Amarsi e origamarsi
Titolo: L'amore a volte esagera
Autore: Andrea Gruccia
Editore: Milena
Anno: 2018
Genere: Poesia
Pagine: 176
Amore è un
rimescolarsi, basta poco “basta muovere un dito per mescolarmi / e ritornano i
miei occhi da bambino” perché “quando ci amiamo / sopportiamo meglio il
veleno”. L’amore è una cura, è il desiderio di sentire dentro di sé l’amata
“vorrei sentirti in me senza paura / come carote che crescono con radici più
profonde / scoprirci come piccole querce/ nate vicine.” Sentire e cercarsi, non
importa per quanto, potrebbe anche essere per sempre “voglio metterci tutta la
vita / a cercarti in me.” L’amore è profumo, è nutrimento “profumavi di pop-corn
/ mangiati sopra un pube”, è odore unico che scava, è un continuo annusare “ti
avrei annusato il collo per ore / girata di schiena sul balcone/ nel momento in
cui il sole incontra l’ombra / nessun fiume ha lo stesso odore. o, ancora “il
tuo profumo mi ara e mi solca / mi gira la pelle a un’altra aria.” L’amore è
spirito, pensiero, ma anche corpo, “indossami”, pelle, mani “restaurami” è
sorriso “quando sorridi apri gabbie”...
Andrea
Gruccia, di natali torinesi, è scrittore, poeta, fotografo e pittore. L’amore a
volte esagera è la sua seconda raccolta poetica nella quale l’amore - nella sua
eterna dicotomia di carne e spirito - domina, travolge, annienta, si espande:
esagera, appunto. Nei versi di Gruccia il sentimento amoroso è quello che
coinvolge tutti i sensi, è un inno alla donna: donna-oceano, donne che sono
primavere portatili, donne che hanno l’ordine stesso delle nuvole. La donna
amata è il più delle volte perfetta “sei lo stampo dell’amore che vorrei”. Ma i
versi contengono anche numerosi riferimenti a tutto il creato: alla luna, agli
oceani, alla natura con i continui richiami al mondo floreale, ci son le
bianche robinie, e i fiori di sambuco “ombrellini capovolti di fiori bianchi”.
E, in fondo, rimane una sorta di senso di fugacità, un sapore amaro “la
felicità è una lattina / colpita da fucili ad aria compressa /cadiamo per pochi
soldi / a volte non ci solleviamo più.” La lingua di Gruccia è vasta,
ricca e variegata, gioca con le parole,
crea nuovi vocaboli -“ti origamo” “voglio diventare musantropo”-, di linguaggi
fantasiosi, nei cui meandri è possibile vedere anche cani blu che si trovano
sulla luna o persone che diventano orti.
Articolo già pubblicato su Mangialibri