Cuori senza capanna
Titolo: L’amore quando tutto è perduto
Autore: Isabelle Autissier
Editore: Rizzoli
Anno: 2016
Genere: Romanzo
Pagine: 205
Traduzione: Maurizio Ferrara
Louise e Ludovic sono una coppia francese che,
finalmente, realizza quello che era un sogno, soprattutto di Ludovic: un anno
in viaggio per mare nella loro barca, Jason. Nel corso del loro percorso
arrivano in un’isola australe, nel mezzo dell’Atlantico. Decidono di approdarvi
pur sapendo che si tratta di una riserva naturale dove, in teoria, non sarebbe
consentito stare. Ma uno strappo alle regole ogni tanto si può fare. Mentre
esplorano quei paesaggi nuovi il cielo inizia ad oscurarsi e, in poco tempo,
tutto cambia: onde rabbiose impediscono loro di ripartire. Decidono di
trascorrere la notte lì e di rimettersi in viaggio la mattina. Arriva
finalmente la mattina, il sole splende alto nel cielo, corrono verso la baia e,
spaventati, scoprono che la loro barca non c’è più. Hanno paura, tutti i loro
amici sanno che loro sono in Sudafrica. Non li troverà nessuno. Ludovic per quanto
sia sempre stato “animato da un’inclinazione naturale fondamentale per la
felicità” è spaventato e la minuta Louise che è sempre stata riflessiva e, in
fondo, ha assecondato questa idea del viaggio nata da lui è angosciata al
pensiero che, non solo sono soli, senza un tetto, ma anche che “sono condannati
l’uno all’altra, l’uno alla compagnia dell’altra, l’una contro l’altra. Quale
coppia resisterebbe a una reclusione del genere?”. Resisteranno? O il loro
legame diventerà più solido?...
Non si può certo negare che Isabelle Autissier, classe
1956, non conosca le situazioni estreme la stessa, infatti, è stata la prima
donna a compiere giro del mondo in barca a vela in solitaria, successivamente la
sua imbarcazione, durante una competizione, si è ribaltata nell’Oceano Pacifico
(sarà il nostro Soldini a salvarla). Ed è proprio una storia estrema quella che
ci racconta in questo romanzo contenente uno dei classici temi dei romanzi
d’avventura: due giovani in un’isola abbandonata. Con precisione quasi chirurgica, l’autrice
francese analizza una pluralità di aspetti che entrano in gioco nel momento in
cui l’uomo si sente solo, abbandonato e lontano dalla civiltà con tutti i
sentimenti contrastanti e altalenanti che ne derivano. Dall’amore che in primo momento pare luogo naturale per la
solidarietà, si passa all’odio, dai litigi furibondi si passa a notti, in un
letto improvvisato, strettamente abbracciati. E, prevalentemente, la fame che
debilita, in una natura avversa, e poi l’egoismo, quella infinita lotta per non
cedere, per non morire. Non mancano slanci di tenerezza nei loro, talvolta
flebili, tentativi di rimanere umani, “normali” appigliandosi al ricordo del
mondo precedente: ritornare con la mente all’infanzia, alle filastrocche,
all’odore del budino al cioccolato. Bisogna conservarli quei ricordi, per
resistere. E ci provano, spossati, crollano, ma ci riprovano. Cosa rimane di
loro? Cosa son diventati? Un romanzo crudo, ruvido, vero che non lascia spazio
a romanticherie del modello due cuori e
una capanna perché per esse, in un isola deserta, non c’è tempo. Né spazio.
Nessun commento:
Posta un commento