"Gelose come scimmie"
Titolo: Terradilei
Autore: Charlotte Perkins Gilman
Editore: La Vita Felice
Anno: 2015
Pagine: 476
Genere: Romanzo fantastico
Traduzione: Franco Venturi
Una bella
scoperta questo romanzo che si colloca nella scia dei romanzi utopici e che,
soprattutto, mi ha dato l’occasione di approfondire la figura di Charlotte
Perkins Gilman e di conoscere il suo pensiero e le sue battaglie. Grande donna.
Terry, Vandick
e Jeff sono tre amici che, per una serie di circostanze, partecipano ad una
grande spedizione scientifica. Nel corso della stessa apprendono dell’esistenza
di paese straordinario “dove non esistevano uomini, solo donne e bambine” così
ripetevano i selvaggi che incontravano. Una leggenda, sicuramente.
Un’invenzione. Ma, in ogni caso, decidono di cercare questo fantomatico paese e
lo trovano pure. E la cosa sconvolgente è che quel Paese sembra perfetto: tutto
in ordine e curato nei minimi dettagli, non un’erbaccia, non un rampicante in
disordine e che dire delle piante? Tutte cariche di succosi frutti
commestibili. E la cosa più imbarazzante per loro è scoprire che si tratta – ma
guarda un po’! – di un Paese civile.
Certo la civiltà senza uomini non è possibile, lo sanno bene loro! Gli uomini
ci devono essere per forza, ovvio. Si tratta solo di trovarli e loro, chiaro,
li troveranno e per un medico, un esploratore e un sociologo quali sono loro
non ci saranno certo ostacoli a scovarli: a loro nulla può sfuggire. Poi, hanno
visto i bambini: mica possono esistere bambini senza uomini, son cose che sanno
tutti. Intanto vengono a stretto contatto con tre ragazze che, con
tranquillità, si dondolano tra gli alberi: sono Alima, Celis e Ellador…
Terradilei, edito per la prima volta nel 1915, si colloca,
storicamente, nell’epoca di maggior fioritura del romanzo utopico essendo lo
stesso assurto al rango di strumento atto a esprimere forme di opposizione ai
mali dell’industrializzazione, ma anche a dar voce – in concomitanza con i
movimenti a favore del voto alle donne – alle esigenze del femminismo. E il
femminismo è stato uno dei cavalli di battagli della Gilman, la “mediocre
studente” divenuta grande intellettuale, conferenziera, sociologa ed economista
oltre che, appunto, scrittrice. Dalla sua penna nasce questo meraviglioso
romanzo fantastico che ci trasporta in un mondo utopico fatto solo di donne e
bambine nelle cui righe è facile ritrovare il pensiero dell’autrice e, in
particolare la teoria secondo la quale il patriarcato è solo un misero tassello
nell’evoluzione della specie, obsoleto e da superare. Da ciò consegue come non
possa esservi evoluzione della specie se la donna è confinata nelle grigie pareti
domestiche vivendo un rapporto di dipendenza umana ed economica dal maschio:
solo superando questi vincoli si potrà parlare di liberazione della specie
umana. Con arguzia e una abbondante dose di ironia, Terradilei realizza la società perfetta, tutta al femminile, che si
riproduce per partenogenesi, che vive un rapporto di profondo rispetto con la
natura, e nella quale la maternità è non tanto un istinto, ma una religione.
Date queste premesse non è un caso che tutte le certezze credute assolute dai
curiosi visitatori vengano sfaldate piano piano insieme al loro bagaglio di
luoghi comuni. E dire che loro credevano di essere il meglio che potesse
esistere, e dire che, con estrema sicurezza, Terry diceva “Le conosciamo le
donne, non sono capaci di organizzarsi tra loro. Non fanno che bisticciarsi,
gelose come scimmie una dell’altra.”
Altre recensioni:
Il sogno più dolce, Doris Lessing
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