Visualizzazione post con etichetta La Nave di Teseo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta La Nave di Teseo. Mostra tutti i post

giovedì 4 aprile 2019

OGNI ANGELO È TREMENDO - Susanna Tamaro

Infanzie infelici


Titolo: Ogni angelo è tremendo
Autore: Susanna Tamaro
Genere: Romanzo autobiografico
Editore: La Nave di Teseo
Anno: 2018
Pagine. 268

Una lettura faticosa, farraginosa, e un sospiro di sollievo a lettura ultimata. E, in qualche modo, ho rivissuto le sensazioni provate tanto tempo fa alla lettura del grande successo della Tamaro, Va’ dove ti porta il cuore che, appunto, mi lasciò una sensazione non piacevole. Insomma, ci sono amori che non potranno mai nascere.

Italia, Trieste. Quando lei nacque, nell’anno 1957,  la bora soffiava forte. La bora, una bora scura e intrisa di neve, continuava a soffiare quando uscì dal sanatorio mentre con i genitori percorreva una ripida salita che li avrebbe condotti a casa, la prima casa della sua vita. Quella casa si trovava in una palazzina di cemento armato costruita, nell’immediato dopoguerra, sulle macerie di un edificio distrutto dalle bombe. In quegli anni “costruire case e mettere al mondo figli era l’imperativo quasi biologico” e i suoi genitori, come tutti, non si sottrassero a tali impegni tassativi. Allora, suo padre e sua madre, erano giovani e anche ingenui e, in nessuna circostanza, furono anche solo sfiorati dal dubbio che un figlio anziché un “arpione lanciato verso il futuro” potesse, invece, diventare un’ancora che, una volta che è stata issata a bordo, ha la forza e la capacità di trascinare con sé strascichi dal fondale del passato. No, non lo sapevano né lo immaginavano. Forse perché, quei due, non “avevano mai avuto davvero il tempo di osservare il mondo con gli occhi di un neonato.”…

Riprendendo un verso di Rilke, appunto Ogni angelo è tremendo, nel 2013, la Tamaro ha consegnato ai lettori la sua biografia, ripercorrendo gli anni della sua infanzia, dell’adolescenza fino all’età adulta, fino alla Tamaro autrice del best-seller Va’ dove di porta il cuore e delle opere successive. E ne vien fuori il ritratto di una infanzia triste, fatta di dolore, di solitudine, il malinconico dipinto di una bambina perennemente insonne che, per intere ore, piangeva. Apparentemente senza motivo. L’autrice espone, senza remore, il suo mondo sempre minaccioso e la sua visione del mondo esterno, anch’esso terribilmente non protettivo, minaccioso anch’esso. E, infine, quel dolore, quelle assenze, quei pianti, quella solitudine, quelle fragilità che, dall’infanzia, si incollano alla pelle, si trasformano, senza sparire del tutto, in forza, in cambiamento. In opportunità. In strade differenti. Da un lato, indubbiamente è un viaggio introspettivo che possiede quasi il sapore di una seduta terapeutica, di cui però ci si sente spettatori invadenti o, comunque non invitati, e che, dall’altro lato, risulta purtroppo confuso, poco omogeneo, spesso ripetitivo e prolisso.

mercoledì 14 novembre 2018

LA RONDINE SUL TERMOSIFONE - Edith Bruck

Righe d'amore
Titolo: La rondine sul termosifone
Autore: Edith Bruck
Editore: La Nave di Teseo
Anno: 2017
Pagine: 140
Genere: Romanzo

Quando prendo in mano romanzi che affrontano il tema della malattia ho sempre il timore di ritrovarmi sommersa di retorica. Ciò avviene soprattutto quando si parla della malattia di un marito, di un compagno, di un genitore. Inoltre la retorica tende a crescere in base alla gravità della malattia e raggiunge livelli altissimi quando si arriva alla morte. Infatti accade spesso che di fronte a un caro malato, ci si ritrovi quasi a cancellare il passato, a cancellare i difetti, a descrivere persone completamente diverse da quello che in realtà sono state. Ammantando il caro, defunto o quasi, di qualità che, di fatto non ha mai posseduto. Ecco, quei libri così mi spaventano perché in essi è la finzione che domina, conscia o inconscia che sia. La rondine sul termosifone è, invece, onesto, è privo di retorica. Un libro sincero. Vero. È un romanzo sulla forza della scrittura, sulla forza della memoria, ma è anche un romanzo sull’amore. Quello imperfetto, vero insomma.
Scrive, scrive. Di lui, di loro. Del prima e del dopo. Scrive ed è contenta e ogni riga che colora di nero il foglio bianco ha un significato: è un furto. Vuol dire rubare un po’ di tempo a lui, a suo marito Nelo. E lei è tante cose per quell’uomo: è la madre, è la moglie, è la sorella, è l’infermiera. Ma, soprattutto, lei è memoria. Tutto ciò con la pazienza di Giobbe e lo spirito di sacrificio di Sisifo. Ma quando è iniziato tutto? Quando è iniziato il declino del poeta e regista? Quando è entrato nel tunnel senza ritorno della malattia? C’è sempre un inizio. Il primo segnale, dieci anni prima, ad Assisi. Lei e suo marito erano in vacanza e lì, su quelle strade, lo vide camminare in un modo anomalo, piegato all’indietro. Lo ricorda bene quel suo incedere totalmente scoordinato. E poi la caduta. Lui non volle recarsi al pronto soccorso adducendo, a giustificazione, una lunga serie di forse. Forse era solo inciampato. Forse era solo un malore passeggero dovuto al caldo. Forse. E Nelo decise di porre fine a quella vacanza. Decise che sarebbero tornati a Roma nonostante avessero prenotato per una settimana.
“Se non riesco a capire, indovinare ciò che vorrebbe dire o non vedo ciò che immagina di vedere, i pagliacci sul muro, la rondine sul termosifone, se la prende con me. So di sbagliare molto spesso a non entrare immediatamente nel suo mondo senza mai contrariarlo, ma io sono un animale istintivo e la verità mi scivola di bocca da sola, le sue farneticazioni mi rattristano troppo, poi mi affretto a correggermi prima che mi guardi male e cominci a dirmi che sono una pazza,”
Nelo Risi, classe 1920, è stato un poeta e regista italiano e marito di Edith Bruck la quale, in queste pagine, racconta, con una sincerità disarmante, gli ultimi anni di vita del coniuge inoltratosi nei gorghi della demenza senile. Ne esce fuori, comunque, un ritratto dell’uomo, del poeta, umile, disinteressato ai beni materiali e di un matrimonio intenso, fatto di un grande amore. Un grande amore ricco anche di dolore, di tradimenti, un amore reale, insomma. In queste intense pagine, la Bruck,  si denuda esponendo tutti i suoi sentimenti, descrivendo, senza edulcoranti, tutte le sensazioni che si provano di fronte a un uomo - l’uomo della propria vita - che non la riconosce e che talora, nel buio della demenza, la chiama mamma. Una donna che, nonostante il percorso difficile, nonostante le allucinazioni di Nelo (il titolo del romanzo è, infatti, una delle allucinazioni del poeta), decide di stare con lui. E non nasconde nulla di questo “accompagnarlo”, né la rabbia, né la desolazione, né la sua continua fragilità. Un romanzo sull’amore, ma non buonista e neanche buono a dire il vero, amaro e tenero, nel quale un ruolo di primo piano è occupato dalla memoria, dalla necessità di fermare su carta, vite, ricordi, frammenti. Lasciare, in ultima analisi, qualcosa di scritto per qualcuno perché la memoria è importante, soprattutto per chi, come la Bruck, ha vissuto l’esperienza tragica dell’olocausto sulla propria pelle raccontandola nel suo primo romanzo autobiografico Chi ti ama così.

giovedì 25 ottobre 2018

PUSSY - Howard Jacobson

Fracassi


Titolo: Pussy
Autore: Howard Jacbson
Editore: La Nave di Teseo
Anno: 2018
Genere: Romanzo satirico
Pagine: 250
Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra





Pussy è dissacrante, feroce, senza limiti.

In una mattina di un inverno caldissimo, il professor Probius Kolskeggur vagava, alla ricerca del Palazzo delle Porte Dorate, tra le ziggurat e gli obelischi più alti della Repubblica di Urbs-Ludus. Quella visita significa per lui un nuovo posto di lavoro dopo il licenziamento a seguito dell’accusa di condiscendenza cognitiva. Ma adesso le cose dovrebbero volgere al meglio visto il suo imminente incarico come precettore di Fracassus secondogenito e presunto erede del duca di Origen. Finalmente varca le porte del Palazzo e, dopo meticolosa perquisizione, viene invitato ad accomodarsi per essere poi accompagnato al centodiciassettesimo  piano e introdotto niente meno che alla presenza del granduca e della granduchessa in persona. Lui il granduca, incipriato e ricoperto di medaglie. Lei, con un sontuoso abito da sera. Entrambi con i capelli color crema al limone. Dopo le presentazioni di rito, il granduca espone Probius quello che sarà il suo compito: occuparsi del loro figliolo, Fracassus ormai quindicenne. Fracassus era stato un bambino pressoché comune,dice il granduca, litigioso, egocentrico, presuntuoso, non molto attento al mondo che lo circondava e abituato ad averla sempre vinta. E soprattutto, già da tenera età, il fanciullino era stato un chiaro esempio lampante dei risultati che la libertà dall’istruzione poteva garantire. Chiaro che il padre riponeva nel figlio tutte le ambizioni pur conoscendolo poco essendo “troppo assorbito dall’idea di Fracassus per poter prestare attenzione a quello vero”. AL momento del conferimento dell’incarico, il Professore viene anche autorizzato a epurare gli altri precettori dell’erede, e lui li licenziò tutti, tranne la dottoressa Cobalt..
“Era abituato a svegliarsi con un’erezione e lo attribuiva alle ore che aveva appena trascorso in compagnia di se stesso” (Pag. 119)
Howard Jaboson, scrittore, saggista, giornalista, umorista, vincitore di numerosi premi, tra i quali, nel 2010, il Man Booker Prize per il romanzo L’enigma di Finkler e definito, da più parti, sia per il suo stile, sia per i temi trattati, il Philip Roth inglese ha fatto dell’umorismo il suo punto di forza, sostenendo come solo l’ironia e la comicità siano gli strumenti più adatti a salvare il grande romanzo e, soprattutto, la migliore maniera per cambiare il mondo. E Pussy, uscito nel 2017, e scritto in sole sei settimane, subito dopo la vittoria delle elezioni presidenziali americane di Donald Trump si inserisce a pieno titolo nel canale della comicità e dell’ironia, offrendoci il ritratto, grottesco, surreale, atroce del presidente americano. Nessuna difficoltà per il lettore a identificare Fracassus, il protagonista, con Trump per quanto questi non venga nominato apertamente. Fracassus / Trump è un pozzo di superficialità, di ignoranza, di inettitudine, che vive nella sua tebaide, avvolto nel mondo dei social network, appassionato di ripetute sbirciatine sotto le gonne femminili, tremendamente misogino, titolare di lessico ridotto all’osso (però conosce tutti i sinonimi di puttana) si dimostra, a tutti gli effetti, inidoneo a governare la cosa pubblica. Irriverente, con la struttura di una favola, Pussy si rivela una satira feroce e senza confini, non esiste il senso della misura in questa favola di granduchi e granduchesse, nella quale non vi è spazio per il politicamente corretto, ma tra un sorriso e l’altro (spesso amari) fa riflettere sulla pochezza di alcuni personaggi, sulla triste nostra realtà.