Dentro la metafora
Titolo: La scena perduta
Autore: Abraham B. Yehoshua
Editore: Einaudi
Anno: 2011
Pagine: 367
Genere: Romanzo
Traduzione: Alessandra Shomroni
Intimistico, metaforico, ossessivo, simbolico, come
viaggiare in un sogno i cui contorni non sono, né possono essere, mai netti.
Aspramente criticato dagli amanti dell’autore, La scena perduta è stato, per me, una bella esperienza nella quale
mi son piacevolmente persa in astratti e complessi meandri.
Spagna, Santiago de Compostela. Il regista israeliano,
Yair Moses, nonostante l’età avanzata, si reca in Spagna per una retrospettiva
dei suoi film. Ad accompagnarlo c’è Ruth, attrice, ancora ricca di grazia e di
fascino, un tempo compagna di Shaul Trigano, suo sceneggiatore e, ora, divenuta
“un personaggio
affidato a lui”. Nei confronti della donna l’anziano regista ha dei riguardi
particolari: è ignara del fatto che non avrà nessuna parte nel suo prossimo film.
Inizia la prima giornata della retrospettiva e i due decidono di concedersi
qualche ora di riposo nella lussuosa camera dell’hotel, prima che la situazione
diventi troppo movimentata. E mentre Ruth dorme ancora, il regista osserva con
attenzione una riproduzione alla parete: una giovane donna, col seno scoperto,
allatta un vecchio muscoloso con le mani
legate dietro la schiena, un prigioniero forse. Scruta meglio per cercare il
nome dell’artista, ma non lo trova, ci sono solo due parole: Caritas Romana. E ricorda la scena del
suo film, la scena che Trigano scrisse e che Ruth fermamente rifiutò: no, non
poteva rappresentare una donna che allattava un uomo. E quella scena fu
tagliata, e quella scena perduta determinò la rottura tra Ruth e Trigano e
l’allontanamento definitivo tra lo sceneggiatore e il regista…
L’israeliano Yehoshua non ha certo bisogno di
presentazioni e con La scena perduta
conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la sua grande abilità di
scrittore. Risulta quasi automatico, nel corso della lettura, fare un’associazione
tra il regista protagonista e lo scrittore stesso per quanto, infatti,il
romanzo non sia totalmente autobiografico è vero che nello stesso, come ha
dichiarato lo stesso autore, ci sono parti che in qualche modo sono sue: tanto
per dirne una, i primi film di Moses riprendono due suoi racconti giovanili – precisamente, L’ultimo comandante e Il
rapido seerale di Yatir. Moses si ritrova a fare il famoso bilancio, a
recuperare volti, immagini e suoni, quasi – il suo- un voler (o dover) tornare
indietro nel tempo a recuperare qualcosa o qualcuno, a riprendere quella scena
perduta che forse, noi tutti, abbiamo. Lontano dal realismo La scena perduta è un susseguirsi di
simboli, di immagini evanescenti, di percorsi tutti a ritroso in un mondo in
cui gli aspetti astratti e onirici meritano un posto d’onore. Forse abbiamo
bisogno di ciò? Di simboli, di cose astratte, di metafore? E la risposta la dà
lo stesso autore: Sì, ne abbiamo bisogno per fronteggiare la situazione che
abbiamo intorno.
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