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giovedì 25 ottobre 2018

PUSSY - Howard Jacobson

Fracassi


Titolo: Pussy
Autore: Howard Jacbson
Editore: La Nave di Teseo
Anno: 2018
Genere: Romanzo satirico
Pagine: 250
Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra





Pussy è dissacrante, feroce, senza limiti.

In una mattina di un inverno caldissimo, il professor Probius Kolskeggur vagava, alla ricerca del Palazzo delle Porte Dorate, tra le ziggurat e gli obelischi più alti della Repubblica di Urbs-Ludus. Quella visita significa per lui un nuovo posto di lavoro dopo il licenziamento a seguito dell’accusa di condiscendenza cognitiva. Ma adesso le cose dovrebbero volgere al meglio visto il suo imminente incarico come precettore di Fracassus secondogenito e presunto erede del duca di Origen. Finalmente varca le porte del Palazzo e, dopo meticolosa perquisizione, viene invitato ad accomodarsi per essere poi accompagnato al centodiciassettesimo  piano e introdotto niente meno che alla presenza del granduca e della granduchessa in persona. Lui il granduca, incipriato e ricoperto di medaglie. Lei, con un sontuoso abito da sera. Entrambi con i capelli color crema al limone. Dopo le presentazioni di rito, il granduca espone Probius quello che sarà il suo compito: occuparsi del loro figliolo, Fracassus ormai quindicenne. Fracassus era stato un bambino pressoché comune,dice il granduca, litigioso, egocentrico, presuntuoso, non molto attento al mondo che lo circondava e abituato ad averla sempre vinta. E soprattutto, già da tenera età, il fanciullino era stato un chiaro esempio lampante dei risultati che la libertà dall’istruzione poteva garantire. Chiaro che il padre riponeva nel figlio tutte le ambizioni pur conoscendolo poco essendo “troppo assorbito dall’idea di Fracassus per poter prestare attenzione a quello vero”. AL momento del conferimento dell’incarico, il Professore viene anche autorizzato a epurare gli altri precettori dell’erede, e lui li licenziò tutti, tranne la dottoressa Cobalt..
“Era abituato a svegliarsi con un’erezione e lo attribuiva alle ore che aveva appena trascorso in compagnia di se stesso” (Pag. 119)
Howard Jaboson, scrittore, saggista, giornalista, umorista, vincitore di numerosi premi, tra i quali, nel 2010, il Man Booker Prize per il romanzo L’enigma di Finkler e definito, da più parti, sia per il suo stile, sia per i temi trattati, il Philip Roth inglese ha fatto dell’umorismo il suo punto di forza, sostenendo come solo l’ironia e la comicità siano gli strumenti più adatti a salvare il grande romanzo e, soprattutto, la migliore maniera per cambiare il mondo. E Pussy, uscito nel 2017, e scritto in sole sei settimane, subito dopo la vittoria delle elezioni presidenziali americane di Donald Trump si inserisce a pieno titolo nel canale della comicità e dell’ironia, offrendoci il ritratto, grottesco, surreale, atroce del presidente americano. Nessuna difficoltà per il lettore a identificare Fracassus, il protagonista, con Trump per quanto questi non venga nominato apertamente. Fracassus / Trump è un pozzo di superficialità, di ignoranza, di inettitudine, che vive nella sua tebaide, avvolto nel mondo dei social network, appassionato di ripetute sbirciatine sotto le gonne femminili, tremendamente misogino, titolare di lessico ridotto all’osso (però conosce tutti i sinonimi di puttana) si dimostra, a tutti gli effetti, inidoneo a governare la cosa pubblica. Irriverente, con la struttura di una favola, Pussy si rivela una satira feroce e senza confini, non esiste il senso della misura in questa favola di granduchi e granduchesse, nella quale non vi è spazio per il politicamente corretto, ma tra un sorriso e l’altro (spesso amari) fa riflettere sulla pochezza di alcuni personaggi, sulla triste nostra realtà.

mercoledì 12 aprile 2017

JACK & ALICE - Jane Austen

Eravamo tanto belli

Titolo: Jack & Alice
Autore: Jane Austen
Editore: Donzelli
Traduzione: Bianca Lazzaro
Pagine: 80
Genere: Romanzo

Scritto a 15 anni Jack & Alice è una favola cattiva, amara e divertente. Un’opera immatura ancora, non perfetta, ma gradevole.

Pamydiddle, il gioviale Mister Johnson ha una voglia matta di deliziarsi: per festeggiare il suo  cinquantacinquesimo compleanno organizzerà, con congruo anticipo, una festa in maschera alla quale saranno invitati tutti gli amici e i familiari - ben pochi per la verità. Il giorno tanto atteso arriva, e in quella sfilata di Domini e Sultane appare con il suo soprabito verde il bel giovine Charles Adams, la cui maschera impersona il Sole. Certo che i suoi occhi riescono comunque a dardeggiare raggi infinitamente più potenti di quelli del luminoso  astro. Egli è stato dotato da madre natura di bellezza sì accecante al punto che nessuno può mirarlo in viso tranne, ovviamente, le aquile. E la giovane Alice, tra un bicchiere di buon vino e l’altro, si innamorerà perdutamente del signor Sonbellocomeilsole e anche di più. La signorina si impegnerà per conquistare il cuore del suo innamorato, facendo persino intercedere il suo caro genitore tramite corrispondenza epistolare. Conquista difficile considerando che anche Lucy si innamora di Charles. Ma, a quanto pare, Charles Adams ha altre mire…


Non sperate di trovarvi signorine Bennett o fascinosi mister Darcy. No, in Jack & Alice c’è ben poco orgoglio e poco pregiudizio, molto sentimento – per quanto effimero - e poca ragione. Le famose e ricercate signorine “a modo” son ben poche in queste pagine. Una Jane Austen totalmente nuova dal punto di vista narrativo e stilistico: ma per quanto lo stile sia ancora in itinere e molto distante da quello che caratterizzerà le sue opere più famose, è indubbio che la giovanissima Austen in questo romanzo breve dimostri la sua straordinaria capacità di indagare a fondo nella psiche dei suoi personaggi e di fornirci una disamina completa, e spesso satirica, dei meccanismi che muovono gli ingranaggi di un data società. Una carrellata di ambigui personaggi, simili a caricature, che paiono quasi anticipare in peius quelli che saranno i protagonisti delle sue opere più riuscite. Un racconto che pare quasi una favola. Una di quelle favole quasi fedriane solo che qui le virtù - ben poche -  e  i vizi – molti, forse troppi - sono rappresentati da esseri umani e non da animali. Vizi che, quasi a volerli evidenziare maggiormente, sono indicati con lettere maiuscole. In effetti, anche le virtù sono indicate con le lettere maiuscolo, ma non sono altrettanto convincenti. Personaggi bizzarri, ipocriti, fondamentalmente vuoti, che affogano il tempo nell’alcol e nel gioco d’azzardo. Questo è il magico regno della superficialità, dei discorsi vacui, delle inutili tautologie decantate come se fossero perle di saggezza o esperienze di vita di cui tener conto perché presentate come insegnamenti di vita. Un libro divertentissimo, cattivo, una presa in giro di usi e costumi di quella società apparentemente per bene, scritto nel 1790 alla giovane età di quindici anni. Un racconto-favola che è uno spasso, una storia da leggere e questa volta, anche, da guardare poiché la narrazione è gradevolmente intervallata dai disegni di Andrea Joseph, conterraneo della Austen, che firma con quest’opera il suo esordio letterario.