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lunedì 23 luglio 2012

Essere Out e non saperlo


Tiziano, le tre età dell'uomo
Mancano pochi giorni. Pochi giorni e sarò una quarantenne. I miei primi quarant’anni. E mi stupisco, ogni volta, di chi mi chiede: “Come ci si sente?” E mi vien da rispondere, con estrema naturalezza: “Bene”. E nella mia mente si apre un fumetto con una caterva di punti interrogativi. E mi domando se dovrei sentirmi in un modo particolare, diverso da come mi sentivo a trentacinque o a trenta. Non so, non sento niente di diverso. E mi guardo allo specchio e non vedo gli irrecuperabili segni di cedimento. Tutto al posto giusto, nessuna parte del mio corpo si è abbandonata alla malefica forza di gravità. Taglio di capelli di tendenza, esattamente come facevo a vent’anni. Smalto fucsia che miro e rimiro soddisfatta. Insomma, inconsciamente mi sento super-figa e “non invecchiabile”. Questo in linea di massima. Questo perché, forse, non tengo conto di alcuni indizi. Indizi che, credo, dovrei valutare con maggiore oculatezza. Perché sono quegli indizi che, se valutati con attenzione, dovrebbero rivelarmi che sto invecchiando. E se ci penso sono tanti. Innanzitutto, non appartengo alla categoria di giovani cresciuta con Harry Potter. Ho, mea culpa, letto solo il primo volume e, devo ammetterlo, a me quel maghettino sta pure antipatico. E credo che questa sia già una differenza fondamentale. In questa dissennata ricerca di indizi ho pure scoperto come i rapporti umani tendano a nascere in fredde caselle di posta o in rumorose bacheche facebookiane. Ma cosa ancora più sconvolgente è scoprire come siffatti rapporti mirino a consolidarsi in base al numero crescente dei “mi piace”. Ho sentito, infatti, dire a giovani persone “Mi ha messo il mi piace”. Quindi? “Quindi, significa che mostra interessa per me”. Sono proprio Out, in effetti. Tutto ciò è difficile da capire che chi, come me, è cresciuta con il mito dell’oralità e del vis-à-vis. Per chi, come me, non ha mai usato sms per discutere o per fare presunte dichiarazioni amorose. Per chi, come me, usa gli sms solo per dire “Ci vediamo alle sei” oppure “ti chiamo dopo, ora sono impegnata”. E se mi è capitato di avere il mio povero cuore distrutto non ho mai consentito a un sms di trasmettere i miei sentimenti. Al limite, scrivevo i miei deliri amorosi in pagine e pagine ora ammuffite. E dimenticate. Certo, i deliri quelli rimangono sempre immortali come sono. Inoltre: si è anziani perché, nell’anno di grazia 2012, si guardano film in bianco e nero, si fanno casini con i-phone e simili, non si sa usare la play station, si usa fb per il gusto, e solo per il gusto, del sano cazzeggio, si cancellano inavvertitamente le foto dalla memoria della fotocamera, si entra nel panico quando si devono trasferire le foto dal telefono al pc? Devo proprio essermi persa qualcosa o, forse, son proprio vecchia. D’altra generazione. Urge cambiare colore dello smalto e farsi fare messa in piega con i boccoli da sabato sera con le amiche con annessa spruzzatina di lacca Cielo Alto. Urge, sicuramente.

2 commenti:

  1. nn credo che quelli citati siano esempi di invecchiamento, al massimo sono sintomi di inadeguatezza o di pigrizia o di resistenza ai cambiamenti. Io penso che l'anzianità sia più una questione di resa. Non fare più progetti, pensare: forse qui non ci tornerò più, dismettere vecchi sogni senza sostituirli con sogni nuovi. Ecco, temo che sia questa la decadenza vera, che purtroppo non ha a che fare con la tecnologia, ma fa rima con nostalgia.

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