mercoledì 24 aprile 2019

LA RAGAZZA DI MARSIGLIA - Maria Attanasio



Titolo: La ragazza di Marsiglia
Autore: Maria Attanasio
Editore: Sellerio
Anno: 2018
Pagine: 400


È il 1849, è passato un anno dai moti rivoluzionari siciliani al quale il giovane partecipò. Quel giovane, il 17 maggio, con i capelli alla nazarena e una barba folta, si accinge a salire su un veliero per Marsiglia. Vi arriverà quattordici giorni dopo, più morto che vivo. La sua idea era quella di restarvi per poco tempo per poi recarsi a Parigi, dopo aver guadagnato qualcosa. Ma dimorare a Parigi, per un esule italiano, non è cosa facile. Decide, quindi, di spostarsi a Nizza e, infine, opta per Torino. L’attesa per ottenere il visto è lunghissima, quasi snervante, ma finalmente sente, dalla voce dei gendarmi sempre vigili, “tutto in ordine potere passare”. Finalmente! Prende una carrozza, per recarsi in via Vanchiglia, dall’amico, il calabrese, che l’avrebbe ospitato.  Apre il finestrino di quella carrozza, lo colpisce, come un fulmine,  il passo sfrontato di un donna, la quale, quasi voler rispondere a un muto richiamo, si gira verso di lui, sostenendone lo sguardo. Era proprio lei! La stessa donna che aveva incontrato a Marsiglia, all’ufficio passaporti. Scende velocemente dalla carrozza, ma la perde, non riesce più a scorgerla. Ma la incontrerà di nuovo. Quella donna è Rosalia Montmasson. Quel giovane è Francesco Crispi...

Il grande merito, seppur non unico a ben vedere, di questo splendido romanzo nato dalla penna dell’autrice siciliana, è quello di restituirci la figura di Rosalia Montmasson, figura storica che la politica, gli eventi storici, le ragioni di opportunità avrebbero voluto cancellare. Rosalia Montmasson fu la moglie di Crispi, l’unica donna  che partecipò all’impresa dei Mille. Una donna forte, tenace, con una personalità esplosiva, che emerge non in quanto “moglie di” ma in quanto donna caparbia, decisa e che ha sempre vissuto animata dalla passione. Una donna fortemente indipendente, mai di nessuno, ma solo di se stessa. È questa donna che Crispi, suo marito, voleva cancellare: perché così doveva essere, perché così egli avrebbe potuto tranquillamente convolare a nozze con un’altra donna, senza –non sia mai- esser accusato di bigamia. Certi mali – e il primo matrimonio, in quest’ottica, lo era – vanno eliminati alla radice. Un romanzo estremamente coinvolgente che entra nel mito di Mazzini, nel Risorgimento italiano,  con i suoi ideali, con le sue illusioni e delusioni, con i suoi personaggi piccoli e grandi. Dietro le parole della Attanasio emerge una grande opera di studio, di ricerca sui pochi documenti a disposizione, su ripetuti accessi ai luoghi calcati da Rosalia, che, per l’autrice, era diventata, come ha  detto la stessa, una vera ossessione. Un romanzo che è anche un prezioso saggio, vincitore peraltro di numerosi premi, e a noi non resta che ringraziare per averci donato, o restituito, la meravigliosa ragazza di Marsiglia.


sabato 20 aprile 2019

STORIE DI PRIMOGENITI E FIGLI UNICI - Francesco Piccolo

Dal lato della strada


Titolo: Storie di primogeniti e figli unici
Autore: Francesco Piccolo
Editore: Einaudi
Anno: 2015
Genere: Racconti
Pagine: 128

Quando era piccolo, su indicazione della madre, doveva tenere suo fratello per mano: cosa buona e giusta, per carità! Un po’ più strano, però, era il fatto che la madre precisasse come lui, in quanto fratello maggiore, dovesse stare dal lato della strada dove, guarda caso, passavano le macchine… Ah, le caramelle Charms! Un tempo, prima che togliessero loro i coloranti, studiava con Francesca, con quelle caramelle arcobaleno sulla scrivania e, di tanto in tanto, ne mangiavano una, scegliendone con cura il colore. Inevitabilmente arrivava il momento nel quale litigavano: l’ultima charms al lampone. Poi tutto si sbiadì, tutte uguali, tutte beige. Ma questo accadde dopo… Santino aveva otto anni quando, con la sua famiglia tornò dall’Africa. E il primo periodo, il piccolo, a ogni risveglio, credeva di sentire sua madre dire “vai a prendere l’acqua dal pozzo.” Poi si ricordava di essere in Italia, si ricordava che tutto era diverso… Chi abita al Sud dimentica gli ombrelli. Quelli del Sud si sorprendono quando piove, non hanno dimestichezza con la pioggia. E anche lui, puntualmente, dimenticava gli ombrelli. Continuava a disseminare ombrelli per la città, nonostante sua madre gli ripetesse sempre di stare attento. Ma lui non poteva farci niente….

Nove sono i racconti che compongono questa esilarante raccolta data alle stampe, per Feltrinelli, nell’anno 1996 e che segna la data dell’esordio narrativo di Francesco Piccolo. Nove piccole grandi storie, nove “debutti nella vita” come li definisce lo stesso autore, accomunati dal tema dell’essere figli unici o primogeniti, con le annesse sfortune e fortune del caso. Con il suo stile ironico, divertente e indubbiamente trascinante, l’autore ci apre le porte al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, prendendo spunto da eventi comuni, quotidiani che, senza mai cadere nella banalità, di fatto ci inducono talora a riflettere, talora a sorridere, talora a immergerci in episodi della nostra infanzia. Sì, perché è questo che fa Piccolo: scegliere e catturare piccoli dettagli, all’apparenza non rilevanti, e costruirci su delle belle storie, infarcendole con una buona dose di ilarità e che, alla fine, e inevitabilmente rimangono nel cuore. Nove storie che colpiscono e che regalano, seppur in misura diversa qualcosa: alcuni nostalgia, altri malinconia, altri risate. E, a fine lettura, si ha la sensazione di quanto, in fondo, sia bello ricordarsi delle colorate charms o riportare alla memoria compagni di classe che, magari, avevamo dimenticato, come gli ombrelli di uno dei raccaonti,  o anche solo ricordarsi che siamo stati bambini., prima che tutto assumesse quel monotono colore beige.

giovedì 4 aprile 2019

OGNI ANGELO È TREMENDO - Susanna Tamaro

Infanzie infelici


Titolo: Ogni angelo è tremendo
Autore: Susanna Tamaro
Genere: Romanzo autobiografico
Editore: La Nave di Teseo
Anno: 2018
Pagine. 268

Una lettura faticosa, farraginosa, e un sospiro di sollievo a lettura ultimata. E, in qualche modo, ho rivissuto le sensazioni provate tanto tempo fa alla lettura del grande successo della Tamaro, Va’ dove ti porta il cuore che, appunto, mi lasciò una sensazione non piacevole. Insomma, ci sono amori che non potranno mai nascere.

Italia, Trieste. Quando lei nacque, nell’anno 1957,  la bora soffiava forte. La bora, una bora scura e intrisa di neve, continuava a soffiare quando uscì dal sanatorio mentre con i genitori percorreva una ripida salita che li avrebbe condotti a casa, la prima casa della sua vita. Quella casa si trovava in una palazzina di cemento armato costruita, nell’immediato dopoguerra, sulle macerie di un edificio distrutto dalle bombe. In quegli anni “costruire case e mettere al mondo figli era l’imperativo quasi biologico” e i suoi genitori, come tutti, non si sottrassero a tali impegni tassativi. Allora, suo padre e sua madre, erano giovani e anche ingenui e, in nessuna circostanza, furono anche solo sfiorati dal dubbio che un figlio anziché un “arpione lanciato verso il futuro” potesse, invece, diventare un’ancora che, una volta che è stata issata a bordo, ha la forza e la capacità di trascinare con sé strascichi dal fondale del passato. No, non lo sapevano né lo immaginavano. Forse perché, quei due, non “avevano mai avuto davvero il tempo di osservare il mondo con gli occhi di un neonato.”…

Riprendendo un verso di Rilke, appunto Ogni angelo è tremendo, nel 2013, la Tamaro ha consegnato ai lettori la sua biografia, ripercorrendo gli anni della sua infanzia, dell’adolescenza fino all’età adulta, fino alla Tamaro autrice del best-seller Va’ dove di porta il cuore e delle opere successive. E ne vien fuori il ritratto di una infanzia triste, fatta di dolore, di solitudine, il malinconico dipinto di una bambina perennemente insonne che, per intere ore, piangeva. Apparentemente senza motivo. L’autrice espone, senza remore, il suo mondo sempre minaccioso e la sua visione del mondo esterno, anch’esso terribilmente non protettivo, minaccioso anch’esso. E, infine, quel dolore, quelle assenze, quei pianti, quella solitudine, quelle fragilità che, dall’infanzia, si incollano alla pelle, si trasformano, senza sparire del tutto, in forza, in cambiamento. In opportunità. In strade differenti. Da un lato, indubbiamente è un viaggio introspettivo che possiede quasi il sapore di una seduta terapeutica, di cui però ci si sente spettatori invadenti o, comunque non invitati, e che, dall’altro lato, risulta purtroppo confuso, poco omogeneo, spesso ripetitivo e prolisso.

mercoledì 27 marzo 2019

L'AMORE A VOLTE ESAGERA - Andrea Gruccia

Amarsi e origamarsi

Titolo: L'amore a volte esagera
Autore: Andrea Gruccia
Editore: Milena
Anno: 2018
Genere: Poesia
Pagine: 176

Amore è un rimescolarsi, basta poco “basta muovere un dito per mescolarmi / e ritornano i miei occhi da bambino” perché “quando ci amiamo / sopportiamo meglio il veleno”. L’amore è una cura, è il desiderio di sentire dentro di sé l’amata “vorrei sentirti in me senza paura / come carote che crescono con radici più profonde / scoprirci come piccole querce/ nate vicine.” Sentire e cercarsi, non importa per quanto, potrebbe anche essere per sempre “voglio metterci tutta la vita / a cercarti in me.” L’amore è profumo, è nutrimento “profumavi di pop-corn / mangiati sopra un pube”, è odore unico che scava, è un continuo annusare “ti avrei annusato il collo per ore / girata di schiena sul balcone/ nel momento in cui il sole incontra l’ombra / nessun fiume ha lo stesso odore. o, ancora “il tuo profumo mi ara e mi solca / mi gira la pelle a un’altra aria.” L’amore è spirito, pensiero, ma anche corpo, “indossami”, pelle, mani “restaurami” è sorriso “quando sorridi apri gabbie”...
Andrea Gruccia, di natali torinesi, è scrittore, poeta, fotografo e pittore. L’amore a volte esagera è la sua seconda raccolta poetica nella quale l’amore - nella sua eterna dicotomia di carne e spirito - domina, travolge, annienta, si espande: esagera, appunto. Nei versi di Gruccia il sentimento amoroso è quello che coinvolge tutti i sensi, è un inno alla donna: donna-oceano, donne che sono primavere portatili, donne che hanno l’ordine stesso delle nuvole. La donna amata è il più delle volte perfetta “sei lo stampo dell’amore che vorrei”. Ma i versi contengono anche numerosi riferimenti a tutto il creato: alla luna, agli oceani, alla natura con i continui richiami al mondo floreale, ci son le bianche robinie, e i fiori di sambuco “ombrellini capovolti di fiori bianchi”. E, in fondo, rimane una sorta di senso di fugacità, un sapore amaro “la felicità è una lattina / colpita da fucili ad aria compressa /cadiamo per pochi soldi / a volte non ci solleviamo più.” La lingua di Gruccia è vasta, ricca  e variegata, gioca con le parole, crea nuovi vocaboli -“ti origamo” “voglio diventare musantropo”-, di linguaggi fantasiosi, nei cui meandri è possibile vedere anche cani blu che si trovano sulla luna o  persone che diventano orti. 

Articolo già pubblicato su Mangialibri

lunedì 25 marzo 2019

TERRE DI LATTE - Giuseppina De Rienzo

Scosse

Titolo: Terre di latte
Autrice: Giuseppina De Rienzo
Editore: Manni
Anno: 2018
Genere: Romanzo
Pagine: 206


Antonia e Andrès, sono due fratelli che hanno quasi raggiunto la sognila dei quarant’anni, insieme in viaggio verso l’Irpinia, là dove si trovano le loro radici. La terra nella quale hanno vissuto fino all’adolescenza. Quella terra di latte devastata dal terremoto del 1980. La terra della nonna Tonia che si occupò di loro. Alla guida Andrès che rallenta quando si trova davanti il tabellone con la scritta Irpinia. Quello è l’ingresso per un altro mondo, pensa Antonia. Tornano in quei luoohi che li hanno visti crescere, divenire adolescenti per svuotare i la casa della loro infanzia, la casa dove hanno vissuto i loro genitori prima della loro tragica e letale caduta, in auto, in un dirrupo che li ha risucchiati, dopo un volo da un cavalcavia.  Morti insieme, quei due, uniti fino alla fine.  E i loro due figli rimangono orfani. Soli. Ma incatenati tra loro. Fortemente uniti  da un amore immenso, forte, quasi sensuale, tale da sfuggire a qualsiasi ordinaria o conosciuta definizione, perché “uniti da onde invisibili agli altri”. Un legame che ha sede nell’anima, profondamente silenzioso perché non aveva mai avuto bisogno di parole.

Terre di latte dell’autrice napoletana Giuseppina De Rienzo è un romanzo pubblicato nel 2018 tutto incentrato sul tema delle origini, o meglio del ritorno alle stesse. Il ritorno alla terra d’origine, l’Irpinia, nella quale, è sepolto il passato, i ricordi, i pesi e le gioie di qualcosa che non potrà più tornare. Con una prosa raffinata, a momenti lirica, l’autrice ci trasporta nel mondo dei due fratelli protagonisti con un’analisi, accurata e tagliente, del loro animo, delle loro fragilità, delle loro paure. Più che un’analisi quello che compie l’autrice è uno scavo profondo, operato con una non comune sapienza e delicatezza. È un romanzo che dà la stura a numerose riflessioni su temi centrali di ogni esistenza: la morte, la vita, l’infanzia, i legami familiari. Le parole della De Rienzo si muovono in un equilibrio tra dolcezza e amarezza, in terre di latte nel quale il prima e il dopo si confondono mescolandosi con “l’adesso” di Antonia e Andrès, con le loro paure, le loro scelte, forse sbagliate. È tutto un bivio. Fare ancora l’attore, per Andrès, o tornare in Irpinia?  E lei, Antonia, col suo petto prorompente, madre pur senza figli, madre di qualcuno, di qualcosa. Di Paolo o di Niccolò?
Una lettura interessante, un viaggio tra passato e presente, tutto senza punti fermi. Tutto un forse. Si vive in bilico, sull'orlo di precipizi. Si cade qualche volta. Ci si rialza qualche volta. Si attende, sempre. Qualcosa o qualcuno. Da allattare.


sabato 23 marzo 2019

IL LIBRO DI BULLERBY - Astrid Lindgren

Facevamo che

Titolo: Il libro di Bullerby
Autore: Astrid Lindgren
Editore: Salani
Anno: 2018
Genere: Ragazzi
Pagine: 352
Età: dai sei anni
Traduzione: Laura Cangemi

Lisa ha sette anni, quasi otto per esser precisi. Non comprende bene se avere sette anni -quasi otto -significhi essere grande o piccola. Il mondo è contraddittorio: la mamma da un lato , infatti, le dice che è grande e quindi può certamente asciugare le stoviglie, i suoi fratelli, invece, non la fanno giocare con loro agli indiani perché è piccola. Lisa ha solo due fratelli, Lasse e Bosse. Non ha una sorella, che peccato! La piccola abita, con la sua famiglia nella Cascina di mezzo che, appunto, si chiama così perchè sta tra la Cascina Nord e la Cascina Sud. Il loro villaggio si chiama Bullerby che significa Borgo baccano, è piccolo, in tutto ci sono,compresa Lisa, sei bambini. Lisa ha una camera tutta per sé, prima dormiva con i fratelli e, in fondo, non era tanto male perché le raccontavano tante storie, di fantasmi soprattutto. I giorni preferiti di Lisa sono quello della vigilia di Natale e quello del suo compleanno perché accadono tante belle cose: sorprese, i biscotti allo zenzero, i giochi, la torta. Ma, se ci pensa bene, anche l’ultimo giorno di scuola è un giorno bellissimo perché finalmente arriva l’estate e può star fuori con i suoi amici, può raccogliere le fragoline, può cercare mappe nascoste in posti misteriosi, può elaborare anche piani di fuga con la sua cara amica Anna, oppure costruire una casetta dei giochi nella spaccatura di un sasso. Che meraviglia l’estate!...
Dopo circa 40 anni torna in libreria Il libro di Bullerby pubblicato per la prima volta dai tipi di Vallecchi e nato dalla penna dell’autrice famosa per aver creato l’indimenticabile personaggio di Pippi Calzelunghe. Ambientato in un piccolissimo paesino -ispiratole pare dal villaggio svedese di Sevedstorp dove crebbe suo padre-, l’opera raccoglie, in un unico volume, 3 raccolte delle avventure dei bambini di Borgo Baccano. I bambini raccontati in queste sono liberi, vivono a stretto contatto con la natura, ogni giornata per loro è una scoperta, una deliziosa avventura. Ci sono i giochi, tantissimi, ma anche i classici conflitti maschi-femmine in una lotta che finisce sempre in una merenda o una risata accompagnate da un piano di vendetta per la successiva avventura. Sono bambini che hanno grande immaginazione e inventiva, con una immensa voglia di sperimentare. L’infanzia raccontata dalla Lindgren è felice, scevra di problemi, nella quale i bimbi si prendono e godono dei loro spazi che custodiscono gelosamente senza che vi siano particolari interferenze da parte del mondo adulto. I genitori ci sono, chiaramente, sono un lido sicuro, una protezione, ma - appunto - vivono nel loro mondo di  adulti rispettando quello dei piccoli. Inoltre, i bambini vivono un rapporto speciale con la natura, tema molto caro alla Lindgren, raccolgono i frutti, svolgono piccoli lavori nei campi, esplorano terreni nuovi. Lo si legge con un po’ di nostalgia questo libro ricco di “facevamo che” intriso di una alta dose di immaginazione, di libertà e di gioia. Molto lontano, spesso, da certe realtà attuali nelle quali mancano gli spazi, manca il contatto con la natura, manca quella sana dose di libertà che ogni bambino dovrebbe avere.


giovedì 21 marzo 2019

COME SE TU NON FOSSI FEMMINA - Annalisa Monfreda

Vacanze con lezione

Titolo: Come se tu non fossi femmina
Autore: Annalisa Monfreda
Genere: Saggio costume
Editore: Mondadori
Anno: 2018
Pagine: 168

Una madre, due figliole, un viaggio insieme. E 50 lezioni. 
Doveva essere una vacanza in famiglia, già programmata da tempo, ma lui le comunica come, per motivi di lavoro, avrebbe dovuto rinunciare a quella settimana di ferie, aggiungendo un bel “è la vita del consulente, tesoro”. Certo quella comunicazione del coniuge cambia le cose e, intanto lei, elabora mentalmente, ipotesi di vacanze alternative: un bungalow in Salento? Oppure una stanza in una pensione a Rimini? Tra i dubbi che annebbiano la sua mente si fa strada, all’improvviso, l’illuminazione. Perché cambiare programma e rinunciare alla Croazia? Perché, invece,  non intraprendere quel viaggio in auto, solo lei in compagnia delle loro due figlie? Perché no? E lui pare soddisfatto della soluzione che gli pare, a dir poco, perfetta. E questa è già una lezione “circondatevi di persone che pensano non ci sia nulla che voi non possiate fare” Inizia così il viaggio a tre, con la voce di Bianca Pitzorno che, dall’autoradio, le accompagnerà con le avventure di Streghetta mia….
Annalisa Monfreda, direttrice di Donna Moderna e Starbene, in occasione del viaggio con sue figlie,affronta una serie di questioni legate all’essere genitori di figlie femmine. Dell’impegno e delle responsabilità precise che comporta il compito educativo di una femmina. Il viaggio descritto non è solo fisico, ma anche e soprattutto simbolico. Ogni esperienza raccontata, ogni aneddoto descritto, ogni ricordo della sua infanzia riportato in luce diviene opportunità per elargire una lezione, fino ad arrivare a 50 lezioni. Il libro nasce dal “bisogno sociale di parlare di educazione di genere” come ha affermato la stessa Monfreda. Numerosi gli argomenti trattati: il ruolo fondamentale delle conquiste delle donna e che tali conquiste non debbano mai essere dimenticate, l’auspicio che il rispetto delle regole non nasca dalla paura, il rapporto col potere e la necessità di rapportarsi ad esso. Dalla lettura emerge, inoltre, un grande amore per la letteratura, il bisogno di esame della stessa per comprendere bene il ruolo della donna nelle società passate e attuali. Letteratura che deve essere buona e, quindi, né maschile né femminile, con l’invito alle figliole di nutrirsi di vita, di esperienze, di buoni libri. Ma anche un inno alla leggerezza, al sapersi divertire e soprattutto al ruolo fondamentale delle passioni che, continuamente, devono essere alimentate. Libro attuale, certo, forse non originalissimo, ma la cui lettura risulta interessante per ogni genitore. A prescindere dal sesso dei figli.