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giovedì 23 ottobre 2014

Intervista a Roberto Alba

Roberto Alba


Ho conosciuto Roberto Alba in occasione della presentazione del suo libro L’estate di Ulisse Mele in una libreria cagliaritana. Ciò che colpisce di lui è, indubbiamente, l’innata simpatia: è proprio una di quelle persone con le quali ci si trova bene a farsi le famose quattro risate, anche cinque in effetti. L’ho incontrato altre volte e, da ultimo, durante la presentazione del libro di un’amica in comune. Lì mi è venuta l’idea dell’intervista perché ho pensato -visto che sono previdente, lo sanno tutti- “Aspetta poco-poco prima che diventi famoso e antipatico, prima che se la tiri troppo e mi faccia dire dal suo segretario in livrea di fissare un appuntamento almeno otto mesi prima, gli faccio qualche domandina”. 

Io mi sono innamorata di Ulisse Mele, del piccolo grande bambino. A quanto pare non sono la sola, cos’è per te Ulisse, cosa rappresenta?
Ulisse è un viaggio, Ulisse è l'emozione di ricordare la felicità che esiste solo nel cuore innocente di un bambino. Ulisse sono i miei ricordi spensierati. Ma Ulisse è anche la scoperta di una verità: gli adulti e i loro problemi, le bugie. Gli adulti cercano la felicità perduta e si illudono. Ulisse rappresenta la crescita del bambino che ciascuno di noi custodisce. Solo chi ogni tanto lo lascia libero ha la fortuna di riconoscere nelle persone la luce della verità.

Perché hai scelto un bambino? E, soprattutto, come hai fatto, tu che sei bello grande, a vestire i panni, adottare il linguaggio e i pensieri di un bimbo?
Scrivere, raccontare una storia come quella della famiglia Mele mi ha portato a valutare la necessita che  il narratore fosse il meno condizionato possibile dagli eventi. Ulisse con la sua sordità risultava perfetto. Poteva osservare, non farsi confondere dalle parole. Lui poteva conoscere la verità dai volti delle persone. Il linguaggio in prima persona è stata la parte più difficile. Ho cercato di “regredire”, mi sono fatto una seduta di autopnosi e sono tornato indietro di 40 anni... il problema è stato risvegliarmi!

A sentir parlare così bene del tuo libro cosa si prova? Qualche lacrimuccia?
Confesso! Lacrimoni di gioia ma solo nel silenzio della mia camera, siamo già alla seconda ristampa. Ma la cosa che più mi ha sorpreso sono le persone che mi scrivono e mi raccontano la loro storia. Chi vive nel silenzio, come il piccolo Ulisse che è sordo, si riconosce in lui e nella sua famiglia, torna al tempo dell'infanzia e vive quei momenti con una nuova consapevolezza. La mia gioa più grande è quando Ulisse riesce a dare una carezza a queste persone.

Parlaci di Alba quando scrive.
Scrivo quando ho qualcosa da raccontare. Non sono un amante della scrittura fine a se stessa. Non scrivo per il piacere del suono delle parole. Devo avere l'idea di un personaggio e della sua storia, solo allora inizio a scrivere. Penso di aver iniziato troppi romanzi, ma sono pochi quelli che trovano la strada con il cartello “the end”. Quando scrivo sono veloce. Ho la storia schematizzata in testa. Ho il finale, poi posso cambiarlo, ma quando inizio un romanzo ho l'idea precisa di come deve finire... o non finire. Ulisse è stato scritto in circa 3 mesi, e la fine, la frase finale è nata quando non avevo ancora completato il primo capitolo.

Ma Alba quanto, cosa, come e dove legge?
Leggo 2 o 3 libri al mese, ma quando scrivo non leggo se non in rare occasioni. Sono un lettore “trasversale”, leggo tutto tranne i fantasy. Leggo a letto, è per me una forma di  piacere irrinunciabile... e devo stare attento a non rimanere troppo sveglio! Ma quando scrivo le cose cambiano, scrivo di sera, dal dopocena sino alle 2 o 3 di notte. 

Uno scrittore che ami e uno che odi.
Quelli che odio sono preziosi, li leggo per ricordarmi che in quel modo non devo raccontar le storie. Quindi evito di fare i loro nomi per non svelarmi il mio segreto!
Amo uno scrittore su tutti, ma a pensarci, ogni tanto divorzio e ne scelgo un altro. Dipende dal momento. Ma il primo amore non si scorda mai, giusto? Rispondo così: Il mio scrittore primo amore, non dell'adolescenza, ma dell'età adulta è Calvino. Il suo Il Barone rampante è stata una folgorazione. 

Consigli a un giovane scrittore?
Quando rileggendo qualcosa che hai scritto dirai a te stesso questa è una schifezza, allora sarai sulla buona strada per scrivere qualcosa di buono. Non c'è miglior giudice di noi stessi. Il problema è che dobbiamo avere molta stima di noi. Quindi, se abbiamo un amico che su ogni frase scritta ci fa le scarpe, teniamolo stretto (non molto stretto che poi muore :D ). 

La Sardegna. Parlarne nei tuoi scritti è fondamentale?
No, non è fondamentale. Il primo romanzo che ho scritto “La spiaggia delle anime” è ambientato in Grecia, Ulisse in Sardegna, il prossimo...

Domanda di rito: a quando il prossimo romanzo?
Questa è la domanda del mistero. Spero che esca il tempo giusto  per farvi scoprire una storia che difficilmente riuscirà ad annoiarvi. E questa è una promessa!

E noi aspettiamo!
L'estate di Ulisse Mele

mercoledì 23 luglio 2014

L'ESTATE DI ULISSE MELE - Roberto Alba

L'ULTIMA ESTATE. FORSE

Titolo: L’estate di Ulisse Mele 
Autore: Roberto Alba 
Editore: Piemme 
Anno: 2014 
Pagine: 210
Genere: Romanzo
Sardegna.Ulisse ha nove anni, vive in campagna, in cima a una collina di terra e di sassi, con la sua famiglia. Una famiglia nella quale cadono spesso le stelle cadenti che hanno la forma di botte. Le botte che suo padre Alfio riserva a Didi e Betta i suoi fratelli maggiori che non hanno voglia di studiare. Nel mattino di una calda estate, proprio quando stanno per arrivare, come ogni anni gli zii e i cugini, Didi e Betta decidono di andare al mare con il fidanzato di quest’ultima. Betta non tornerà più…
In un mondo fatto di rumori, di suoni e di parole si muove il piccolo Ulisse portando con sé il suo personale mondo fatto di silenzi, di sensazioni e di immagini. Ulisse è sordo, sordomuto dicono tutti, ma questo non fa di lui un “handicappato” perché il piccolo è un genio, sogna di diventare un ricercatore per quanto suo padre voglia fare di lui un avvocato per mandare in galera la famiglia Maraschi che ruba loro la terra.
Dirà Ulisse " _sono sordomuto, così dice la gente, però non mi piace usare questo termine perché può farvi pensare che sia handicappato, invece sono solo sordo, capisco benissimo e cammino senza sedia a rotelle e... sono un genio. Nessuno mi deve spiegare le cose due volte._"

Un romanzo delicato nel quale l’ingenua e arguta voce di Ulisse ci permette di vedere una realtà scevra di filtri o condizionamenti tipici dell’essere adulti e non derivanti, solo, dal possedere quel senso – l’udito- di cui il piccolo è privo.
Ulisse riesce, per esempio, a capire se qualcuno mente perché per lui uno sguardo non è costituito soltanto da due occhi in un volto, come lo è per tutti, ma è un insieme di emozioni, di significati nascosti, di verità e mondi da scoprire.
La storia di per sé è molto dolorosa, la scomparsa di Betta altererà gli equilibri familiari attribuendo un nuovo significato ai giorni, ai luoghi, ammantando il paesaggio di un velo di malinconia rappresentato, quasi ne costituisse il simbolo, da quel gommone portato dallo zio che, in quella tragica estate, non vedrà mai il mare e sarà abbandonato quasi a voler ricordare che l’estate in cui Betta è sparita sarà diversa da tutte le altre e forse l’ultima estate da bambini.
L’estate di Ulisse Mele contiene anche una attenta disamina, con buona dosatura di tenerezza e crudezza, dei rapporti familiari. In ogni famiglia, quindi anche in quella di Ulisse, ci sono dissapori, si covano rancori che hanno le loro radici in un passato, spesso sconosciuto o taciuto, perché spesso è più facile serbare livore verso un membro della propria famiglia anziché verso un estraneo che, paradossalmente, si riesce a perdonare più agevolmente, però è anche vero che quella famiglia anche dopo anni di silenzio e di assenze riesce a dare un sostegno nei momenti più tragici. Perché è nei momento più tragici che appaiono zie o parenti mai conosciuti prima che in forza di un legame atavico legame privo di un nome ben definito, ma molto simile al concetto di amore con tutte le sue sfumature anche quelle cariche di dolore, di rimorsi e rimpianti.La grande capacità di Roberto Alba credo sia stata quella di calarsi a pieno nel ruolo di un bambino, è il bambino Ulisse che scrive, parla, è sempre un bambino che descrive il suo mondo e il mondo degli adulti con i suoi occhi, attenti e intelligenti. È come se lo scrittore avesse dato ad Ulisse i suoi strumenti sussurrandogli: raccontaci la tua estate.
Ed è in questa capacità di calarsi in un bambino di usare il suo registro linguistico e, soprattutto, nella sua sensibilità che risiede la magia di questo romanzo, forte e delicato al tempo stesso.
Un romanzo che non finisce una volta che si legge l’ultima pagina, ma che fa riflettere sulla bellezza dell’esser bambini e che ci induce a cercare in qualche angolo remoto della nostra anima una parte di Ulisse, una parte del bambino che siamo stati. Parte che non è stata perduta inesorabilmente come spesso si crede, ma è solo stata accantonata credendo di avere impegni più importanti, come sempre.
Il romanzo, insomma, ha il sapore dei giochi all’aperto, di occhi sempre attenti a esplorare e a curiosare, di voglia di giocare, ha il sapore dell’estate, di quando era l'estate era bella, di quando estate voleva dire correre, giocare e ridere.