barbery di L'eleganza del riccio e non potevo rimanere inerte di fronte al suo ritorno in libreria - anche se son passati due anni dalla sua uscita, ma son sempre in ritardo: è una realtà. Vite degli elfi parrebbe avere il sapore di una favola, con un'alta cifra di lirismo e una dimensione prettamente onirica. E parrebbe anche porsi su una dimensione completamente diversa rispetto a L'eleganza del riccio. 

5.Il selvaggio, Guillermo Arriaga, Bompiani, 2018. Traduzione di Bruno Arpaia. 
La libraia me l'ha consigliato, l'ha definito imperdibile. Io son rimasta attratta da quel rosso accesso della copertina e dal fatto che lo scrittore messicano sia stato lo sceneggiatore di Iñárritu (che amo tanto), inoltre, quando ho letto "Pagine potenti in cui risuonano echi di Herman Melville e Jack London, ma anche di Shakespeare, Faulkner, Rulfo, Nietzsche e Jimi Hendrix" be', l'ho preso. 
700 pagine dense, 700 di morte, violenza, vendetta, amore. 

giovedì 6 luglio 2017

I NUOVI MOSTRI: I GRUPPI DEDICATI AI LIBRI E AI LETTORI E...

Li vedete lì, bellini bellini, e vedete cuoricini e copertine di libri e recensioni che splendono, quasi accecano. E quei nomi: altisonanti, poetici, mistici, ma soprattutto colti. Sono i gruppi di lettori sparsi nel magico mondo virtuale.
Ah, che meraviglia poterci entrare.
Ecco, ci siete: siete entrati, fedelmente guidati dalla stella cometa facebookiana, e vi accolgono come se, per tutta la vita, avessero cercato proprio voi e, in lontananza, quasi in un clima da tramonto estivo, vi appare questa immagine:

Varcate il portone dorato e troverete ad attendervi un bellissimo tappeto rosso ricamato a mano con fili d'oro. Osservate, leggete, sfogliate post. 
E, nell'immediato, vi accorgete di quanto si vogliono bene là dentro. Di quanto si rispettano. Quanti cuoricini partono che pare di essere in cardiologia. Un giorno quei cuori saranno pure per voi, per le vostre belle recensioni, per le vostre parole. Stanno per nascere nuove amicizie basate sull'ammmore per i libri, nate dalla cultura, perché, si sa, chi legge ha una marcia in più. è più sensibile. 
Che bel quadretto, commovente: da incorniciare. Ma che bello.
Che bello un cazzo!

Iniziamo dall'inizio che sarà, poi, l'inizio della fine.
Non è vero che leggere rende sempre le persone migliori. Eh no, conosco merde che leggono in continuazione  (così almeno dicono): merde erano e merde son rimaste. 
Vediamo, a titolo solo esemplificativo senza pretesa di completezza, le principali caratteristiche degli adorati gruppi.

1) L'ADORAZIONE. Noterete, già dai primi attimi del vostro ingresso una strisciante e abnome adorazione per un membro del gruppo, scelto così ad minchiam, sembrerebbe. Già, ho una sorta di repulsione per l'adorazione che, di solito trasforma le persone in tappetini welcome, figuriamoci poi se basata sul nulla. E l'adorato in questione, gongola e gongola e qualunque cosa lui dica sarà cosparsa da miliardi di cuori, e di mi piace, e da un assordante oh collettivo di meraviglia. E ti vien voglia di intervenire e gridare: Ripigliatevi! l'adorato ha detto solo "sono andato in libreria" (che, volendo, ci possono andare tutti) o, al limite, ha detto "Buongiorno" che, vi assicuro è facilissimo da scrivere anche se non siete gli Unti da Sacro Signore di Facebook.

2) I SAPIENTI. Te li immagini impossibilitati quasi a vedere la tastiera perché sommersi da montagne montagne e montagne di libri. Nella tua mente li costruisci come esseri denutriti ché le parole dei libri han poche calorie, si sa. Parlano poco e quando parlano non lo fanno per interagire, ma solo per far sapere quanto la loro conoscenza sia vasta. Loro sono sentenze, verità assolute. Conoscono tutti gli scrittori del mondo, anche quelli di Marte e tutti i libri, anche e soprattutto quelli fuori catalogo e, chiaramente, anche quelli non ancora pubblicati. Un po' viene il dubbio - ma io non sono sensibile, ho già detto - che, di fatto, siano i googlatori più veloci del mondo, ma è un dubbio cattivo. Conoscono tutta la vita, compresa quell'età incerta che è la pubertà, dell'ultimo scrittore dimorante nell'ultimo villaggio della nera Africa e, naturalmente, l'hanno letto. In originale, ovviamente. 

3)LE LIBRERIE. Ci son quelli che amano le foto, niente di male per carità. Ma se chiedi loro: che libro stai leggendo? E loro rispondono postando la foto della propria libreria ti viene naturale chiederti che non abbiano capito la domanda. Allora ci riprovi e, magari, chiedi, se preferiscano la carne al sangue o di media cottura e loro postano, di nuovo, la foto della libreria, ma da altra angolazione, ti girano eccome se ti girano. E ti girano anche se pubblicano, per dire, la foto della libreria della casa al mare. E va bene che la libreria in oggetto è ordinata, in ordine alfabetico e/o per autore e/o colore e tremendamente immensa soprattutto se fai il raffronto con la tua che, allo stato attuale, ha la forma di un ammasso di scatoloni con lo scotch da pacchi di colore orribile, ma mi chiedo: è possibile comunicare per librerie? Per ripiani? 

4) I BLOGGER. In ogni gruppo degno di tale nome esiste un blogger che, veloce più di un lampo, ne approfitta per appiccicare il link della sua ultima recensione o della prima o quella che serve sul momento. Per esempio, uno dice, anche distrattamente, "pagliacco" e lui pubblica la sua recensione a Le opinioni di un clown. Oppure dici "treno" e, zac, ti vedrai subito apparire la sua recensione a Anna Karenina. Per il resto silenzio, non una parola, solo il link. Un misero link isolato che attende, impazientemente, una marea di mi piace. E io sono solidale con quel link che vive da solo non supportato dalle mani materne di una qualsivoglia argomentazione di contorno.

5)LE GARE. Subdolamente e silenziosamente nei gruppi nasce una malata competizione, un continuo affanno per raggiungere la vetta. Sì, la vetta del numero dei libri letti. C'è pure chi tiene il conto del numero delle pagine perché quando le cose si fanno, si fanno bene ovviamente. E in questa folle gara c'è chi - e garantisco sulla veridicità di quanto affermo - per non sentirsi secondo a nessuno, bara, insomma nella sua lista  di libri letti dalle ore 9.15 del 21.11.2015 alle ore 9.20 del 23.22.2016, aggiunge qua e là qualche libro non ancora letto ché, si sa, prima o poi, leggerà, quindi che differenza fa? I numeri, i numeri governeranno il mondo.

6) QUELLI CHE "LEGGIAMO, MA QUANDO SI TROMBA?" Ebbene sì, anche gli intellettualoidi dei gruppi FB hanno delle esigenze tutte carnali, chi l'avrebbe mai detto? Vi ho stupito, vero? Ma, sia chiaro, loro mica sono come gli altri. Mica vorrebbero spalmarsi nel letto con te come qualsiasi essere umano, per carità. No, loro guardano la tua testa, la tua intelligenza; a loro, menti superiori, non interessa il corpo, ma lo spirito. Loro son fatti di poesia e le vostre gambe son solo versi. E l'amplesso a cui anelano mica è fisico, no è mentale. Fidatevi. 

7)GLI SCRITTORI EMERGENTI. Diciamocelo chiaro: a loro, solitamente incompresi, bistrattati dalle case editrice -che-pubblicano-solo-quelli-famosi-ma-loro-son-più-bravi-, del gruppo e dei libri (degli altri) non gliene importa nulla. Hanno un solo pensiero dominante: parlare del loro libro. L'unico libro esistente sulla faccia della terra. E parleranno di fatica, non quella dei minatori per dire, ma la loro, e parleranno di sangue e sudore sparso, non in tempo di guerra, ma di quello per scrivere il loro libercolo, e parleranno di bellezza, non della luna, ma del loro libro. E quando, dopo tanto stalking, leggerai il loro libro e con eufemismi a tappeto dirai loro che è una ciofeca, tu per loro non esisti più. Insultano, delirano, sbraitano e, infine, spariscono. Non è magia questa?

mercoledì 5 luglio 2017

LEGGERE. PERCHÉ I LIBRI CI RENDONO MIGLIORI, PIÙ ALLEGRI E PIÙ LIBERI - Corrado Augias

Non solo pagine
Titolo: Leggere. Perché i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi
Autore: Corrado Augias
Editore: Mondadori
Anno: 2007
Pagine: 120
Genere: Saggio letteratura

I libri sui libri hanno sempre qualcosa di speciale perché sono un continuo rimando ad altri libri, ad altri messaggi e sentir parlare di libri da chi, del libro, ha fatto il proprio mondo è un'esperienza illuminante oltre che infinita.

"La letteratura non ha messaggi né valori morali da proporre, e quando ne ha, si tratta di cattiva letteratura. Il suo solo compito è di rappresentare la contraddittoria esperienza del tutto e del nulla della vita, del suo valore e della sua assurdità."

Un libro dev’essere l’ascia che spezza il mare ghiacciato dentro di noi” così diceva il grande Kafka. Ma, in fondo, perché si legge?  O non sarebbe meglio chiedersi perché si scrive? La scrittura è, tra le forme di comunicazione, la migliore. Ma la scrittura è anche una forma di comunicazione artificiosa e innaturale: un insieme di segni che, messi insieme, assumono un dato significato. Si tratta chiaramente di un’operazione mentale e di questa operazione mentale fa parte anche l’attività del leggere. E, quindi, per riprendere un passo di Diderot: chi sarà il padrone? Lo scrittore o il lettore? Entrambi, forse. O, invece, seguendo l’insegnamento di Umberto Eco, il vero padrone è il lettore, ossia l’interprete?  E cosa accade nel momento in cui ci si lascia andare al piacere di leggere? Quali sono i meccanismi di natura emotiva che ne nascono? Innanzitutto, la lingua è una struttura logica, ma è anche un complesso sistema emotivo atto a far sorgere sentimenti e non solo trasmettere informazioni. Leggere un testo, la lingua di un testo, è un’attività che richiede impegno, perché leggendo, vediamo e cogliamo i simboli riuscendo a vedere, non i simboli, ma le cose in sé.…
Scrittore, giornalista, conduttore televisivo, Corrado Augias, con questo piccolo libro ci apre le porte per farci entrare nel suo mondo costellato di libri. Tutto iniziò quel lontano giorno nel quale da “mediocre alunno di ginnasio” divenne uno studente interessato a ciò che leggeva. Era una mattina qualunque quando il suo professore di italiano lesse, a voce alta, un pezzo dei Sepolcri di Ugo Foscolo: quella lettura, ricca di passione ebbe la potenza di dissolvere la noia che dominava quella mattina che da qualunque, divenne speciale. In quel momento, nacque il suo amore per la lettura perché la lettura, che è atto tutt’altro che naturale, scaturisce per forza da un gesto di seduzione. Da quel folgorante inizio, l’autore prosegue nel narrare aneddoti interessanti e divertenti sulla sua vita di lettore, interessato, vorace e curioso. E in ogni pagina, in ogni vicenda descritta, in ogni citazione –alcune bellissime-viene alla luce, senza bisogno di evidenziarlo, un amore fuori dal comune per la pagina scritta.
"Lo scrittore Giuseppe Pontiggia, troppo presto scomparso, diceva: «Dobbiamo difendere la lettura come esperienza che non coltiva l’ideale della rapidità, ma della ricchezza, della profondità, della durata. Una lettura concentrata, amante degli indugi, dei ritorni su di sé, aperta più che alle scorciatoie, ai cambiamenti di andatura che assecondano i ritmi alterni della mente e vi imprimono le emozioni e le acquisizioni."
Hugo, Chandler, Sherazade, Bradbury, Chateubriand e tanti altri autori con i loro personaggi e le loro storie appaiono in queste intense pagine. Il testo è suddiviso in capitoli a seconda dei temi trattati che  vanno dalla lettura erotica, alla lettura che “fa male” e a quella che “fa bene”, per concludere con il sonetto del Belli Er mercato de Piazza Navona”., Da non sottovalutare anche gli innumerevoli spunti di lettura che obbligano quasi ad annotare, di tanto in tanto, un nome, un titolo per un “poi” che si vorrebbe non troppo lontano. Anche questa è seduzione.


Ch’er mercordí a mmercato, ggente mie,
sce siino ferravecchi e scatolari,
rigattieri, spazzini, bbicchierari,
stracciaroli e ttant’antre marcanzie,
nun c'è  ggnente da dí.
 Ma ste scanzìe
da libbri, e sti libbracci e sti libbrari.
che cce veinghen'a ffà? ccosa sc'impari
da tanti libbri e ttante libbrarie?
Tu ppijja un librro a ppanza vòta, e ddoppo
che ll'hai tienuto pe cquarc'ora in mano,
dimme s'hai fame o ss'hai maggnato troppo. 
Cche ppredicava a la Missione er prete?
«Li llibbri nun zò rrobba da cristiano:
fijji pe ccarità, nun li leggete»

20 marzo 1834 - Giuseppe Gioacchino Belli, Er mercato de Piazza Navona





Altri libri:





lunedì 26 settembre 2016

I LIBRI SI PRENDONO CURA DI NOI - Régine Detambel

Mondi magici

Titolo: libri si prendono cura di noi
Autore: Régine Detambel
Editore: Ponte alle Grazie
Anno: 2016
Traduzione: Francesco Bruno
Genere: Saggio salute /Benessere
Pagine: 120

Interessante questo piccolo volume che si immerge nel mondo dei libri senza però fornire le classiche soluzioni miracolose che, spesso, son poco credibili.

I libri contengono già tutto, compresa l’arte di amare. Non esiste, infatti, nessun sentimento o emozione che sfugga a una rappresentazione verbale. Ed è proprio su questo che nasce e si sviluppa la biblioterapia, già sperimentata nei primissimi del ‘900, e definita compiutamente, nel 1961, nel Webster International come “l’utilizzo di un insieme di letture scelte quali strumenti terapeutici in medicina e psichiatria. E un mezzo per risolvere problemi personali grazie a una lettura guidata.” Pertanto, il libro è lo strumento dotato di forza immensa e capace di attuare un processo di liberazione e apertura oltreché modo eletto per uscire da forme di isolamento, per reinventarsi, riscoprirsi e rinascere. Il biblioterapeuta, nel suo percorso, dovrà semplicemente spingere il lettore a divenire “lettore di se stesso” in quanto le parole non hanno mai un fine in sé ma in noi. I libri, quelli buoni, sono quelli che incidono –a mo’ di bisturi- sulla sensibilità del lettore – in modo tale che egli riuscirà a vedere, con occhi completamente nuovi, gli oggetti più conosciuti come se li vedesse per la prima volta…
Régine Detambel, kinesiologa e scrittrice francese, in questo piccolo saggio ha riunito il materiale elaborato, nel corso degli anni, da vari studiosi in relazione al concetto e allo sviluppo della biblioterapia. Non è un caso che la stessa, sin da bambina, raccogliesse, ritagliasse e incollasse, con certosina pazienza le citazioni più diverse con una passione quasi da collezionista, lei stessa chiama i pezzi di tali raccolte “francobolli”. Interessante l’approccio adottato volto a creare una biblioterapia che sia creativa e che sia in grado di scuotere, come insegna Kafka con la metafora dell’ascia, abbandonando la c.d. biblio-coaching, di stampo anglosassone, tutta incentrata su letture “facili” e didascaliche. No, i libri devono essere complessi, lasciare spazio a interpretazioni,, a introspezioni, a tuffi e profonde nuotate nel nostro animo perché solo così potremmo trovarci o ritrovarci. No, quindi, a una biblioterapia medicalizzata in quanto tale arte non è né può ridursi a una semplice prescrizione: inutile, pertanto, attendersi da un biblioterapeuta un elenco di titoli tematici. In linea di massima, un libro interessante per l’approccio nuovo e lontano da libri simili nei quali, spesso, l’autore si pone sulla cattedra a dettare soluzioni magiche. Certo è, comunque, che la presenza costante – e quasi martellante – di citazioni e richiami renda la lettura un po’ macchinosa.

Altri libri:
Leggere. Perché i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi, Corrado Augias
Testi prigionieri, Jorge Luis Borges

sabato 20 dicembre 2014

VITA E MIRACOLI DI TIETA D'AGRESTE - Jorge Amado

Capre e Madames

Titolo: Vita e miracoli di Tieta d'Agreste
Autore: Jorge Amado
Editore: Garzanti
Anno: 2010
Pagine: 616
Traduttore: Elena Grechi

Brasile. Bel clima, spezie profumate, frutti tropicali. In un angolino di questo accogliente e vivace stato si trova Agreste. Un paesino, piccolo, ma talmente piccolo che la vita di ogni abitante diviene la vita di tutti. Nessun segreto vi può attecchire. Non esistono vite private, né corrispondenza che non possa divenire oggetto di conoscenza da parte di tutti. È in questo delizioso villaggio che nasce Tieta. Tieta ragazzina che, capretta affamata, percorre le tortuose strade di campagna, per saziare la sua fame prematura di uomini.
Che sia forse posseduta dal demonio?
O forse la bella ragazzina ama solo possedere e farsi possedere, senza che sia necessario chiamare in causa un ipotetico e, quantomeno dubbio, esorcista?
Sia come sia, Tieta disonora il buon nome della famiglia. E, causa la delazione della sua quasi divina sorella Perpetua, perpetuamente intenta a perpetuare l'arte della preghiera e a lucidare con le sue devote mani le perle del suo benedetto rosario, Tieta verrà cacciata via dalla famiglia e dal paese, con l'ausilio dei colpi di bastone del severo padre.
Ma si sa, certe macchie possono essere cancellate, soprattutto se il magico e infallibile smacchiatore di chiama Denaro. Denaro di Tieta, ovviamente. Perché quel denaro e gli onerosi regali che Tieta invierà ai suoi parenti nel corso degli anni, favoriscono un rapido passaggio dall'indegno status di puttana a quello di santa. La generosità di Tieta consentirà alle sue sorelle, delatrice compresa, e a suo padre di condurre una vita agiata. Tieta, figliola ripudiata, condividerà amorevolemente i proventi della sua attività di Sao Paolo con i suoi cari, in nome del legame di sangue. Ovviamente, tutti credono che la fortuna di Tieta, ormai divenuta rispettabile e finanche signora, derivi dal suo matrimonio con il commendatore del Papa - e scusate se è poco.
Chi mai potrebbe immaginare che la vecchia pastora di capre, Tieta d'Agreste - alias Madame Antoinette- gestisca, invece, un bordello? Di lusso, ma pur sempre bordello. Chi mai potrebbe immaginare che l'Agrestana redenta continui a fare, anche nella lontana città, ciò che sempre ha amato fare, ossia godere dei piaceri della vita, in posizione orizzontale (anche se non sempre, per la verità), con qualche focoso montone? Eh! le caprette perdono il pelo, ma non il vizio...
Eccola, dopo anni e anni, Tieta, non più pastorella, ma donna ormai vedova, torna ai profumi, alle voci e agli affetti del suo natio paesello con la sua "figliastra" Leonora, bella come il sole e ospite, anch'essa della lussuosa casa nella quale si pratica il mercimonio dei corpi, fatto quest'ultimo neanche degno di nota, visto che non sottoposto a divulgazione.
Nessuno potrebbe immaginarlo d'altronde ed è questo ciò che conta.
Suvvia, di fronte alla ricca vedova che importanza potrebbe avere un' indagine più approfondita sulla loro vita? Non è forse sufficiente sapere che la procace Tieta si di titolare di un negozio - non si sa bene di che - e che sia stata moglie del commendatore? Non basta questo per far concludere anzitempo le indagini a improvvisati p.m. agrestiani? Basta, eccome!
L'accoglienza sarà calorosa quasi quanto il sole che riscalda le strade non troppo perfette del paesino. Il poeta le dedicherà versi. Le sarà intitolata una strada. La beghina Perpetua, sempre accessoriata del divin rosario vede in Tieta il futuro dei suoi figli (Peto e Ricardo), lo stumento per una loro crescita, soprattutto economica. Subdolamente si muoverà nel realizzare il suo sogno approvato, ovviamente, dal suo dio: far adottare, almeno uno dei suoi figli, dalla cara e ricca zia. E Tieta, con cuore immenso, non attenderà l'emanazione di un provvedimento di adozione per dedicare, ai nipoti anima e corpo ai nipoti, soprattutto corpo nel caso di Ricardo. Piccolo e tenero Cardo, primogenito di Perpetua destinato dalla stessa alle sante vie del sacerdozio, immergerà cosi la sua vocazione nel corpo, pieno e sensuale, della zia che tornerà cosi a sentirsi la vecchi capretta dei vecchi tempi andati. Anche perchè per la Tieta procace e vogliosa i piaceri della carne sono infiniti come la bonta di dio e non hanno limiti né di sangue nè di età. Le sue pulsioni sessuali son torrenti in piena a fronte del quale non tengono gli argini della decenza o del buon nome della famiglia.
Insomma, Tieta al di là di questi peccatucci che rimangono confinati nel segreto divien la voce della saggezza. Anche quando si prospetta la possibilità di installare ad Agreste una fabbrica di Titanio avendo i furboni dirigenti - tra cui un italiano, guarda caso - avendo menato per il naso, il futuro sindaco del paese Sor Ascanio. Il quale, ingenuo come pochi, vede nella realizzazione di quel progetto la possibilità di eleversi e divenire qualcuno e, finalmente, sposare la bella candida e pura (secondo lui) figliastra di Tieta.
Alla fine gli eventi precipiteranno e quel castello sorretto dai fittizi pilastri del denaro e dell'ipocrisia inizierà a sgretolarsi lentamente.C'è tanto in quest'opera che l'autore ironicamente definisce romanzetto. E, ad esser sinceri, a volte c'è pure troppo tanto che la fine pare, in alcuni passi, allontanarsi anziché avvicinarsi.
C'è l'aroma del caffè, il profumo dei piatti che stimolano continuamente il palato, i succhi dei frutti tropicali maturi, i profumi delle spiagge e c'è la rappresentazione perfetta dei vizi e delle virtù dell'uomo. (Mi vien da domandarmi: ma quanto è brutto l'uomo?)
La descrizione realistista dell'essere umano e la sua insana tendenza a creare miti e a forgiare santi - quando fa comodo- salvo poi - sempre per comodità- abbattere con violenza il piedistallo nel quale il santo era stato religiosamente posato. E c'è il silenzio, la necessità di tacere per tornaconto personale, salvo poi sventolare bandiere di moralità nel momento in cui certe cose - divenute di dominio pubblico - non possono più essere occultate.

mercoledì 23 luglio 2014

L'ESTATE DI ULISSE MELE - Roberto Alba

L'ULTIMA ESTATE. FORSE

Titolo: L’estate di Ulisse Mele 
Autore: Roberto Alba 
Editore: Piemme 
Anno: 2014 
Pagine: 210
Genere: Romanzo
Sardegna.Ulisse ha nove anni, vive in campagna, in cima a una collina di terra e di sassi, con la sua famiglia. Una famiglia nella quale cadono spesso le stelle cadenti che hanno la forma di botte. Le botte che suo padre Alfio riserva a Didi e Betta i suoi fratelli maggiori che non hanno voglia di studiare. Nel mattino di una calda estate, proprio quando stanno per arrivare, come ogni anni gli zii e i cugini, Didi e Betta decidono di andare al mare con il fidanzato di quest’ultima. Betta non tornerà più…
In un mondo fatto di rumori, di suoni e di parole si muove il piccolo Ulisse portando con sé il suo personale mondo fatto di silenzi, di sensazioni e di immagini. Ulisse è sordo, sordomuto dicono tutti, ma questo non fa di lui un “handicappato” perché il piccolo è un genio, sogna di diventare un ricercatore per quanto suo padre voglia fare di lui un avvocato per mandare in galera la famiglia Maraschi che ruba loro la terra.
Dirà Ulisse " _sono sordomuto, così dice la gente, però non mi piace usare questo termine perché può farvi pensare che sia handicappato, invece sono solo sordo, capisco benissimo e cammino senza sedia a rotelle e... sono un genio. Nessuno mi deve spiegare le cose due volte._"

Un romanzo delicato nel quale l’ingenua e arguta voce di Ulisse ci permette di vedere una realtà scevra di filtri o condizionamenti tipici dell’essere adulti e non derivanti, solo, dal possedere quel senso – l’udito- di cui il piccolo è privo.
Ulisse riesce, per esempio, a capire se qualcuno mente perché per lui uno sguardo non è costituito soltanto da due occhi in un volto, come lo è per tutti, ma è un insieme di emozioni, di significati nascosti, di verità e mondi da scoprire.
La storia di per sé è molto dolorosa, la scomparsa di Betta altererà gli equilibri familiari attribuendo un nuovo significato ai giorni, ai luoghi, ammantando il paesaggio di un velo di malinconia rappresentato, quasi ne costituisse il simbolo, da quel gommone portato dallo zio che, in quella tragica estate, non vedrà mai il mare e sarà abbandonato quasi a voler ricordare che l’estate in cui Betta è sparita sarà diversa da tutte le altre e forse l’ultima estate da bambini.
L’estate di Ulisse Mele contiene anche una attenta disamina, con buona dosatura di tenerezza e crudezza, dei rapporti familiari. In ogni famiglia, quindi anche in quella di Ulisse, ci sono dissapori, si covano rancori che hanno le loro radici in un passato, spesso sconosciuto o taciuto, perché spesso è più facile serbare livore verso un membro della propria famiglia anziché verso un estraneo che, paradossalmente, si riesce a perdonare più agevolmente, però è anche vero che quella famiglia anche dopo anni di silenzio e di assenze riesce a dare un sostegno nei momenti più tragici. Perché è nei momento più tragici che appaiono zie o parenti mai conosciuti prima che in forza di un legame atavico legame privo di un nome ben definito, ma molto simile al concetto di amore con tutte le sue sfumature anche quelle cariche di dolore, di rimorsi e rimpianti.La grande capacità di Roberto Alba credo sia stata quella di calarsi a pieno nel ruolo di un bambino, è il bambino Ulisse che scrive, parla, è sempre un bambino che descrive il suo mondo e il mondo degli adulti con i suoi occhi, attenti e intelligenti. È come se lo scrittore avesse dato ad Ulisse i suoi strumenti sussurrandogli: raccontaci la tua estate.
Ed è in questa capacità di calarsi in un bambino di usare il suo registro linguistico e, soprattutto, nella sua sensibilità che risiede la magia di questo romanzo, forte e delicato al tempo stesso.
Un romanzo che non finisce una volta che si legge l’ultima pagina, ma che fa riflettere sulla bellezza dell’esser bambini e che ci induce a cercare in qualche angolo remoto della nostra anima una parte di Ulisse, una parte del bambino che siamo stati. Parte che non è stata perduta inesorabilmente come spesso si crede, ma è solo stata accantonata credendo di avere impegni più importanti, come sempre.
Il romanzo, insomma, ha il sapore dei giochi all’aperto, di occhi sempre attenti a esplorare e a curiosare, di voglia di giocare, ha il sapore dell’estate, di quando era l'estate era bella, di quando estate voleva dire correre, giocare e ridere.

mercoledì 16 luglio 2014

Lotterie dei sogni

Lotteria - Stampa antica 1886

È vero che le statistiche dicono che si legge poco, ma vi assicuro che conosco tantissime persone che amano farsi incantare dalle parole magiche dei libri, persone che hanno la casa sommersa da pagine e pagine di storie, conosco persone che, puntualmente, si recano in libreria considerandolo il luogo migliore per eccellenza. Già, le librerie: luoghi che regalano magia. E dico ciò anche se non credo di avere tutte quelle manie che sfiorano il patologico, manie che caratterizzerebbero il lettore modello: per esempio, io non annuso i libri o non equiparo il prestito di un libro alla donazione di un rene. No, io li presto, li perdo, li ricompro, li sottolineo e, a volte, ci mangio sopra o li dimentico nel cruscotto della macchina fino a che non si ingialliscono. Effettivamente, non corrispondo al modello di lettore delineato da più parti e che, spesso, è solo un tirchio, così per dirla tutta.  Detto questo e chiarito che non sono un modello (neanche una modella, se vogliamo) è pur sempre vero che adoro i libri e, di conseguenza, le librerie. E i librai. Soprattutto quelli che combattono ogni giorno per far andare avanti il loro piccolo regno, quelli che i libri li leggono, quelli che  ti propongono libri fuori dal coro, quelli che organizzano presentazioni di autori non solo noti. Insomma, i librai intraprendenti. Coraggiosi e pieni di iniziative e che dimostrano, giorno per giorno, come il mondo della lettura possa avere mille volti, possa essere occasione di dibattiti, di incontri, di nuove conoscenze. Perché il libro è, di per sé, un mondo. Un vasto mondo.
Ah, dimenticavo: non sopporto tutti quelli che si disperano per le chiusure delle librerie e, poi, puntualmente, acquistano i libri online. Ecco, siete una massa di ipocriti.
Torniamo ai librai. In quel di Cagliari, nella via Tuveri, proprio vicino al tribunale c’è una libreria, la libreria Cocco il cui nome, credo, sia conosciuto da tutti essendo una libreria storica di Cagliari. Ebbene, in quella libreria lavora, appunto, Alessandro Cocco che ha seguito la tradizione di famiglia (e di questo gli siamo grati). Ha iniziato giovanissimo, a soli 24 anni, e ciò che più conta è il fatto che egli incarni l’immagine del libraio curioso, disponibile, libero.
Alessandro  ha organizzato un evento a dir poco speciale e unico in Sardegna: una  lotteria.  Ma mica una lotteria normale, no. Lui ha ideato la lotteria dei libri.  Il cui funzionamento è abbastanza semplice: basta recarsi alla libreria Cocco (a partire dal 26 giugno) e acquistare almeno due libri, con l’acquisto si riceverà un biglietto numerato; ogni acquisto successivo al primo varrà un biglietto per ogni libro. Conservare gelosamente i biglietti e sabato 26 luglio ci sarà l’estrazione finale al termine di una serata di intrattenimento nella quale saranno presenti un illusionista, numerosi autori sardi, ma anche le opere della pittrice cagliaritana Liliana Stefanutti e i disegni  della giovane Elisa Erriu. Ci sarà anche il buffet così giusto per non farci mancare nulla. La serata sarà presentata da Fabio Marcello.
Suppongo vogliate sapere quali siano i premi in palio. Eccoli:
-          Il primo premio un romanzo a scelta del vincitore e cena per due persone presso il ristorante KilometroZero.
-           Il secondo premio sarà un buono da €. 50,00 da spendere per successivi acquisti in libreria.
-          Il terzo premio sarà, invece, un buono da €. 25,00 da spendere per successivi acquisti in libreria.REGOLAMENTO:
Per partecipare occorre acquistare
(da Giovedi 26 Giugno fino al giorno dell’estrazione) almeno due romanzi a piacere. Al momento dell’acquisto verrà rilasciato un biglietto numerato che consentirà la partecipazione all’estrazione finale, prevista per SABATO 26 LUGLIO.
Ciascun acquisto successivo al primo, varrà un biglietto per ogni libro.

L’ESTRAZIONE FINALE avverrà in libreria al termine di una serata di intrattenimento durante la quale l’illusionista Alfredo Barrago eseguirà un divertente spettacolo di prestigio.
Saranno presenti scrittori sardi accanto all’esposizione delle suggestive opere della pittrice cagliaritana Liliana Stefanutti, e degli espressivi disegni della giovane Elisa Erriu. Entrambe le artiste saranno ospiti della serata.
Presenta il giornalista Fabio Marcello.
Seguirà un buffet.

PREMI:
- Primo premio: un romanzo scelto a piacere dal vincitore e una cena per due persone presso il Ristorante KilometroZero.
- Secondo premio: buono da 50 Euro per acquisti in libreria.
- Terzo premio: buono da 25 Euro per acquisti in libreria.
Naturalmente, io parteciperò e anche se di solito non vinco mai nulla (per esempio, da piccola non mi sarei stupita se il mio uovo pasquale, e solo il mio, fosse stato privo di sorpresa), non mi perderò questo evento che ha il sapore di cultura, di libri, di voci interessanti  e, in ogni caso, è un omaggio ai lettori, alle librerie, alle belle iniziative che riguardano il magico mondo delle parole. Poi non dite che l’estate cagliaritana è noiosa. E chapeau ad Alessandro per l’iniziativa e...continua così.




lunedì 25 giugno 2012

Cronaca di una presentazione con collare

Foto: Sabina Murru
Sabato 23 giugno, ore 18.00. Tutti insieme appassionatamente ci accingiamo ad uscir di casa. Tutti, dico tutti. Io, mio marito, Alice con la sua borsa, il suo passeggino, il mio collare post-trauma da tamponamento a catena e, per finire, il mio eritema ben celato dal provvidenziale collare. “Usciamo?” “Aspetta, ricapitoliamo: il latte?” “L’ho messo nella borsa”, “Il ciuccio?” “Eccolo”, “Le chiavi?” “Prese”. Bene, possiamo uscire con tutto questo carico. Ma io, intanto, penso a cosa avrò dimenticato stavolta, e sorrido pure. Non rendendomi conto, tra l'altro, come io sembri Robocop pur credendomi  Wonder Woman.
No, non stiamo partendo in vacanza nel Burundi. Ci rechiamo alla libreria Murru perché la sottoscritta deve presentare il libro “Il fattore K” di Antonello Ardu. Il tragitto è breve: Su Planu -Via San Benedetto. Strade deserte, caldo da morire. Trecento gradi a livello del collo ben fasciato dal collare modello Philadelphia. Speriamo non mi facciano le foto. Sono inguardabile. Eccoci in libreria. C’è già un po’ di gente. Un abbraccio a Sabina, quella donna è una forza della natura. Non è solo una persona meravigliosa è un pozzo, infinito, di idee. Un saluto ad Antonello tranquillo come sempre. Qualche conoscenza qua e là. Miro con immenso amore il condizionatore vorrei entrarci dentro. Sono contenta di parlare di questo libro perché mi è piaciuto. E lo scrittore è uno che ha già pubblicato un precedente romanzo, ma – chissà perché – non soffre di deliri di onnipotenza. No, Antonello è modesto, pacato, parla del suo libro senza esaltarsi. E strano a dirsi, nonostante appartenga alla categoria degli scrittori, risulta simpatico. Iniziamo. Sia benedetta Consuelo che legge alcuni brani del romanzo. Leggere mi mette nel panico, sarà forse che tutti – stranamente – mi consigliano un corso di dizione. Parliamo, analizziamo il romanzo, cercando di non dare troppe anticipazioni visto che non tutti l’hanno letto. Non rischio mai la fucilazione, se posso. L’autore risponde serenamente alle domande. Il pubblico ascolta. Alice la sento piagnucolare, so già che ha fame. Infatti, dopo qualche minuto, sparisce con il papà per gustarsi il caldo contenuto del suo biberon che, diligentemente, ho messo nella sua rosa borsa. Mi piace questo pubblico che partecipa. Noto anche i miei nemici: i fotografi. So che quelle foto le vedrò pubblicate da qualche parte, ma non mi oppongo. Non è la mia serata, ma è la serata di Antonello. Non mi preoccupo di fare brutte figure perché tutto è spontaneo in questo bellissimo evento. Molti i sorrisi. Io parlerei per ore, perché ritengo che Il fattore K sia un romanzo tremendamente complesso, ricchissimo di spunti di varia natura. Ma, a un certo punto, devo pur smettere e soffocare quella insolita logorrea che mi sta travolgendo. E concludo chiedendo al pubblico “C’è qualcuno che vuole fare domande ad Antonello?”. E il pubblico interviene con domande, con osservazioni interessanti e sensate. Bello, bello. Non posso non citare l’ultima domanda proveniente dalla signora Clara, la cui risposta è stata sommersa da una risata generale. La signora, con fare gentile, ha cortesemente domandato come mai, nei libri, le mani degli uomini fossero sempre esperte. Eh, i misteri della scrittura.
Ecco è finita la presentazione. Si prosegue con l’aperitivo offerto da Gustirari, con le chiacchiere, con i sorrisi, con Antonello che fa le dediche. Anche a me ha fatto la dedica, certo ho capito oggi cosa ci fosse scritto avendo egli una grafia contorta, ma questa è un’altra storia.