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giovedì 30 marzo 2017

CARTA FORBICE SASSO - Giulio Neri

Decadenze
Titolo: Carta forbice sasso
Autore: Giulio Neri
Editore: Asterios
Anno: 2016
Pagine: 142
Genere: Romanzo

Tangeri, anno 2112. “Tutte le città muoiono” così inizia la lettera di Egidio Sant Just, nato in una città morente, nella quale dichiara di essere venuto in possesso, nella sua gioventù, di una mole di pubblicazioni, diari e corrispondenza privata che, con le opportune ricerche storiografiche costituirà il libro di memorie, senza raccordo. Lo stesso racconta, attraverso le voci dei protagonisti, trent’anni di vita in una Cagliari agonizzante che ha perduto il suo ruolo di centralità. Partendo dall’anno 2037 si intrecciano le vicende dei vari personaggi e il ruolo centrale è occupato da una Onlus –I serafini di San Lucifero – fondata da Lucrezia Melecrinis, una santa, si dice. Ma lo è davvero una santa? Attorno a lei, il marito, un erotomane, il vecchio amante, Elia Farigu, con il  quale ebbe una relazione quando lui era un suo studente perché, come dirà Elia, all’epoca lei “doveva aver incontrato troppi uomini dalle rose facili e si inteneriva per i germogli” e lui lo era, un germoglio. E, ancora, il pugile Cappai e la bellissima Marta Sant Just, madre, appunto di Egidio…

“Carta, forbice, sasso.”
Mi avvicino. “La morra cinese?”
“Sì.”
“Perché?”
Si scosta appena. “Una metafora, credo…La carta avvolge il sasso, ma è tagliata dalle forbici…”
“Che il sasso può spezzare. Nessuno può dirsi certo della vittoria.”
Ora sorride. “Ma nemmeno della sconfitta.” (Pag.142)

Un’opera fuori dagli schemi quella nata dalla penna dell’antiquario cagliaritano Giulio Neri che, prima della pubblicazione con Asterios, aveva concorso al XXIX Premio Calvino. 
In un’ambientazione futura, in una città spopolata, “Cagliari vive di palpiti isolati, si accende per spegnersi nel giro di pochi minuti”, che si avvia al tramonto, si intrecciano le storie, frammentate, dei protagonisti. Un coro di voci si muove per tutto il libro, Marta, Lucrezia, Elia e tanti altri. E la decadenza della città pare riflettersi sulle vite di personaggi che suscitano, indubbiamente, poca empatia privi, come sono, di provare qualcosa che si avvicini a un sentimento puro o, almeno, sano.

“A condannarci non sono mai le certezze, ma i sospetti. Dunque aspetto che la storia si compia. Come al solito, senza capirla sino in fondo.”
(Pag. 108)

Su tutto paiono dominare i colori foschi degli intrighi, dei giochetti politici, delle ipocrisie che ne fanno un’opera amara, governata da un pessimismo di fondo. Perché in quella città che “nientifica” pare vi sia poco spazio per qualcosa di buono. Questo è l’uomo, questa è la Storia del futuro, questa è la Storia di sempre. Guerre, dolore, intrighi, sospetti.
Una lettura originale, sia per la struttura, sia per il linguaggio, a tratti aulico, forse non un romanzo nel senso canonico del termine, ma ben venga l’atipicità.

Vedi anche:
Pierre, Nello Rubattu


venerdì 15 luglio 2016

CHIRÙ - Michela Murgia

"Affinità"
Titolo: Chirú
Autore: Michela Murgia
Editore: Einaudi
Anno: 2015
Pagine: 200
Genere: Romanzo


Mi incuriosiva molto leggere l’ultimo romanzo della Murgia soprattutto per le recensioni contrastanti lette in giro. Due i blocchi contrapposti: da un lato quelli che “manca una trama”, o anche “è un esercizio di stile”, dall'altro quelli che “è bellissimo”. Aggiungerei il terzo blocco: quelli –adorabili come l’eritema - che non hanno letto, non leggeranno il romanzo “ché tanto è brutto” Ma dove sta la verità? Non c’è una verità, chiaro. C’è però una storia, d’amore, di sentimenti certo. E c’è l’uso sapiente, scelto, delle parole che emerge in ogni riga. E poiché credo  che l’uso delle parole faccia la differenza in uno scrittore (ma guarda un po’!) io l’ho apprezzato.

"Chirù venne a me come vengono i legni alla spiaggia, levigato e ritorto, scarto superstite di una lunga deriva."
Sardegna, Cagliari. Eleonora, attrice di teatro affermata, ha trentotto anni quando incontra il diciottenne Chirú. Il giovane, quel giorno, è convinto, perché così qualcuno erroneamente gli ha fatto credere, di dover suonare il violino nel palco accanto a lei durante lo spettacolo. Eleonora gli spiega come preferisca recitare in silenzio. Al termine della rappresentazione quel giovane, vestito da adulto, con le braccia fin troppo lunghe e con appresso il suo violino, con il candore dei suoi anni chiede all’attrice se può seguirla a cena. Lei accetta. La loro non fu un’immediata affinità elettiva, lei semplicemente “lo riconobbe dall’odore delle cose marcite che gli veniva da dentro” forse perché quell’odore Eleonora lo  conosceva bene: era lo stesso suo. A tavola, tra altre persone che paiono quasi sfumate, i due conversano, ma lei vuole sapere esattamente cosa ci faccia lui con lei e Chirú, con sfrontatezza, afferma di volere che lei lo accompagni “anche se non sapeva dove andare” perché la donna conosce tante cose e lui vuole imparare, e tanto. Un allievo. Ancora? Sarebbe giusto? Sono passati ben otto anni dall’ultima volta che Eleonora ha preso con sé il suo terzo e ultimo allievo, o meglio quello che credeva fosse l’ultimo: ora ci sarà Chirú, il quarto…

Dopo Accabadora che le valse, tra gli altri, il premio Campiello l’autrice sarda torna, dopo sei anni, in libreria con un nuovo romanzo anch’esso ambientato prevalentemente in Sardegna seppur lontano dalle atmosfere ancestrali e magiche dell’opera precedente. Romanzo scritto in un momento particolare e di certo difficile della sua vita privata, "non è un libro autobiografico, ma racconta molto della mia vita" ha, infatti affermato la Murgia, Chirú, suddiviso non in capitoli, ma in 17 lezioni e un compimento finale, si presenta fortemente crudo nell’offrirci un percorso di formazione e di acquisizione di consapevolezza del sé alla luce di una introspezione intensa e anche dolorosa. La Murgia l’ha definito un “romanzo politico” tutto incentrato com’è sul concetto di potere che domina i rapporti umani, primi fra tutti quelli familiari, la figura del padre di Eleonora ne è l’emblema, ma sono impregnate di potere tutte le relazioni sentimentali, senza dimenticare che ogni relazione è, comunque, sentimentale, dirà Eleonora. Politico anche perché l’autrice, sempre attenta al problema delle donne, detronizza l’uomo per affidare stavolta il ruolo di mentore a Eleonora "infelice con classe", una donna la quale incarnerà la maestra intesa in senso ampio affiancando il giovane nella vita. E l’insegnamento non è solo un dare, non è mai –né mai può essere- unidirezionale: è un filtro a maglie larghe che permette un interscambio tra docente e discente quasi che, a un certo punto, i ruoli paiono confondersi. Una storia dal punto di vista dell’intreccio narrativo priva di eventi eclatanti, lineare, tutta basata sull’interiorità dei protagonisti e sul ruolo delle parole che paiono frutto di una scelta minuziosa e attenta, mai frutto della casualità, pesate una per una, accarezzate e adagiate delicatamente nella pagine per creare immagini eleganti e sonorità raffinate. Una curiosità: nella fase immediatamente precedente all’uscita del libro la Murgia ha aperto una pagina Fb a nome di Chirú, il quale ha interagito con i lettori e proposto il suo punto di vista, i suoi dubbi, le sue paure, scavalcando le pagine del libro per diventare, seppur in modo atipico,  “reale”. 


venerdì 13 maggio 2016

VERITÀ PROCESSUALE - Paolo Pinna Parpaglia



 "Veritas filia temporis...forse"

Titolo: Verità processuale

Autore: Paolo Pinna Parpaglia

Editore: La Zattera Edizioni

Anno: 2015

Pagine: 372

Genere: Legal thriller



Ognuno ha le proprie fisse. Per esempio, io ne ho tante. Tra queste, quella di acquistare il primo volume di un fumetto appena uscito e, poi, decidere se acquistare o meno gli altri e, con essa, quella di conoscere le nuove case editrici con l’acquisto dei loro libri. Così è successo, appunto, per questo libro: appena ho saputo che era nata (o meglio, rinata) la Zattera Edizioni mi sono precipitata in libreria a conoscere Verità processuale.



Quirico D’Escard è un avvocato civilista, preparato, amante della sua professione che, comunque, attende il salto di qualità. Cosa non certo facile in quel di Cagliari dove, a detta di Matteo suo collega, non conta essere un buon avvocato quanto piuttosto “essere un avvocato conosciuto, carismatico, uno che qualsiasi cosa dici, anche la peggio cazzata, vieni ascoltato, se poi la causa la perdi, vaffanculo. Puoi conoscere il codice a memoria ma sarai sempre considerato inferiore a quello che conosce due articoli ma se li vende bene. Questo è il mondo dell’apparire non dell’essere e, in questo buco di città, è più che mai così.”  E mentre Quirico, nel balcone della casa dei suoi genitori (già, lui non ce l’ha una casa sua) riflette sul suo approccio alla professione e al famoso salto di qualità riceve una telafonata. È il suo amico Gabriele che lo invita a guardare il telegiornale per la notizia del giorno: il professor Enrico La Torre è stato arrestato per l’omicidio di una sua studentessa durante un gita scolastico. Enrico,  il suo amico,, un assassino? Impossibile. Un tipo strano, eccentrico, forse con qualche problema caratteriale, ma non certo un violento. Quirico non può crederci. Pochi giorni dopo riceve un telegramma dalla Casa Circondariale di Buoncammino: Enrico La Torre lo nomina suo difensore. Lui, suo amico. Lui, avvocato civilista…



Primo romanzo pubblicato dalla casa editrice cagliaritana La Zattera di Alessandro Cocco, Verità processuale è un legal thriller ben congegnato che, al di là dell’intreccio rappresentato dalla triade omicido-accusa-difesa, ruota sia intorno a temi molto vicini a chi svolge la professione di avvocato sia intorno a temi di valenza universale. 
Il mondo lavorativo di Quirico risulta dominato da necessarie apparenze che, talora, paiono scontrarsi con i dubbi, le paure e il senso di inadeguatezza che un avvocato deve affrontare in un micromondo (che, spesso, crede di essere un macro-mondo se non l’unico mondo possibile)  difficile e complesso. Quirico è inesperto forse, ma preparato, e, indubbiamente, genuino e si trova, all’improvviso, a dover difendere un amico e questo fatto – l’amicizia -  cambia le dinamiche e le prospettive come se non bastasse, a ciò si aggiunge il fatto che egli ha una fede incrollabile sull’innocenza dell’amico.

Il tessuto narrativo ruota intorno all’amato, perseguito, ma al tempo stesso misterioso concetto di verità. Già, la famosa verità: concetto non spesso univoco, suscettibile di labirintiche biforcazioni perché, se in qualche modo, è vero che la verità processuale può essere unica è altrettanto vero che la verità, in sé, può essere molteplice e frammentaria.

Una lettura scorrevole, trascinante e appassionate che tiene incollati alle pagine sia per l’quo bilanciamento di passione, forza emotiva e leggerezza, ma anche per la buona caratterizzazione dei personaggi che, per le loro fragilità, i loro dubbi e i loro pregi e difetti, sentiamo comunque vicini, “conosciuti”.

Buona lettura!

lunedì 25 aprile 2016

IL CLUB DEGLI INTELLIGENTI - Ivo Murgia

"E fango è il mondo"
Titolo: Il club degli intelligenti
Autore: Ivo Murgia
Editore: Cenacolo di Ares
Pagine: 182
Anno: 2015
Genere: Romanzo 
  
Io mi immaginavo un Socrates con un fisico scolpito.Io mi immaginavo un Socrates bello come la luna, invece mi son ritrovata un gigolò decisamente diverso.

Pero simpatico, eh. Un romanzo divertente tutto basato sulla dicotomia sesso e filosofia, ma non solo. Pubblicato da Cenacolo di Ares nella Collana “Gli indipendenti” diretta da Igor Lampis la quale si pone l’obiettivo, come si legge nella prefazione di pubblicare “libri sicuramente diversi, che non sono scritti per altro scopo se non quello di raccontare un punto di vista puro e non distorto da altri interessi, come ad esempio quello economico” e questo è già un buon punto di partenza. Ma, eccovi Socrates.

Tra le vie di Cagliari incontriamo lui, Socrates. Ma come il calciatore brasiliano? Ma no! Come il filosofo ateniese, chiaro. Già, Il nostro Socrates, in quel di Cagliari, elabora una teoria filosofica rivoluzionaria: la teoria della mediocrità. Proprio così: il mondo è ingiusto perché governato dai mediocri che continuano a moltiplicarsi e a spalleggiarsi a vicenda. È in ciò che risiede l’ingiustizia del mondo. Interessante e apocalittica teoria che anche se non fornisce una soluzione, almeno dà una spiegazione e questo non è poco! Il suo lavoro non ha ancora ottenuto un riconoscimento dalla comunità filosofica internazionale e, in ogni caso, per tornare su argomenti più terreni, (il filosofo mi scuserà) anche i filosofi devono mangiare ragion per cui quello del filosofo è diventato per Socrates il suo secondo mestiere. Non a caso egli ha anche un altro mestiere, il primo. Fa il gigolò alla faccia della sua incipiente calvizie e del suo sovrappeso. E si impegna a far contente le varie Simoana, Genni, Sindi che richiedono i suoi favori. Donne annoiate, borghesi e non solo, milf con odore di ospizio, masochiste, sadiche: di tutto un po’. Certo poi c’è stato anche quel massaggio prostatico che proprio un bel ricordo non è stato. Poi c’è anche lei, il suo amore: Antonia. Ah! Quanto ci credeva in quella storia. Ma lei deciderà di lasciarlo e lo lascerà a fare i conti con il mostro della solitudine che, per lui, significa solo noia. E non dimentichiamo anche gli incidenti sul lavoro: la “rottura della tonaca albuginea dei corpi cavernosi”. Cioè quando, nel senso vero del termine, si era rotto il cazzo…

Il club degli intelligenti raccoglie tre lunghi racconti redatti nel corso degli ultimi anni dall’autore sardo, il cui filo conduttore sono le avventure porno-erotico-sentimentali nonché filosofiche di Socrates. Una lunga serie di peripezie tragicomiche, al limite del grottesco, nel quale il nostro eroe si troverà coinvolto, tutte narrate con una abbondante dose di ironia. Ma oltre l’aspetto leggero e comico è facile individuare delle note malinconiche e talora amare nascenti da riflessioni profonde sullo stato dell’umanità dominata, appunto, dalla mediocrità, dalla necessità – che si fa quasi bisogno – di seguire le mode del momento. 

“Così andava il mondo e il mondo faceva schifo, la vita era ingiusta ed era perfettamente inutile cercare una logica dove non ce ne poteva essere. Arrivederci e grazie.” Pag. 139


Brutto posto, il mondo pare dire il filoso-gigolò in slanci di leopardiana memoria che, tra un letto e l’altro, medita sulla solitudine dell’uomo quella solitudine che, erroneamente, viene scambiata, tanto per indorare la pillola, con la libertà cui si accompagnano considerazioni sulla realtà cagliaritana e sarda in generale e sul fatto che, spesso, non si conosca la propria storia, le proprie origini. Divertente senza essere frivolo, leggero e profondo allo stesso tempo, il romanzo è un’ottima occasione per trascorrere alcune ore di piacevole lettura e solidarizzare con Socrates il quale, un po’ come tutti noi, “fa quel che può” in un mondo dominato da ingiustizie dove i meriti e le capacità individuali contano sempre poco. Illuminante, a tal proposito, la figura del giovane precario plurititolato che trascorre le sue giornate a fare fotocopie.


“Non c’era da meravigliarsi, le cose non funzionavano perché il mondo era pieno di gente che non faceva un tubo per il semplice motivo che non sapeva fare un tubo, tutto qui. Lo sapeva bene e da tempo. Chi era in grado di fare qualcosa, veniva utilizzato per fare fotocopie e scaricare mail con allegati ad assessori impossibilitati e strapagati, il tutto per una miseria al limite dell’offensivo.” (Pag.25)


Triste, certo, ma anche tremendamente vero. Non passa inosservato lo stile brillante, scorrevole e lineare dell’opera che inserisce, nella trama, termini inglesi tutti rigorosamente riportati nel rispetto della fonetica italiana che raggiungono l’effetto di ampliare la comicità delle vicende tra Cagliari e interland, tra una milf mancata e una lediboi.

martedì 10 novembre 2015

DANNATO CUORE - Pier Bruno Cosso


CHIARA COME LA NOTTE
Titolo: Dannato cuore
Autore: Pier Bruno Cosso
Editore: Parallelo45
Anno: 2015
Pagine: 200





Dannato cuore è il secondo romanzo, pubblicato dalla Casa Editrice Parallelo45, dello scrittore sassarese Pier Bruno Cosso. Un romanzo che si svolge nell’arco di una settimana affrontando varie tematiche: morte, dolore, amore, speranza e rinascita. Non manca nulla, insomma.
“In fondo la vita è fatta di mezzi minuti che ti possono rivoltare l’esistenza”

Cagliari. Chiara si trova nel cimitero di San Michele. Il suo è un appuntamento fisso. Lì, davanti alla lapide di sua sorella morta in un incidente. Silenzio, ricordi, pensieri. Dolore muto. Ma quel giorno qualcosa pare turbare quel momento. Nella lapide un fiore e un bigliettino “Grazie a te, se io sopravvivo. Un pensiero per sempre”. E non solo: la ragazza ha anche avuto la sensazione che qualcuno la stesse spiando. Chiara non sa chi possa spiarla, non sa da chi possano provenire quelle parole, non sa che da quel bigliettino scaturiranno una serie di eventi a catena che, con la forza di un uragano, avranno l’idoneità di trasformarla, di stravolgere la sua vita, di farla diventare diversa e farla uscire da quella gabbia di dolore che si è costruita giorno dopo giorno…

Chiara ci porta nel suo mondo dipinto dalle grigie tonalità del dolore per la perdita di sua sorella. Dolore, maligno mostro che se, spesso, unisce i superstiti in nome di una sorta di solidarietà luttuosa e che, in questo caso, divide, sfascia i rapporti familiari, crea incomprensioni, silenzi difficili da sopportare o parole che son come tizzoni ardenti che bruciano, lacerano in un continuo formarsi di cicatrici dell’anima impossibili da risanare. Perché la morte di una persona cara non lascia solo ferite, la morte improvvisa lascia in sospeso tante cose: difese, accuse, parole, silenzi. Quello di Chiara è, essenzialmente, un viaggio in senso soprattutto metaforico. La vita stessa, pare dire l’autore, è un viaggio: a volte lento, a volte veloce. Viaggio talora senza freni in ripide discese, talaltra con il freno a mano tirato: per paura, forse. E comunque si intraprenda il viaggio, per quanto sia accidentato o tortuoso esso riesce a portare alla consapevolezza di se stessi e dei desideri veri, quelli più intimi. Un inno all’essere in contrapposizione al dover essere che, spesso, la società ci impone. Quasi un invito a prendere la macchina, a trovare l'essenza del nostro essere smarrito in qualche paura, in qualche obbligo stabilito altrove per non essere più, o solo, ciò che gli altri hanno fatto di noi. Su tutto domina Cagliari, città bulimica, viva, grande e piccola allo stesso tempo con i suoi abitanti cosi fortunati per il privilegio di avere il mare a due passi e che spesso non riescono nemmeno a comprendere la grandezza di quel dono. Cagliari con i suoi palazzi antichi e suggestivi, con i suoi stretti vicoli, con quel caldo che riscalda i corpi, ma spesso non riscalda l’anima. Cagliari che vive e respira.  Emerge, nonostante il dolore e le vite strizzate in crudeli meccanismi, un ottimismo di fondo: siamo sempre troppo impegnati a rincorrere il tempo, spesso convinti che non sia mai abbastanza e  un’opprimente ansia ci comprime, ma il tempo è un concetto relativo. Basta sempre poco perché un’esistenza cambi, migliori, si trasformi. Una storia avvincente nella quale la protagonista, muovendosi per la Sardegna, nell’arco di pochi giorni, si trova catapultata in una realtà completamente diversa, perde i punti di riferimento peraltro già precari, e, dopo una serie di avventure degne di un film d’azione e- a tratti- anche romantico, si ritrova ad essere un’altra persona. D’altronde, nella vita tutto è possibile. Anche l’incredibile. Anche l’impossibile. Anche l’amore.

Altri libri:
Pierre, Nello Rubattu
 

mercoledì 16 luglio 2014

Lotterie dei sogni

Lotteria - Stampa antica 1886

È vero che le statistiche dicono che si legge poco, ma vi assicuro che conosco tantissime persone che amano farsi incantare dalle parole magiche dei libri, persone che hanno la casa sommersa da pagine e pagine di storie, conosco persone che, puntualmente, si recano in libreria considerandolo il luogo migliore per eccellenza. Già, le librerie: luoghi che regalano magia. E dico ciò anche se non credo di avere tutte quelle manie che sfiorano il patologico, manie che caratterizzerebbero il lettore modello: per esempio, io non annuso i libri o non equiparo il prestito di un libro alla donazione di un rene. No, io li presto, li perdo, li ricompro, li sottolineo e, a volte, ci mangio sopra o li dimentico nel cruscotto della macchina fino a che non si ingialliscono. Effettivamente, non corrispondo al modello di lettore delineato da più parti e che, spesso, è solo un tirchio, così per dirla tutta.  Detto questo e chiarito che non sono un modello (neanche una modella, se vogliamo) è pur sempre vero che adoro i libri e, di conseguenza, le librerie. E i librai. Soprattutto quelli che combattono ogni giorno per far andare avanti il loro piccolo regno, quelli che i libri li leggono, quelli che  ti propongono libri fuori dal coro, quelli che organizzano presentazioni di autori non solo noti. Insomma, i librai intraprendenti. Coraggiosi e pieni di iniziative e che dimostrano, giorno per giorno, come il mondo della lettura possa avere mille volti, possa essere occasione di dibattiti, di incontri, di nuove conoscenze. Perché il libro è, di per sé, un mondo. Un vasto mondo.
Ah, dimenticavo: non sopporto tutti quelli che si disperano per le chiusure delle librerie e, poi, puntualmente, acquistano i libri online. Ecco, siete una massa di ipocriti.
Torniamo ai librai. In quel di Cagliari, nella via Tuveri, proprio vicino al tribunale c’è una libreria, la libreria Cocco il cui nome, credo, sia conosciuto da tutti essendo una libreria storica di Cagliari. Ebbene, in quella libreria lavora, appunto, Alessandro Cocco che ha seguito la tradizione di famiglia (e di questo gli siamo grati). Ha iniziato giovanissimo, a soli 24 anni, e ciò che più conta è il fatto che egli incarni l’immagine del libraio curioso, disponibile, libero.
Alessandro  ha organizzato un evento a dir poco speciale e unico in Sardegna: una  lotteria.  Ma mica una lotteria normale, no. Lui ha ideato la lotteria dei libri.  Il cui funzionamento è abbastanza semplice: basta recarsi alla libreria Cocco (a partire dal 26 giugno) e acquistare almeno due libri, con l’acquisto si riceverà un biglietto numerato; ogni acquisto successivo al primo varrà un biglietto per ogni libro. Conservare gelosamente i biglietti e sabato 26 luglio ci sarà l’estrazione finale al termine di una serata di intrattenimento nella quale saranno presenti un illusionista, numerosi autori sardi, ma anche le opere della pittrice cagliaritana Liliana Stefanutti e i disegni  della giovane Elisa Erriu. Ci sarà anche il buffet così giusto per non farci mancare nulla. La serata sarà presentata da Fabio Marcello.
Suppongo vogliate sapere quali siano i premi in palio. Eccoli:
-          Il primo premio un romanzo a scelta del vincitore e cena per due persone presso il ristorante KilometroZero.
-           Il secondo premio sarà un buono da €. 50,00 da spendere per successivi acquisti in libreria.
-          Il terzo premio sarà, invece, un buono da €. 25,00 da spendere per successivi acquisti in libreria.REGOLAMENTO:
Per partecipare occorre acquistare
(da Giovedi 26 Giugno fino al giorno dell’estrazione) almeno due romanzi a piacere. Al momento dell’acquisto verrà rilasciato un biglietto numerato che consentirà la partecipazione all’estrazione finale, prevista per SABATO 26 LUGLIO.
Ciascun acquisto successivo al primo, varrà un biglietto per ogni libro.

L’ESTRAZIONE FINALE avverrà in libreria al termine di una serata di intrattenimento durante la quale l’illusionista Alfredo Barrago eseguirà un divertente spettacolo di prestigio.
Saranno presenti scrittori sardi accanto all’esposizione delle suggestive opere della pittrice cagliaritana Liliana Stefanutti, e degli espressivi disegni della giovane Elisa Erriu. Entrambe le artiste saranno ospiti della serata.
Presenta il giornalista Fabio Marcello.
Seguirà un buffet.

PREMI:
- Primo premio: un romanzo scelto a piacere dal vincitore e una cena per due persone presso il Ristorante KilometroZero.
- Secondo premio: buono da 50 Euro per acquisti in libreria.
- Terzo premio: buono da 25 Euro per acquisti in libreria.
Naturalmente, io parteciperò e anche se di solito non vinco mai nulla (per esempio, da piccola non mi sarei stupita se il mio uovo pasquale, e solo il mio, fosse stato privo di sorpresa), non mi perderò questo evento che ha il sapore di cultura, di libri, di voci interessanti  e, in ogni caso, è un omaggio ai lettori, alle librerie, alle belle iniziative che riguardano il magico mondo delle parole. Poi non dite che l’estate cagliaritana è noiosa. E chapeau ad Alessandro per l’iniziativa e...continua così.




martedì 3 giugno 2014

CAGLIARI IERI, OGGI E FORSE ANCHE DOMANI - AA.VV.

EPPUR SON VIVI

Titolo: Cagliari ieri, oggi e forse anche domani
Curatore: Antonello Ardu
Editore: Falco
Anno: 2014
Pagine:192


Sì, lo so, ho sempre detto che amavo gli scrittori. Quelli morti.
Tale affermazione potrebbe essere usata contro di me, adesso. Già, perché la Falco Editore, poco tempo fa, ha pubblicato un romanzo, Cagliari ieri, oggi e forse anche domani, nella cui copertina c’è pure il mio nome. A mia discolpa e per non apparire incoerente con la mia apocalittica affermazione volta, in un certo senso, all’eliminazione degli scrittori viventi potrei giustificarmi dicendo:
  1. in via principale: sì vabbè mica ho scritto un libro, ma solo un raccontino.
  2. In via subordinata: mica son scrittrice, ho solo messo per iscritto la storia di Mirko con la Kappa.
  3. In ogni caso: con vittoria di spese e onorari di causa.
Fatta questa premessa -a mero scopo cautelativo, s’intende- vi voglio parlare di questo progetto, nato dalla testa malefica di Antonello Ardu, (sì, lui è scrittore, in effetti, ha già scritto due romanzi: Il fattore K e Dossier Hoffmann). Tutto iniziò quando l’Ardu, in un assolato pomeriggio estivo, mi disse: “Ho in mente di scrivere un romanzo il cui protagonista è un conducente di un pullman che, per via del suo lavoro, ascolta tante storie e come ogni storia che si rispetti sente il bisogno di raccontarle a sua volta”. Cosi va con le storie: non devono stare ferme, è necessario che circolino e non cadano nell’oblio. Ovviamente, ho pensato fosse una bella idea. Un po’ meno bella mi è sembrata l’idea dell’Ardu esposta subito dopo, sempre sotto il sole cocente di quell’agosto cagliaritano: “Perché non scrivi un racconto, a tema libero, purché ambientato a Cagliari?”. E, ovviamente bis, gli risposi di no. Mi creava ansia l’idea di dover scrivere (poi dopo tutte le affermazioni sugli scrittori morti e così via non sarebbe stato molto edificante scrivere a mia volta, salvo volermi praticare l’eutanasia per amor proprio). Insomma, il mio è stato un no categorico. E, poiché, io non cambio mai idea (!?) dopo qualche giorno ho pensato a quel racconto che avrei, forse, potuto scrivere, e ho detto, prima a me stessa, “Sì, va bene lo scrivo”. E così fu, ho fatto nascere un bambino un po’ speciale, Mirko, che viveva nella zona di San Benedetto alla quale son legata da ricordi dolci. L’ho inviato, così per coerenza con la mia incoerenza.
Successivamente, altre nove persone hanno inviato i loro racconti ad Antonello e lui, con metodo certosino appreso non si sa dove, li ha uniti ad una storia-romanzo principale che è divenuta il contenitore. Tale romanzo è un viaggio nella malattia del piccolo Giaime, nell’ amore, in un futuro, il 2037, immediatamente successivo alla terza guerra nucleare. Come ha fatto il nostro eroe a inserire i dieci racconti così diversi per temi e per stili nella vicenda di Giaime? Ha usato un espediente alquanto affascinante: quei singoli racconti sono diventati le storie che il nonno ogni sera raccontava al nipote. Ogni sera un racconto diverso. Ogni sera un quartiere diverso di Cagliari. E così il piccolo e sofferente Giaime ha conosciuto il mio Mirko, il Salvatore Murgia di Marco Corda con i suoi occhiali speciali, la trentanovenne e misteriosa Clara di Francesca Marrocu, Il gatto Sartorio custode del cimitero di Giulia Manunta, ha conosciuto quel folle provvedimento che ha impedito ai gruppi dilettanti di suonare di Igor Lampis, ha fatto un tuffo nel passato con le storie di Villanova di Luigi Alfonso, ha conosciuto il nuovo sistema elettorale di Consuelo Melis, il gattaro di Antonello, ha conosciuto uno strano virus nato dalla penna di Antonello Ardu e di Marco Corda, il ritmo musicale degli anni ‘80 di Francesco Fiabane, si è immerso nel lontano 533 D.C. nel quartiere di Castello descritto da Fabio Marcello.
Ecco, al di là della storia principale, della malattia, dei temi alquanto forti, al di là dello scenario post-bellico, al di là di un futuro prossimo non molto allettante le storie, le vere care storie salvano, avendo – indubbiamente - un effetto benefico. Per Giaime innanzitutto, ma anche per il nonno, Carule, che le custodisce nell’unico modo in cui esse devono essere custodite: raccontandole. Perché il posto delle storie non è uno scrigno chiuso, ma la libertà. E, adesso, guardando quella copertina con quel pullman impresso posso dire di essere contenta di aver partecipato a questo progetto.
Per amore di precisione, aggiungo di esser contenta nonostante i nonostante seguenti:
  • Nonostante n. 1. Pour parler, è stato detto che avessimo pagato la pubblicazione. Niente di più falso, la Falco Editore ha creduto nel nostro progetto e, vi assicuro, come sia ancora possibile credere in qualcosa senza chiedere soldi in cambio (lo so, è strano; ma capita). Questo è importante precisarlo perché se è vero che sono spesso incoerente è anche vero che non transigo sull’editoria a pagamento che ritengo un vero e proprio furto.
  • Nonostante n. 2. La copertina con il pullman londinese che c’entra? In effetti non c’entra visto che è un pullman indiano. La fantasia, la fantasia manca.
  • Nonostante n. 3. Se vi hanno pubblicato avevate conoscenze. Anzi, buone conoscenze. Per quanto mi riguarda conosco molto bene la mia famiglia, in particolare mia madre prepara ottimi culurgiones e, vi assicuro, non ha contatti con il mondo dell’editoria (a proposito, non ha ancora finito di leggere il libro pur essendo stata la prima acquirente).