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sabato 15 luglio 2017

QUELLO CHE È SUCCESSO A JOANA – Valério Romão

Arsenico e perdite

Titolo: Quello che è successo a Joana
Autore: Valério Romão
Editore: Caravan
Anno: 2017
Genere: Romanzo
Pagine: 120
Traduzione: Vincenzo Barca


Questo piccolo romanzo inizia con un sogno che, già da solo, varrebbe un libro a parte per la sua efficacia. E la dimensione onirica permarrà per tutta la lettura, mescolandosi con una realtà troppo dura da accettare e da vivere. Quello che è successo a Joana è un romanzo di forte impatto emotivo, capace di sconvolgere e di angosciare e, sia chiaro, non solo per la storia in sé che è atroce, ma per la potenza della penna di Romão: una penna che riesce a creare ferite profonde, a soffocarci quasi. E, naturalmente, per l'ottima traduzione di Vincenzo Barca.

Joana si sveglia, gridando, da un brutto sogno. L’ultimo fotogramma che ricorda di quell’incubo terribile sono le sue gambe ricoperte di sangue. Si siede sul letto e, al suo fianco, vede il marito Jorge il quale continua a dormire incatenato nel suo solito sonno pesante, era stanca sicuramente. Lei lo copre, fa freddo: è dicembre. Dicembre è un mese triste, quello che le piace meno perché freddo e ostile, il mese in cui morirono i suoi genitori. Scosta le lenzuola, crede di aver riportato nella realtà l’ultimo frammento di sogno: ha la sensazione di avere le gambe bagnate di sangue. C’è una pozza, la sente, verifica con la mano: non è sangue. Si tratta di un liquido trasparente dall’odore agrodolce e comprende che, nella realtà, le si sono rotte le acque. Scuote Jorge per svegliarlo. Bisogna andare subito in spedale. Il bambino vuole nascere al settimo mese. Per fortuna che lei, previdente e precisa, aveva preparato tutto in anticipo e, chiaramente, anche la roba per un prematuro. Anche per uno scricciolo di sole 31 settimane…

Quello che è successo a Joana è il secondo romanzo del poeta, traduttore e e scrittore portoghese che con Autismo, edito nel 2012, dovrebbe far parte della trilogia Paternidades faalhads – paternità mancate. Già perché è di perdite, di mancanze, o, meglio, di ciò che sarebbe potuto essere ma non è stato che parla questo intenso romanzo. Romão, con la sua scrittura ritmica, sincopata ci trascina – con Joana – in una storia vorticosa che ha il sapore dell’assurdo. 
La vicenda si svolge nell’arco di una giornata che pare un’eternità tra un ambiente ospedaliero -che riporta le atmosfere del racconto Sette piani di Dino Buzzati e anche Il castello di Kafka- e i pensieri deliranti, sospesi tra la dimensione reale e quella onirica della protagonista. 
Sono i pensieri di Joana che dominano la scena, il suo flusso di coscienza riportato dall’autore come se lui stesso fosse Joana, come se anche il lettore diventasse Joana e vivesse, in prima persona, il suo dramma. Parole a cascata, assenza di punteggiatura, un affannarsi, di corsa, verso un baratro, dolore e sogno che si fondono e si diramano caoticamente. Romão ci regala una storia che turba, scuote l’anima, ci offre una massiccia e amara dose di arsenico  e dopo averci inebriato con quel veleno ci regala un fulmineo momento di serenità, quasi di pace. Forse.       

Altri libri:
Bastardo posto, Remo Bassini                 

venerdì 20 novembre 2015

BASTARDIA - Hélia Correia

IL MARE, SUO PADRE
Titolo: Bastardia
Autore: Hélia Correia
Editore: Caravan
Anno: 2011
Genere: Romanzo
Pagine: 95
Traduzione: Serena Magi - Vincenzo Barca

Un libro piccolo, dalla copertina con le tonalità del blu e del viola, che pare un dipinto nel quale l’immaginazione, il mito e i sogni si fondono per lasciarci una storia ricca di fascino. Un libro sulle possibilità, sul coraggio di abbandonare il noto e tuffarsi nell’ignoto, per cercare i sogni e ritrovarsi.

Nella seconda metà dell’Ottocento, nella terra di Portogallo,  un piccolo e povero paesino della provincia lusitana impone ai suoi abitanti la tradizione la tradizione, non formalmente dichiarata, di non abbandonare il luogo natio. Così è per tutti. O meglio, per  quasi tutti: infatti, la vita pare offrire una sorte diversa a un giovane nato da una madre sterile in virtù del sortilegio di Pilar la strega.  Il giovane è Moséis Duarte, ossessionato dal mare, suo padre, e dalle sirene, sue sorelle, intraprenderà il viaggio che lo porterà ad abbandonare il suo villaggio e le braccia calorose e protettive di sua madre per recarsi, in un primo momento, a Leira dove suo zio lo attende per offrirgli un lavoro, un’occasione…


"Quando un uomo incontra una sirena la delusione è irrimediabile"
(Incipit)

La Correia, grande autrice contemporanea portoghese, dispone le sue parole, come note su un immaginario pentagramma,  producendo una incantevole melodia dai toni fiabeschi. Melodia intrisa di realismo magico, di simbolismo, di superstizione, di slancio verso sogni fuoriusciti da qualche cassetto dimenticato aperto.  In questa melodia, dolce e amara al tempo stesso come quello delle sirene, muove i suoi passi Moséis, personificazione dell’anelito verso l’ignoto, raffigurato dal mare pensiero dominante,  da quella “linea all’orizzonte”. La sua ricerca è indubbiamente faticosa, ma necessaria per trovare se stesso.  Nel mondo nato da tali note tutto – ma proprio tutto -può accadere, anche di trovarsi entro scenari propri di altri romanzi. Non è un caso che Moséis, giunto a Leira si trovi in un luogo quasi sconvolto dalla vicenda di padre Amaro, quello stesso padre Amaro de Il crimine di padre Amaro di De Queiroz. Perché storie  e personaggi si possono confondere e non è raro che personaggi di storie lette altrove, possano entrare, non con forza, ma con naturalezza, in altre storie: in questa, per fare un esempio. Data questa premessa non è bizzarro, anzi risulta cosa normale, immedesimarsi in Moséis che, in qualche modo, incarna quell’ansia dell’uomo traducentesi in desiderio di fuga che ci avviluppa quando la vita pare stringerci con i suoi lacci troppo stretti,  quando vogliamo allentare quella morsa che ci toglie il respiro e scegliamo l’ignoto, qualunque cosa esso sia, di qualunque sostanza esso sia fatto, preferendolo a ciò che quotidianamente viviamo e talora  odiamo.