Fracassi
Titolo: Pussy
Autore: Howard Jacbson
Editore: La Nave di Teseo
Anno: 2018
Genere: Romanzo satirico
Pagine: 250
Traduzione: Milena Zemira Ciccimarra
Pussy è dissacrante, feroce, senza limiti.
In una mattina di un inverno caldissimo, il professor Probius Kolskeggur vagava, alla ricerca del Palazzo delle Porte Dorate, tra le ziggurat e gli obelischi più alti della Repubblica di Urbs-Ludus. Quella visita significa per lui un nuovo posto di lavoro dopo il licenziamento a seguito dell’accusa di condiscendenza cognitiva. Ma adesso le cose dovrebbero volgere al meglio visto il suo imminente incarico come precettore di Fracassus secondogenito e presunto erede del duca di Origen. Finalmente varca le porte del Palazzo e, dopo meticolosa perquisizione, viene invitato ad accomodarsi per essere poi accompagnato al centodiciassettesimo piano e introdotto niente meno che alla presenza del granduca e della granduchessa in persona. Lui il granduca, incipriato e ricoperto di medaglie. Lei, con un sontuoso abito da sera. Entrambi con i capelli color crema al limone. Dopo le presentazioni di rito, il granduca espone Probius quello che sarà il suo compito: occuparsi del loro figliolo, Fracassus ormai quindicenne. Fracassus era stato un bambino pressoché comune,dice il granduca, litigioso, egocentrico, presuntuoso, non molto attento al mondo che lo circondava e abituato ad averla sempre vinta. E soprattutto, già da tenera età, il fanciullino era stato un chiaro esempio lampante dei risultati che la libertà dall’istruzione poteva garantire. Chiaro che il padre riponeva nel figlio tutte le ambizioni pur conoscendolo poco essendo “troppo assorbito dall’idea di Fracassus per poter prestare attenzione a quello vero”. AL momento del conferimento dell’incarico, il Professore viene anche autorizzato a epurare gli altri precettori dell’erede, e lui li licenziò tutti, tranne la dottoressa Cobalt..
“Era abituato a svegliarsi con un’erezione e lo attribuiva alle ore che aveva appena trascorso in compagnia di se stesso” (Pag. 119)
Howard Jaboson, scrittore, saggista, giornalista, umorista, vincitore di numerosi premi, tra i quali, nel 2010, il Man Booker Prize per il romanzo L’enigma di Finkler e definito, da più parti, sia per il suo stile, sia per i temi trattati, il Philip Roth inglese ha fatto dell’umorismo il suo punto di forza, sostenendo come solo l’ironia e la comicità siano gli strumenti più adatti a salvare il grande romanzo e, soprattutto, la migliore maniera per cambiare il mondo. E Pussy, uscito nel 2017, e scritto in sole sei settimane, subito dopo la vittoria delle elezioni presidenziali americane di Donald Trump si inserisce a pieno titolo nel canale della comicità e dell’ironia, offrendoci il ritratto, grottesco, surreale, atroce del presidente americano. Nessuna difficoltà per il lettore a identificare Fracassus, il protagonista, con Trump per quanto questi non venga nominato apertamente. Fracassus / Trump è un pozzo di superficialità, di ignoranza, di inettitudine, che vive nella sua tebaide, avvolto nel mondo dei social network, appassionato di ripetute sbirciatine sotto le gonne femminili, tremendamente misogino, titolare di lessico ridotto all’osso (però conosce tutti i sinonimi di puttana) si dimostra, a tutti gli effetti, inidoneo a governare la cosa pubblica. Irriverente, con la struttura di una favola, Pussy si rivela una satira feroce e senza confini, non esiste il senso della misura in questa favola di granduchi e granduchesse, nella quale non vi è spazio per il politicamente corretto, ma tra un sorriso e l’altro (spesso amari) fa riflettere sulla pochezza di alcuni personaggi, sulla triste nostra realtà.