"E fango è il mondo"
Titolo: Il club degli intelligenti
Autore: Ivo Murgia
Editore: Cenacolo di Ares
Pagine: 182
Anno: 2015
Genere: Romanzo
Io mi immaginavo un Socrates con un fisico scolpito.Io mi immaginavo un Socrates bello come la luna,
invece mi son ritrovata un gigolò decisamente diverso.
Pero simpatico, eh. Un romanzo
divertente tutto basato sulla dicotomia sesso e filosofia, ma non solo. Pubblicato da Cenacolo
di Ares nella Collana “Gli indipendenti” diretta da Igor Lampis la quale si
pone l’obiettivo, come si legge nella prefazione di pubblicare “libri
sicuramente diversi, che non sono scritti per altro scopo se non quello di
raccontare un punto di vista puro e non distorto da altri interessi, come ad
esempio quello economico” e questo è già un buon punto di partenza. Ma, eccovi
Socrates.
Tra le vie di Cagliari incontriamo lui, Socrates. Ma come il calciatore brasiliano? Ma no! Come il filosofo
ateniese, chiaro. Già, Il nostro Socrates, in quel di Cagliari, elabora una
teoria filosofica rivoluzionaria: la teoria della mediocrità. Proprio così: il
mondo è ingiusto perché governato dai mediocri che continuano a moltiplicarsi e
a spalleggiarsi a vicenda. È in ciò che risiede l’ingiustizia del mondo.
Interessante e apocalittica teoria che anche se non fornisce una soluzione,
almeno dà una spiegazione e questo non è poco! Il suo lavoro non ha ancora
ottenuto un riconoscimento dalla comunità filosofica internazionale e, in ogni
caso, per tornare su argomenti più terreni, (il filosofo mi scuserà) anche i
filosofi devono mangiare ragion per cui quello del filosofo è diventato per
Socrates il suo secondo mestiere. Non a caso egli ha anche un altro mestiere,
il primo. Fa il gigolò alla faccia della sua incipiente calvizie e del suo
sovrappeso. E si impegna a far contente le varie Simoana, Genni, Sindi che
richiedono i suoi favori. Donne annoiate, borghesi e non solo, milf con odore
di ospizio, masochiste, sadiche: di tutto un po’. Certo poi c’è stato anche
quel massaggio prostatico che proprio un bel ricordo non è stato. Poi c’è anche
lei, il suo amore: Antonia. Ah! Quanto ci credeva in quella storia. Ma lei
deciderà di lasciarlo e lo lascerà a fare i conti con il mostro della
solitudine che, per lui, significa solo noia. E non dimentichiamo anche gli
incidenti sul lavoro: la “rottura della tonaca albuginea dei corpi cavernosi”.
Cioè quando, nel senso vero del termine, si era rotto il cazzo…
Il club degli
intelligenti raccoglie tre
lunghi racconti redatti nel corso degli ultimi anni dall’autore sardo, il cui
filo conduttore sono le avventure porno-erotico-sentimentali nonché filosofiche
di Socrates. Una lunga serie di peripezie tragicomiche, al limite del
grottesco, nel quale il nostro eroe si troverà coinvolto, tutte narrate con una
abbondante dose di ironia. Ma oltre l’aspetto leggero e comico è facile
individuare delle note malinconiche e talora amare nascenti da riflessioni
profonde sullo stato dell’umanità dominata, appunto, dalla mediocrità, dalla
necessità – che si fa quasi bisogno – di seguire le mode del momento.
“Così andava il
mondo e il mondo faceva schifo, la vita era ingiusta ed era perfettamente
inutile cercare una logica dove non ce ne poteva essere. Arrivederci e grazie.”
Pag. 139
Brutto posto, il mondo pare dire il
filoso-gigolò in slanci di leopardiana memoria che, tra un letto e l’altro,
medita sulla solitudine dell’uomo quella solitudine che, erroneamente, viene
scambiata, tanto per indorare la pillola, con la libertà cui si accompagnano
considerazioni sulla realtà cagliaritana e sarda in generale e sul fatto che,
spesso, non si conosca la propria storia, le proprie origini. Divertente senza
essere frivolo, leggero e profondo allo stesso tempo, il romanzo è un’ottima
occasione per trascorrere alcune ore di piacevole lettura e solidarizzare con
Socrates il quale, un po’ come tutti noi, “fa quel che può” in un mondo
dominato da ingiustizie dove i meriti e le capacità individuali contano sempre
poco. Illuminante, a tal proposito, la figura del giovane precario plurititolato
che trascorre le sue giornate a fare fotocopie.
“Non c’era da meravigliarsi, le cose
non funzionavano perché il mondo era pieno di gente che non faceva un tubo per
il semplice motivo che non sapeva fare un tubo, tutto qui. Lo sapeva bene e da
tempo. Chi era in grado di fare qualcosa, veniva utilizzato per fare fotocopie
e scaricare mail con allegati ad assessori impossibilitati e strapagati, il
tutto per una miseria al limite dell’offensivo.” (Pag.25)
Triste, certo, ma anche
tremendamente vero. Non passa inosservato lo stile
brillante, scorrevole e lineare dell’opera che inserisce, nella trama, termini
inglesi tutti rigorosamente riportati nel rispetto della fonetica italiana che
raggiungono l’effetto di ampliare la comicità delle vicende tra Cagliari e interland, tra una milf mancata e una lediboi.