Mondi magici
Titolo: libri si prendono cura di noi
Autore: Régine Detambel
Editore: Ponte alle Grazie
Anno: 2016
Traduzione: Francesco Bruno
Genere: Saggio salute /Benessere
Pagine: 120
Interessante questo piccolo volume che si immerge nel
mondo dei libri senza però fornire le classiche soluzioni miracolose che,
spesso, son poco credibili.
I libri contengono già tutto, compresa l’arte di
amare. Non esiste, infatti, nessun sentimento o emozione che sfugga a una
rappresentazione verbale. Ed è proprio su questo che nasce e si sviluppa la
biblioterapia, già sperimentata nei primissimi del ‘900, e definita
compiutamente, nel 1961, nel Webster
International come “l’utilizzo di un insieme di letture scelte quali
strumenti terapeutici in medicina e psichiatria. E un mezzo per risolvere
problemi personali grazie a una lettura guidata.” Pertanto, il libro è lo strumento dotato di forza immensa e
capace di attuare un processo di liberazione e apertura oltreché modo eletto
per uscire da forme di isolamento, per reinventarsi, riscoprirsi e rinascere.
Il biblioterapeuta, nel suo percorso, dovrà semplicemente spingere il lettore a
divenire “lettore di se stesso” in quanto le parole non hanno mai un fine in sé
ma in noi. I libri, quelli buoni, sono quelli che incidono –a mo’ di bisturi-
sulla sensibilità del lettore – in modo tale che egli riuscirà a vedere, con
occhi completamente nuovi, gli oggetti più conosciuti come se li vedesse per la
prima volta…
Régine Detambel, kinesiologa e scrittrice francese, in
questo piccolo saggio ha riunito il materiale elaborato, nel corso degli anni,
da vari studiosi in relazione al concetto e allo sviluppo della biblioterapia.
Non è un caso che la stessa, sin da bambina, raccogliesse, ritagliasse e
incollasse, con certosina pazienza le citazioni più diverse con una passione
quasi da collezionista, lei stessa chiama i pezzi di tali raccolte
“francobolli”. Interessante l’approccio adottato volto a creare una
biblioterapia che sia creativa e che sia in grado di scuotere, come insegna
Kafka con la metafora dell’ascia, abbandonando la c.d. biblio-coaching, di
stampo anglosassone, tutta incentrata su letture “facili” e didascaliche. No, i
libri devono essere complessi, lasciare spazio a interpretazioni,, a
introspezioni, a tuffi e profonde nuotate nel nostro animo perché solo così
potremmo trovarci o ritrovarci. No, quindi, a una biblioterapia medicalizzata
in quanto tale arte non è né può ridursi a una semplice prescrizione: inutile,
pertanto, attendersi da un biblioterapeuta un elenco di titoli tematici. In
linea di massima, un libro interessante per l’approccio nuovo e lontano da
libri simili nei quali, spesso, l’autore si pone sulla cattedra a dettare
soluzioni magiche. Certo è, comunque, che la presenza costante – e quasi
martellante – di citazioni e richiami renda la lettura un po’ macchinosa.
Altri libri:
Leggere. Perché i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi, Corrado Augias
Testi prigionieri, Jorge Luis Borges
Nessun commento:
Posta un commento