Voci
Titolo: Le lettere mai arrivate
Autore: Mauricio Rosencof
Editore: Nova Delphi
Anno: 2015
Pagine: 130
Traduzione: Fabia Del Giudice
Un libro drammatico, forte sull’importanza della
parola, sulla necessità di non dimenticare perché solo raccontando c’è una possibilità
di salvezza.
Ricorda molto bene la prima volta che vide sua madre:
lei si trovava nel cortile pieno di piante. Di suo padre, invece, la prima cosa
che scoprì furono gli occhi: chiari, trasparenti, ridenti. Aveva anche un
fratello maggiore che, per tutta la vita, lo difese. Ricorda che un giorno suo
papà arrivò ben vestito e felice e portava con sé una grande scatola rivestita
di carta di giornale che appoggiò sul tavolo della cucina. Dentro c’era una
radio. La domenica era il giorno nel quale si leggevano le lettere e il padre,
senza mai sorridere, leggeva quelle vecchie perché quelle che aspettava non
arrivarono mai. Rileggeva le lettere dei suoi genitori lontani che raccontavano
dell’insediamento della Gestapo, di una fascia con una stella blu, del divieto
di camminare sui marciapiedi. Si preparavano per il ghetto. E parlavano di una
città per gli ebrei, solo per loro. Una città dove i vecchi prendono il tè e
giocano a domino e, soprattutto, dove nessuno porta la stella di David.
Terensienstadt si chiama quella città. La domenica era anche giorno del bollito
di domenica. Ogni domenica bollito e lettere…
Nel leggere questa intensa ed emozionante opera non si
può non considerare la vita di Mauricio Rosencof, uruguaiano, figlio di ebrei
polacchi, fondatore dei Tupamanaros, noto anche come Movimiento de Liberación Nacional, che conobbe,
dal 1972 al 1985, la terribile esperienza del carcere. È da questa esperienza
di reclusione in quella fredda cella segreta che nasce in lui l’idea di
scrivere le Lettere con le quali
ricostruisce e recupera, con passione e sentimento, il suo passato, la sua
infanzia, il rapporto con il padre. Un viaggio attraverso la memoria, nella
quale dà voce non solo alla sua storia ma, in generale, alla Storia. Perché le
voci degli uomini o, meglio, le grida di sofferenza non devono perdersi perché
se è vero che gli uomini muoiono le grida, quelle non possono svanire nel
nulla. Devono necessariamente salvarsi, sia per quelli che non sanno, sia per
quelli che non vogliono sapere. Bisogna parlarne, bisogna raccontare onde
evitare l’oblio “perché se raccontiamo i
nostri naufragi è perché non siamo affogati”.
Altri libri:
L'amore necessario, Nadia Fusini
Per lettera, Iselin C. Hermann
Altri libri:
L'amore necessario, Nadia Fusini
Per lettera, Iselin C. Hermann
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