Foto: Sabina Murru |
Sabato 23 giugno, ore 18.00. Tutti insieme appassionatamente ci
accingiamo ad uscir di casa. Tutti, dico tutti. Io, mio marito, Alice con la
sua borsa, il suo passeggino, il mio collare post-trauma da tamponamento a
catena e, per finire, il mio eritema ben celato dal provvidenziale collare. “Usciamo?”
“Aspetta, ricapitoliamo: il latte?” “L’ho messo nella borsa”, “Il ciuccio?” “Eccolo”,
“Le chiavi?” “Prese”. Bene, possiamo uscire con tutto questo carico. Ma io, intanto, penso a cosa avrò dimenticato stavolta, e
sorrido pure. Non rendendomi conto, tra l'altro, come io sembri Robocop
pur credendomi Wonder Woman.
No, non
stiamo partendo in vacanza nel Burundi. Ci rechiamo alla libreria Murru perché
la sottoscritta deve presentare il libro “Il fattore K” di Antonello Ardu. Il
tragitto è breve: Su Planu -Via San Benedetto. Strade deserte, caldo da morire.
Trecento gradi a livello del collo ben fasciato dal collare modello
Philadelphia. Speriamo non mi facciano le foto. Sono inguardabile. Eccoci in
libreria. C’è già un po’ di gente. Un abbraccio a Sabina, quella donna è una
forza della natura. Non è solo una persona meravigliosa è un pozzo, infinito,
di idee. Un saluto ad Antonello tranquillo come sempre. Qualche conoscenza qua
e là. Miro con immenso amore il condizionatore vorrei entrarci dentro. Sono
contenta di parlare di questo libro perché mi è piaciuto. E lo scrittore è uno
che ha già pubblicato un precedente romanzo, ma – chissà perché – non soffre di
deliri di onnipotenza. No, Antonello è modesto, pacato, parla del suo libro
senza esaltarsi. E strano a dirsi, nonostante appartenga alla categoria degli
scrittori, risulta simpatico. Iniziamo. Sia benedetta Consuelo che legge alcuni
brani del romanzo. Leggere mi mette nel panico, sarà forse che tutti – stranamente
– mi consigliano un corso di dizione. Parliamo, analizziamo il romanzo,
cercando di non dare troppe anticipazioni visto che non tutti l’hanno letto.
Non rischio mai la fucilazione, se posso. L’autore risponde serenamente alle
domande. Il pubblico ascolta. Alice la sento piagnucolare, so già che ha fame.
Infatti, dopo qualche minuto, sparisce con il papà per gustarsi il caldo contenuto
del suo biberon che, diligentemente, ho messo nella sua rosa borsa. Mi piace
questo pubblico che partecipa. Noto anche i miei nemici: i fotografi. So che
quelle foto le vedrò pubblicate da qualche parte, ma non mi oppongo. Non è la
mia serata, ma è la serata di Antonello. Non mi preoccupo di fare brutte figure
perché tutto è spontaneo in questo bellissimo evento. Molti i sorrisi. Io
parlerei per ore, perché ritengo che Il fattore K sia un romanzo tremendamente
complesso, ricchissimo di spunti di varia natura. Ma, a un certo punto, devo
pur smettere e soffocare quella insolita logorrea che mi sta travolgendo. E concludo
chiedendo al pubblico “C’è qualcuno che vuole fare domande ad Antonello?”. E il
pubblico interviene con domande, con osservazioni interessanti e sensate.
Bello, bello. Non posso non citare l’ultima domanda proveniente dalla signora
Clara, la cui risposta è stata sommersa da una risata generale. La signora, con
fare gentile, ha cortesemente domandato come mai, nei libri, le mani degli uomini
fossero sempre esperte. Eh, i misteri della scrittura.
Ecco è finita la presentazione. Si prosegue con l’aperitivo
offerto da Gustirari, con le chiacchiere, con i sorrisi, con Antonello che fa
le dediche. Anche a me ha fatto la dedica, certo ho capito oggi cosa ci fosse
scritto avendo egli una grafia contorta, ma questa è un’altra storia.