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lunedì 25 marzo 2019

TERRE DI LATTE - Giuseppina De Rienzo

Scosse

Titolo: Terre di latte
Autrice: Giuseppina De Rienzo
Editore: Manni
Anno: 2018
Genere: Romanzo
Pagine: 206


Antonia e Andrès, sono due fratelli che hanno quasi raggiunto la sognila dei quarant’anni, insieme in viaggio verso l’Irpinia, là dove si trovano le loro radici. La terra nella quale hanno vissuto fino all’adolescenza. Quella terra di latte devastata dal terremoto del 1980. La terra della nonna Tonia che si occupò di loro. Alla guida Andrès che rallenta quando si trova davanti il tabellone con la scritta Irpinia. Quello è l’ingresso per un altro mondo, pensa Antonia. Tornano in quei luoohi che li hanno visti crescere, divenire adolescenti per svuotare i la casa della loro infanzia, la casa dove hanno vissuto i loro genitori prima della loro tragica e letale caduta, in auto, in un dirrupo che li ha risucchiati, dopo un volo da un cavalcavia.  Morti insieme, quei due, uniti fino alla fine.  E i loro due figli rimangono orfani. Soli. Ma incatenati tra loro. Fortemente uniti  da un amore immenso, forte, quasi sensuale, tale da sfuggire a qualsiasi ordinaria o conosciuta definizione, perché “uniti da onde invisibili agli altri”. Un legame che ha sede nell’anima, profondamente silenzioso perché non aveva mai avuto bisogno di parole.

Terre di latte dell’autrice napoletana Giuseppina De Rienzo è un romanzo pubblicato nel 2018 tutto incentrato sul tema delle origini, o meglio del ritorno alle stesse. Il ritorno alla terra d’origine, l’Irpinia, nella quale, è sepolto il passato, i ricordi, i pesi e le gioie di qualcosa che non potrà più tornare. Con una prosa raffinata, a momenti lirica, l’autrice ci trasporta nel mondo dei due fratelli protagonisti con un’analisi, accurata e tagliente, del loro animo, delle loro fragilità, delle loro paure. Più che un’analisi quello che compie l’autrice è uno scavo profondo, operato con una non comune sapienza e delicatezza. È un romanzo che dà la stura a numerose riflessioni su temi centrali di ogni esistenza: la morte, la vita, l’infanzia, i legami familiari. Le parole della De Rienzo si muovono in un equilibrio tra dolcezza e amarezza, in terre di latte nel quale il prima e il dopo si confondono mescolandosi con “l’adesso” di Antonia e Andrès, con le loro paure, le loro scelte, forse sbagliate. È tutto un bivio. Fare ancora l’attore, per Andrès, o tornare in Irpinia?  E lei, Antonia, col suo petto prorompente, madre pur senza figli, madre di qualcuno, di qualcosa. Di Paolo o di Niccolò?
Una lettura interessante, un viaggio tra passato e presente, tutto senza punti fermi. Tutto un forse. Si vive in bilico, sull'orlo di precipizi. Si cade qualche volta. Ci si rialza qualche volta. Si attende, sempre. Qualcosa o qualcuno. Da allattare.


mercoledì 5 aprile 2017

IL SIGILLO DELLA POESIA - Alda Merini

Gorghi
Titolo: Il sigillo della poesia
Autore: Alda Merini (a cura di Piero Manni)
Editore: Manni
Anno: 2013
Pagine: 247
Genere: Poesia



I Navigli, la poesia, la vita, il manicomio, ricordi dell'infanzia, la giovinezza, la passione. 
C'è tanto della Merini in questo appassionante libro.




Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

Nacque a Milano, il 21 a primavera pur non essendo conscia del fatto che “nascere folle /aprire le zolle / potesse scatenare tempesta”.
Sua madre era una donna bellissima e molto autoritaria. Non era concesso ai figli confidarle, per esempio, un amore né tantomeno una piccola disubbidienza perché certamente li avrebbe messi in punizione. A natale, e solo a Natale, nella loro casa un grosso cappone cuoceva per quattro ore e c’erano anche i presepi semoventi. Dopo aver terminato le scuole elementari decise di voler entrare in convento. Andò perciò a Vercelli e a casa sua ne fecero quasi una malattia: tutti i suoi familiari sostenevano che lei sarebbe stata sicuramente una buona madre. Ma lei come donna di casa non valeva molto ma si reputava una madre nata, una madre “morale”, mentale quindi non una di quelle madri che si occupano quotidianamente di tener pulita la casa, di quelle che costantemente spolverano o che stanno attente a che i figli non sporchino la casa. No, una madre diversa. Lei era Alda Merini…

Piero Manni è stato l’editore storico di Alda Merini da quando nell’anno 1987, nella rivista “L’immaginazione” pubblicata dallo stesso e diretta da Maria Grazia d’Oria, apparvero sette poesie della merini.
Manni e Merini iniziarono a frequentarsi con una certa regolarità e a conversare per telefono è da quelle conversazioni che è nato questo volume che, come lo stesso editore ha dichiarato, è un omaggio ad Alda in onore della loro amicizia.

Ad accompagnare i componimenti poetici si trovano frammenti di testimonianze, aneddoti e ricordi di un’anima sensibile, angosciata, immersa senza sosta in “quel fluire della vita in gorghi insondabili e amari” ma comunque sempre aperta verso gli altri, verso il mondo. Ed è forse in questo accorgersi del mondo, in questo tendere la mano e il cuore verso gli altri che la poesia prolifera. Perché, per dirla con la Merini, in “questo mio andare per i Navigli ho sempre parlato e aiutato tutti quelli che mi tendevano la mano; è anche grazie a loro, grazie a ciò che mi hanno insegnato che io ho fatto e faccio poesia”