"Veritas filia temporis...forse"
Titolo: Verità processuale
Autore: Paolo Pinna Parpaglia
Editore: La
Zattera Edizioni
Anno: 2015
Pagine: 372
Genere: Legal
thriller
Ognuno ha le proprie fisse. Per
esempio, io ne ho tante. Tra queste, quella di acquistare il primo volume di un
fumetto appena uscito e, poi, decidere se acquistare o meno gli altri e, con
essa, quella di conoscere le nuove case editrici con l’acquisto dei loro libri.
Così è successo, appunto, per questo libro: appena ho saputo che era nata (o
meglio, rinata) la Zattera Edizioni mi sono precipitata in libreria a conoscere
Verità processuale.
Quirico D’Escard è un avvocato
civilista, preparato, amante della sua professione che, comunque, attende il
salto di qualità. Cosa non certo facile in quel di Cagliari dove, a detta di
Matteo suo collega, non conta essere un buon avvocato quanto piuttosto “essere un avvocato conosciuto, carismatico,
uno che qualsiasi cosa dici, anche la peggio cazzata, vieni ascoltato, se poi
la causa la perdi, vaffanculo. Puoi conoscere il codice a memoria ma sarai
sempre considerato inferiore a quello che conosce due articoli ma se li vende
bene. Questo è il mondo dell’apparire non dell’essere e, in questo buco di
città, è più che mai così.” E mentre
Quirico, nel balcone della casa dei suoi genitori (già, lui non ce l’ha una
casa sua) riflette sul suo approccio alla professione e al famoso salto di qualità
riceve una telafonata. È il suo amico Gabriele che lo invita a guardare il
telegiornale per la notizia del giorno: il professor Enrico La Torre è stato
arrestato per l’omicidio di una sua studentessa durante un gita scolastico.
Enrico, il suo amico,, un assassino?
Impossibile. Un tipo strano, eccentrico, forse con qualche problema
caratteriale, ma non certo un violento. Quirico non può crederci. Pochi giorni
dopo riceve un telegramma dalla Casa Circondariale di Buoncammino: Enrico La
Torre lo nomina suo difensore. Lui, suo amico. Lui, avvocato civilista…
Primo romanzo pubblicato dalla casa
editrice cagliaritana La Zattera di Alessandro Cocco, Verità
processuale è un legal thriller ben congegnato che, al di là dell’intreccio
rappresentato dalla triade omicido-accusa-difesa, ruota sia intorno a temi
molto vicini a chi svolge la professione di avvocato sia intorno a temi di
valenza universale.
Il mondo lavorativo di Quirico risulta dominato da
necessarie apparenze che, talora, paiono scontrarsi con i dubbi, le paure e il
senso di inadeguatezza che un avvocato deve affrontare in un micromondo (che,
spesso, crede di essere un macro-mondo se non l’unico mondo possibile) difficile
e complesso. Quirico è inesperto forse, ma preparato, e, indubbiamente, genuino
e si trova, all’improvviso, a dover difendere un amico e questo fatto – l’amicizia
- cambia le dinamiche e le prospettive come
se non bastasse, a ciò si aggiunge il fatto che egli ha una fede incrollabile
sull’innocenza dell’amico.
Il tessuto narrativo ruota intorno
all’amato, perseguito, ma al tempo stesso misterioso concetto di verità. Già,
la famosa verità: concetto non spesso univoco, suscettibile di labirintiche
biforcazioni perché, se in qualche modo, è vero che la verità processuale può
essere unica è altrettanto vero che la verità, in sé, può essere molteplice e frammentaria.
Una lettura scorrevole, trascinante
e appassionate che tiene incollati alle pagine sia per l’quo bilanciamento di
passione, forza emotiva e leggerezza, ma anche per la buona caratterizzazione
dei personaggi che, per le loro fragilità, i loro dubbi e i loro pregi e
difetti, sentiamo comunque vicini, “conosciuti”.
Buona lettura!
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