Titolo: Il malinteso
Autore: Irene Némirowsky
Editore: Adelphi
Anno: 2010
Genere. Romanzo
Genere. Romanzo
Traduttore: Marina Di Leo
Pagine: 190
Ci sono autori 'intoccabili' e se osi parlarne male si scatena il putiferio. Infatti, con questo mia recensione il putiferio si scatenò. Ne sono uscita viva per miracolo. Ma ce l'ho fatta. D'altronde se l'autrice non mi smuove qualcosa dentro che posso farci? E dico questo dopo aver letto altri suoi romanzi. Fucilatemi pure.
Primi del Novecento. Yves Harteloup, classe 1890, è un nuovo povero. L’eredità scarna di suo padre lo ha costretto, ahilui, a trovarsi un impiego e a condurre una vita parsimoniosa. L’unico lusso che può concedersi è quello di godersi alcune settimane di vacanza presso le spiagge di Hendaye. Luogo a lui molto caro poiché che da bambino vi trascorreva l’estate. Ma quelli erano altri tempi. Tempi nei quali esistevano persone che potevano permettersi di non fare nulla. I bei tempi dell’assenza di preoccupazioni. È durante le sue vacanze che una bimba, Francette, gli lancia pugni di sabbia in viso. Adorabile Francette! Figlia della bella Denise. Complice il sole tra i tamerici o i pugni di sabbia, tra Yves e Denise scocca la scintilla dell’amore. Finite le romantiche vacanze torneranno a Parigi. Continueranno a vedersi. Ma ripiombato nella sua realtà, Yves dovrà fare i conti con la sua vita e con i pochi mezzi a disposizione. Denise si strugge d’amore. E piange, piange, piange. Tves si scontra con la necessità di pagare i debiti e arrivare a fine mese. E mentre Denise continua a pretendere un amore rigorosamente “in smoking” Yves si impegna a trovare soluzioni…
Apparso in rivista nel 1926, Il malinteso è il primo romanzo della allora ventitreenne Irène Némirovsky. Si intravede uno stile ancora immaturo che troverà pieno compimento negli scritti successivi, che consacreranno la scrittrice al grande pubblico. Una storia semplice, struggente, fatta di attese. Di parole non dette, di “ti amo” mancanti. Mancanti, almeno da parte di Yves. Di amore egoista. Interessanti gli spunti contenuti in questo romanzo che, purtroppo, non sono stati approfonditi: interessante vedere, anzi solo intravedere, la nuova realtà sociale caratterizzata dall’emergere di nuove classi sociali. Interessante il nuovo concetto di lavoro, quel concetto comune a tutti noi mortali. Certo, temi interessanti. Peccato che in questo romanzo siano stati solo accennati e, poi, crudelmente soffocati per lasciare spazio ad uno scenario melodrammatico nel quale si muovono i protagonisti. Il tutto si perde nelle lacrime, spesso inutili, di Denise e nell’abbondanza quasi ossessiva di aggettivi che appesantiscono il percorso di lettura. Rosa che più rosa non si può. Certo, però, la Némirovsky non è una sconosciuta. È amatissima dal grande pubblico. Pertanto è quasi d’obbligo “salvare” il suo primo romanzo e farlo salire, in qualche modo, su un piedistallo perché si sta parlando di lei. Nella nota finale, Olivier Philipponnat ha quasi l’impressione che nel “cielo d’agosto” di Hendaye scoppierà, esattamente come una bomba, il patto di non aggressione tra la Russia e la Germania, che farà venir meno le speranze della scrittrice di ottenere la cittadinanza francese. Pura fantasia, ovviamente visto che il romanzo è di qualche anno – solo quindici - prima di quel famoso patto. Certo, sarebbe stato bello questo riferimento! Bello, ma impossibile. O “pura illusione” come lo definisce lo stesso Philipponnat. Insomma, forse ne Il malinteso non ci sono tutti
quei richiami a una realtà politica o storica, né c’è una critica a quella società fittizia fatta di belle parole e di amori da manuale come vogliono farci credere gli estimatori della scrittrice. Perlomeno, non è così scontato trovarci tutti questi significati e questi sottotesti. Prendiamolo piuttosto per quello che è: un romanzo d’amore. Ma scritto, e il nome conta, dalla Némirovsky. Niente più di questo. Un peccato di gioventù, forse.
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