Titolo: Una bomber
Autore: Silvia Sanna
Editore: Caracò
Anno: 2012
Pagine: 75
"Perché avere un solo iettatore per squadra non è etico"
"No, il calcio non mi piace: è da maschi". Sì, lo confesso: qualche volta l'ho detto, ma solo per giustificare la mia totale inettitudine in ambito sportivo. Non sono nata per lo sport. Ricordo ancora la lista infinita di strane malattie, sconosciute per lo più agli annali di medicina, che mi attribuivo pur di non fare educazione fisica. E il panico che si impossessava di me quando, sempre a scuola, si formavano le squadre di pallavolo? Ne vogliamo parlare? No, lasciamo in pace i traumi giovanili. Adesso - per fortuna - ho la scusante dell'avanzata età anche se, il fine settimana raggiungo livelli altissimi di assuefazione da sport in tv, ma non per mia scelta.
Bene, mi si presenta innanzi agli occhi questo libriccino rosa shoking (io adoro il rosa shoking) che, guarda un po', parla di calcio. E, io, temendo di trovarvi quei concetti - per me astrusi - di calcio di rigore, di schemi e quant'altro ho, invece, ho fatto la conoscenza di Julia protagonista indiscussa di Una bomber. La (poco) diva Julia. Julia, dotata di piccola lingua biforcuta, con la maglia - guarda caso - n. 17 è l'ultima arrivata in una squadra di calcio femminile. Certo, non si può dire che sia amata, ma - si sa - è solo l'amore a non essere corrisposto: l'odio lo è sempre. E ha pure quel piede a banana che non l'aiuta. Ma, in fondo, che problema c'è visto che non la fanno giocare? In panchina, in effetti, un piede a banana va benissimo; anche due, se necessario. E da quella panchina, la piccola Julia piede-a-banana passa in rassegna le virtù - poche- e i vizi delle sue compagnette di squadra con la precisione di un macchinario per eseguire la tac, l'ultimo modello ovviamente. Niente sfugge al suo vispo occhietto. E vengon fuori vite tragicomiche, bambini bastardi, sentimenti, amori strampalati, iettatrici calcistiche.
Silvia Sanna ci offre un quadro variegato del mondo sportivo femminile, sfatando i luoghi comuni del calcio rosa, regalandoci momenti piacevoli grazie alla sua penna frizzante e a quella sana ironia che, spesso, è difficile trovare. Ecco, forse non ero destinata al calcio perché, poi, magari si poteva scoprire che avevo il piede a "qualcosa" però leggere di calcio, di questo calcio ricoperto di rosa shoking e infarcito di ironia fa bene, molto bene.
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