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martedì 3 giugno 2014

CAGLIARI IERI, OGGI E FORSE ANCHE DOMANI - AA.VV.

EPPUR SON VIVI

Titolo: Cagliari ieri, oggi e forse anche domani
Curatore: Antonello Ardu
Editore: Falco
Anno: 2014
Pagine:192


Sì, lo so, ho sempre detto che amavo gli scrittori. Quelli morti.
Tale affermazione potrebbe essere usata contro di me, adesso. Già, perché la Falco Editore, poco tempo fa, ha pubblicato un romanzo, Cagliari ieri, oggi e forse anche domani, nella cui copertina c’è pure il mio nome. A mia discolpa e per non apparire incoerente con la mia apocalittica affermazione volta, in un certo senso, all’eliminazione degli scrittori viventi potrei giustificarmi dicendo:
  1. in via principale: sì vabbè mica ho scritto un libro, ma solo un raccontino.
  2. In via subordinata: mica son scrittrice, ho solo messo per iscritto la storia di Mirko con la Kappa.
  3. In ogni caso: con vittoria di spese e onorari di causa.
Fatta questa premessa -a mero scopo cautelativo, s’intende- vi voglio parlare di questo progetto, nato dalla testa malefica di Antonello Ardu, (sì, lui è scrittore, in effetti, ha già scritto due romanzi: Il fattore K e Dossier Hoffmann). Tutto iniziò quando l’Ardu, in un assolato pomeriggio estivo, mi disse: “Ho in mente di scrivere un romanzo il cui protagonista è un conducente di un pullman che, per via del suo lavoro, ascolta tante storie e come ogni storia che si rispetti sente il bisogno di raccontarle a sua volta”. Cosi va con le storie: non devono stare ferme, è necessario che circolino e non cadano nell’oblio. Ovviamente, ho pensato fosse una bella idea. Un po’ meno bella mi è sembrata l’idea dell’Ardu esposta subito dopo, sempre sotto il sole cocente di quell’agosto cagliaritano: “Perché non scrivi un racconto, a tema libero, purché ambientato a Cagliari?”. E, ovviamente bis, gli risposi di no. Mi creava ansia l’idea di dover scrivere (poi dopo tutte le affermazioni sugli scrittori morti e così via non sarebbe stato molto edificante scrivere a mia volta, salvo volermi praticare l’eutanasia per amor proprio). Insomma, il mio è stato un no categorico. E, poiché, io non cambio mai idea (!?) dopo qualche giorno ho pensato a quel racconto che avrei, forse, potuto scrivere, e ho detto, prima a me stessa, “Sì, va bene lo scrivo”. E così fu, ho fatto nascere un bambino un po’ speciale, Mirko, che viveva nella zona di San Benedetto alla quale son legata da ricordi dolci. L’ho inviato, così per coerenza con la mia incoerenza.
Successivamente, altre nove persone hanno inviato i loro racconti ad Antonello e lui, con metodo certosino appreso non si sa dove, li ha uniti ad una storia-romanzo principale che è divenuta il contenitore. Tale romanzo è un viaggio nella malattia del piccolo Giaime, nell’ amore, in un futuro, il 2037, immediatamente successivo alla terza guerra nucleare. Come ha fatto il nostro eroe a inserire i dieci racconti così diversi per temi e per stili nella vicenda di Giaime? Ha usato un espediente alquanto affascinante: quei singoli racconti sono diventati le storie che il nonno ogni sera raccontava al nipote. Ogni sera un racconto diverso. Ogni sera un quartiere diverso di Cagliari. E così il piccolo e sofferente Giaime ha conosciuto il mio Mirko, il Salvatore Murgia di Marco Corda con i suoi occhiali speciali, la trentanovenne e misteriosa Clara di Francesca Marrocu, Il gatto Sartorio custode del cimitero di Giulia Manunta, ha conosciuto quel folle provvedimento che ha impedito ai gruppi dilettanti di suonare di Igor Lampis, ha fatto un tuffo nel passato con le storie di Villanova di Luigi Alfonso, ha conosciuto il nuovo sistema elettorale di Consuelo Melis, il gattaro di Antonello, ha conosciuto uno strano virus nato dalla penna di Antonello Ardu e di Marco Corda, il ritmo musicale degli anni ‘80 di Francesco Fiabane, si è immerso nel lontano 533 D.C. nel quartiere di Castello descritto da Fabio Marcello.
Ecco, al di là della storia principale, della malattia, dei temi alquanto forti, al di là dello scenario post-bellico, al di là di un futuro prossimo non molto allettante le storie, le vere care storie salvano, avendo – indubbiamente - un effetto benefico. Per Giaime innanzitutto, ma anche per il nonno, Carule, che le custodisce nell’unico modo in cui esse devono essere custodite: raccontandole. Perché il posto delle storie non è uno scrigno chiuso, ma la libertà. E, adesso, guardando quella copertina con quel pullman impresso posso dire di essere contenta di aver partecipato a questo progetto.
Per amore di precisione, aggiungo di esser contenta nonostante i nonostante seguenti:
  • Nonostante n. 1. Pour parler, è stato detto che avessimo pagato la pubblicazione. Niente di più falso, la Falco Editore ha creduto nel nostro progetto e, vi assicuro, come sia ancora possibile credere in qualcosa senza chiedere soldi in cambio (lo so, è strano; ma capita). Questo è importante precisarlo perché se è vero che sono spesso incoerente è anche vero che non transigo sull’editoria a pagamento che ritengo un vero e proprio furto.
  • Nonostante n. 2. La copertina con il pullman londinese che c’entra? In effetti non c’entra visto che è un pullman indiano. La fantasia, la fantasia manca.
  • Nonostante n. 3. Se vi hanno pubblicato avevate conoscenze. Anzi, buone conoscenze. Per quanto mi riguarda conosco molto bene la mia famiglia, in particolare mia madre prepara ottimi culurgiones e, vi assicuro, non ha contatti con il mondo dell’editoria (a proposito, non ha ancora finito di leggere il libro pur essendo stata la prima acquirente).


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