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venerdì 13 maggio 2016

VERITÀ PROCESSUALE - Paolo Pinna Parpaglia



 "Veritas filia temporis...forse"

Titolo: Verità processuale

Autore: Paolo Pinna Parpaglia

Editore: La Zattera Edizioni

Anno: 2015

Pagine: 372

Genere: Legal thriller



Ognuno ha le proprie fisse. Per esempio, io ne ho tante. Tra queste, quella di acquistare il primo volume di un fumetto appena uscito e, poi, decidere se acquistare o meno gli altri e, con essa, quella di conoscere le nuove case editrici con l’acquisto dei loro libri. Così è successo, appunto, per questo libro: appena ho saputo che era nata (o meglio, rinata) la Zattera Edizioni mi sono precipitata in libreria a conoscere Verità processuale.



Quirico D’Escard è un avvocato civilista, preparato, amante della sua professione che, comunque, attende il salto di qualità. Cosa non certo facile in quel di Cagliari dove, a detta di Matteo suo collega, non conta essere un buon avvocato quanto piuttosto “essere un avvocato conosciuto, carismatico, uno che qualsiasi cosa dici, anche la peggio cazzata, vieni ascoltato, se poi la causa la perdi, vaffanculo. Puoi conoscere il codice a memoria ma sarai sempre considerato inferiore a quello che conosce due articoli ma se li vende bene. Questo è il mondo dell’apparire non dell’essere e, in questo buco di città, è più che mai così.”  E mentre Quirico, nel balcone della casa dei suoi genitori (già, lui non ce l’ha una casa sua) riflette sul suo approccio alla professione e al famoso salto di qualità riceve una telafonata. È il suo amico Gabriele che lo invita a guardare il telegiornale per la notizia del giorno: il professor Enrico La Torre è stato arrestato per l’omicidio di una sua studentessa durante un gita scolastico. Enrico,  il suo amico,, un assassino? Impossibile. Un tipo strano, eccentrico, forse con qualche problema caratteriale, ma non certo un violento. Quirico non può crederci. Pochi giorni dopo riceve un telegramma dalla Casa Circondariale di Buoncammino: Enrico La Torre lo nomina suo difensore. Lui, suo amico. Lui, avvocato civilista…



Primo romanzo pubblicato dalla casa editrice cagliaritana La Zattera di Alessandro Cocco, Verità processuale è un legal thriller ben congegnato che, al di là dell’intreccio rappresentato dalla triade omicido-accusa-difesa, ruota sia intorno a temi molto vicini a chi svolge la professione di avvocato sia intorno a temi di valenza universale. 
Il mondo lavorativo di Quirico risulta dominato da necessarie apparenze che, talora, paiono scontrarsi con i dubbi, le paure e il senso di inadeguatezza che un avvocato deve affrontare in un micromondo (che, spesso, crede di essere un macro-mondo se non l’unico mondo possibile)  difficile e complesso. Quirico è inesperto forse, ma preparato, e, indubbiamente, genuino e si trova, all’improvviso, a dover difendere un amico e questo fatto – l’amicizia -  cambia le dinamiche e le prospettive come se non bastasse, a ciò si aggiunge il fatto che egli ha una fede incrollabile sull’innocenza dell’amico.

Il tessuto narrativo ruota intorno all’amato, perseguito, ma al tempo stesso misterioso concetto di verità. Già, la famosa verità: concetto non spesso univoco, suscettibile di labirintiche biforcazioni perché, se in qualche modo, è vero che la verità processuale può essere unica è altrettanto vero che la verità, in sé, può essere molteplice e frammentaria.

Una lettura scorrevole, trascinante e appassionate che tiene incollati alle pagine sia per l’quo bilanciamento di passione, forza emotiva e leggerezza, ma anche per la buona caratterizzazione dei personaggi che, per le loro fragilità, i loro dubbi e i loro pregi e difetti, sentiamo comunque vicini, “conosciuti”.

Buona lettura!

giovedì 12 maggio 2016

PER LETTERA - Iselin C. Hermann




"Piccoli gesti"

Titolo: Per lettera
Autore: Iselin C. Hermann
Editore: Mondadori
Anno: 1999
Pagine: 138
Traduzione: Bruno Berni
Genere: Romanzo epistolare

"19 dicembre. A Jean-Luc Foreur.

In qualche punto sotto la pelle, dove la carne diventa fluida, vedo il suo quadro “Sans titre 2,22x2come era esposto nella Galleria Y a Parigi.

O forse: i colori, le linee, le sfumature mi sono entrati nel corpo.  Anche se non lo possiedo quel quadro mi appartiene.

Grazie,

Delphine.”
(Incipit)


Così inizia questo breve romanzo epistolare, con queste parole con le quali Delphine comunica al pittore, Fourier, di sentire suo il quadro dallo stesso dipinto. Non attende risposte. E, invece, Jean Luc le risponderà. Inizierà così tra i due una fitta corrispondenza germe di una passione che – giorno dopo giorno – diviene sempre più incontenibile e nella quale arte e desiderio si fonderanno per confluire in un epilogo inaspettato, totalmente inaspettato. Disperato in qualche modo.


In questi tempi fatti di mail, whatsapp, like e unlike vari ritornare, con le parole della Iselin, alla vecchia cara lettera restituisce il sapore di momenti lontani nei quali attaccare il francobollo e far volare le parole aveva qualcosa di magico, per non parlare dei giorni vissuti nell’attesa di una risposta. E in Per lettera le parole producono un frastuono emotivo e corporeo quasi tangibile. L’amore nasce con le parole e per le parole e, alla fine, poco conta chi sia a pronunciarle/scriverle, perché rimangono, comunque, il veicolo privilegiato per esprimere l’animo umano, per dipingere sguardi solo immaginati, sentimenti, le emozioni. Ma sono anche lo strumento per creare e crearsi mondi immaginifici, per forgiare volti e, finanche, toccare un corpo, nonostante le distanze.
E lettera dopo lettera, seguiamo, con tensione crescente, quelle parole (a volte intense, a volte banali come solo l’amore può essere) che, a tratti, uniscono i due e, a tratti, paiono allontanarli. E chiedersi se sia mai possibile che due persone –innamorate, legate – riescano ad amarsi esattamente nello stesso identico modo.
E, ancora, chiedersi se, talvolta, non sia meglio rimanere in quel limbo sicuro alimentato dalle nostre fantasie e riscaldato da un desiderio solo mentale piuttosto che spingersi oltre, fino a rendere tutto corporeo, materiale, tangibile. 


“Solo ora, guardandomi indietro, so quanto ero felice. Felice e spensierata. Nella mia euforia credevo che tutto fosse possibile. E credevo che la felicità più grande fosse incontrare te. Che stupida! Quanto ero avida! Non rendermi conto che ero felice perché sospesa. Non giungere a destinazione, non arrivare a nulla, questa è la felicità più grande.” (Pag. 126)


Un libro che, nella sua normalità, riesce, alla fine a stupire. Un libro che pone domande, forse non dà risposte perché, spesso, non esistono.

Altri libri:
Le ho mai raccontato del vento del Nord, Daniel Glattauer

mercoledì 11 maggio 2016

LA FRAGILITÀ DELLA FARFALLA - Maura Maffei e Rónan Ú. Lorcáin



I cieli d'Irlanda

Titolo:La fragilità della farfalla 

Autore: Maura Maffei e Rónan Ú. Lorcáin

Editore: Parallelo45

Anno: 2015

Pagine: 232

Genere: romanzo storico

Bran Ó Brolchain e Ciain Cléiring nacquero nello stesso giorno, quasi alla medesima ora nell'anno 1656. Un segno della Provvidenza, chiaro.Bran, chaimato Il corvo per il colore dei suoi capelli, e Ciain, delicato e biondo, crescono insieme alimentando la loro fantasia di fanciulli nella quale "non c'era  posto per gli inglesi che avevano reso schiava l'Irlanda". A un certo punto, come sempre capita, l'età felice finisce quasi senza preavviso e i due giovani si vedono costretti a guardare in faccia una realtà dolorosa: la loro appartenenza a una fede perseguitata. Tale consapevolezza li obbliga a una scelta...Intanto, Re Giacomo Stuart, il cattolico, si arma contro Guglielmo D'Orange e, guarda caso, il campo di battaglia prescelto sarà l'Irlanda. Tra i primi irlandesi a schierarsi a fianco di re Giacomo ci sarà Ciain. Invece Bran assume una posizione inflessibile di rifiuto: lui avrebbe accettato solo un re irlandese. I due amici, complice e nemica la storia, si separeranno...

La fragilità della farfalla costituisce il primo volume della trilogia Dietro la tenda. Già nell’introduzione gli autori si scusano con i lettori perché, nello stesso, non parleranno di vittorie clamorose. No, loro hanno scelto di schierarsi dalla parte dei perdenti, scelta più che ammirabile anche alla luce del fatto che otto secoli di dominazione straniera non potevano né passare sotto silenzio né falsati. La fragilità della farfalla è totalmente incentrato sull’Irlanda sulla sua storia e sulle avversità che un popolo oppresso per secoli ha dovuto affrontare. Dalle pagine traspare sia un legame con tale terra sia una profonda conoscenza della stessa e una sottesa opera di documentazione storica. Una saga familiare ben costruita nella quale si muovono vari personaggi tutti animati da un sentimento religioso e da un amor patrio senza confini e, attraverso il ritratto e le vicende dei componenti di due famiglie, emerge una forza dirompente: quella di un popolo che ha fatto le sue lotte – e resistito – sempre guidato da una fede senza pari e che in nome della stessa ha subito dignitosamente senza mai arrendersi alle avversità. Ma anche un popolo animato da un forte senso della famiglia. Alla storia principale si affianca, nella narrazione, la storia di Labohise e del suo amore tormentato e diviso tra due uomini. Un romanzo intenso, che ci trasporta nel verde di una terra forte e coraggiosa. Non resta, a questo punto, che attendere il seguito.