Empatie
Titolo:La cacciatrice di bugie
Autore: Alessandra Monasta
Editore:Longanesi
Anno: 2015
Pagine: 336
Genere: Romanzo
Dopo aver
terminato il romanzo della Monasta, conosciuta come perito fonico forense in
grandi processi, mi son chiesta come sarebbe descrivere dettagliatamente, con le annesse implicazioni di varia natura, la mia professione. Perché al di là delle
generiche e oggettive definizioni di ogni professione si trova un mondo,
soggettivo e intimistico, che in pochi forse riuscirebbero a descrivere. Perché
dietro una professione c’è una persona ed è anche vero che, spesso, persona e
professione si amalgamano quasi a divenire una cosa sola. Insomma, parlare di
un lavoro, in questi termini, non credo sia semplice. La Monasta, ecco, ci
riesce.
Firenze, 18
marzo 2014. È mattina, nella stanza si avverte il caldo che, senza mezzi
termini, anticipa l’estate. I raggi del sole illuminano la scrivania di legno
antico con due pc, una stampante, e post-it colorati ovunque. Squilla il
telefono e deve recuperarlo tra quella montagna infinita di fogli, quei fogli
che, per lei, sono indispensabili e le servono tutti e tutti insieme. È Luigi
Russo dall’altro capo del telefono “Abbiamo bisogno di te… è urgente”. E,
ancora, “Non leggere i giornali”. Già, come sempre, non deve farsi influenzare.
Lei dovrà dare la disponibilità per le settimane successive e, inutile
specificarlo, anche nei giorni festivi (cosa sono, poi, i giorni festivi?).
Come sempre da vent’anni a questa parte. È da vent’anni che conosce Luigi,
l’ispettore della polizia, è da vent’anni che gli uffici della Procura del
Tribunale le sono familiari. Iniziò tutto nell’anno 1993, aveva solo 24 anni,
fresca di studi in giurisprudenza, e ricorda benissimo quella lontana notte del
27 maggio del ’93: le vibrazioni dei vetri, il rumore sordo. Una fuga di gas? O
un attentato, un’autobomba?...
Alessandra Monasta,
nota per aver trascritto le intercettazioni nell’ambito di grandi processi
degli ultimi anni, il mostro di Firenze, la strage di Erba per citarne
qualcuno, racconta in questo romanzo-biografia la sua esperienza lavorativa,
quella, appunto, del perito fonico forense. Professione per la quale non
esistono né scuole di specializzazione né albi ai quali iscriversi. Basta
essere reclutati in virtù di quella dote che da sempre l’ha caratterizzata,
l’empatia, o, meglio quel “modo
empatico che ha di stare al mondo”. Intelligente, attenta, e soprattutto curiosa
fino al parossismo ed è proprio la curiosità che l’ha spinta non tanto a “fare
il perito fonico ma a essere un perito fonico“. Dalle sue parole emerge una
grande passione, un enorme spirito di sacrificio e anche la difficoltà di
staccarsi dal mondo lavorativo che permea e assorbe tutta la sua esistenza:
complicato uscire con gli amici dopo aver trascorso innumerevoli ore con le cuffie
che, volente o nolente, attivano tutti i suoi canali uditivi onde per cui frequentare
le persone le viene difficile non riuscendo a non ascoltare tutti i discorsi
altrui, E ascoltare le vite altrui spesso diventa spesso una morsa nella quale
viene intrappolata: “passo più tempo nelle loro vite che nella mia“. Ma oltre
la ricerca della verità, lo studio minuzioso delle voci, il dar significato a minime
inflessioni vocali e alle pause c’è anche una Alessandra figlia che perde la
madre, e una donna che si innamora nonostante il lavoro, nonostante quel lavoro.