mercoledì 29 giugno 2016

A GALLA - Alessandro Toso

Titolo: A galla
Autore: Alessandro Toso
Editore: Scrittura & Scritture
Anno: 2016
Pagine: 367
Genere: Romanzo

Veneto, Castello D'Arquà. La Tecnobitum è una delle poche aziende che continua a resistere nonostante la crisi: un centinaio di persone riesce a vivere grazie ad essa. Il titolare è Renato Pappalardi, deciso e convinto. Già, convinto anche stavolta di farcela nonostante lo spettro della Cassa integrazione. Nonostante i germi di protesta dei suoi operai, in primis quel Franchino. Ma lui, il grande Pappalardi, ne uscirà indenne. Perché non dovrebbe?...

Dopo Destini verticali ambientato in cieli nevosi e montagne impervie, Alessandro Toso, scrittore trevigiano, torna in libreria con A galla che dipinge, con estremo realismo, quel fenomeno attuale, temuto e odiato: la crisi economica. 
Appena terminata la lettura mi è venuto in mente quel celebre passo di Fontamara di Silone
 « In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo.
Questo ognuno lo sa.
Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra.
Poi vengono le guardie del principe.
Poi vengono i cani delle guardie del principe.
Poi, nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi vengono i cafoni.
E si può dire ch'è finito. » 
 



Mi è parso subito che A galla possa essere, in qualche modo, lo specchio di quel concetto espresso da Silone, fatti ovviamente gli opportuni riadattamenti. Il potere e le gerarchie questo il nucleo del romanzo, quelle maledette gerarchie caratterizzate da  fissità granitica di ruoli e di idee: perché, appunto, così è e così dev'essere. Senza, quasi, lasciar spiragli che possano permettere anche solo a  venticelli nuovi ( e non dico tempeste) di turbare o spostare quell'ordine precostituito considerato quasi sacro e inviolabile. Emblema di quel dio, di quel primo posto, Renato Pappalardi, personaggio senza scrupoli, senza umanità, insensibile a ciò che gli succede attorno (anche all'interno delle mura domestiche) che incarna colui che tutto può perché è assiso sul trono dorato (che, a ben vedere, di dorato ha ben poco). 
Una pluralità di personaggi ruota intorno alla vicenda della Tecnobitum che, come giudice impietoso, pare in grado di decidere le sorti e la vita di tutti, compresi i parenti stretti dello stesso Pappalardi. Tra questi anche personaggi forti che entrano, comunque, nel cuore perché riescono ad suscitare emozioni positive: strano, ma al mondo - nel mondo descritto - possono esistere anche esseri umani dotati di sentimento! E tutti quanti, negativi e positivi, seppur con modalità diverse cercano di sopravvivere, di stare, appunto, come significativamente ricorda il titolo, a galla in un mare -subdolamente calmo, in alcuni giorni e, decisamente agitato, in altri giorni - non benevolo. 
Una scrittura piana, scorrevole, ben ritmata, nella quale i vari intrecci tra le vicende si amalgamano armoniosamente.
Un quadro spietato di una realtà acre che fa riflettere e, in ogni caso, lascia intatto qualche filo di bellezza che riesce a sopravvivere in un mondo fin troppo crudele, un filo che, anch'esso, rimane a galla. Senza zattera di salvataggio, certo, ma comunque non affoga. 



martedì 28 giugno 2016

L'EREDITÀ MEDICEA - Patrizia Debicke Van Der Noot

"Io entrai a Firenze"

Titolo: L'eredità medicea
Autore: Patrizia Debicke Van Der Noot
Editore: Parallelo45
Anno: 2015
Pagine: 304
Genere: Giallo storico

Firenze. È la notte del 5 Gennaio 1537 quella nella quale si consuma l'assassinio di Alessandro De' Medici. Tre gli assalitori e, tra questi, suo cugino: Lorenzo De' Medici, lo stesso che gli darà la prima pugnalata. Caterina Soderini, presente nella stanza, assiste a quell'abominio, con il suo abito di broccato lordo di sangue. Prima impietrita, poi urla. Lorenzino e gli altri due - lo Scoroncolo e il Freccia - fuggono, raggiungono Piazza San Marco, poi Porta San Gallo e, per loro, si apre la via Bolognese... Nei pressi del luogo del crimine c'è un uomo, nascosto in un nero mantello: i lanzi di guardia non ci fanno caso. L'uomo vede i tre assassini che si allontanano. S'inoltra nel vicolo, incontra una fantesca che nemmeno lo guarda. Si affaccia nella stanza del cadavere del duca di Firenze: tra lui e il morto un muro di schiene. È chiaro: il tiranno è morto. L'uomo vestito di nero si allontana, giunge alla porticina della casetta del Chiasso dei Ramaglianti e bussa. Il battente si apre: "È fatta" sussurra...Ora che l'omiciatto, quel Lorenzino "piccolo di statura, rachitico, brutto e di aspetto malaticcio" ha ucciso il Duca che ne sarà di Firenze? Chi sarà il suo successore?...

Patrizia Debicke Van Der Noot con la sua ultima fatica manifesta, ancora una volta, il suo amore per la storia del '500: non è un caso che, in Italia, questo sia il quinto romanzo ambientato in epoca rinascimentale. In un turbinio di intrighi, passioni, tradimenti, vendette la Debicke offre al lettore una storia avvincente e avventurosa fatta di tensione e che ingenera una profonda curiosità (come non essere curiosi di fronte, per fare un esempio, alla figura del misterioso uomo che si fa chiamare l'Ombra?). Un intreccio perfetto, storie e personaggi che si muovono in un contesto storico del quale ci viene offerto, con dovizia di particolari, un dipinto preciso dal quale è facile intravedere un lungo lavoro di documentazione e ricerca.
Attenzione ai dettagli (pensiamo alla deliziosa descrizione degli abiti o anche agli aspetti legati all'arte culinaria) che, ben incasellati, e lontani da toni didascalici, consentono di farci immergere ancora di più nella storia. Ottima anche la descrizione dei personaggi, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico, che ce li restituisce in un formato quasi materiale: sia i "grandi" sia quelli minori che, in ogni caso, rimangono impressi. 
Insomma, non solo una lettura, ma quasi un viaggio nel tempo alla riscoperta di un'epoca della quale pare di sentire, da vicino, i profumi o sfiorare quei broccati colorati. 

venerdì 13 maggio 2016

VERITÀ PROCESSUALE - Paolo Pinna Parpaglia



 "Veritas filia temporis...forse"

Titolo: Verità processuale

Autore: Paolo Pinna Parpaglia

Editore: La Zattera Edizioni

Anno: 2015

Pagine: 372

Genere: Legal thriller



Ognuno ha le proprie fisse. Per esempio, io ne ho tante. Tra queste, quella di acquistare il primo volume di un fumetto appena uscito e, poi, decidere se acquistare o meno gli altri e, con essa, quella di conoscere le nuove case editrici con l’acquisto dei loro libri. Così è successo, appunto, per questo libro: appena ho saputo che era nata (o meglio, rinata) la Zattera Edizioni mi sono precipitata in libreria a conoscere Verità processuale.



Quirico D’Escard è un avvocato civilista, preparato, amante della sua professione che, comunque, attende il salto di qualità. Cosa non certo facile in quel di Cagliari dove, a detta di Matteo suo collega, non conta essere un buon avvocato quanto piuttosto “essere un avvocato conosciuto, carismatico, uno che qualsiasi cosa dici, anche la peggio cazzata, vieni ascoltato, se poi la causa la perdi, vaffanculo. Puoi conoscere il codice a memoria ma sarai sempre considerato inferiore a quello che conosce due articoli ma se li vende bene. Questo è il mondo dell’apparire non dell’essere e, in questo buco di città, è più che mai così.”  E mentre Quirico, nel balcone della casa dei suoi genitori (già, lui non ce l’ha una casa sua) riflette sul suo approccio alla professione e al famoso salto di qualità riceve una telafonata. È il suo amico Gabriele che lo invita a guardare il telegiornale per la notizia del giorno: il professor Enrico La Torre è stato arrestato per l’omicidio di una sua studentessa durante un gita scolastico. Enrico,  il suo amico,, un assassino? Impossibile. Un tipo strano, eccentrico, forse con qualche problema caratteriale, ma non certo un violento. Quirico non può crederci. Pochi giorni dopo riceve un telegramma dalla Casa Circondariale di Buoncammino: Enrico La Torre lo nomina suo difensore. Lui, suo amico. Lui, avvocato civilista…



Primo romanzo pubblicato dalla casa editrice cagliaritana La Zattera di Alessandro Cocco, Verità processuale è un legal thriller ben congegnato che, al di là dell’intreccio rappresentato dalla triade omicido-accusa-difesa, ruota sia intorno a temi molto vicini a chi svolge la professione di avvocato sia intorno a temi di valenza universale. 
Il mondo lavorativo di Quirico risulta dominato da necessarie apparenze che, talora, paiono scontrarsi con i dubbi, le paure e il senso di inadeguatezza che un avvocato deve affrontare in un micromondo (che, spesso, crede di essere un macro-mondo se non l’unico mondo possibile)  difficile e complesso. Quirico è inesperto forse, ma preparato, e, indubbiamente, genuino e si trova, all’improvviso, a dover difendere un amico e questo fatto – l’amicizia -  cambia le dinamiche e le prospettive come se non bastasse, a ciò si aggiunge il fatto che egli ha una fede incrollabile sull’innocenza dell’amico.

Il tessuto narrativo ruota intorno all’amato, perseguito, ma al tempo stesso misterioso concetto di verità. Già, la famosa verità: concetto non spesso univoco, suscettibile di labirintiche biforcazioni perché, se in qualche modo, è vero che la verità processuale può essere unica è altrettanto vero che la verità, in sé, può essere molteplice e frammentaria.

Una lettura scorrevole, trascinante e appassionate che tiene incollati alle pagine sia per l’quo bilanciamento di passione, forza emotiva e leggerezza, ma anche per la buona caratterizzazione dei personaggi che, per le loro fragilità, i loro dubbi e i loro pregi e difetti, sentiamo comunque vicini, “conosciuti”.

Buona lettura!

giovedì 12 maggio 2016

PER LETTERA - Iselin C. Hermann




"Piccoli gesti"

Titolo: Per lettera
Autore: Iselin C. Hermann
Editore: Mondadori
Anno: 1999
Pagine: 138
Traduzione: Bruno Berni
Genere: Romanzo epistolare

"19 dicembre. A Jean-Luc Foreur.

In qualche punto sotto la pelle, dove la carne diventa fluida, vedo il suo quadro “Sans titre 2,22x2come era esposto nella Galleria Y a Parigi.

O forse: i colori, le linee, le sfumature mi sono entrati nel corpo.  Anche se non lo possiedo quel quadro mi appartiene.

Grazie,

Delphine.”
(Incipit)


Così inizia questo breve romanzo epistolare, con queste parole con le quali Delphine comunica al pittore, Fourier, di sentire suo il quadro dallo stesso dipinto. Non attende risposte. E, invece, Jean Luc le risponderà. Inizierà così tra i due una fitta corrispondenza germe di una passione che – giorno dopo giorno – diviene sempre più incontenibile e nella quale arte e desiderio si fonderanno per confluire in un epilogo inaspettato, totalmente inaspettato. Disperato in qualche modo.


In questi tempi fatti di mail, whatsapp, like e unlike vari ritornare, con le parole della Iselin, alla vecchia cara lettera restituisce il sapore di momenti lontani nei quali attaccare il francobollo e far volare le parole aveva qualcosa di magico, per non parlare dei giorni vissuti nell’attesa di una risposta. E in Per lettera le parole producono un frastuono emotivo e corporeo quasi tangibile. L’amore nasce con le parole e per le parole e, alla fine, poco conta chi sia a pronunciarle/scriverle, perché rimangono, comunque, il veicolo privilegiato per esprimere l’animo umano, per dipingere sguardi solo immaginati, sentimenti, le emozioni. Ma sono anche lo strumento per creare e crearsi mondi immaginifici, per forgiare volti e, finanche, toccare un corpo, nonostante le distanze.
E lettera dopo lettera, seguiamo, con tensione crescente, quelle parole (a volte intense, a volte banali come solo l’amore può essere) che, a tratti, uniscono i due e, a tratti, paiono allontanarli. E chiedersi se sia mai possibile che due persone –innamorate, legate – riescano ad amarsi esattamente nello stesso identico modo.
E, ancora, chiedersi se, talvolta, non sia meglio rimanere in quel limbo sicuro alimentato dalle nostre fantasie e riscaldato da un desiderio solo mentale piuttosto che spingersi oltre, fino a rendere tutto corporeo, materiale, tangibile. 


“Solo ora, guardandomi indietro, so quanto ero felice. Felice e spensierata. Nella mia euforia credevo che tutto fosse possibile. E credevo che la felicità più grande fosse incontrare te. Che stupida! Quanto ero avida! Non rendermi conto che ero felice perché sospesa. Non giungere a destinazione, non arrivare a nulla, questa è la felicità più grande.” (Pag. 126)


Un libro che, nella sua normalità, riesce, alla fine a stupire. Un libro che pone domande, forse non dà risposte perché, spesso, non esistono.

Altri libri:
Le ho mai raccontato del vento del Nord, Daniel Glattauer

mercoledì 11 maggio 2016

LA FRAGILITÀ DELLA FARFALLA - Maura Maffei e Rónan Ú. Lorcáin



I cieli d'Irlanda

Titolo:La fragilità della farfalla 

Autore: Maura Maffei e Rónan Ú. Lorcáin

Editore: Parallelo45

Anno: 2015

Pagine: 232

Genere: romanzo storico

Bran Ó Brolchain e Ciain Cléiring nacquero nello stesso giorno, quasi alla medesima ora nell'anno 1656. Un segno della Provvidenza, chiaro.Bran, chaimato Il corvo per il colore dei suoi capelli, e Ciain, delicato e biondo, crescono insieme alimentando la loro fantasia di fanciulli nella quale "non c'era  posto per gli inglesi che avevano reso schiava l'Irlanda". A un certo punto, come sempre capita, l'età felice finisce quasi senza preavviso e i due giovani si vedono costretti a guardare in faccia una realtà dolorosa: la loro appartenenza a una fede perseguitata. Tale consapevolezza li obbliga a una scelta...Intanto, Re Giacomo Stuart, il cattolico, si arma contro Guglielmo D'Orange e, guarda caso, il campo di battaglia prescelto sarà l'Irlanda. Tra i primi irlandesi a schierarsi a fianco di re Giacomo ci sarà Ciain. Invece Bran assume una posizione inflessibile di rifiuto: lui avrebbe accettato solo un re irlandese. I due amici, complice e nemica la storia, si separeranno...

La fragilità della farfalla costituisce il primo volume della trilogia Dietro la tenda. Già nell’introduzione gli autori si scusano con i lettori perché, nello stesso, non parleranno di vittorie clamorose. No, loro hanno scelto di schierarsi dalla parte dei perdenti, scelta più che ammirabile anche alla luce del fatto che otto secoli di dominazione straniera non potevano né passare sotto silenzio né falsati. La fragilità della farfalla è totalmente incentrato sull’Irlanda sulla sua storia e sulle avversità che un popolo oppresso per secoli ha dovuto affrontare. Dalle pagine traspare sia un legame con tale terra sia una profonda conoscenza della stessa e una sottesa opera di documentazione storica. Una saga familiare ben costruita nella quale si muovono vari personaggi tutti animati da un sentimento religioso e da un amor patrio senza confini e, attraverso il ritratto e le vicende dei componenti di due famiglie, emerge una forza dirompente: quella di un popolo che ha fatto le sue lotte – e resistito – sempre guidato da una fede senza pari e che in nome della stessa ha subito dignitosamente senza mai arrendersi alle avversità. Ma anche un popolo animato da un forte senso della famiglia. Alla storia principale si affianca, nella narrazione, la storia di Labohise e del suo amore tormentato e diviso tra due uomini. Un romanzo intenso, che ci trasporta nel verde di una terra forte e coraggiosa. Non resta, a questo punto, che attendere il seguito.