Di sage femme
Titolo: Un legame sottile
Autrice: Paola Cosmacini
Editore: Baldini & Castoldi
Anno: 2019
Genere: Saggio salute
Pagine: 215
L’ostetricia, da ob stare, stare davanti, ha le sue radici
in Francia. Essa è innanzitutto un’arte, l’arte di assistere la
partoriente e il neonato nelle prime ore di vita. Ci sono dei momenti
fondamentali nell’evoluzione di tale arte prima che si arrivi a
considerarla una vera e propria scienza. Nel 1513 nella luterana
Strasburgo compare Der roszgarten, il primo libro a tema ostetrico.
Testo fondamentale che costituirà, per più di due secoli, un importante
punto di riferimento non solo per le levatrici. Ma anche per i medici.
Al tempo della sua pubblicazione l’accouchement, il parto, è quasi
esclusivamente un affare di donne e sarà fino alla metà del 600 che, in
tale delicato momento, non si ricorrerà a figure maschili se non per
casi particolarmente complicati per i quali è indispensabile
l’intervento di un medico, quindi di un uomo. Di fatto, chi si occuperà
per secoli del parto sarà la sage femme, ossia la figlia o
moglie del medico capace di gestire il parto eutocico e distocico e alla
quale anche la comunità religiosa aveva riconosciuto un certo status
sociale autorizzandola, finanche, a battezzare in situazione
drammatiche. Nel 1627 la sage femme Louyse Bourgeois promotrice
e sostenitrice dell’eliminazione nel parto di vincoli - sostenendo come
debba essere la donna a scegliere la posizione più adatta - pubblica un
opuscolo, Apologie contre le rapport de Médecin con il quale
critica l’ingerenza dei medici nel campo ostetrico. Con il tempo e con
l’acquisizione di maggiori conoscenze sanitarie, la prerogativa
femminile nel campo dell’ostetricia viene meno e ciò quando l’ostetricia
assume, gradualmente, le forme di una disciplina medico-scientifica,
quindi per ciò stesso di appannaggio maschile. Nasce quindi un sapere
nuovo praticato e insegnato da una nuova figura, l’accoucher,
esclusivamente maschile…
Paola Cosmacini, medico radiologo, divulgatrice scientifica, nel descrivere due figure fondamentali nel campo dell’ostetricia, Madame Marie Boivin e Monsieur Stéphane Tarnier, ci delinea, in modo completo e dettagliato, il lungo e tortuoso excursus storico dell’antica arte di assistere la partoriente. Un’arte che, per molti secoli è stata di esclusiva competenza della donna (in alcune epoche della donna-strega). Momento storico che passa anche attraverso le figure di Boivin che fu levatrice e divenne medico e di Tarnier il primo ostetrico con particolare attenzione a quel legame sottile che li unì. Due studiosi che, di fatto, non si conobbero personalmente, ma furono comunque uniti dalla smisurata passione per lo studio per la ricerca nonché mossi da una attenzione per la cura e l’assistenza delle persone sofferenti. Entrambi vissuti nella Parigi dell’Ottocento, “si passarono il testimone della scienza ostetrica e ginecologica”. Due mani piccole, delicate e femminili quelle della Boivin e due mani armate quelle di Tarnier: entrambi furono animati dal medesimo spirito medico avanguardista che ha rappresentato il “vero motore di un’ostetricia d’ancien regime verso l’alba dell’ostetricia moderna” (Tarnier è considerato anche l’ideatore della incubatrice neonatale). Un apprezzabile testo documentato e ricco di riferimenti bibliografici dietro il quale si intravede uno studio attento delle fonti storiche anche nel delineare sia quel sempre difficile e ostacolato percorso di evoluzione del ruolo della donna in campo medico sia quel passaggio storico nel quale il parto da momento intimo da svolgersi tra le quattro mura di una casa (con tutti i pericoli connessi alla salute della donna e del nascituro) diviene momento da svolgersi in ospedale (con maggiori garanzie per la salute).
Paola Cosmacini, medico radiologo, divulgatrice scientifica, nel descrivere due figure fondamentali nel campo dell’ostetricia, Madame Marie Boivin e Monsieur Stéphane Tarnier, ci delinea, in modo completo e dettagliato, il lungo e tortuoso excursus storico dell’antica arte di assistere la partoriente. Un’arte che, per molti secoli è stata di esclusiva competenza della donna (in alcune epoche della donna-strega). Momento storico che passa anche attraverso le figure di Boivin che fu levatrice e divenne medico e di Tarnier il primo ostetrico con particolare attenzione a quel legame sottile che li unì. Due studiosi che, di fatto, non si conobbero personalmente, ma furono comunque uniti dalla smisurata passione per lo studio per la ricerca nonché mossi da una attenzione per la cura e l’assistenza delle persone sofferenti. Entrambi vissuti nella Parigi dell’Ottocento, “si passarono il testimone della scienza ostetrica e ginecologica”. Due mani piccole, delicate e femminili quelle della Boivin e due mani armate quelle di Tarnier: entrambi furono animati dal medesimo spirito medico avanguardista che ha rappresentato il “vero motore di un’ostetricia d’ancien regime verso l’alba dell’ostetricia moderna” (Tarnier è considerato anche l’ideatore della incubatrice neonatale). Un apprezzabile testo documentato e ricco di riferimenti bibliografici dietro il quale si intravede uno studio attento delle fonti storiche anche nel delineare sia quel sempre difficile e ostacolato percorso di evoluzione del ruolo della donna in campo medico sia quel passaggio storico nel quale il parto da momento intimo da svolgersi tra le quattro mura di una casa (con tutti i pericoli connessi alla salute della donna e del nascituro) diviene momento da svolgersi in ospedale (con maggiori garanzie per la salute).
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