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Marcel Proust |
Era il 25 di Luglio. Era il mio compleanno, 25 anni (più 15). Un caldo terribile, terribile e insopportabile quasi quanto il mio eritema. E Proust, dico Marcel, arrivò. Arrivò nel suo cofanetto nero. Emozione, tanta. Marito dagli occhi verdi non sbaglia mai un regalo. Mai. Rimase il problema del "quando": quando iniziare a leggere quegli otto volumi che, da un lato,, affascinavano e, dall'altro, impaurivano? Domanda difficile. Passarono i giorni e, poi, i mesi. Proust se ne stava lì, silente, nella sua mensolina a guardarmi. Non mi chiamava, mi guardava e basta. Attendeva, con me, che quei giorni passassero. I giorni scivolarono piano piano, tatuandomi la triste consapevolezza di quanto la vita riservi sempre delle sorprese -brutte, molto spesso-, di quanto la vita possa essere bastarda, di quanta forza sia necessaria per superare ostacoli che, a volte, sembrano insormontabili. Ma la vita è anche altro: il sorriso di mia figlia, marito dagli occhi verdi, famiglia. Amore, tanto amore. Sono risorta, ancora una volta seppur non il terzo giorno.
Arrivò Dicembre, l'inverno sembrava avere ancora un certo timore reverenziale a palesarsi, Proust continuava a farsi i fatti suoi nel suo nero cofanetto. Sempre in silenzio. Immobile. Intanto, iniziai a respirare. E a sorridere. Arrivò Gennaio e presi in mano quel cofanetto. Estrassi il primo volume 'Dalla parte di Swann' e cantai le prime parole dell'incipit "
A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: "Mi addormento". E, mezz'ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava". Ecco, quasi senza che me ne accorgessi sono entrata nella Recherche. Proust ha iniziato a parlarmi. Non tace più.
Marcel, grazie delle tue parole.
RispondiEliminaGirasola grazie del tuo ritorno e dei nuovi sorrisi.
Buongiorno Sagittarium e grazie.
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