Autore: Simonetta Delussu
Editore: Parallelo45
Anno: 2015
Pagine: 177
Genere: Biografia
Non conoscevo
la storia di Irene Biolchini e la lettura di questo libro, edito da Parallelo45,
me ne ha offerto l’occasione. E, ancora, una volta ho avuto la conferma del
fatto che le storie, quelle raccontate dalle nonne, quelle che hanno il loro
germe nell’oralità, non possono e non devono morire. Non smettiamo mai di
raccontarle ché son gemme preziose.
1900. In una
serena giornata di ottobre nasce in Sardegna, nel piccolo paesino di Jerzu,
Irene Orsola Biolchini, la prima di quella che sarà una numerosa famiglia.
L’infanzia della piccola scorre serena, tra l’amore della famiglia e la vita
all’aria aperta, in quel piccolo orto dove i bimbi si radunavano, sporchi di
fango e erba perché, lì “tutti
indistintamente erano figli della terra, della vita e del sole.” Irene cresce, la famiglia si trasferirà a
Tertenia, Irene studia perché il padre, Costantino, ci tiene, ma essendo donna
lo studio non è poi così importante: importante per una donna è, invece, saper
ricamare o saper fare il pane. E Irene
lo sapeva. Il tempo passa velocemente e quasi all’improvviso la bellezza della
giovane sboccia con grazia e leggerezza. Incontrerà anche due occhi profondi
che le faranno battere il cuore: gli occhi di Domenico. Si amano e lei gli
regala tutta se stessa e, soprattutto, quella prova d’amore alla quale lui
tiene in modo particolare: un figlio. Un figlio prima del matrimonio, perché il
matrimonio ci sarà promette solennemente il giovane e, quasi a voler confermare
la serietà delle sue intenzioni Domenichino regalerà alla fidanzata una pistola
che lei potrà usare qualora lui non mantenga la parola data. Irene scopre di
essere incinta, Domenico e il matrimonio diventano sempre più evanescenti. Non solo:
Domenico sposerà un’altra donna. A
questo punto il padre le pone una scelta a un bivio”Se non lo uccidi, ti
uccido.” E Irene sceglierà per sé e per la vita che cresce in lei…
Delitto d’onore i n Sardegna ha il sapore di
quelle vecchie storie raccontate dalle nonne nelle sere d’inverno davanti al
camino, storie di una Sardegna magica e ancestrale legata a codici e tradizioni
inviolabili. Non è, infatti, un caso che la scintilla dell’opera, dal taglio saggistico
ma che si legge come un romanzo, sia nata dalle storie che la nonna dell’autrice
le raccontava nella sua infanzia. Da questo nucleo di storie, sempre tramandate
oralmente, la Delussu ha poi proseguito con un’attenta opera di documentazione
e ricerca per restituirci la figura di una donna forte e volitiva che emerge –
e si ribella - in un contesto sardo dominato dall’uomo, da donne che sono –
quasi a prescindere- colpevoli: colpevoli se non riescono ad avere un figlio,
colpevoli se il figlio non è maschio. L’autrice compie anche uno scavo anche
nelle regole e nei principi -scritti o meno- che governavano la realtà sarda del
tempo nella quale la parola data ha il sapore di qualcosa di sacro, principio
cardine espresso degnamente, a un certo punto della narrazione da Costantino,
il padre della protagonista.
“Così sei incinta. Se non ti sposa lo devi uccidere,
non voglio bastardi in questa casa; tutto Ire’, ma non il disonore, non deve
entrare in casa nostra. Noi siamo sempre stati gente di parola e onesti: io, i
tuoi nonni e tutto il nostro casato. Tu lo sai, e la famiglia al di sopra di
ogni cosaIre’… e con quello l’onore, e l’onore
quando si perde non si ritrova più e quello lo si lava solo col sangue. Se lui
non tiene fede alla parola data, tu lo devi uccidere.”
(Pag. 72)
Tutto il
romanzo ruota intorno a questo concetto base e la novità risiede nel fatto che
Irene stravolge in qualche modo la tradizione: sarà lei, da sola, a difendere
il suo onore, lei ucciderà Domenichino. Nella storia entra in gioco anche il
bandito Samuele Stocchino al quale Irene si rivolgerà, figura entrata oramai
nella leggenda, e che le pagine del romanzo ci restituiscono con i tratti suoi
tipici: la riservatezza, le poche parole, la forza e il coraggio.
Un documento importante che offre uno spaccato
di una realtà, di un’epoca e che contiene un esempio di coraggio e, in particolare, di amore sconfinato per la vita che si pone al di sopra di tutto.