"Perché?"
Titolo: Radici
Autore:Alex Haley
Editore: BUR
Anno: 1980
Anno: 1980
Pagine: 505
Traduzione: Marco Amante
Genere: Romanzo
Radici è uno di quei libri per i quali si dice, una
volta finito, “Ma perché non l’ho letto prima?”. Cinquecento pagine che
affascinano, incantano, e suscitano, nel lettore, una miriade di sensazioni oscillanti tutte intorno a un sentimento di rabbia nei confronti del genere umano. E,
inoltre, c’è stato anche tutto quel recupero dei tempi andati, il tornare
indietro nel tempo, a quando bambina, con la mia famiglia, c’era l’appuntamento
in tv con la miniserie omonima e l’indimenticabile Kunta Kinte Quegli appuntamenti
serali di una volta che avevano il sapore di un rito. Magico.
Gambia, 1750. È una giornata di inizio primavera
quando, nel villaggio di Jaffure, nasce il figlio nero-ebano di Omoro e Binta
Kinte. In quel villaggio, nel quale il trascorrere del tempo si misura con le
lune e con le piogge, la nascita di un maschio è di buon auspicio per tutto il
parentado. Omoro, novello padre, segue quella che è una tradizione da tempo
immemorabile: nei sette giorni
successivi alla nascita dovrà dedicarsi solo alla scelta del nome. Il nome è
qualcosa di prezioso, deve contenere storia e promesse poiché per la sua tribù,
Mandinka, il bimbo erediterà le virtù delle persona o cosa di cui porterà il
nome. L’ottavo giorno, Omoro esce dalla sua capanna e si piazza davanti
all’assemblea trepidante, solleva il bimbo tra le braccia sussurrandogli, per
tre volte, Kunta Kinta: il nome del
nonno. Passano le lune, Kunta Kinte, vive felice la sua infanzia, lavora,
cresce e, finalmente, può indossare il suo primo dundiko e smettere di andare nudo come un fanciullo. Quando suo
fratello gli domanderà cosa siano gli schiavi lui non sa rispondere, si informa
e capisce che “esiste una terra dove vendono gli schiavi a dei grossi,
grossissimi cannibali chiamati taubob che ci mangiano”. Un giorno, tra il
profumo familiare di fiori selvatici, Kunta percorre un boschetto per tagliare
un tronco e farne un tamburo e, all’improvviso, percepisce dei rumori insoliti.
Comprende: sono i taubob. Si difende, lotta disperatamente, ma perde i sensi.
Si risveglierà su un’imbarcazione, incatenato, al buio, quasi soffocato da un
fetore insopportabile…
"Dopo avergli guardato ben bene nella bocca, ispezionavano il fotò agli uomini e alle donne le loro parti intime. Alla fine li facevano accucciare e li marchiavano con un ferro rovente, sulla schiena o sulle spalle. Poi i prescelti, che urlavano e si divincolavano, venivano condotti sulla riva dove li attendevano le piccole canoe per portarli a bordo delle grandi canoe. Io e i miei fratelli ne abbiamo visti molti gettarsi a terra e afferrare e mangiare la sabbia...come se volessero abbracciare e baciare per l'ultima volta la loro patria. Ma venivano trascinati via a forza e battuti. Quando le piccole canoe erano in mezzo al fiume, molti ancora seguitavano a dibattersi, a sfidare le sferze e le percosse. E qualcuno riusciva a saltare in acqua. Ma nell'acqua c'erano enormi pesci dal dorso grigio e dal ventre bianco, con la bocca ricurva irta di denti, che li divoravano arrossando l'acqua del loro sangue." (Pag. 60)
Ben dodici anni sono stati necessari a Alex Haley per
scrivere questo possente romanzo nel quale egli ricostruisce le vicende della
sua famiglia, da parte materna, partendo dal suo avo, Kunta Kinte, rapito nella
sua terra dall’uomo bianco per ridurlo in schiavitù. Sette generazioni si
ritrovano in queste pagine che vedono la loro origine nella forza del racconto
orale, in quelle vecchie storie che la nonna gli ha raccontato e che si sono
conservate, quasi inalterate, grazie
alla memoria e alla ripetizione di padre in figlio. A tale nucleo originario,
impregnato di magia e di tradizione, si
è poi aggiunta una lunga ricerca storica unita a viaggi dello stesso autore in
quella terra africana che, in una lontana primavera, diede i natali al giovane
Kunta Kinte.
Radici è il racconto dettagliato di una delle più deprecabili azioni compiute dall’uomo che pone in luce, dolorosamente, quanto spesso, e purtroppo, la vita umana abbia poco valore nel momento in cui entrano in gioco la sete di potere e di ricchezza. E in questo quadro desolante, fatto di dolore, di sofferenze inflitte, di uomini ridotti al rango di oggetti di scarso valore, in questo quadro orrifico, a tinte fosche, c’è chi -pur divenuto merce - abbia avuto la forza di amare, di conservare la dignità, di attendere e di sperare un futuro. Un romanzo intenso, commovente, toccante nel quale si muovono tragedia, tradizioni, magia, dolore, tutti elementi che non lasciano tregua nella lettura sempre avvincente senza cali. Peraltro, non si può affermare di aver terminato la lettura una volta chiuso il libro perché le riflessioni che esso muove rimangono intatte anche dopo, così come quelle domande incentrate sul “perché” che non avranno sagge risposte e la triste constatazione di quanto la storia, spesso, insegni ben poco.
Radici è il racconto dettagliato di una delle più deprecabili azioni compiute dall’uomo che pone in luce, dolorosamente, quanto spesso, e purtroppo, la vita umana abbia poco valore nel momento in cui entrano in gioco la sete di potere e di ricchezza. E in questo quadro desolante, fatto di dolore, di sofferenze inflitte, di uomini ridotti al rango di oggetti di scarso valore, in questo quadro orrifico, a tinte fosche, c’è chi -pur divenuto merce - abbia avuto la forza di amare, di conservare la dignità, di attendere e di sperare un futuro. Un romanzo intenso, commovente, toccante nel quale si muovono tragedia, tradizioni, magia, dolore, tutti elementi che non lasciano tregua nella lettura sempre avvincente senza cali. Peraltro, non si può affermare di aver terminato la lettura una volta chiuso il libro perché le riflessioni che esso muove rimangono intatte anche dopo, così come quelle domande incentrate sul “perché” che non avranno sagge risposte e la triste constatazione di quanto la storia, spesso, insegni ben poco.
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