UN TEMPO FU UN ANIMALE CHE CORREVA A TESTA IN GIÙ
Titolo: Il giorno della tartaruga
Autore: Pier Bruno Cosso
Editore: Parallelo 45
Pagine: 170
Ci sono libri che arrivano nel nostro comodino a seguito di una scelta, di un martellante "Lo voglio, lo voglio, lo voglio" che si ha bisogno di far tacere., quasi come un amore che dev'essere consumato. Poi, ci sono libri che giungono a noi per caso o per una lunga serie di coincidenze, come questo, appunto.
Il giorno della tartaruga , primo romanzo dello scrittore sassarese, edito da Parallelo 45, sempre per quella lunga serie di coincidenze, ci si può trovare a presentarlo in libreria. Insomma, tutto può accadere come, del resto, il romanzo ci insegna. Può infatti succedere che, un giorno qualunque del 2010, Lucio Zucca, protagonista di questa insolita storia, esca la mattina presto sbattendo la porta dopo l'ennesimo litigio con la moglie. Sale sulla sua Golf e percorre la strada ben nota che da Sassari lo condurrà a Benetutti. Poi, tutto si ferma o, meglio, si ribalta esattamente come quella tartaruga che, casualmente, incontra in strada. A partire da quel momento la vita di Lucio torna indietro di 25 anni e si troverà catapultato nel 1985. Già, gli anni di Madonna, dei Duran Duran e di tante altre belle ed esagerate cose che io ho conosciuto bene immersa com'ero nel blu elettrico e nel rosa shocking. Certo tornare indietro nel tempo è quantomeno destabilizzante. O forse no? Forse perché, per dirla proustianamente, in quel tempo perduto e/o ritrovato il nostro Lucio, incontra la bella Asia che gli contagia il morbo della vita che lui, indurito dal cinismo, pare abbia abbandonato? Forse in "quell'adesso" può fare delle scelte, può dire cose che non ha detto per timore, per quel continuo rimandare che appartiene un po' a tutti noi. Forse quel 1985 è salvifico e regala un'opportunità?
Con una scrittura pulita, priva di fronzoli, Cosso ci regala una storia nella quale grazie alla fusione tra reale e surreale la dimensione quasi onirica non la si vorrebbe abbandonare: è lì in quel mondo sospeso che avrei voluto restare, forse perché lì mi sembrava tutto possibile. È anche un libro che regala speranza, a modo suo, ma lo fa. Infatti, in un mondo come quello di Lucio, che credo sia anche il nostro, dominato da avidità, menzogna, dove gli avvoltoi nascono e si moltiplicano si riesce -comunque- a trovare un piccolo spazio per la purezza, un punto fermo cui aggrapparsi per "ripulirsi" in una prospettiva di rinascita. E se il cinismo, l'avidità, il vuoto di esistenze permeano la storia, non mancano anche momenti di profonda tenerezza che, ancora una volta sono salvifici. Uno tra tutti l'incontro tra Lucio e il padre, il padre di 25 anni prima avvolto nel suo "cardigan amaranto" fatto dalle mani di chi lo amava.
Credo che il romanzo, alla fin fine, possa essere interpretato anche come un invito: un invito a cogliere i momenti che, spesso, lasciamo correr via credendo di poterli recuperare il giorno dopo o quello dopo ancora; ancora, un invito a lasciarsi andare perché non viviamo solo di doveri, ma anche di sogni e di desideri. Forse, anche l'invito a non attendere grossi capovolgimenti per cambiare le cose. Forse tutte queste cose insieme.
Altri libri:
Pierre, Nello Rubattu