ERAVAMO NOI
Titolo: E adesso?
Titolo: E adesso?
Autrice: Brigitte Giraud
Editore: Guanda
Anno: 2009
Genere: Romanzo
Traduzione: Marcella
Uberti-Bona
Un romanzo forte,
doloroso. Come si può raccontare la morte? Come si può raccontare ciò che
siamo, quello che proviamo noi che restiamo? Siamo vittime di un elemento,
potente e inattaccabile, che cancella vite, senza chiederci il permesso, e non
ci dà possibilità di appello. Non c’è tutela. E continuiamo a vivere con pezzi
mancanti. Diventiamo mosaici incompleti che non potranno più splendere.
“Era
prima, era altrove. Eravamo noi. Stasera Claude è morto, e io sono viva. Mi
lascia senza averlo voluto, per distrazione. Mi lascia con il mio desiderio,
con le mie domande.”
Claude non c’è più. Non sentirà
più la sua voce, le sue mani non la toccheranno più, il suo profumo svanito.
Claude era suo marito. Claude è morto all’improvviso in un incidente in moto
dopo qualche ora di sofferenza in ospedale. Non c’è stato nulla da fare,
diranno i medici. Muore senza avvisarla. Muore tre giorni prima del trasloco
nella loro nuova casa. La loro prima vera casa. E ora? Bisogna scegliere la
bara, scegliere la musica per la cerimonia e contattare l’organista, andare al
supermercato per fare la spesa per il ricevimento successivo al funerale e lei
ha sempre odiato quel genere di ricevimenti. Come potrà vivere adesso dopo
vent’anni di vita felice insieme? Perché non si sono abbracciati forte quella
mattina? Perché solo un saluto fugace, un leggero sfioramento? E, soprattutto,
come dire al loro figlio di solo otto anni che il suo caro papà è morto? Com’è
possibile mettere in una sola frase la parola morte con la parola papà?...
Un romanzo che si concentra in
un uno spazio temporale brevissimo: quel piccolo frammento di tempo, l’adesso, ossia quel segmento di esistenza
che ci si trova a vivere tra la notizia della morte di una persona amata e il
dopo. Una sorta di limbo fatto di vuoto incolmabile, di dolore, di domande che
la Giraud descrive con coraggio e sobrietà senza mai farsi vincere dal
patetismo. La morte vista come elemento onnipotente a fronte del quale neppure
un amore solido e duraturo può nulla. Perché l’amore non ci prepara a
sufficienza perché nell’ipotetico bugiardino dei sentimenti non è indicata la
perdita come conseguenza della sua assunzione. Si rimane sperduti, soli, con il
peso dei ricordi che, a volte, sollevano e, a volte, ci trascinano nel baratro.
E rimaniamo, a respirare, a parlare a muoverci ancora: siamo condannati alla
sopravvivenza, comunque. Quasi una punizione. E non possiamo né autotutelarci
né ricorrere a tribunali per ottenere la riparazione per il torto subito. No,
ci teniamo la perdita, la solitudine, il dolore in tutte le sue sfumature.
“Si vive, è
normale, poi si muore, e nessuno ci è abituato. Allora improvvisi. Imbastisci
il niente con il niente.”
Caratterizzato da periodi brevi
e incisivi, a dir poco martellanti E
adesso? è uno scavo nell’animo umano, nei sentimenti profondi, è uno
svelare noi stessi con le nostre paure, una conferma del piccolo che siamo
rispetto all’immensità della morte. Atroce.
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