Ecco! Il momento è arrivato. Mi riferisco a quel momento, da sempre - e intenzionalmente - rimandato, nel quale è opportuno fare spazio in casa. Devi preparare la camera per tua figlia, devi evitare di farla dormire in balcone, devi evitare chiamate accusatorie al telefono azzurro, devi evitare di portare - per tutta la vita - le lettere scarlatte M.S. di Madre Snaturata. Devi scegliere come fare spazio. Ma sai già che dovrai eliminare due delle librerie della casa perché quelle frecce fluorescenti nonché lampeggianti, puntate verso le librerie, che riportano la scritta "Devi eliminare questi libri" non possono passare più inosservate. Lo sai e ti dispiace. Ma per tua figlia, questo e altro, molto altro. Tutto. Quindi, ti accingi a preparare scatoloni vuoti di pomodori pelati e a riempirli di libri che, d'ora in poi, dimoreranno nella cantina peraltro già ingombra di riviste, libri, fumetti e anche jeans anni ottanta che - non si sa mai - potranno esserti utili un giorno. Ma prima di riempire gli scatoloni, quasi romanticamente, ti soffermi su quella montagna di libri che, intanto, hai accumulato sul letto. E capisci che quella insolita montagna non è solo carta. No, per niente. Quella montagna, in qualche modo, contiene pezzi di vita, contiene storie, parole, e tanti tanti ricordi. Ti rendi conto, innanzitutto, di essere una donna a fasi. Già: donna fase-filosofica, donna fase-storica, donna fase "perché è necessario cambiare genere", donna fase "amo Umberto Eco", donna fase "i classici sono i migliori", donna fase "prova a leggere in francese", donna fase "la Russia è la mia terra" per passare, con nonchalance, alla donna-fase "voglio vivere a Parigi". Insomma, ti rendi conto, in primis, che qualche annetto ce l'hai e, poi, diciamocela tutta, sei un'incostante e poco equilibrata: troppe fasi. Poi, superata la lista delle varie fasi, ti soffermi sui libri con le dediche, quei libri che qualcuno ti regalò nei tempi in cui il 'per sempre' sembrava pure fattibile. E, ancora, libri logorati dal tempo e dalle sottolineature quasi a voler imprimere nella tua anima quelle magiche parole che, forse, ritenevi avrebbero modificato il corso di qualcosa, o - forse - l'avrebbero arricchito. Trovi anche i libri specchio, quelli nei quali, leggendoli, trovavi una parte di te stessa che forse sfuggiva ai tuoi vani tentativi di poco freudiana autoanalisi. E non mancano i libri di merda, quelli che ti hanno regalato perché non sapevano che cosa regalarti o che tu stessa hai acquistato nel tentativo di scoprire una qualche forma di bellezza dove il bello non c'è. Ma non finisce qui. Perché tra le pagine trovi in ordine sparso: biglietti del cinema, foto, pensieri diffusi, confusi e soffusi, lettere senza destinatario, destinatari senza lettere e, soprattutto (non cambierai mai) quei post-it, un tempo gialli, con le tue eterne polemiche, i tuoi tentativi - falliti - di cambiare micromondi, che, per te, erano macromondi, che non volevano cambiare (apprezziamo il tentativo), i tuoi sogni vittime incolpevoli della Legge 194.
E mentre ti convinci, a fatica, che in fondo il libro è un oggetto, riempi quegli scatoloni...
E mentre ti convinci, a fatica, che in fondo il libro è un oggetto, riempi quegli scatoloni...
Un sorriso tenero per quello spazio destinato a Meraviglia. Vicina al tuo dolore per trasferire anime in una stanza buia. Speranzosa che i jeans anni 80 vengano riciclati al macero quanto prima :) Questo è scrivere, sei un mito Girasola.
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