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giovedì 31 ottobre 2013

LA MARCIA DI RADETZKY - Joseph Roth

Basta trottare, signor Trotta
Titolo: La marcia di Radetzky
Autore: Joseph Roth
Editore: Adelphi
Anno: 1996
Pagine: 424
Genere: Romanzo
Traduzione: Laura Terreni, Luciano Foà


Bellissimo romanzo all'aroma di decadenza e accompagnato, con cadenze regolari, dalla marcia che dona il titolo all'opera.
Una decrizione dettagliata e malinconica della fine dell'Impero asburgico.
Roth insegna come si possa parlare di storia, senza ricorrere ad una didascalica narrazione di eventi, ma semplicemte attraverso la compiuta analisi della psicologia dei personaggi.
La storia siamo noi, disse qualcuno e le nostre illusioni e delusioni aggiungo io.
Tutto ruota intorno alla figura, destinata a comparire nei libri di lettura delle scuole dei giovani austriaci, del caro signor Trotta eroe di Solferino.
Non un eroe qualunque, ma colui che salvò, in tale battaglia, la vita all'imperatore. E il valore di tale gesto è destinato ad aumentare esponenzialmente poichè non stiamo parlando di un normale imperatore, ma di quell'Imperatore il cui potere deriva direttamente da Dio!
Un onore incommensurabile per suo figlio Franz e per suo nipote, Joseph Carl.
Ma come ogni onore che si rispetti c'è anche il peso di quel tributo. D'altronde il distintivo dell'Ordine di Maria Teresa pesa.
Già. Quel nonno, coccolato dall'imperatore, quel nonno eroe, quel nonno finito sui libri di storia (con una versione dei fatti peraltro modificata "a fini prettamente didattici) costituirà sempre per Carl la pietra di paragone e il parametro per misurare la sua inettitudine a fronte di cotanto uomo che ricevette, in una botta sola, la medaglia e il titolo nobiliare.
Roth delinea in modo magistrale ques'epoca di transizione nella quale si assiste al mutare degli equilibri socio-politici, al mutare dei valori, delle idee e al nascere di termini totalmente nuovi come "rivoluzione", come "sciopero". Addirittura, si scopre l'esistenza di nuove nazioni, grandissima scoperta per chi, come Trotta, aveva sempre creduto che il mondo e tutto il mondo fosse solo l'Austria protetta dalla mano di Dio.
E c'è in Franz Trotta la cieca ostinazione a non voler vedere questo mutamento e continua donchischiottescamente, a crogliolarsi nel suo mondo, straiandosi nella bambagia di ricordi che, in qualche modo, lo proteggono. Senza quasi mai temere di essere anacronistico.
Perché lui è figlio dell'eroe di Solferino, perché lui omette la parola rivoluzione dagli atti pubblici come se fosse un obbrobrio grammaticale, perché l'Imperatore si ricorda dei Trotta!!! E non vede che quell'Imperatore, ormai vecchio, è preoccupato solo di asciugarsi le goccioline d'acqua che cadono dal suo naso e vanno a confondersi nel bianco candido dei suoi baffi.
E, nel frattempo, suo figlio Carl Joseph, il sottotenente in tempo di pace, trascorre il suo tempo con le belle donne, dilapida il patrimonio nel gioco d'azzardo, chiede ripetutamente prestiti.
Rischia l'espulsione dall'esercito (che per lui non sarebbe tanto male), ma non sia mai! Il nipote dell'eroe di Solferino.
Bisogna, fino alla fine, salvare l'onore dei Trotta e con esso il buon nome della patria di quella patria che esiste nell'album dei ricordi ormai scoloriti del sottoprefetto. Insomma loro sono i Trotta!
Loro e l'imperatore son quasi una cosa unica. L'imperatore, infatti, li salverà anche stavolta causa il famoso debito di vita contratto nei campi insanguinati di Solferino.
Certo salverà Carl dall'ingnominia, anche se oramai, vecchio ammuffito con sulla pelle lo stesso colore del tramonto del suo impero, ha qualche confusione...confonde l'eroe di Solferino con il sottoprefetto e poi con il sottotenente. Ma che importa? Son passati tanti anni e oramai lui è vecchio. Lui è la storia, la geografia, lui è la vita: è Dio.
Roth ci offre una pregnante analisi psicologica di personaggi pieni di amarezza, di delusione forse la stessa provata dall'autore per la caduta dell'Impero. Caduta che non determinò soltanto un mutamento meramente giuridico-costituzionale ma stravolse il suo mondo con i tutti i valori nei quali fermamente credeva e ai quali si aggrappava come un naufrago ad una zattera.

Altri libri:
La signorina Else, Arthur Schnitlzer

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