Titolo: Il paese delle croci
Autore: Gianfranco Cambosu
Editore: Emersioni
Anno: 2019
Genere: Noir
Pagine: 269
Sardegna, Sas
Ruches. Il professore Ercole Cassandra si trova da tre giorni nell’isola, a
ricoprire la cattedra di insegnante in una scuola media, in un piccolo paesino
della Barbagia. Già da subito, Cassandra sente la distanza abissale tra lui e i
suoi alunni. Ritiene che tale abisso non potrà essere colmato. Certo potrebbe
sempre tornare nella sua, di isola, Nessuno glielo impedirebbe, sarebbe
sufficiente una semplice raccomandata o anche una più rapida telefonata. E
invece no, lui rimane. “Non è dei Cassandra tirarsi indietro.” Infatti, Il
professore è siciliana, ma con quella aspra terra che lo ospita ha un legame
particolare: quindici anni prima suo padre, Capitano dei Carabinieri, fu ucciso
proprio a Sas Ruches. La sua presenza, quindi, non è dovuta solo all’insegnamento,
ma ha anche lo scopo di far luce su quell’omicidio lontano nel tempo che
risulta essere ammantato dal mistero. E lui intende conoscere la verità che sa
essere difforme da quella ufficiale…
Quinto romanzo dell’autore
nuorese Il paese delle croci è un’opera complessa nella quale
confluiscono tematiche di diversa natura. Partendo dal nucleo tipico del giallo
del quale possiede tutti i canonici pilastri: omicidio-indagine-individuazione
del colpevole, Cambosu ci trasporta in un mondo dalle mille sfaccettature
immerso in atmosfere grigie e cupe e che danno la stura a una serie di
riflessioni. In primis, è un romanzo sulla terra sarda, con le sue
tradizioni – non ultimo quelle culinarie - analizzate nei loro tipici aspetti. Particolarmente
interessante e degne di nota sono le descrizioni de s’istranzu, il
forestiero, e del suo rapporto con la terra ospitante, affidate sia alle parole
dello stesso Cassandra, ma che emergono dal quadro generale di quella piccola
società che è Sas Ruches. Rapporto tra s’sistranzu e terra ospitante, quindi, descritto
molto onestamente e al di fuori di ogni logica campanilistica. Emerge nitidamente
la difficoltà, per il forestiero, di inserirsi all'interno
di una piccola comunità,. La comunità è chiusa in se stessa, poco aperta alle
novità, in una sorta di autarchia spesso insondabile perché granitica,
ammantata di segreti, di regole non scritte. Vero è che, nella cultura sarda
pienamente rappresentata da Sas Ruches, l'ospite è sacro, è rispettato e finanche
coccolato, ma è altresì vero che egli deve "stare al suo posto",
osservare, partecipare senza mai esagerare, senza mai confondersi con gli
abitanti del luogo perché è, e sempre sarà, unu istranzu. Quello sarà
sempre il suo marchio perché ci sono cose che non potrà mai comprendere, ci
sono porte che per lui non potranno mai aprirsi. Ancora, colpiscono le
pagine dalle quali emerge l’importanza del ruolo dell’insegnante che non è,
a dispetto dei programmi ministeriali, quello di fornire nozioni tecniche o freddi
dati, ma è soprattutto quello di dotare – seppur con difficoltà e nonostante
esse – il giusto bagaglio per affrontare la vita, soprattutto quando la vita ti
ha lasciato in eredità i dettami di un mondo omertoso, diffidente e chiuso nel quale tende a prevalere, su tutto, la necessità di
non mutare alcunché, di lasciare le cose nello stato di fatto in cui si trovano,
stato di fatto che assurge, quasi, al rango di stato di diritto. Un diritto sui
generis, certo, ma sempre diritto.
Infine, il libro regala una speranza, una sorta di messaggio positivo, perché nulla è perduto. Tutto può cambiare, pare dimostrarci. Sono i giovani che rappresentano questa speranza. Sono i giovani il motore del cambiamento, in melius.
Infine, il libro regala una speranza, una sorta di messaggio positivo, perché nulla è perduto. Tutto può cambiare, pare dimostrarci. Sono i giovani che rappresentano questa speranza. Sono i giovani il motore del cambiamento, in melius.
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