In equilibrio precario
Titolo: La volatilità dell’amore
Autore: Uwe Timm
Editore: Mondadori
Genere: Romanzo
Pagine: 264
Traduzione: Matteo Galli
Un titolo splendido. Sì, a volte, mi fisso con i
titoli.
Dialoghi intensi che, da soli, valgono tutto il libro.
E, in più, un romanzo che si pone come omaggio a Le
affinità elettive di Goethe.
Insomma, le premesse c’erano tutte per avere delle ottime
aspettative che, di fatto, non sono state deluse.
Eschenbach si è rifugiato, da alcuni mesi, in una
piccola isola del mare del Nord, una riserva naturale. La sua nuova vita, quasi
da Robinson Crusoe moderno, segue un ritmo lento e costante: lunghe camminate mattutine
sulla spiaggia per cercare relitti per raccogliere ciò che il mare, giorno dopo
giorno, trasporta e annotare puntualmente in un registro gli oggetti ritrovati
oltreché osservare e studiare gli uccelli perché ora, dopo la disfatta e le
perdite subite, è questa la sua nuova professione, il birdwachting. In una mattina
che sembra identica a tutte altre, mentre si versa il tè bollente della
colazione sente squillare il telefono. Non riconosce subito la voce. Quella
voce. È la voce di Anna. Anna che non sente da sei anni, dal giorno in cui lei è
sparita dopo un chiaro messaggio in segreteria “Ti prego. Non chiamarmi più.
Non voglio e poi non ce la faccio più.” per trasferirsi a New York, Anna che,
adesso, gli dice che, trovandosi ad Amburgo, vuole rivederlo e lo raggiungerà
nell’isola…
“La conosceva bene, pensò, la conosceva ancora adesso.
Quella frase: è ormai tempo di rivedersi.”
Uwe Timm, uno dei maggiori scrittori tedeschi contemporanei, con questo romanzo che è un omaggio a Le affinità elettive di Goethe, pare
conoscere, nel profondo, gli effetti dell’amore a prima vista se non altro per
averlo sperimentato personalmente: non è un caso, infatti, che il matrimonio
con sua moglie abbia origine da un amore improvviso e fulminante tra i due che
vivevano già rapporti stabili. Partendo da due coppie solide e affiatate Anna e
Edwal, da un lato, e Eschenbach e Selma, dall’altro, l’autore tedesco fa irrompere
in quell’equilibrio quasi perfetto, l’amore, il desiderio dirompente, generatore
di caos e rovina. Desiderio barbaro, potente, invincibile, che non si piega,
non conosce rinuncia. A dimostrare come l’amore, quell’amore, è un veleno che, per dirla con Eschenbach, dissacra il
mondo, porta dolore, ma –al medesimo tempo– è libertà. E quando quella bestia fa
ingresso nelle nostre vite, apparentemente prive di spigoli, tutto non potrà
più essere come prima. Tutto cambierà. A nulla varranno i tentativi di
riparazione che, comunque, risulterebbero maldestri e inadeguati. La vicenda, narrata con uno stile sobrio, si
snoda a ritroso e con lentezza piacevole che impone un continuo soffermarsi
sugli intensi dialoghi che, da soli, contengono l’essenza di questo sentimento
capace di trasformare l’essere umano.
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