Ah, Paris
Titolo: Finalmente Parigi
Autore: Mark Twain
Editore: Mattioli 1885
Anno: 2019
Genere: Viaggi
Pagine: 161
Traduzione: Livio Crescenzi
La partenza del piroscafo Quaker City da New York per la “Grande
Escursione di Piacere in Europa e Terra Santa” è fissata per il giorno 8
giugno 1867: è un sabato. L’orario per il salpo è previsto alle dodici.
Tra i partecipanti a quel tanto commentato viaggio vi è anche un
giovane trentaduenne Mark Twain, il quale è riuscito a farselo
finanziare dal Daily Alta California. E in quell’atteso sabato il
giovane cronista osserva il molo affollato, i ponti dell’imbarcazione
strapieni di bauli e valigie, ma soprattutto i crocieristi, provenienti
da diverse città, con i loro orribili abiti da viaggio e il loro pigolio
incessante tanto che “sembravano tani polli mogi e abbattuti che
stessero facendo la muta delle penne.” In alto, si intravede issata una
maestosa bandiera. È nell’insieme uno spettacolo tristissimo nonostante
quello fosse un viaggio di piacere! Alfine, arriva l’ordine: Mollare! Ma
piove, piove copiosamente: c’è una tempesta. Pertanto i passeggeri
debbono rimanere ormeggiati nelle acque del porto. Domenica mattina la
tempesta si placa, ma il mare è ancora agitato: resteranno ormeggiati
fino al lunedì. Poi finalmente si solcherà l’oceano. I passeggeri
iniziano subito ad adattarsi alla vita di bordo che, ben presto, diviene
monotona come “la routine di una caserma”. Non noiosa, per carità! Ma, a
onor del vero, ci va molto vicino. I crocieristi, iniziano ben presto a
modificare il loro lessico e ad appropriarsi dei termini marinareschi
“cabina a pruavia” e “cabina a proravia” diventano espressioni usuali.
Il viaggio è appena agli inizi, torneranno a New York il 19 novembre…
Nel 1869 un non ancora famoso Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhome Clemens, diede alle stampe The innocent abroad Gli innocenti all’estero,
volume nel quale raccontava, con piglio di cronista, di una crociera in
Europa, Nordafrica e Terrasanta. Oggi, l’editore Mattioli 1885
ripropone quell’opera in due volume distinti: Finalmente Parigi, appunto, che narra della prima parte del viaggio e il volume In questa Italia che non capisco. Viaggio nel Belpaese, dedicato alla seconda parte della Grande Escursione. Finalmente Parigi,
quindi, rientra nella produzione giovanile di Twain prima che egli
assurgesse al rango ufficiale di grande scrittore, prima che Faulkner lo
definisse come il più grande scrittore americano. In queste dense
pagine ci offre una cronaca precisa di questo viaggio di piacere che, a
pieno titolo, si inserisce in quel periodo ottocentesco nel quale il
viaggio diviene strumento accessibile non più solo al ceto aristocratico
ma anche alla borghesia, viaggio che reca in sé lo strumento per un
arricchimento culturale, trasformandosi in una tappa dell’iter formativo
e di crescita dell’uomo. Non è un caso che la prima agenzia di viaggi
fu creata proprio nel 1865 da Thomas Cook, a Londra, il quale già venti
anni prima aveva organizzato il primo pacchetto turistico della storia.
In questo clima si inserisce anche il viaggio narrato da Twain che, con
spirito critico e con l’acume e la sagacia che sempre lo
caratterizzeranno, ci racconterà dei paesi visitati, senza mai
dimenticare di scagliare la sua usuale dose dardi velenosi: i suoi
compagni di viaggio sono dei pennuti, la comunità delle Azzorre “lenta,
povera, inetta, assonnata e pigra”, una comunità fertile per gli
imbrogli dei gesuiti. Nessun luogo sfugge alle mordaci parole di Twain,
ma soprattutto nessuna persona, perché è vero che si parla di viaggi ma
nel mirino del perfido cronista ci sono prevalentemente gli uomini, con i
loro vizi, difetti, con le loro banalità.
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