Le parti oscure
Titolo: Ombra
Autore: Karin Alvtegen
Editore: Nottetempo
Anno: 2010
Genere: Noir
Pagine: 437
Traduzione: Carmen Giorgetti Cima
Un bambino nel parco di Skansen attende sua madre. È un bambino abituato ad
aspettare, ma questa volta sua madre non arriverà. Egli ha con sé poche cose:
un registratore, un libro di Bambi, una bottiglia di gassosa e un bigliettino
contenente un breve messaggio scritto con una bella grafia “Prendetevi cura di
questo bambino. E perdonatemi”. Trent’anni dopo il liquidatore distrettuale
Marianne Folkesson si trova nell’appartamento dell’anziana Gerda Persson, morta
da tre giorni. Unico elemento a disposizione per ricostruire il passato della
defunta è lo scompartimento del freezer contenente, accuratamente avvolti nella
pellicola, i romanzi del premio Nobel per la letteratura Alex Ragnerfeldt. Il
liquidatore distrettuale ancora non sa che scavare nel passato di Gerda
significa togliere il coperchio a un vaso pieno di misteri, di intrecci, di
segreti. E, soprattutto, di ombre che, tassello dopo tassello, riaffioreranno…
Karin Alvtegen è una delle più famose scrittrici svedesi contemporanee che,
a buon diritto, si colloca nel genus del thriller psicologico e che è stata
investita da quel fenomeno più ampio che ha consentito alla letteratura
scandinava di fuoriuscire dai confini ristretti del mercato nazionale per
raggiungere un successo a livello internazionale. Ombra è il terzo
romanzo dell’autrice tradotto in Italia. La Alvtegen è abilissima nel riuscire
a infondere nel lettore grandi quantità di suspence e di farlo servendosi di un
preciso contagocce che, gradualmente, aumenta le dosi riuscendo permettendo di evitare
cali di tensione e a creare gradevoli effetti a sorpresa. Niente è mai come
sembra. La trama si svolge su una moltitudine di livelli e le strade si
biforcano in una pluralità di direzioni per poi re-incrociarsi proprio quando
ci si attendeva un vicolo cieco. Non mancano anche riflessioni di carattere
filosofico o quasi che, a onor del vero, non paiono affrontate con gli
strumenti – o conoscenze - giusti e, pertanto, risultano superficiali o
inopportune o incomplete a seconda dei casi. Ma allo stesso tempo sono i
personaggi, che – sinceramente – non si fanno amare e che sono molto simili tra
loro, a portarci, inevitabilmente, a fare delle riflessioni. A porci quelle
domande, forse troppo conosciute ma archiviate per mancanza di condizioni di
procedibilità. Domande eterne e sempre attuali: è sufficiente la ricchezza per
raggiungere quell’intangibile e agognato senso di felicità? La fama
colmerà il vuoto dell’esistenza o le paure? È giusto passeggiare con le scarpe
chiodate sul cuore di chi ci ama per scalare la vetta del successo?
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